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ROBERTO SPEZIALE BAGLIACCA (1934-2023) Un ricordo affettuoso

15 Dic 23

Di FRANCESCO BOLLORINO
NDR: Ci ha lasciati ieri il Prof: Roberto Speziale Bagliacca. E’ stato negli anni della mia formazione professionale Maestro e Supervisore Clinico. Eravamo anche amici, nel rispettoso darci del Lei: ci univa la passione per il Cinema di qualità e per l’HIFI, dove i nostri ruoli si rovesciavano e con attenzione appassionata seguiva i miei consigli di esperto nel campo: Mi mancherà. 

Ho chiesto al Collega Gianni Guasto di scrivere un ricordo di questo grande psicoanalista milanese trapiantato a Genova e a Bogliasco. 

 

All’età di ottantanove anni, dopo una lunga ed estenuante malattia, è venuto a mancare il prof. Roberto Speziale-Bagliacca, psicoanalista ordinario con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana e già docente presso la cattedra di Psichiatria dell’Università di Genova. 

Che dire di lui? Il pensiero torna a quei primi anni settanta nei quali molti di noi, giovani specializzandi in psichiatria, fummo colpiti (e anche un po’ rapiti) da quel giovane professore improvvisamente sbarcato a Genova da Milano, che ci si presentava in maglione a girocollo con le toppe ai gomiti, quando ancora giacca e cravatta erano una pelle che non avremmo mai pensato levarci di dosso. 

Noi già da qualche anno eravamo immersi in un clima nel quale, a siderale distanza dalle tendenze di oggi, la psichiatria viaggiava in stretto intreccio con la psicoanalisi, e i residui dell’insegnamento neurologico che l’aveva accompagnata fino a pochi anni prima, finché le cattedre di neurologia e psichiatria erano rimaste riunite in una sola, era ridotta a poca cosa, e l’uso dei farmaci una necessità che assolvevamo senza amarla particolarmente. 

L’arrivo di Speziale fu quanto di più sorprendente e irrituale potessimo immaginare: decise subito di formare un gruppo di studio, e ci raccomandò, preliminarmente, di leggere o rileggere Madame Bovary di Flaubert, quando noi ci saremmo aspettati di discutere dei pazienti che vedevamo in clinica o di ascoltare dotte dissertazioni sul pensiero di Freud e dei suoi seguaci. Tutt’altro: Madame Bovary. 

Fin dalla prima riunione del gruppo, Speziale ci disse che avremmo dovuto seguire le evoluzioni dei rapporti all’interno di una coppia un po’ particolare, la cui vita amorosa era ostacolata dalle ripetute infedeltà di lei, e che avremmo dovuto tutti calarci nei panni di un immaginario terapeuta di coppia che avesse il compito di aiutare i due a risolvere i loro problemi. 

La fama di Emma Bovary era ben nota: donna borghese e molto infelice, irrequieta, il cui comportamento coniugale aveva persino dato il nome a una tendenza psicologica e socio-culturale, a un modo di essere definito “bovarismo”, caratterizzato da “insoddisfazione spirituale; tendenza psicologica a costruirsi una personalità fittizia, a sostenere un ruolo non corrispondente alla propria condizione sociale; desiderio smanioso di evasione dalla realtà, soprattutto in riferimento a particolari situazioni ambientali, sociologiche e simili”, come leggiamo oggi sul dizionario Treccani. 

Tutto questo figurava, nell’immaginario collettivo, in modo semplice e universalmente condiviso: si trattava di una donna irrequieta e insoddisfatta, compulsivamente dedita all’infedeltà coniugale ai danni di un marito, Charles, piuttosto scialbo e cieco davanti ai tradimenti della moglie. Una lettura, diremmo oggi, fortemente impregnata di maschilismo. 

Al contrario, la lettura che Speziale ci propose e che ci accompagnò a scoprire nelle pieghe apparentemente più nascoste della narrazione flaubertiana, era l’esatto opposto di quanto proponeva il senso comune. Finimmo per scoprire che il vero “mandante” delle infedeltà della moglie era proprio lui, l’apparentemente innocuo Charles, attraverso comportamenti sottilmente aggressivi e sadici. La bravura di Speziale consistette soprattutto nel non fornirci una verità certamente alternativa ma preconfezionata, ma fu quella di stimolarci gradualmente a scoprire noi stessi il messaggio sotterraneo che il testo conteneva. Ne fummo estasiati: noi stessi stentavamo a credere ai nostri occhi, per quanto ciò che venivamo scoprendo ci apparisse chiaro e limpido. 

L’anno successivo, Speziale tentò, sia pure con minor successo rispetto all’anno precedente, di proporci la lettura del “Re Lear” di Shakespeare, nel quale il capovolgimento di senso riguardava Cordelia, la figlia che rifiuta di giurare una fedeltà incondizionata a suo padre, sottraendogli così quel sostegno morale che avrebbe potuto aiutare quell’uomo “pazzo” a sopportare la perdita del potere. La figura di Cordelia, poteva esserci apparsa, a dispetto della sua marmorea sincerità, piuttosto impietosa, ma un giudizio negativo su di lei resistette al confronto con l’impressione sfavorevole prodottaci dall’atteggiamento biecamente cinico e calcolatore delle due sorelle Goneril e Regan, per cui questa volta la sorpresa fu minore e meno emozionante. Dai due pregevoli lavori di Speziale, nacque un libro che trattava entrambi gli argomenti, dal titolo “Adultera e Re.  Un’interpretazione psicoanalitica e letteraria di Madame Bovary e Re Lear”, pubblicato molti anni dopo, nel 2000, per i tipi di Bollati Boringhieri. 

In quegli anni tumultuosi, nei quali le vocazioni psicoanalitiche si moltiplicavano, la presenza di Speziale-Bagliacca a Genova rappresentò un polo di attrazione molto significativo per la nostra formazione che non doveva essere soltanto accademica, ma che avrebbe ambito a esperienze psicoanalitiche personali condotte all’insegna della più rigorosa ortodossia. Speziale era l’uomo giusto, ma la sua lista d’attesa si saturò presto, e molti di noi scelsero di indirizzarsi a Milano, dove il numero di psicoanalisti disponibili (e che per di più non saremmo stati costretti ad incontrare in Clinica, fuori dalle sedute) era molto più alta. Pertanto per moltissimi di noi Speziale fu un professore molto preparato, e per alcuni di noi, anche, e molto utilmente, un supervisore. 

Negli anni, avendo il dono di una scrittura agile e accattivante, produsse molti libri. Di essi ne ricordo alcuni: Sulle Spalle di Freud. Psicoanalisi e Ideologia Fallica, Astrolabio Ubaldini 1982; Colpa. Considerazioni su Rimorso, Vendetta e Responsabilità, Astrolabio Ubaldini 1997; Freud messo a fuoco. Passando dai padri alle madri, Bollati Boringhieri 2002; Ubi Maior. Il tempo e la cura delle lacerazioni del Sé, Astrolabio Ubaldini 2004; Come vi stavo dicendo. Nuove tecniche di psicoanalisi. Astrolabio Ubaldini 2010. 

Nel 2010, all’età di 76 anni, quando ancora la sua mente rigogliosa avrebbe potuto darci tanto, Speziale fu colpito da un accidente cerebro-vascolare che lo ridusse in uno stato di disabilità, al quale resistette con coraggio e determinazione per molti anni. Oggi ci ha lasciato, ma rimane, indelebilmente, un pezzo della nostra vita professionale. 

 

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