INTERVISTA A CARLO LOEB

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28 novembre, 2012 - 17:23

Da un po' di anni a questa parte la Sua produzione scientifica e letteraria si e' fatta sempre piu' numerosa. Potrebbe spiegare da dove nasce il suo interesse per la scrittura?
E' stato un insieme di fattori in quanto, non avendo piu' la responsabilita' dei malati e di coordinare l'attivita' scientifica, mi sono dovuto in un certo qual senso riciclare; dato che ho fatto questo tipo di lavoro proprio perche' mi sentivo portato in questo campo, ho cercato di trovare un'attivita' che non avesse la necessita' di avere esperienze cliniche oppure attivita' sperimentale su animali o su altri tipi di test, pertanto quello che era possibile era elaborare su un piano di cultura determinati problemi che non competevano strettamente ne' alla clinica ne' all'attivita' sperimentale. E' stato un "ripiego", devo dire, sinceramente, molto sentito, perche' in tutti i miei lunghi anni di attivita' universitaria avrei sempre avuto il desiderio di scrivere qualche cosa, ma era impossibile considerata la quantita' di impegni, e finalmente ho trovato il momento per farlo.
E' stato anche un modo per mettere a frutto la Sua esperienza?
Questo e' piuttosto un giudizio degli altri. Per me e' un modo per continuare a coltivare i miei interessi, perche' poi, in definitiva, lavoro dieci ore al giorno, al computer, a leggere, a vedere la letteratura. Tra l'altro debbo dire che su internet si trova veramente tutto, dico solo questo particolare: adesso sto scrivendo un altro libro e mi serviva il testo originale di Charles Darwin, del 1859. L'ho trovato su internet e sono riuscito a stamparlo, centosessanta pagine circa, il testo originale di Darwin; forse andando in biblioteca o in una libreria si sarebbe potuto avere, ma certo non cosi' comodamente come con internet.
Volevo appunto domandarLe che rapporto ha con il computer e con la rete.
Io ho utilizzato il computer per almeno venticinque-ventototto anni, non e' una cosa nuova per me. Internet certamente e' un aiuto per chi lavora nell'ambito scientifico, si trova veramente tutto. Ci vuole, pero', una certa cautela, nel senso che su qualunque argomento si trova del materiale, ma a mio giudizio di livello informativo generale; se uno vuole realmente approfondire deve cercare la bibliografia ed andare avanti, pero' le notizie di base vengono date e questo mi sembra veramente importante.
Veniamo al Suo libro piu' recentemente pubblicato, "Perche' siamo diversi?". Nei primi capitoli vengono tratteggiate le figure dei cinque componenti di un gruppo familiare, che risultano piuttosto diversi fra di loro per quanto concerne le caratteristiche di personalita'. Potrebbe soffermarsi sulla questione delle influenze genetiche e di quelle ambientali, condivise e non condivise, e sul peso che esse hanno nello sviluppo delle caratteristiche di personalita'?
Gli esempi ed i modelli che vengono portati nella prima parte sono in fondo dei modelli veri, ma come deduzione nell'ambito dei fattori che influiscono non potrebbero essere rilevati secondo le tecniche attuali, perche' ci vorrebbe un gruppo di popolazione; tant'e' vero che alla fine della descrizione di ogni singolo soggetto vi e' un breve testo in corsivo che attesta come "pur non trattandosi di una valutazione di popolazione ma di un modello rappresentativo, si potrebbero riferire le caratteristiche di personalita'�". Determinati aspetti, come nello studio di uno dei figli, negli aspetti dell'universo, negli aspetti religiosi, sono particolarmente importanti ed appartengono a tutti noi, ed io li ho messi appunto per quello, ma non e' che si possa generalizzare, si tratta solo di cinque individui, bisognerebbe studiare una popolazione. Il problema, il punto di partenza del libro, e' stato, comunque, il perche' ci siano queste differenze. Il perche' non e' facile da spiegare, intanto bisogna affrontare per prima cosa il problema della personalita': intendiamoci, definire la personalita' e' estremamente difficile, una delle definizioni grossolane che possono essere utilizzate e' quella che la personalita' e' "il modo di essere globale, conscio ed inconscio, della persona", definizione che serve si' sul piano operativo ma che non puo' essere presa come definizione rappresentante. Allora di qui sorge subito il dubbio di affrontare il concetto e l'essenza della personalita'. Le interpretazioni, gli approcci, i modelli sono innumerevoli: partiamo pure dall'approccio analitico, i genitori ed i processi inconsci; c'e' invece chi da' rilievo agli approcci cognitivi, chi alle modalita' con cui ciascuno costruisce la realta'; e poi all'aspetto sociale, che e' quello - diciamo cosi' - biologico-comportamentale, quindi le modalita' sono diverse. 
Ma qui perche' e' stato scelto un certo tipo, cioe' il modello dei tratti? Intanto perche' c'e' una vastissima letteratura attuale, anche se nel passato molti, e forse ancora qualcuno adesso, criticavano fortemente il modello dei tratti, tuttavia e' praticamente accettato da molti e poi e' stato addirittura accettato dai genetisti comportamentali, i quali esaminano i singoli tratti e li mettono in rapporto con aspetti genetici ed aspetti ambientali e quindi e' abbastanza completo, senza andare in accezioni teoriche che possono non essere condivise da tutti. Questo e' un tipo di approccio che da' adito poi a considerazioni statistiche molto importanti. Allora questo e' stato un primo punto di partenza e li' sono i cinque tratti di Costa e McCrea che sono considerati quasi da tutti gli aspetti esemplari .
Inoltre ho dovuto considerare, diciamo cosi', l'aspetto neurologico: le modalita' di funzionamento del sistema nervoso non sono piu' quelle di una volta; fino a poco tempo fa le concezioni erano essenzialmente due, l'organizzazione cerebrale era fatta in maniera di una funzionalita' a mosaico, ciascuna area cerebrale aveva una determinata funzione, oppure - ma questa era una teoria gia' in parte dimessa nei primi anni del XX secolo - il cervello anche per funzioni specifiche lavorava in maniera globale. Ora nessuna di queste due teorie puo' essere accettata, perche' oggi e' dimostrato che l'organizzazione cerebrale, sia a livello corticale che sottocorticale, funziona con dei moduli, cioe' delle colonne, cioe' un insieme di neuroni si raccoglie in uno spazio cilindrico, quindi su un piano verticale, ed ha una funzione ben specifica e ben determinata. Le funzioni cognitive e le funzioni di personalita' sono espresse dall'attivita' di queste colonne e di questi moduli, che si trovano anche ad una notevole distanza gli uni dagli altri; si tratta di un'organizzazione modulare in un sistema distribuito. Questa e' dunque la modalita' essenziale di funzionamento, che puo' essere applicata anche ad aspetti di personalita', che e' stato studiato per mezzo di tecniche di neuroimmagine funzionale e quindi tentando di individuare aree cerebrali in rapporto con determinate attivita' ed aspetti di personalita'. Il successivo aspetto, direi essenziale, e' quello genetico. Bisogna chiarire questo punto, poiche' i genetisti comportamentali sono arrivati a determinate conclusioni, anche numeriche-percentuali, in quanto hanno studiato i gemelli mono- e di- zigoti, per cui determinate caratteristiche sembrerebbero geneticamente determinate. Faccio un piccolo esempio: addirittura e' venuto fuori che, per qualcuno, anche il divorzio sarebbe geneticamente determinato, perche' avevano trovato che se di due gemelli omozigoti uno divorziava, l'altro aveva una probabilita' estremamente superiore di divorziare a sua volta rispetto per esempio a due fratelli. Poi finalmente le cose si sono chiarite, ossia c'e' chi ha detto che non e' il divorzio ad essere trasmesso geneticamente, sono altresi' caratteristiche di personalita' che vengono trasmesse geneticamente che possono favorire o meno il divorzio, che e' una cosa ben diversa. Dico questo per eliminare delle semplificazioni grossolane che oggigiorno si leggono su riviste ed anche su testi che vanno in mano al pubblico, ove sembra che tutto sia genetico. Non e' affatto cosi' e non lo e' neppure in questo campo, nel senso che la trasmissione genetica di caratteristiche di personalita', dimostrata appunto nei gemelli, si riferisce a degli aspetti ben precisi, ma non si tratta di una genetica, come si era abituati a considerarla nel passato, di tipo mendeliano (un gene una malattia, un gene una caratteristica di personalita'), non avrebbe senso una cosa del genere, si tratta invece di una trasmissione multigenica. I geni che intervengono per determinare una caratteristica di personalita' sono numerosissimi e si riesce statisticamente con le indagini statistiche di oggi a stabilire che un determinato gene interviene per un 1,5 %, quindi con delle precisazioni matematiche ben precise. Ora la trasmissione multigenica ha determinati aspetti, come l'interazione gene con gene: se per esempio esiste il gene A, che ha influenza solo grazie al gene B, se quest'ultimo non c'e' il gene A non puo' funzionare. Si tratta pertanto di un meccanismo ben complesso. L'influenza multigenica nel determinare le caratteristiche di personalita' arriva al 40-60 %, pero' c'e' tutto il resto: questo resto del 60-40 % da che cosa e' determinato? Soprattutto psicologi, sociologi, sociopsicologi, insistono sull'aspetto ambientale, ed io credo che vada anche bene, pero' bisogna fare una distinzione, poiche' i fattori ambientali visti in questo modo sono detti condivisi o non condivisi: i primi sono quelli familiari, i secondi sono quelli che il soggetto incontra all'esterno. Nell'ambito di queste ricerche della genetica comportamentale, in aspro contrasto con psicologi e sociologi, i fattori condivisi, quindi familiari, incidono al massimo per un 5 %, ossia molto molto poco, nel determinare le caratteristiche di personalita'; si tratta di una questione ancora aperta a discussioni.
Oltre ad una trasmissione di caratteristiche di personalita' multigenica, essa e' anche multifattoriale, e questi fattori ambientali cui abbiamo accennato andrebbero chiariti anche alla luce di aspetti neurologici di organizzazione e di funzionalita' del cervello, perche' ci sono delle modalita' di funzionamento del SN che sono molto importanti, che possono cambiare e che non sono dovute a cause genetiche. Solo un esempio per chiarire il problema: una persona puo' anche nascere con una sindattilia, cioe' con l'unione per ipotesi di tre dita di una mano, quindi si puo' dimostrare con la magnetoencefalografia che il soggetto ha una rappresentazione corticale di tre dita, due libere e le tre unite; quando viene operato, e quindi le dita assumono la propria individualita', l'area cerebrale corrispondente aumenta notevolmente di dimensione e tutte le cinque dita vi si trovano rappresentate. Questo succede anche nei soggetti ciechi che utilizzano i polpastrelli per leggere il linguaggio braille, infatti hanno una dimensione delle aree corticali rappresentanti i polpastrelli enormemente aumentata rispetto ai soggetti vedenti. Esistono delle modalita' che modificano fortemente la rappresentazione corticale, e che non sono genetiche, ed altre ancora che sono per esempio dovute al fatto che i circuiti neurali e le sinapsi al 50 % hanno una durata limitata, quindi c'e' un rinnovo notevole di circuiti e di sinapsi a livello cerebrale, pertanto una serie di fattori non genetici sono estremamente importanti nel determinare il funzionamento cerebrale e di conseguenza gli aspetti delle caratteristiche di personalita', che trovano la loro base nell'attivita' cerebrale, anche se poi i sovrappongono aspetti ambientali e psicologici.
(E. L. Fiscella)

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