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Recensione di “Psicoanalisi online”, Giuseppe Craparo, Carocci editore

29 Ott 20

Di FRANCESCO BOLLORINO

Psicoanalisi online è l’ultima fatica letteraria di Giuseppe Craparo (psicoanalista e professore associato di Psicologia clinica) edita dalla Carocci editrice. Il titolo non lascerebbe spazio all’immaginazione e la copertina del libro con i suoi richiami touch screen potrebbe spingere il dito del lettore a navigare. Ma prima di iniziare la nostra lettura del testo, ci tengo a sottolineare che il libro non è affatto un breviario sulla psicoanalisi online e che è stato scritto prima del COVID, quando ancora parlare di queste tematiche poteva far storcere il muso agli ortodossi. È inutile negare che la pandemia abbia accelerato tanti di quei processi trasformativi che stavano in standby nelle nostre menti, cogliendoci tutti di sorpresa e forse impreparati. In pochissimo tempo la psicoanalisi, davanti al reale di una pandemia, per riparare ha dovuto ricorrere a rimedi anche drastici per continuare a navigare a vista, nel mare dell’incertezza. Come ogni lavoratore immateriale, potremmo dire che anche lo psicoanalista è stato messo in modalità smart working dalle circostanze. Gran parte della formazione psicoanalitica (seminari, incontri, dibattiti, supervisioni ecc.) si è trasferita sulle piattaforme digitali riempendo aule virtuali di studenti attenti e provenienti da ogni area geografica. Ma ritorniamo al libro, perché scrivere un testo sulla psicoanalisi online? Sarebbe stato molto più semplice e facile per l’autore rimanere nel non detto e magari praticarla senza dirlo, invece Craparo con questo lavoro “disdice il detto” e affronta la tematica con lo scopo forse di aprire un dibattito nella variegata comunità psicoanalitica, su come in determinate situazioni (il trasferimento di un paziente in aree geografiche lontane, o una degenza in ospedale, o una pandemia) la psicoanalisi possa garantire la relazione anche se analizzante e analista occupano spazi diversi. Craparo inizia il suo meticoloso lavoro tracciando alcune differenze tra psicoanalisi e psicoterapia a orientamento psicoanalitico, dove le differenze più importanti riguardano l’obiettivo terapeutico, che in psicoanalisi consiste nel favorire una riorganizzazione della personalità, l’estensione temporale del trattamento e l’analisi del transfert. L’autore, in linea con Kernberg, sostiene che la psicoanalisi sia caratterizzata dall’interpretazione, dall’analisi del transfert, dalla neutralità tecnica e dall’utilizzo del controtransfert, mentre le psicoterapie a orientamento psicoanalitico possono annoverare una o più tecniche della psicoanalisi ma non tutte insieme. Ovviamente per parlare di psicoanalisi online, bisogna prima parlare di psicoanalisi, e il lettore si troverà di fronte alcune linee di pensiero tracciate dall’autore su alcuni approcci terapeutici, nello specifico il Trattamento basato sulla mentalizzazione di Fonagy e Bateman e la Psicoterapia focalizzata sul transfert di Kernberg e colleghi, il tutto muovendosi lungo un continuum espressivo-supportivo. Il libro potrebbe anche intendersi come una “self-disclosure” dello psicoanalista Craparo, che affronta con apertura i repentini cambiamenti della società, e lo fa cercando di non cadere nella trappola della simulazione, e neanche nell’evitamento della simulazione. Craparo esplora le dinamiche di un probabile setting online, mantenendo quella neutralità necessaria per non rimanere imbrigliati in controtransfert giudicanti o confusivi. Non possiamo negare che ci troviamo dentro un irreversibile processo di potenziamento digitale che coinvolge ogni attività umana e soprattutto quelle cognitive, dove la tecnologia ha modificato alcune dinamiche delle relazioni interpersonali. La realtà digitale a volte imprigiona l’uomo in uno spazio immaginario, isolandolo sempre di più dall’Altro e spingendolo verso interazioni narcisistiche. Numerose ricerche in merito hanno trovato correlazioni statisticamente significative fra uso dei social network e narcisismo. Il lettore-navigatore, sfogliando il libro, troverà sul proprio desktop anche una finestra che si affaccia su quelle psicopatologie diagnosticabili nelle dipendenze da uso di internet e nelle sindromi di hikikomori, e si riconoscono i limiti (e gli effetti collaterali) che la psicoanalisi online potrebbe avere nel trattamento delle personalità antisociali, nei soggetti che sono a rischio suicidario o che mettono in atto comportamenti autolesionistici, e in tutti quei soggetti con dipendenza patologica. Il libro catapulta il lettore dallo “stadio dello specchio” allo “stadio dello schermo” dove le immagini seducono e affascinano il soggetto inducendolo a perdere il contatto con il proprio Sé. Stadio dello schermo dove l’occhio vede e oggettiva il corpo, un corpo che gode quando vede vedersi dai numerosi like che diventano l’estensione dell’occhio umano che guarda e approva. Una fissazione allo stadio dello specchio, sostiene l’autore, corrisponde alla “dissolvenza del corpo incarnato e alla mancata soggettivazione del corpo senziente che si traduce nell’incapacità del soggetto di avere una idea emotiva del proprio Sé” (p. 47). Psicoanalisi online è un libro che costringe a pensare e a metterci del nostro, un libro per addetti ai lavori e per studiosi di psicoanalisi, un libro da criticare e da studiare, ma è soprattutto un libro onesto che dialoga con lettori-analisti, e lo fa astenendosi dal gettare nella testa (del lettore-analista-paziente) delle convinzioni in merito. Craparo ci parla dell’incontro fra analista e paziente mediante lo strumento tecnologico, attraverso l’utilizzo di due costrutti, ovvero, lo “schermo opaco” espressione cara a Freud per indicare la neutralità dell’analista, e lo “schermo del sogno” introdotto da Bertram Lewin, che rappresenta il desiderio di dormire, e che durante una seduta, secondo il nostro autore, lo schermo può essere oggetto di proiezioni di contenuti appartenenti al mondo interno del paziente. Dalla lettura del testo emerge un auspicio, anche nel trattamento online, a una costruzione di un’esperienza di terzietà, purché vengano rispettate alcune condizioni di base che riguardano in primis il setting, inteso anche come “ambiente safe” capace di garantire riservatezza e sicurezza. Si guarda anche agli elementi invariati che alcuni psicoanalisti definiscono “setting muto” come il pagamento, la stanza, l’orario, la programmazione delle ferie, queste parti hanno la funzione di deposito delle angosce psicotiche dell’identità e delle parti del Sé non sottoposte a cambiamento. Il lettore si accorgerà di come, anche nella seduta online, sia opportuno dotarsi di una cornice terapeutica stabile. In ogni caso, solo l’analisi approfondita del terapeuta, rimane l’unico mezzo che permette all’analista di interiorizzare un setting adeguato, affinché quest’ultimo resti sempre presente, anche se non lo si può applicare. Parlando di psicoanalisi online, irrompe il dubbio più grande che ancora tanti psicoanalisti nutrono, quello del corpo, o meglio del grande assente della seduta via skype, ma dove è possibile invece fare esperienza del corpo dell’altro mediante la voce e lo sguardo. Voce come corpo della parola, e sguardo che tramuta la carne in corpo, ma in una seduta via skype, lo sguardo dell’altro mi guarda e si guarda (sul proprio schermo-specchio), in modo che ognuno dei due sappia come appare nello schermo dell’altro. Il rischio di tale dinamica è quello “che lo schermo-specchio possa fungere da attrattore immergendo il paziente, così come l’analista, in una dimensione immaginario-narcisistica: alla maniera di Narciso che guarda il proprio volto riflesso sulla superficie dell’acqua con ammirazione…” (p. 82). Il tempo scorre e la nostra seduta online procede, consapevoli che, la psicoanalisi nel tempo abbia cambiato pelle, mantenendo però invariati alcuni assunti di base che ne costituiscono la sua identità. Con questo libro, Craparo ha cercato di vagliare, nella seduta via skype, l’applicabilità del transfert, la neutralità tecnica e il controtransfert, arrivando alla conclusione che esse possano caratterizzare anche un trattamento online, senza però equipararla al lavoro svolto da un analista e un paziente fisicamente presenti nella stanza d’analisi. Il libro è un dialogo con il lettore, che magari dopo averlo letto potrebbe esclamare “questo non l’ho pensato” oppure “a questo non ho mai pensato”.

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