PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Samuel Cartwright, Rapporto sulle malattie e le caratteristiche fisiche della razza Negra (III)

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3 luglio, 2020 - 09:27
di Luigi Benevelli
 
Prosegue la trattazione di Cartwright sulle malattie tipiche degli afroamericani schiavi e alcune loro cause:
 
Le malattie del negro: Congestioni polmonari, polmoniti ecc.
Una delle malattie più gravi fra i negri, e che porta a esito fatale più di qualsiasi altra, è la congestione dei polmoni o quella che gli Europei chiamano “falsa pleurite” o peripolmonite. È spesso chiamata anche peste fredda, polmonite tifica, pleurite biliare, a seconda delle particolarità e delle circostanze che la accompagnano; talvolta dolori di testa più forti che in qualsiasi altra parte, nel qual caso è indicata erroneamente come “pleurite del capo”. Si verifica per lo più in inverno e in primavera, ma può capitare in ogni stagione dell’anno quando notti fredde si succedono a giornate calde. È più frequente in quelli che dormono in case aperte, senza un fuoco sufficiente a mantenerle calde ed accoglienti. Più raramente è osservata fra i negri che abitano in capanne di legno con pavimenti di cemento o argilla, o in case di mattoni o altro materiale che ripari dal vento e dall’aria. Le case prefabbricate con assi di legno che consentono  il circolo dell’aria da ambedue i lati e da sotto sono costruzioni che ignorano le leggi fisiologiche specifiche del negro e sono all’origine di molte delle sue più pericolose malattie.
Mancanza di fuoco a sufficienza e di coperte calde sono un’altra causa ancora di affezioni toraciche: i polmoni del negro, salvo che il suo corpo non si riscaldi con l’esercizio fisico, soffrono l’impatto con l’aria fredda. Quando non lavorano o non svolgono attività, di solito si raccolgono attorno a un fuoco anche in una stagione relativamente calda, e sembrano trarne piacere nel respirare l’aria calda, il fumo caldo. Nella stagione fredda, sia i civilizzati che i selvaggi, invece di dormire con i piedi vicino al fuoco, come fanno tutte le altre persone, girano la testa verso il fuoco- evidentemente per il piacere di inspirare aria calda, come piace ai loro polmoni, a riposo, come accade negli infanti. A letto, donne e uomini, giovani e vecchi, quando si preparano a dormire, si coprono istintivamente il capo e la faccia, quasi a garantirsi di inalare calore, aria impura carica di acido carbonico e vapore acqueo. Effetto  naturale di queste pratiche è una atmosferizzazione imperfetta del sangue, una delle catene più pesanti che obbligano il negro alla condizione di schiavo. Nel trattamento delle loro malattie polmonari, pertanto, elemento importante da tenere in considerazione è che l’aria fredda è nemica dei polmoni dei negri, quando il corpo è a riposo, non riscaldato dall’esercizio fisico e di conseguenza più pericolosa per le malattie di questi organi. Un piccolo fuoco costante, una stanza chiusa e molte coperte ben spesse, con l’aiuto di tè caldi e stimolanti, sono mezzi fondamentali per il trattamento delle congestioni polmonari cui i loro polmoni sono predisposti. Una diagnosi accurata che definisca se il disturbo deriva da una semplice congestione o da una pleurite o da una polmonite non è di rilevante importanza pratica in prima istanza, perché sia nell’un caso e nell’altro il caldo, insieme a stimolanti tè caldi  è sempre ugualmente essenziale.  Prima  di scaldare il corpo con mezzi esterni e con bevande stimolanti, e poi è indicato un emetico, seguito da un purgante leggero. Quando c’è dolore a compiere una profonda inspirazione, un moderato salasso al braccio seguito dall’assunzione di un grano o più di tartaro emetico, ripetuto a intervalli di 1 ora o due e associato a un po’ di calmante per prevenire che sia scaricato per via intestinale, sarà un rimedio efficace nel frenare l’infiammazione e favorire l’espettorazione. Nelle forme tifoidi di polmonite il chinino in dosi adeguate, associato a canfora, sostanze aromatiche e calomelano, è in genere la cura ottimale. In questa forma di polmonite non è indicato il salasso per il fatto che essi sopportano  il salasso nelle malattie del torace più di qualsiasi altro. Ma anche in quest’ultimo caso non sopportano salassi ripetuti, a differenza dei bianchi.

 

Febbri biliari e adinamiche remittenti e intermittenti
L’evacuazione dello stomaco e dell’intestino  con un blando catartico emetico associato a un blando calmante carminativo per prevenirne gli eccessi di azione costituisce il trattamento migliore per cominciare, perché, qualsiasi sia il tipo di febbre, essendo i negri dei robusti mangiatori, sarà un vantaggio, nei trattamenti successivi averli per prima cosa ripuliti del carico di cibo mal digerito e della sovrabbondanza di mucosità riversate nel canale alimentare di persone così flegmatiche quando attaccate  da febbri che bloccano la digestione e interrompono l’assorbimento.
A tale scopo, una combinazione di ipecacuana, rabarbaro e crema di tartaro, metà bicchierino ciascuna,  e un cucchiaino da tè calmante in un tè di zenzereo o pepe,  è medicina molto efficace. Vomiterà se ci sarà bile o eccesso di mucosità, e agirà poi sull’intestino, favorirà la secrezione di urina dopo di che una dose o due di chinino avrà generalmente efficacia curante.  Il calomelano è usato di solito in modo eccessivo; in ogni caso, nei casi ostinati non deve essere prescritto ai Negri perché predisposti ad andare in coma, specie dopo trattamenti con acqua o negli stati torpidi del fegato. Tali casi sono trattati al meglio con una associazione di calomelano, canfora, capsicum, chinino e laudano e una borsa alla nuca. L’acqua fredda al capo è pericolosa. Quasi tutti i loro disturbi tollerano le sostanze aromatiche meglio di quanto accada nelle affezioni simili che colpiscono i bianchi, e non sopportano  nemmeno le evacuazioni. Il trattamento anti-flogistico tramite evacuazioni, aria fredda, digiuno, acqua di gomma[1], così efficace nel trattamento dei disturbi infiammatori della ematosi dei bianchi, li affonderà in un collasso senza speranza.  Anche dietro l’uso di antiflogistici nei disturbi infiammatori, con pepe o tè di zenzero o altri stimolanti, è necessario sostenere le azioni vitali che crollerebbero rapidamente dopo assunzioni di sostanze insipide come l’acqua di gomma. La ragione di questo è che i fluidi e tutte le secrezioni sono più acri che nell’uomo bianco nel quale i polmoni consumano più ossigeno, il sangue è più rosso e vigoroso e tutti i fluidi più dolci e blandi. Per questo nel negro l’ematosi deficitaria rende il sangue meno stimolante e richiede sostanze piccanti e acri per il sistema digestivo, per compensare agli stimoli che vengono dai polmoni. Benché siano così predisposti alle congestioni e alle febbri  biliari remittenti e intermittenti, non sono suscettibili alla febbre gialla, il temuto el vomito. Benché abbia assistito a numerose epidemie di febbre gialla, non ho mai visto un negro morire di vomito nero. Questa è una forte prova contro l’attribuzione alla febbre gialla e alle altri febbri citate.

 

Scrofola ecc.
Come i bambini i Negri sono molto suscettibili a coliche, convulsioni, crampi, vermi, affezioni ghiandolari e nervose, piaghe, verruche e altre malattie della pelle. La scrofola è molto diffusa tra loro. Rachitismo, malattie della spina dorsale e dell’attaccatura dell’anca e tumefazioni bianche non sono poco comuni. Sono soggetti anche al gozzo. Tutti i negri, molto grossi, eccetto le donne che hanno superato la primavera della vita, godono di poca salute e soffrono di scrofola. Il più grande rimedio per il trattamento di tutta la tribù delle loro affezioni scrofolose , senza il quale tutti gli altri rimedi possono fare ben poco, è il sole. I raggi solari sono fra i maggiori agenti terapeutici per molte loro affezioni. Una buona, sana dieta mista, vestiario caldo, alloggi asciutti e trattamento della pelle con sostanze oleose e bagni di sale ed acqua una tantum sono ulteriori rimedi necessari.

 

Framboesia[2]
La framboesia è ritenuta una malattia specifica dei negri. L’ho vista nelle sue forme più gravi nelle Indie occidentali e , in forme modificate, negli Stati  del Mississippi e della Louisiana dove, di solito, è diagnosticata come sifilide. È una malattia contagiosa che si trasmette per contatto fra persone che non curano la pulizia. Ne sono esposti i bambini, così come gli adulti. Si ritiene sia trasmissibile alla razza bianca in forme modificate, fra le quali qualcosa di simile alla pseudo-sifilide , o ad alcune malattie di naso, gola, laringe. La patologia merita ulteriori osservazioni. Si dice sia prevalente in Tamaulipas, Messico. Aggredisce in prima istanza naso e gola, come nella sifilide secondaria, senza localizzazioni genitali, salvo che nella forma di un debole herpes prepuziale. Secondo la mia esperienza, non è stato trovato altro rimedio che il deuto-clorato di mercurio, associato a guaiaco e dulcamara.

I nostri piantatori non vanno al Nord o in Europa a imparare l’arte di produrre zucchero, cotone, riso e tabacco, ma, mandano i loro figli a studiare la medicina in Ospedali, nei quali, nella quasi totalità dei casi non si conoscono le malattie da causa ignota  presenti nelle nostre piantagioni. Potrebbero essere degli eccellenti medici se rimanessero là, ma, tornando a casa, sono costretti a studiare di nuovo la medicina, alla scuola dell’esperienza, prima di poter esercitare con successo, in particolare fra i negri.  È davvero strano che fra la moltitudine di scuole mediche degli Stati Uniti non ce ne sia una che abbia messo a punto la formazione per la cura di 3 milioni di persone degli Stati del Sud, la metà del valore della proprietà del Sud, con una testa e un corpo organizzati diversamente dalle altre persone e con malattie che richiedono trattamenti specifici, se non fosse per il ben noto fatto del prevalere di erronee ipotesi circolanti fra statisti, teologi e altri gruppi sociali: che non ci siano nell’umanità radicali differenze fisiche .e che i trattamenti praticabili all’uomo bianco sarebbero altrettanto validi, nello stesso contesto, per il negro. Questa falsa ipotesi è alla base delle dottrine secondo le quali la libertà e le istituzioni politiche così di giovamento per l’uomo bianco lo sarebbero altrettanto per il negro e che non vi sarebbe alcuna differenza interna o fisica fra le due razze.  L’esperienza di ogni giorno della gente del Sud, dove le due razze abitano insieme, mostra che tale ipotesi è infondata mentre l’errore non è così evidente alla gente del Nord e agli Europei dove una sola razza umana non ha i numeri sufficienti per fare paragoni fra le due. Di qui il fatto che non hanno elementi per arrivare alla verità e nulla per correggere le opinioni erronee che  un falso dogma  ha loro dato riguardo la schiavitù dei negri. Ma è molto strano che le nostre istituzioni per la formazione dei medici,non facciano nulla, con un ampio materiale di osservazione a disposizione, per rovesciare una tesi basata sulla grossolana ignoranza dell’anatomia e della fisiologia della razza africana- una tesi che minaccia di provocare una scissione del nostro governo federale e che potrebbe essere sconfessata e messa da parte per sempre a un tavolo di dissezione, così come potrebbe accadere mettendo a confronto evidenze ricavate dall’osservazione quotidiana di tre milioni di negri, sani e malati, con quelle ricavate dall’osservazione della razza bianca e, di qui, accertando le differenze  fra le due razze nella struttura della mente e del corpo. Più strano ancora è che le nostre Scuole di Medicina del Sud si accontentino di star dietro a quelle del Nord, senza sperare di rivaleggiare con loro per numero di studenti, quando una disposizione per includere nei loro corsi i tre milioni che stanno tra di noi, non assistiti da alcun tipo di scuola, le metterebbero nel tempo in una posizione di primato, attraendo la corrente degli studenti finora attirati al Nord. Alcune disposizioni relative all’anatomia e alla fisiologia dei nostri negri – e al trattamento delle loro malattie, ai modi ottimali per prevenirle, per migliorare la loro condizione e allo stesso tempo aumentarne il valore per i loro padroni e governarli  con maggiore facilità e in maggiore sicurezza- spingerebbero la scienza in un nuovo campo di utilità, con immensi benefici per i milioni di persone delle due razze che abitano il Sud.

 

La consunzione del Negro
La consunzione del negro è una malattia sconosciuta ai medici degli Stati del Nord e dell’Europa . Solo pochi medici del Sud hanno acquisito alcune preziose informazioni circa la stessa, sulla base dell’esperienza personale e dell’osservazione, ma questo sapere è assai disperso in frammenti e non è mai stato condensato in una forma che lo renda di pratica utilità. Si spera che i Rapporti del Sud del dr. Fenner  riescano a mettere insieme le esperienze  dei nostri medici e a renderle disponibili,  più di quanto non sia accaduto sinora. Alcuni medici, osservando la consunzione del negro nei libri dei Nordisti, ipotizzano si tratti di una forma di tisi polmonare, ma non ha alcuna rassomiglianza con la tisi nella razza bianca. Salvo l’aspetto emaciato, o quando è complicata dagli esiti di una polmonite o di una pleurite mal curate. Altri la considerano una dispepsia  o una malattia del fegato o dello stomaco, i francesi la chiamano mal d’estomac. Ma la dispepsia non è una patologia del Negro; è per eccellenza una patologia della razza Anglosassone. Io non ho mai osservato un franco caso di dispepsia fra i negri. È una malattia che miete le sue vittime per gran parte fra l’umanità degli intellettuali, sfiora gli ignoranti e gli sconsiderati.
È opinione popolare che la “consunzione del negro” sia causata dal mangiare sporco: mangiare lo sporco non è la causa, ma solo uno degli effetti, un semplice sintomo che può o meno accompagnarla. Come nella “pica[3]”, c’è spesso un appetito smodato per sostanze non nutritive come erba, gesso, calce ecc., ma più spesso, come nella malacia[4], un appetito smodato per sostanze nutritive di maggior valore che per quelle che non nutrono. Nella “consunzione del negro” i pazienti sono di solito divoratori di qualsiasi tipo di cibo, ma ci sono eccezioni. La malattia può essere diagnosticata  già negli stadi iniziali del suo decorso, dal pallore, dal colore bianchiccio delle membrane mucose delle gengive e dentro la bocca, labbra e guance: le superfici mucose sono così bianche che alcuni soprastanti la chiamano “malattia delle gengive di carta”.
La malattia può essere diagnosticata, ancora nelle fasi iniziali, facendo fare al paziente una rampa di scale: il polso sarà accelerato da 80/90 battiti fino a 100/130 o 140 battiti al minuto. Tutti i tipi di esercizio attivo, come salire per una collina o le scale più di ogni altro, accelereranno molto il polso. La pelle è cinerea, pallida e secca; le vene del capo sono espanse e visibili più che in condizioni di salute; occasionalmente, durante la giornata, si nota calore al capo ed eccitamento febbrile; il sangue è povero, pallido, scarso; negli stadi avanzati, molto povero di globuli rossi. Ma il segno patognomonico della malattia è l’accelerazione del polso durante l’esercizio fisico; la membrana palpebrale è anch’essa pallida e bianchiccia. È importante riconoscere i segni patognomonici nelle fasi iniziali non solo ai fini del trattamento, ma anche per scoprire simulazioni perché di solito i negri malati di quella malattia sono messi in vendita; l’accelerazione del polso sotto sforzo li rende incapaci al lavoro per cui immediatamente i padroni li devono mettere da parte e abbandonare. Questo induce i proprietari a venderli, anche se possono non sapere della causa della loro inabilità al lavoro. Molti negri messi in vendita sono stati trovati nelle fasi iniziali della malattia; sono trovati lavoratori poco capaci e per questo venduti.

Per essere capaci di prevenire o curare qualsiasi malattia è necessario conoscerne le cause e la localizzazione. La sede della consunzione del negro non è nei polmoni, stomaco, fegato o qualsiasi altro organo del corpo, ma nella mente e le sue cause sono di solito una cattiva gestione o il cattivo governo da parte del padrone e la superstizione da parte del negro. I pazienti stessi ritengono di essere avvelenati, e hanno ragione, ma non nel corpo, ma nella mente. I negri sono molto gelosi e sospettosi; per questo, se sono trascurati o sfruttati o troppo caricati di compiti, o non vedono quelli che chiamano i loro diritti, sono predisposti a cadere in uno stato patologico della mente, con tetraggine e malcontento espressi molto bene nei loro volti. È cattivo governo lasciarli in questo pesante malumore senza ricercarne le cause e rimuoverle; in caso contrario il loro perdurare porterà alla malattia di cui stiamo parlando. Essi fantasticano che i compagni siano loro contro, che il padrone e i soprastanti non si occupino di loro e abbiano pregiudizi negativi nei loro confronti e che qualche nemico nella piantagione o nel vicinato li abbia raggirati, cioè abbiano messo  del veleno dove camminano o nel cibo e nelle bevande. In quasi ogni piantagione vi sono uno o più negri che ambiscono ad essere considerati stregoni, al fine di acquisire potere o fare in modo di essere temuti  e obbediti dagli altri. Persone poco pratiche della mentalità superstiziosa dei negri stenterebbero a credere all’influsso che questi pretendenti stregoni esercitano sui compagni. Quasi tutti, specie quelli che hanno superato l’età della pubertà, sono tenuti in una condizione di costante paura e terrore da parte degli stregoni. Questi impostori, come tutti gli impostori, si avvantaggiano delle circostanze per aumentare la propria importanza e inculcare credenze nei propri poteri miracolosi e arrecare bene o male a coloro che essi gradiscono o non gradiscono. Si potrebbe pensare che queste vecchie superstizioni siano scomparse con l’esaurirsi del carico dei vecchi  nativi africani, ma sono troppo profondamente radicate nella testa del negro per sparire: i negri intelligenti ci credono, anche se si vergognano a riconoscerlo. L’effetto di questa superstizione – la solida convinzione di essere avvelenato o stregato- sulla mente del paziente, già in stato di malattia e con la salute minacciata da sovra sfruttamento, carico eccessivo di lavoro o di esposizione alle intemperie - richiederebbe una alimentazione completa, vestiario adeguato, alloggi caldi e confortevoli. L’idea  di essere oggetto di odio o cattivo gradimento da parte del padrone e dei compagni, e non avere nessun amico accanto, porta direttamente a generare questo stato eretistico della mente, causa essenziale della consunzione del negro. L’eretismo della mente, come quello dell’utero delle donne di salute delicata in gravidanza, spesso produce un appetito corrotto di terra, gesso, calce e altre sostanze indigeribili. I passaggi digestivi, in ambedue i casi, si fanno coperti di quantità di mucosità o dense sostanze seborroiche. L’istinto naturale porta tali pazienti a cercare di assorbirli per rimediare allo stato dello stomaco.
Nell’appetito compromesso dalla gravidanza, o in giovani donne affette da leucorrea, la buona arte medica asseconda l’istinto e i medicamenti naturali delle stesse pazienti con magnesio, catartici, amari e tonici. Ma per lo stesso appetito malato nella consunzione del negro, il farmaco naturale cui fa ricorso il desiderio istintivo del paziente, è sbagliato a causa della malattia. Non sono solo terriccio o gesso quello di cui il negro è goloso, ma, come accade con le ragazze clorotiche[5], essi desiderano aceto, pepe, sale e stimolanti. La loro pelle è secca, a riprova della esalazione cutanea, molto poco vapore acqueo esce dai polmoni  per l’incapacità degli stessi a funzionare bene. Conseguentemente  i deflussi si scaricano sulla parete mucosa dei passaggi digestivi per lo scarso potere di azione della pelle e dei polmoni; le mucosità che ricoprono il canale intestinale, interrompono l’assorbimento del chilo – il sangue si impoverisce e il corpo deperisce a causa dell’assorbimento interstiziale e della mancanza di nutrimento.
Per quanto riguarda la terapia, ho trovato che una combinazione di tartaro emetico, ½ grano, 5 grani di capsicum, un cucchiaino da tè  di carbone di legna, un cucchiaio da tavola di tintura di guaiaco: tre volte al giorno sia un buon rimedio. Ancora, sfregare con sostanze oleose l’intera superficie del corpo. Ma questo, come altri rimedi quali tonici, purgativi ecc. dovrebbero essere accompagnati dalla rimozione della causa  d’origine del turbamento e dell’inquietudine della mente e dall’uso di qualsiasi mezzo che possa mettere il paziente a suo agio, soddisfatto, felice.



[1] gum water-  acqua bollita e gomma arabica, rimedio per la tosse e lo stomaco.
[2] Malattia contagiosa dei Paesi tropicali, detta anche pian”, dovuta alla Spirochaeta pertenuis. Ha decorso simile alla sifilide. Comincia con una lesione iniziale cui segue, dopo un periodo di incubazione, un’eruzione generale papulosa vegetante. Tardivamente si possono avere manifestazioni gommose. Non attacca né le mucose né gli organi interni. Il contagio avviene per contatto diretto. (da “Dizionario di Medicina Treccani”, 2010).
[3] Pica, Tanzi la cita fra i disturbi dell’alimentazione nei pazzi, insieme a sitofobia, coprofagia e bulimia nel suo Trattato delle malattie mentali, Società Editrice Libraria, Milano, 1905, p. 211. È citata dal DSM V come una continuativa ingestione di una o più sostanze di contenuto non alimentare e non commestibili per almeno 1 mese. Esempi possono essere carta, sapone, stoffa, capelli, lana, terra, gesso, vernice, gomma, metallo, cenere, terra, ciottoli, ghiaccio. Spesso, si associa a disabilità intellettiva grave o altri disturbi mentali, in questo caso viene apposta la diagnosi di pica solamente in presenza di un quadro clinico importante. Il decorso del disturbo, soprattutto negli adulti, con comorbilità è duraturo.
[4] Malacia, termine con cui in patologia si indicano alterazioni a carattere degenerativo di un tessuto o di una struttura anatomica, che si manifestano con un rammollimento, una perdita di resistenza o di elasticità della parete. La malacia può essere determinata da varie cause, quali disturbi di circolo (per es. encefalomalacia o rammollimento cerebrale), disturbi metabolici (per es. osteomalacia), fenomeni compressivi meccanici (per es. tracheomalacia), o anche patologie congenite (es. broncomalacia). In psichiatria è usata per indicare il desiderio anormale di ingerire cibi molto piccanti, un pervertimento del gusto.
 
[5] Clorosi, malattia comune un tempo che colpiva le donne fra i quindici e i venticinque anni, caratterizzata da anemia di tipo ipocromico e da un particolare colorito della cute, a sfumatura pallido-giallo-verdastra, più evidente alle orbite, intorno alle labbra e alle tempie. La malattia era frequente nel XIX° secolo e affliggeva in genere le giovani donne che vivevano e lavoravano in ambienti affollati e non igienici. I fattori che determinavano l’insorgenza dell’anemia clorotica erano rappresentati da un’alimentazione povera, dal superlavoro fisico in un ambiente malsano e dal fatto che nelle donne l’accrescimento e la comparsa del ciclo mestruale comportavano una aumentata necessità di ferro. La terapia consisteva nella somministrazione di preparati di ferro e nel miglioramento, quanto più possibile, delle condizioni ambientali.
 

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