MEDIA FREEDOM

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4 novembre, 2012 - 23:40

 

INTRODUZIONE

Oggigiorno, quasi tutti credono che la libertà dei media sia un prerequisito essenziale di una democrazia moderna. Quando un regime autoritario viene rovesciato, il primo atto del nuovo governo democratico è solitamente l'abbandono del controllo diretto dello stato sui media. Con la diffusione mondiale della democrazia politica, i politici credibili non possono sostenere più a lungo la censura dei media in nome di qualche obiettivo sociale più alto, come la difesa dell'interesse nazionale o la liberazione degli espropriati. Al contrario, gli elettori si affidano ai media liberati per mettere in luce gli abusi di coloro che hanno il potere e la ricchezza. Cinici degli interessi personali dei loro dominatori, essi credono che i media siano spesso i difensori più efficaci dei loro diritti democratici.

Allo stesso tempo, molte persone sono anche convinte che il dominio dei media sulle nostre società stia distruggendo lentamente la politica democratica. All'interno di tutte le democrazie industrializzate, la maggior parte dei cittadini si sente sempre più senza il potere di influenzare il processo decisionale politico. Deviando i conflitti politici in un settore del mondo dello spettacolo, i media sono spesso accusati di esacerbare questa crisi della rappresentazione. Per molti elettori, i loro sentimenti di esclusione dai processi politici sono confermati dallo spettacolo serale degli argomenti ossessionanti tra i politici professionisti nei notiziari televisivi su questioni non connesse agli interessi della gente comune. Invece di fornire un'opportunità per un dibattito razionale tra ideologie rivali, i media sono accusati di avere trasformato la politica contemporanea in un serie di false controversie, con toni irrazionali e opportunità di foto insignificanti.

Pertanto, le lotte accanite per conquistare la libertà dei media non sono state combattute per fornire bazzecole politiche ad un arcano spettatore sportivo. Per gli eroi rivoluzionari del passato, la lotta per abolire la censura ed altre restrizioni era necessaria per permettere alla gente comune di produrre i propri media. Secondo il loro punto di vista, il coinvolgimento dei cittadini nei media era una parte integrante della partecipazione popolare nella politica democratica. Il nostro disagio contemporaneo sul ruolo dei media deriva dalla contraddizione tra la retorica del passato e la realtà del presente. In teoria, la libertà dei media è necessaria così che ognuno possa partecipare come cittadino di una democrazia politica. Tuttavia, in pratica, la vittoria della libertà per i media ha, in realtà, volto la maggior parte della gente in spettatori del processo politico. Questo saggio esplora e spiega la storia di questa contraddizione all'interno del concetto della libertà dei media. Poiché, se noi siamo in grado di comprendere come siamo arrivati alla nostra situazione attuale, possiamo anche scoprire come risolvere le contraddizioni della libertà dei media, nell'interesse della maggioranza della popolazione.

 

 

SOCIETA' SENZA I MEDIA

Non ci può essere alcuna modernità senza i media; non ci può essere alcun media senza modernità. Poiché i media sono così pervasivi ed onnipresenti nel nostro mondo contemporaneo, è facile per noi dimenticare che i media sono un'invenzione molto recente. Per la maggior parte della nostra esistenza come specie, gli esseri umani hanno vissuto senza alcuna necessità di quotidiani, radio o televisione. Nelle tribù nomadi, nei villaggi contadini o nelle piccole città, e società umane erano organizzate intorno a gruppi di famiglie allargate. All'interno dei loro piccoli mondi, la gente viveva le loro vite quotidiane isolati da tutti, tranne che dai loro vicini più prossimi. Sebbene la gente non si spostasse in luoghi differenti, ciascuna comunità umana ha sviluppato le sue proprie gerarchie specifiche, i miti, i rituali ed i linguaggi. Poiché le vite dei nomadi, dei contadini o dei cittadini si aprivano in aree geografiche limitate, la gente comunicava direttamente tra loro tramite le parole, la musica o le immagini. Nella realtà più prossima al presente, i nostri predecessori non avevano bisogno né di strumenti, né delle attrezzature più rudimentali per le discussioni faccia a faccia e per l'intrattenimento dal vivo.

In questa cultura orale, la registrazione degli eventi era a stento conosciuta. La storia delle famiglie, delle comunità o delle tribù veniva raccontata dettagliatamente in versioni molto romanzate dai poeti e dai cantastorie. Ma, per la maggior parte, l'esperienza delle generazioni passate fu trasmessa direttamente ai giovani attraverso il lavoro fianco a fianco o l'ascolto dei loro anziani. Le abilità dei pastori, dei contadini o degli artigiani non sono mai state insegnate da un libro. All'interno di questi piccoli mondi chiusi, la politica veniva portata avanti a livello di tribù, villaggio o paese. Per la maggior parte della storia, le società umane sono state controllate dalle gerarchie derivate dalla famiglia allargata, con il potere assegnato ad un singolo patriarca. Tuttavia questa tirannia era, a volte, controllata dalla gente comune. Per esempio, nell'Atene classica o nella Svizzera medioevale, l'autorità arbitraria dei monarchi e dei sacerdoti fu sostituita dall'agora, che era l'assemblea pubblica degli uomini di una comunità. Persino in questa forma ristretta, la democrazia diretta veniva resa possibile solo dalla limitata area geografica dei paesi della Grecia classica o dai villaggi medioevali della Svizzera. Poiché ogni cittadino maschio si poteva incontrare in un luogo per delle discussioni faccia a faccia, era funzionale avere la partecipazione popolare nel processo decisionale politico. In modo decisivo, quando tutti i cittadini frequentavano l'agora di persona, non c'era bisogno di una comunicazione di massa per riportare e per commentare i processi politici.

Mentre diversi regni sorsero e caddero, le società tribali, rurali ed urbane continuarono ampiamente immodificate. A volte, dopo essere stata distrutta in una guerra civile o per un'invasione straniera, una comunità individuale scompariva. Ma, per la maggior parte,i grandi eventi della storia non si intromettevano nelle vite personali della gente comune. Autosufficienti nelle loro comunità, essi potevano ignorare i tumulti delle dispute dinastiche e religiose. Tuttavia non potevano sfuggire completamente da queste gerarchie. Entrambi, i monarchi ed i sacerdoti vivevano a spese dell'espropriazione sistematica di parte del bestiame, dei raccolti o del denaro della gente, tramite le tasse, gli affitti e le decime. In cambio, i capi dinastici e religiosi offrivano protezione dalle minacce terrene e divine alla comunità. Per questo compito, essi crearono una casta di fedeli burocrati e sacerdoti che erano in grado di imporre il medesimo ordine sociale e religioso in molte differenti comunità locali. Diversamente dalla massa della popolazione, questi servitori della corona e della chiesa avevano bisogno di comunicare attraverso lo spazio ed il tempo. Per il loro lavoro, era necessario registrare e ricordare gli eventi per iscritto.

Nel mondo pre-moderno, la maggior parte della gente non era in grado addirittura di leggere e scrivere. In aggiunta, il libro sacro, i commentari religiosi ed i testi legali erano spesso scritti in un linguaggio sacro che era incomprensibile alla maggioranza della popolazione. Rendendo la conoscenza legale e sacra inaccessibile alla gente comune, i monarchi ed i prelati difendevano il loro diritto all'autorità divina su molte comunità locali. In contrasto con gli incontri pubblici dell'agora, la conduzione degli affari pubblici venne trasformata in un affare privato di re e sacerdoti. Dato che il potere monarchico e sacro derivava da Dio, non ci poteva essere alcuna discussione aperta sulla politica del re dai suoi sottoposti o questioni di controversia religiosa dai credenti. In modo decisivo, con il pubblico escluso dai dibattiti politici e religiosi, non c'era bisogno dei media in questo sistema divinamente consacrato. Per esempio, persino la propaganda che lodava le decisioni reali era condannata perché insidiante il potere della monarchia assoluta esponendo le ragioni delle decisioni arbitrarie del re. Non sorprendentemente, quando le prime stampatrici furono sviluppate, sia la monarchia, sia la chiesa furono immediatamente ostili alla nuova tecnologia. Spaventati dalla diffusione della conoscenza al di fuori della poca scelta, i re ed i prelati restrinsero il possesso delle stampatrici ai loro seguaci più affidabili e censurarono strettamente le pubblicazioni stampate. Così, dall'inizio, l'utilizzo dei media da parte della gente comune veniva vigorosamente osteggiato da coloro che avevano il potere politico e religioso.

 

 

LA REPUBBLICA DELLE LETTERE

Le origini dei mezzi di comunicazione di massa sono legate inestricabilmente con l'inizio della modernizzazione sociale ed economica in Europa. L'apparizione dei media non era semplicemente il risultato dello sviluppo di tecniche innovative di lavoro o l'invenzione di nuove forme di tecnologia. Molto prima della fine del periodo medioevale, i principi della stampa e delle stampatrici erano conosciuti in Cina, senza provocare uno sconvolgimento sociale. In contrasto, i primi esperimenti dei tipografi di Gutemberg ebbero un impatto drammatico in Europa, a causa dei più ampi cambiamenti politici ed economici che stavano accadendo nel continente. Sotto il governo divino di re e di sacerdoti, al pubblico non era consentito di discutere le controversie politiche o religiose. Ma, quando la lotta per le libertà democratiche iniziò, la richiesta per la libertà dei media poteva essere espressa per la prima volta. Soprattutto anche, i primi radicali sostennero i diritti degli individui di stampare i loro propri punti di vista, senza interferenze dalla monarchia o dalla chiesa.

Durante il primo periodo moderno, la necessità della protezione dei diritti degli individui si è venuta a creare dalla diffusione dell'economia capitalista. Nell'Europa medioevale, la campagna era organizzata come un patchwork di proprietà fondiarie tenute insieme dalle relazioni familiari. Ma, nel tempo, il sistema feudale, lentamente, iniziò a sfaldarsi con il sorgere del capitalismo. Al centro del cambiamento sociale, c'era una trasformazione profonda nella natura della proprietà. Invece di essere intrappolata nelle relazioni familiari, la terra ed altri beni erano convertiti in materie prime: l'assoluta ed incondizionata proprietà di individui specifici. Alternativamente, la crescita della proprietà individuale correva in parallelo con il dominio dell'economia del denaro sulla produzione sociale. Dato che venivano prodotte sempre più necessità solo per lo scambio, così la società stessa fu costruita attraverso il denaro. Come l'influenza delle famiglie allargate diminuì, così la divisione sociale del lavoro fu creata attraverso lo scambio dei beni. Pertanto, con la fine delle relazioni sociali feudali, i singoli individui hanno soddisfatto sempre più i loro bisogni collettivi tramite le interconnessioni spontanee e reciproche create dalla competizione di mercato. Come la vita quotidiana divenne organizzata attraverso il mercato, l'informazione sui cambiamenti economici e politici dall'esterno al racchiuso mondo del villaggio o della città era necessario per prevedere il movimento futuro dei prezzi ed il rifornimento delle materie prime. Per la prima volta, la gente comune aveva bisogno di comunicare attraverso lo spazio ed il tempo nelle loro attività quotidiane. Nella prima Europa moderna, i pionieri dei media erano pronti a soddisfare questo nuovo bisogno sociale, riportando gli eventi politici ed economici importanti nei loro quotidiani e riviste.

I media non furono solo sviluppati per facilitare il funzionamento del nuovo sistema economico. In modo decisivo, lo sviluppo dei media era anche strettamente connesso con il sorgere della democrazia politica su scala nazionale. Sotto il feudalesimo, la ricchezza privata ed il potere politico erano contemporaneamente nelle mani della monarchia e dell'aristocrazia. In contrasto, nel primo capitalismo, era stabilita una netta separazione tra il mondo privato dei possessori di proprietà e la sfera pubblica dello stato costituzionale. Nel tempo, la proprietà individuale privata divenne lentamente l'unica forma legittima di proprietà. L'abolizione delle proprietà feudali crearono una separazione dialettica tra le sfere pubblica e privata dell'esistenza umana. Da una parte, la produzione sociale dei beni necessari era sempre più privatizzata dai possessori di proprietà individuale. Dall'altra parte, l'aumento della produzione della merce individuale indebolì il controllo privato dello stato dal monarca tiranno.

Quando la produzione sociale venne organizzata tramite la competizione commerciale, una struttura legale imparziale fu necessaria per regolare le relazioni monetarie tra gli individui. Nelle circostanze quotidiane, dei produttori isolati erano legati insieme nella società civile da una serie senza fine di affari commerciali reciproci. Ma, quando c'erano delle dispute, lo stato doveva agire come nell'interesse impersonale del sistema, arbitrando tra i litiganti attraverso il sistema legale. Volgendo lo stato in arbitro imparziale della società civile, il potere politico non poteva più essere a lungo connesso direttamente con le relazioni economiche tra gli individui. Invece il dominio di alcuni individui su altri venne stabilito tramite le relazioni impersonali di scambio, che erano sostenute dalle relazioni imparziali della legge. Perciò le leggi dello stato costituzionale ebbero due scopi dialettici. Da una parte, il sistema legale difendeva l'autonomia privata proteggendo i diritti individuali, comprendendo le azioni arbitrarie dello stato. Dall'altra parte, la legge puniva anche gli individui che danneggiavano gli interessi dello stato, che proteggeva gli interessi della società civile nell'insieme. La creazione dello stato costituzionale fu progettata per regolare questa separazione tra la sfera privata degli individui nella società civile e la sfera pubblica dei cittadini della repubblica. Sotto la norma della legge, lo stato costituzionale divenne l'espressione degli interessi privati dei singoli individui in una società civile in una forma pubblica.

Secondo i rivoluzionari borghesi, uno stato costituzionale poteva essere fondato solo dalla partecipazione dei possessori di proprietà individuale nel processo politico decisionale. Nella loro prospettiva, ciascun individuo non solo era un possessore di proprietà egoistico, autosufficiente, ma anche un cittadino morale e sociale. Nel recente periodo moderno, i critici della monarchia assoluta crearono i loro luoghi di incontro per le discussioni pubbliche di questioni politiche, come i cafés, le logge massoniche ed i salotti. Rigettando il mondo gerarchico della corte, gli individui discutevano come simili democratici all'interno di queste istituzioni. Utilizzando la loro ragione, la rivoluzione tentava di trovare le soluzioni ai loro problemi collettivi. Ispirato dalle città della Grecia classica e dai villaggi medioevali della Svizzera, Jean-Jacques Rousseau sosteneva che questa forma di democrazia diretta avrebbe dovuto essere utilizzata per guidare lo stato costituzionale. Nei dibattiti faccia a faccia in un'agora, i singoli membri della società civile avrebbero scoperto la ‘volontà generale‘, che esprimeva i loro interessi collettivi. Ma, in pratica, era impossibile applicare la democrazia diretta di un villaggio o di una piccola città agli stati-nazione emergenti, come l'Inghilterra, la Francia o gli USA. A causa della loro dimensione, le decisioni poitiche non potevano essere prese da un'assemblea pubblica di tutti i cittadini. Come conseguenza, Tom Paine ed altri rivoluzionari sostenevano la creazione di una democrazia rappresentativa. Secondo il loro punto di vista, la ‘volontà generale‘ di un grande paese poteva essere formata dai rappresentanti di particolari interessi locali che scoprivano i loro interessi comuni nei dibattiti parlamentari. Invece di presenziare personalmente l'agora, i singoli membri della società civile avrebbero partecipato al processo decisionale politico eleggendo i rappresentanti per esprimere i loro punti di vista in un parlamento.

Con l'instaurarsi di una democrazia rappresentativa, la libertà dei media diventò un elemento essenziale nella creazione di uno stato costituzionale. A causa dei limiti fisici, ogni cittadino non poteva prendere parte personalmente alla discussione dell'assemblea legislativa nella città capitale. Ma, nei loro dibattiti in parlamento, i politici erano guidati dall'opinione pubblica, che rifletteva i punti vista dei votanti. In modo decisivo, i cittadini potevano comunicare le loro opinioni ai loro rappresentanti nell'assemblea legislativa, pubblicando i loro quotidiani ed i loro libri. Così, sebbene la partecipazione ad un'agora nazionale fosse fisicamente impossibile, le comunicazioni a due vie furono create tra i politici ed i cittadini, utilizzando la parola stampata. Nonostante fossero dispersi da una parte all'altra del paese, i cittadini esprimevano contemporaneamente i loro punti di vista tramite i loro membri eletti del parlamento e tramite le loro pubblicazioni. Pertanto, come un diritto dei cittadini, la libertà delle comunicazioni fu una parte integrale della formazione della ‘volontà generale‘ della nazione. Secondo i rivoluzionari, i singoli cittadini davano forma direttamente alle politiche dello stato, impegnandosi in dibattiti ragionati su questioni politiche sulla stampa.

Poiché il testo scritto superò le limitazioni fisiche delle discussioni faccia a faccia, la libertà dei media fu necessaria in modo vitale per consentire la partecipazione di tutti i cittadini al processo decisionale politico. Pertanto, uno dei primi compiti delle rivoluzioni borghesi fu l'abolizione della censura e di altre restrizioni sui media, imposte dalla monarchia assoluta. Invece, nella carta costituzionale dei diritti civili e nelle costituzioni repubblicane, ai media venne promessa la libertà dall'interferenza diretta del governo. Sotto l'autorità della legge, i venditori di quotidiani e di libri potevano ora stampare quasi ogni cosa, senza bisogno di preventiva autorizzazione. Come con altri diritti costituzionali, la libertà assoluta dei media era ristretta solo dalla necessità di salvaguardare i diritti di altri cittadini, come la legge contro la diffamazione e la calunnia, o per difendere gli interessi della società nella sua interezza, come la legge contro la sedizione o il tradimento. Persino quando queste leggi venivano trasgredite, lo stato, però, incontrava grandi difficoltà nel punire gli editori scellerati. A causa della necessità di processi legali giusti, molti governi scoprirono che la cattiva pubblicità dei processi in tribunale, spesso, pesava più dei benefici di punire coloro che infrangevano la legge. Tranne che nei casi estremi, i media ottennero la quasi completa libertà dai controlli sul contenuto delle loro pubblicazioni.

Nel tardo diciottesimo secolo, questa forma partecipativa della libertà dei media è stata messa in pratica. Dal momento che le stamperie di legno funzionanti a mano erano a buon mercato da acquistare o da noleggiare, i singoli cittadini potevano stampare le loro pubblicazioni sulle loro macchine da stampa. Durante l'inizio del periodo moderno, gli eroi rivoluzionari come Benjamin Franklin o Jean-Paul Marat si guadagnavano da vivere vendendo i loro libelli ed i giornali ai loro seguaci. Non sorprendentemente, questi rivoluzionari avevano un interesse personale nell'ostacolare qualsiasi re-imposizione della censura e sostenevano vigorosamente le garanzie legali per la libertà di stampa. Dal momento che erano sia giornalisti, sia tipografi, questi radicali erano convinti che il loro diritto politico della libertà delle comunicazioni fosse reso possibile tramite il loro diritto economico di possedere le loro macchine da stampa come proprietà privata. In questo momento della storia, la libertà dei media veniva assicurata dall'unità del cittadino sociale e del possessore della proprietà privata in un'unica persona, che era contemporaneamente un giornalista ed un tipografo. Così, i radicali non solo vendevano le loro pubblicazioni, ai cittadini loro simili come materie prime, ma anche davano forma alle politiche del parlamento con i loro argomenti stampati. Proprio come lo scambio ed il commercio si legavano insieme nella società civile, così i venditori di quotidiani e di libri in competizione contribuirono alla creazione della ‘volontà generale‘ di tutti i cittadini. Allo stesso modo come la divisione del lavoro tra gli individui produsse ricchezza sociale, così la stampa delle pubblicazioni con punti di vista differenti creò una cultura politica comune. La rivalità ideologica tra i diversi giornalisti-tipografi veniva puntellata da un consenso comune per rispettare le leggi economiche della società borghese.

Dopo il trionfo delle rivoluzioni borghesi, la censura ed altre restrizioni da parte della monarchia e della chiesa furono spazzate via. Invece, i singoli cittadini potevano partecipare direttamente al processo decisionale politico, pubblicando i loro quotidiani o i loro libri. Tramite i loro dibattiti ragionati sulle questioni politiche stampate, i singoli cittadini influenzavano direttamente le politiche dello stato. Così, i punti di vista degli individui non solo erano rappresentati indirettamente nel corpo legislativo, ma anche espressi direttamente nero su bianco. Come cittadini morali, gli individui possedevano il diritto della libertà dei media per forgiare le politiche della repubblica. Ma questo diritto politico poteva essere esercitato solo attraverso il possesso privato delle macchine da stampa, che derivavano dai loro diritti economici come membri della società civile. Confiscando la terra degli aristocratici o della gente indigena, i cittadini in Francia e negli USA temporaneamente attuarono questa aspirazione rivoluzionaria, che si rifletteva nella protezione legale della libertà dei media in questi paesi. Tuttavia, anche con il possesso diffuso della proprietà privata, la maggioranza della popolazione femminile era ancora esclusa dall'esercizio di molti dei diritti dei cittadini, inclusa la libertà dei media. Secondo i rivoluzionari borghesi, la partecipazione degli uomini alla sfera pubblica dello stato costituzionale faceva affidamento sulle donne che badavano ai bambini nella sfera privata della famiglia. Così, sebbene ognuno avesse il diritto formale di prendere parte alle comunicazioni a due vie, solo gli uomini possessori di proprietà detenevano i mezzi per esercitare la libertà dei media nella pratica. Nella repubblica dei possessori di proprietà, l'esercizio della libertà dei media era limitata agli uomini membri della borghesia.

 

L'INDUSTRIALIZZAZIONE DEI MEDIA

Dopo decenni di lotta, i rivoluzionari borghesi abolirono definitivamente la censura ed altre restrizioni sulla stampa nell'Europa occidentale e nel nord America. Tuttavia, proprio nel momento della vittoria, la capacità dei cittadini maschi di esercitare questa libertà dei media veniva insidiata inevitabilmente dalla continua modernizzazione dell'economia. Rispondendo alla competizione del mercato, gli imprenditori incominciarono ad ampliare la produzione assumendo impiegati salariati ed introducendo nuovi tipi di macchinari. Dopo ristrutturazioni successive, i capitalisti innovatori scoprirono il Fordismo: la produzione di massa dei beni, utilizzando dei lavoratori semi-specializzati sulla catena di montaggio. A sua volta, l'espansione conseguente del numero dei lavoratori ha creato i consumatori dei beni prodotti sulla catena di montaggio. In modo decisivo, l'introduzione con successo del Fordismo ha cambiato la forma del possesso della proprietà privata nelle società borghesi. A causa degli alti costi di investimento necessari per la produzione di massa, la maggior parte degli individui non possedevano più il capitale sufficiente per finanziare le loro iniziative con le proprie risorse.

Invece, gli individui dovevano riunirsi per costituire delle forme collettive di possesso di capitale, come le società per azioni e gli investimenti bancari. Inoltre, come si diffuse il Fordismo, la produzione dei beni da parte dei possessori di proprietà venne sempre più marginalizzata. Pertanto, un numero sempre maggiore di possessori di proprietà individuali furono costretti ad unirsi alla classe lavoratrice senza proprietà. Con lo sviluppo del Fordismo, i singoli possessori della proprietà privata vennero divisi gradualmente in una minoranza di azionisti di società per azioni ed una maggioranza di lavoratori salariati.

A causa delle peculiarità della produzione delle informazioni, le società dei media furono tra le pioniere del Fordismo. Quando un giornale veniva pubblicato, la maggior parte dei costi di produzione erano esposti alla creazione della prima copia di una tiratura dai suoi giornalisti e tipografi. Tuttavia, a differenza di altre industrie Fordiste, i possessori dei giornali non erano in grado di utilizzare i macchinari per sostituire i costosi lavoratori specializzati con operati semi-specializzati della catena di montaggio più a buon mercato. Invece, essi impiegarono le nuove tecnologie per abbassare i costi dei lavoratori specializzati attraverso la produzione ripetuta del loro lavoro. A causa della ingente crescita nella produttività del lavoro nei media, il prezzo di ogni singolo quotidiano crollò rapidamente dato che venivano stampate ulteriori copie. Durante le rivoluzioni borghesi, i metodi di stampa artigianali assicuravano che la maggior parte delle pubblicazioni fossero troppo costose per essere acquistate dai poveri di campagna e di città. Per la prima volta, dopo la rapida caduta del prezzo, provocata dalle economie di scala della pubblicazione industrializzata, quasi tutti potevano permettersi di acquistare una copia di un quotidiano.

Come in qualsiasi altro settore, l'industrializzazione della produzione del quotidiano comprendeva la contemporanea meccanizzazione della produzione la proletarizzazione dei produttori diretti. Durante il tardo diciottesimo secolo, i singoli giornalisti-tipografi producevano i loro quotidiani su semplici macchine da stampa di legno. Ma, con l'avvento del Fordismo, i quotidiani potevano essere creati solo dal lavoro collettivo di numerosi di lavoratori salariati in tipografie meccanizzate. Poiché questa produzione di scala richiedeva grandi investimenti di capitale, gli individui da soli non potevano permettersi più a lungo di pubblicare i loro giornali. Invece, le società per azioni e le grandi banche assunsero il controllo dei nuovi quotidiani a larga diffusione. In modo decisivo, l'industrializzazione dell'editoria impediva che la maggior parte dei singoli cittadini esprimessero le loro opinioni nero su bianco. Come semplici impiegati, ai giornalisti ed ai tipografi era concesso soltanto di riprodurre i punti di vista accettabili ai loro datori di lavoro all'interno dei media Fordisti.

L'organizzazione Fordista della produzione dell'informazione fu intensificata dall'avvento dei media elettronici. Sebbene originariamente sviluppata come un nuovo tipo di comunicazione punto a punto, gli sperimentatori dilettanti scoprirono presto che le comunicazioni radio potevano anche essere usate per creare una nuova forma di media. Nel piccolo mondo degli ingegneri, la radiodiffusione è stata sviluppata inizialmente come una versione elettronica della stampa del diciottesimo secolo. Dal momento che ognuno possedeva una trasmittente, gli ingegneri-broadcaster potevano simultaneamente produrre e ricevere programmi radio. Come i giornalisti-tipografi delle rivoluzioni borghesi, ciascun individuo poteva esercitare direttamente il loro diritto di libertà di comunicazioni sulle onde radio. Ma, questa agora elettronica non è durata a lungo. Utilizzando le tecniche di produzione di massa, i produttori di apparecchi radio hanno iniziato presto a produrre dei semplici ricevitori come beni per il consumatore. Sotto il Fordismo, la maggior parte degli individui potevano essere solo degli ascoltatori.

Negli anni '20, le società di costruzione degli apparecchi radio si trovarono al confine della seconda rivoluzione industriale delle tecnologie elettroniche, che stava trasformando le economie dei paesi più importanti capitalisti. L'applicazione dei progressi scientifici nella produzione venne incoraggiata dall'adozione delle tecniche del Fordismo. Utilizzando la disciplina del lavoro Taylorista e delle catene di montaggio, i produttori furono in grado di abbassare il prezzo degli apparecchi radio finché quasi tutti poterono permettersi una ricevente. Come in altri settori, gli apparecchi radio diventarono un bene di largo consumo dall'aumento ingente della produttività del lavoro e del capitale ottenuto dai nuovi metodi del Fordismo. Allo stesso tempo, la buona riuscita dell'adozione del Fordismo da parte dei produttori di apparecchi radio ha incoraggiato società di altri settori a riorganizzare i loro metodi di produzione. A sua volta, questo processo trasformò la maggior parte dei singoli proprietari di proprietà privata in lavoratori salariati, che crearono più consumatori per i beni di largo consumo.

Il possesso di massa degli apparecchi radio ha costituito le basi per l'organizzazione Fordista della radiodiffusione. L'industrializzazione della editoria è stata incoraggiata dalla rapida obsolescenza delle notizie politiche stampate dai quotidiani. I vantaggi delle economie di scala nella produzione dei media furono intensificate nella radiodiffusione. In questa nuova tecnologia, la trasmissione di musica e dei discorsi sulle frequenze radio simultaneamente produsse e distribuì lo stesso programma a molti riceventi. Invece di stampare numerose copie singole, una stazione radio trasmette un flusso continuo di programmi istantaneamente obsoleti. Questo attributo tecnico di radiodiffusione ha incoraggiato l'industrializzazione della creazione dei programmi da parte delle stazioni radio. Con molte ore di diretta da riempire, le stazioni radio avevano bisogno di lavoratori remunerati per creare un flusso costante di programmi per i loro ascoltatori. Come nella pubblicazione dei quotidiani, gli alti costi di impiego di lavoratori specializzati nei media erano rimossi trasmettendo lo stesso programma radio a molti ascoltatori. Come i quotidiani a larga circolazione, le stazioni radio avevano bisogno della massima audience possibile per ciascun programma per aumentare le loro economie di scala.

Durante le rivoluzioni borghesi, i singoli giornalisti-tipografi hanno sia creato, sia posseduto i loro quotidiani. Dal momento che le macchine da stampa erano a buon mercato, tutti i cittadini potevano esprimere i loro punti di vista nero su bianco. Nei primi anni '20, gli ingegneri-broadcaster hanno ricreato brevemente questa forma di comunicazione a due vie sulle onde radio. Ma, con l'industrializzazione dell'editoria e delle trasmissioni, i singoli cittadini non poterono più esercitare direttamente il loro diritto di libertà di parola sulla stampa o attraverso le onde radio. Questo sviluppo rifletteva i cambiamenti causati dalla diffusione del Fordismo. A causa delle economie di scala, è stata creata una chiara divisione tra i produttori ed i consumatori dei media. Sia nella pubblicazione dei quotidiani, sia nella radiodiffusione, grandi banche e società per azioni impiegavano lavoratori pagati per creare informazione ed intrattenimento per il pubblico. Così, sebbene ognuno poteva ora ricevere i media, la maggioranza della popolazione non poteva partecipare alla produzione dei media. Lo sviluppo Fordista dei media ha ristretto il diritto di libertà di parola sulla stampa o sulle onde radio ad una minoranza di possessori di azioni. Come conseguenza, sia ai produttori, sia ai consumatori di media era impedito di esprimere liberamente i loro punti di vista. Così, dopo l'industrializzazione, non ci poteva essere alcuna forma di comunicazione a due vie nei media. Invece, c'era un flusso di informazione e di intrattenimento ad una via dai quotidiani a larga circolazione e dalle stazioni radio. Sotto il Fordismo, la maggior parte degli individui potevano essere solo dei consumatori dei media.

 

LA NAZIONALIZZAZIONE DEI MEDIA

Sebbene fosse basata sulla partecipazione attiva, la realizzazione del modello della libertà dei media del diciottesimo secolo era ristretta. I giornalisti-tipografi erano solo una minoranza della popolazione. Le pubblicazioni degli artigiani delle stampe erano di numero limitato e molto costose. Il diritto della libertà di parola nella stampa non poteva essere esercitato nella pratica dagli uomini senza proprietà e da tutte le donne. Fuori nella campagna, la maggior parte della gente non era neanche in grado di leggere o scrivere. In contrasto, dopo l'industrializzazione della stampa, la maggioranza della popolazione aveva accesso ai prodotti dei media per la prima volta. Favoriti dall'istruzione elementare, dal trasporto migliore e dai servizi postali, i quotidiani di diffusione di massa hanno presto creato una carica di leader su scala nazionale per le loro pubblicazioni. A causa dell'industrializzazione, gli individui potevano ottenere ora grandi quantità di intrattenimento di informazione stampata a prezzi convenienti. Tuttavia, la maggiore disponibilità di materiale stampato non poteva essere raggiunta solo tramite l'esclusione della maggioranza dei cittadini dalla partecipazione nei media. Dal momento che grandi quantità di capitale erano necessari per la produzione industriale, i singoli cittadini non potevano più esprimere le loro opinioni nero su bianco. Nei media elettronici, la scomparsa del diritto di libertà di comunicazione per gli individui si concretizzò proprio nella nuova tecnologia. Così, in entrambe, la pubblicazione dei quotidiani e la radiodiffusione, poteva esserci solo un flusso di comunicazione ad una via nei media Fordisti.

Anche se era impossibile per la maggior parte dei singoli cittadini possedere una macchina stampatrice, i quotidiani a circolazione di massa ancora godevano della libertà dei media conquistata dai giornalisti-tipografi. Pertanto, nonostante le origini rivoluzionarie della loro immunità dal controllo dello stato, i media industrializzati rapidamente abbandonarono ogni legame con l'ala sinistra della politica. Sotto il controllo delle società per azioni e delle banche, i quotidiani a diffusione di massa erano indifferenti ai movimenti socialisti emergenti. Al fine di conquistare un ampio pubblico di lettori con un basso prezzo di copertina, queste pubblicazioni si affidavano alla pubblicità ed alle bustarelle dai politici corrotti. Come conseguenza, i quotidiani a circolazione di massa o hanno diffuso la politica dell'ala destra, o hanno stampato solo scandalo e banalità. Nel tardo diciannovesimo e nel primo ventesimo secolo, alcuni possessori di giornali popolari utilizzarono le loro pubblicazioni per condurre una campagna per le imprese imperialiste straniere e contro le politiche sociali progressive. Per esempio, i giornali americani a circolazione di massa hanno favorito il provocare una guerra con la Spagna e la stampa britannica ha denunciato ogni concessione alle unioni commerciali. Quando venne sviluppata la radiodiffusione, il nuovo media elettronico era ancora più dipendente da quelli con il potere e la ricchezza. Incapaci di vendere i loro programmi direttamente agli ascoltatori per ragioni tecniche, le stazioni radio commerciali potevano solo finanziarsi con le entrate dalla pubblicità. Negli Usa, la rete radiofonica più popolare era posseduta da un cartello di costruttori di apparecchi radio e finanziata dalla banca principale di Wall Street. Non sorprendentemente, la maggioranza de suoi programmi era dedicata alla promozione dei prodotti dei suoi inserzionisti e la diretta era disponibile solo per i politici dell'ala destra.

Dal momento che il prodotto dei media industrializzati era dominato dalla pubblicità e dalle politiche conservatrici, gli attivisti dell'ala sinistra diventarono presto disillusi del modello della liberà dei media stabilito dai rivoluzionari borghesi. Pertanto, al suo posto, essi tentarono di creare una nuova forma di libertà dei media, che consentirebbe a delle prospettive radicali di essere espresse nero su bianco e sulle onde radio. Per i rivoluzionari borghesi, la libertà dei media è stata fondata sull'assenza dei controlli dello stato ed il possesso privato delle macchine da stampa. Secondo la loro prospettiva, il diritto politico della libertà delle comunicazioni si basa sul diritto economico della proprietà privata. In contrasto, i politici dell'ala sinistra ritenevano che il diritto politico della libertà di parola nei media per tutti i cittadini era stato ostacolato dal diritto economico della proprietà privata esercitato dai possessori dei giornali a diffusione di massa e delle stazioni radio commerciali. Pertanto, hanno incominciato a chiedere maggiori controlli dello stato e la fine della proprietà privata nei media. Secondo alcuni della Sinistra, lo stato era diventato il protettore delle libertà democratiche, piuttosto che il suo più grande nemico.

Ironicamente, questa richiesta di nazionalizzazione dei media era una conseguenza dello sviluppo della competizione di mercato tra i possessori di proprietà privata. Quando caddero le tradizionali gerarchie feudali, lo stato sorse come difensore degli interessi collettivi degli individui atomizzati nella società civile. Esternamente, lo stato ha protetto le persone dall'incursione dei nemici stranieri. Dopo guerre successive, gli individui da diversi villaggi o paesi vennero trasformati in cittadini di stati specifici, che erano spazi territoriali particolari che formavano dei separati mercati nazionali. Internamente, lo stato proteggeva anche i membri della società civile fornendo la struttura legale per la competizione di mercato. Diventando un arbitro imparziale nelle dispute civili, lo stato si sviluppò lentamente nella sua autonomia istituzionale dalla persona del re. Dopo le rivoluzioni borghesi, la deprivazione del potere politico venne accelerata. Sotto le costituzioni post-rivoluzionarie, lo stato era controllato da rappresentanti eletti, che potevano fare delle leggi per proteggere gli interessi di tutti i cittadini dagli individui miscredenti. Così, combattendo sia i nemici esterni, sia interni, lo stato emergeva come l'espressione collettiva dell'interesse pubblico dei membri in competizione della società civile. Chiusi nei confini di uno stato specifico, gli abitanti di differenti villaggi e paesi sono stati trasformati in cittadini di una singola Nazione-Gente, con le sue particolari istituzioni, usanze e linguaggi.

Secondo i radicali dell'ala sinistra, l'uguaglianza collettiva dei cittadini della Nazione-Gente forniva l'antidoto ai privilegi egoistici dei possessori di proprietà privata. Secondo il loro punto di vista, la contraddizione tra i diritti politici ed economici potevano essere conclusa dalla nazionalizzazione di tutta la proprietà privata. Allora, come incarnazione della "volontà generale", lo stato garantirebbe uno standard ragionevole di vita per tutti i cittadini in cambio della partecipazione al lavoro ed alle attività politiche. Tuttavia, lo statalismo dei primi socialisti era semplicemente una logica conclusione dell'autonomia crescente dello stato dalla società civile nel capitalismo contemporaneo. Quando la lotta per la democrazia venne vinta, una casta distinta di professionisti politici e di amministratori era emersa per amministrare il potere politico. Dal momento che i cittadini non erano in grado di governarsi in un'agora, i bisogni collettivi degli individui in una società civile non potevano essere soddisfatti attraverso le azioni dello stato. Dopo quel momento, l'autonomia dalla burocrazia dello stato aumentò lentamente, specialmente nei periodi di emergenza nazionale. Nel nome della protezione degli interessi di tutti i cittadini, il governo era in grado di calpestare i diritti di particolari individui. In modo decisivo, in un monopolio sull'amministrazione del potere politico, i politici ed i burocrati potevano condurre lo stato sempre più nei loro interessi. Così, lungi dal garantire i diritti politici di tutti i cittadini, la richiesta della Sinistra per la nazionalizzazione di tutta la proprietà privata avrebbe completato il processo di emancipazione dello stato da ogni forma di controllo popolare.

 

I MEDIA TOTALITARI

La contraddizione tra la democratizzazione e la burocratizzazione dello stato contaminò la lotta per la libertà dei media. Durante la rivoluzione Francese del 1789-99, i Giacobini aprirono la strada ad una nuova definizione di libertà di comunicazione, che estendeva questo diritto oltre il piccolo numero di giornalisti-tipografi. Ironicamente, questa forma più democratica di libertà dei media venne sviluppata durante un periodo di governo di emergenza, che era stato imposto per lottare contro le insurrezioni monarchiche e le invasioni straniere. Secondo i capi dei Giacobini, l'instaurazione di una dittatura a breve termine era necessaria per creare le condizioni per la fondazione di una repubblica democratica nel lungo termine. Come conseguenza, i diritti di particolari individui potevano essere legittimamente violati dallo stato negli interessi dell'intera Nazione-Popolo. Utilizzando questo argomento, il governo Giacobino abolì la libertà dei media dei giornalisti-tipografi ed introdusse una stretta supervisione di stato su tutti i quotidiani e sulle altre pubblicazioni. Sebbene la censura sia stata tirannica sotto la monarchia assoluta, il governo repubblicano riteneva che la soppressione delle pubblicazioni che sostenevano il ritorno del vecchio ordine era completamente legittimo. Oltre queste misure restrittive, anche i Giacobini utilizzarono i media per l'educazione morale e politica delle persone nei valori repubblicani. Secondo loro, la guerra civile era stata causata prima di tutto dall'ignoranza dei benefici della democrazia tra la popolazione. Pertanto, insieme all'organizzazione dei festivals popolari e dell'educazione pubblica, il governo Giacobino sovvenzionò la propaganda repubblicana tramite gli editori di quotidiani e di libri.

Dopo la disfatta del governo Giacobino, i suoi sostenitori erano convinti che l'esperienza di queste misure di emergenza avessero posto le basi per un modello completamente nuovo di libertà dei media. Secondo Babeuf ed altri Giacobini radicali, la libertà delle comunicazioni per tutti i cittadini poteva essere raggiunta solo tramite la nazionalizzazione di tutte le macchine da stampa. Sebbene non possedessero più il diritto economico di possedere una macchina da stampa, i cittadini sarebbero stati in grado di determinare le opinioni espresse nei quotidiani e nei libri pubblicati dallo stato esercitando il loro diritto politico di votare per i loro rappresentanti parlamentari. Perciò, la libertà dei media, invece di essere ristretta ad un numero limitato di giornalisti-tipografi, tutti i cittadini avrebbero indirettamente espresso i loro punti di vista nei media posseduti dallo stato per mezzo del loro governo eletto. Tuttavia, questa nuova forma di libertà dei media ha anticipato le limitazioni dei media Fordisti. Nell'utopia di Babeuf, i cittadini potevano essere solo dei consumatori delle pubblicazioni delle macchine da stampa nazionalizzate.

Nonostante le sue aspirazioni democratiche, questa nuova forma di libertà dei media fu anche limitata dalla convinzione Giacobina della necessità di una dittatura rivoluzionaria a breve termine per creare una repubblica democratica a lungo termine. Durante la rivoluzione francese del 1848, Blanqui ed i suoi sostenitori chiesero che tutti i poteri politici fossero trasferiti temporaneamente nelle loro mani. Secondo questi Giacobini, una dittatura rivoluzionaria era necessaria per educare i Francesi ai valori del repubblicanesimo. Sotto il vecchio ordine, il punto di vista della maggioranza della popolazione è stato corrotto da false idee, specialmente leggendo i quotidiani posseduti dalla borghesia. Come conseguenza, essi non erano in grado di eleggere un nuovo governo nel periodo immediatamente successivo alla rivoluzione. Ispirato da Babeuf, Blanqui ed i suoi seguaci sostennero la nazionalizzazione di tutte le macchine da stampa. Sotto il controllo Giacobino, i quotidiani posseduti dallo stato ed i venditori libri avrebbero prodotto della propaganda a favore della costruzione della nuova società. Così, nella prospettiva di Blanqui, i cittadini avrebbero abdicato la loro libertà dei media per una dittatura temporanea rivoluzionaria, che avrebbe determinato il contenuto di tutti i giornali e dei libri nei loro interessi a lungo termine. Nel nome della democrazia, i media stavano per essere controllati da una casta di strani politici e burocrati.

Sebbene Babeuf e Blanqui abbiano influenzato i movimenti rivoluzionari attraverso l'Europa, questi due radicali Giacobini non furono mai stati in grado di mettere in pratica la loro versione della libertà dei media. In contrasto, dopo la rivoluzione del 1917, Lenin ed i comunisti furono in grado di realizzare il modello giacobino di libertà dei media nell'impero russo. Ispirato da Babeuf e da Blanqui, Lenin affermava che il vecchio ordine aveva corrotto ideologicamente i Russi, che erano, di conseguenza, incapaci di decidere chi avrebbe dovuto controllare la nuova repubblica. Pertanto, nella sua prospettiva, una dittatura rivoluzionaria a breve termine era necessaria per creare le condizioni per l'instaurazione della democrazia partecipativa a lungo termine. In modo decisivo, il leader Bolscevico riteneva che il compito principale della sua dittatura era l'eliminazione delle idee scorrette tra i lavoratori ed i contadini russi. Pertanto, dopo la conquista del potere, i Bolscevichi eliminarono sistematicamente tutti i giornali delle opposizioni, inclusi quelli diretti dai marxisti e dagli anarchici. Insieme a queste misure repressive, essi espansero anche ampiamente i loro media per indottrinare la gente russa nella loro ideologia. Durante i primi anni '20, la dittatura rivoluzionaria pubblicò giornali nazionali e locali, fondò le prime stazioni radio in Russia, creò un'industria nazionale del cinema, organizzò festivals rivoluzionari e distribuì manifesti per mezzo di artisti radicali. Seguendo il consiglio di Blanqui, i Bolscevichi furono spinti ad educare la popolazione ai valori del nuovo ordine sociale.

Secondo i Bolscevichi, la contraddizione tra i diritti politici ed economici nei media è stata risolta tramite la nazionalizzazione degli stessi. Nel modello di Lenin della libertà dei media, la maggioranza senza proprietà della popolazione aveva abdicato al loro diritto politico della libertà dei media ad una minoranza di rivoluzionari professionisti, che dirigevano i giornali nazionalizzati e le stazioni radio a loro vantaggio. In modo decisivo, i Bolscevichi trassero il loro diritto ad un potere politico assoluto dalla loro conoscenza della corretta ideologia rivoluzionaria. Dal momento che essi furono corrotti dalle false idee del vecchio ordine, i lavoratori ed i contadini russi non erano in grado di esprimere i loro interessi a lungo termine, tramite delle elezioni regolari. Come conseguenza, la cospirazione rivoluzionaria doveva utilizzare i media nazionalizzati per l'educazione della popolazione alle idee correte della nuova società. Pertanto, la maggioranza della popolazione era esclusa da qualsiasi partecipazione diretta o indiretta nei media. Allo stesso tempo, ai lavoratori nei media veniva impedito di esprimere le loro opinioni sulla stampa o tramite le onde radio. Al fine di garantire il contenuto ideologicamente corretto dei media, i Bolscevichi trasformarono tutti i giornalisti, i tipografi, i broadcaster e gli ingegneri in impiegati dello stato rivoluzionario. Così, nei primi anni '20, Lenin ed i suoi seguaci costituirono una nuova definizione della libertà dei media: il flusso ad una via della propaganda dai partiti che governano alla popolazione.

Sebbene si fosse creduto che fosse solo temporanea, la dittatura Bolscevica divenne presto la forma permanente di governo dell'impero Russo. Sotto Stalin, i pochi residui del controllo democratico sull'esecutivo furono definitivamente aboliti. Nei primi anni '30, il dittatore aveva creato un sistema completamente totalitario del regime politico, che dominava completamente le vite del popolo russo. Sebbene egli si affidasse al terrore di stato per mantenere il suo regime, Stalin utilizzava anche i media nazionalizzati per mobilitare il sostegno alle politiche del suo regime, specialmente per la rapida industrializzazione del paese. Impressionati dal successo dei Bolscevichi, i rivoluzionari da tutto il mondo imitarono i loro metodi di organizzazione, inclusi i loro punti di vista sul ruolo dei media. Come in Russia, i media furono utilizzati per l'ideologia a senso unico dalla cospirazione rivoluzionaria al popolo. Così, quando i Bolscevichi istituirono l'Internazionale Comunista, la prima condizione dei suoi membri fu che tutti i quotidiani rivoluzionari e gli altri media dovevano essere posti sotto il controllo completo dei leaders del partito Bolscevico locale.

Sebbene gli imitatori dei Bolscevichi trionfarono in alcuni paesi sottosviluppati o colonizzati, il revival del Giacobinismo radicale incontrò maggiori difficoltà negli stati con le costituzioni democratiche. Ironicamente, gli oppositori di estrema destra delle repubbliche democratiche applicarono i metodi dei Bolscevichi con maggiore successo rispetto ai loro oppositori dell'ala sinistra. Sia in Italia, sia in Germania, i partiti fascisti sconfissero i governi democratici ed instaurarono delle dittature totalitarie. Mentre i Bolscevichi locali furono sostenuti dai lavoratori radicali, questi partiti fascisti mobilitarono i membri scontenti della piccola borghesia e la gente di campagna, che erano o timorosi di perdere la loro proprietà privata sotto il governo della Sinistra o speranzosi di impieghi come funzionari del nuovo regime. Secondo i fascisti, la ‘volontà generale‘ del popolo non poteva essere creata da elezioni democratiche. Invece, i singoli membri della società civile avevano bisogno di essere uniti in una Nazione-Popolo singola da una dittatura totalitaria sotto il controllo di un leader carismatico. Sottomettendosi a questa leadership, la Nazione-Popolo sarebbe stata in grado di vincere i suoi nemici esterni ed interni, specialmente quelli associati alle idee dell'ala sinistra o da gruppi etnici differenti.

Non sorprendentemente, i fascisti credettero anche che gli individui dovessero rinunciare al loro diritto politico di libertà dei media per il leader carismatico del partito al potere, che avrebbe espresso le loro opinioni al loro posto sulla stampa o sulle onde radio. Dopo la conquista del potere nel 1933, i Nazisti realizzarono i loro progetti totalitari per i media attraverso il Ministero della Propaganda, che epurò tutti gli oppositori del regime dai quotidiani, le stazioni radio, e le istituzioni culturali. Allo stesso tempo, il Ministero organizzò anche la diffusione del credo Nazista alla popolazione tedesca, tramite i media e le arti. Soprattutto anche, i media controllati dallo stato diffusero i discorsi di Hitler alla popolazione. Ascoltando insieme il leader nazista alla radio, i fascisti credevano che i singoli tedeschi sarebbero stati trasformati in una Nazione-Popolo unificata. Come nella Russia Bolscevica, l'organizzazione totalitaria dei media nella Germania nazista assicurava la completa autonomia dei quotidiani e delle stazioni radio da ogni forma di controllo popolare.

 

IL FORDISMO ED IL SERVIZIO PUBBLICO DI STATO

Gli stati totalitari della Russia bolscevica e della Germania nazista sono stati gli esempi più drammatici di un cambiamento fondamentale del ruolo dello stato nell'economia mondiale. Nel 1914, il sistema commerciale globale fu lacerato dallo scoppio della guerra tra le grandi potenze. Quando la lotta si intensificò, l'intervento diretto dello stato fu necessario per organizzare la produzione delle munizioni e di altri approvvigionamenti militari. In aggiunta, i vantaggi del benessere dovevano essere molto ampliati per mitigare la povertà del tempo di guerra. Nonostante alcune diminuzioni dei controlli nel periodo dell'immediato dopo guerra, l'avvento della Depressione degli anni '30 alla fine screditò le politiche economiche liberali della minima interferenza dello stato e della competizione del libero mercato. Nei paesi industrializzati, la recessione accelerò con l'avvento del Fordismo. Riorganizzando i loro metodi e le tecnologie di produzione, le aziende aumentarono molto la quantità di beni disponibili sul mercato. Tuttavia la diffusione del Fordismo non condusse immediatamente ad una accresciuta prosperità per la gente comune. Invece, ci fu una crisi globale di sovrapproduzione, che fu causata dalla mancanza di mercati proficui per il prodotto delle fabbriche fordiste.

In risposta, lo stato fu costretto ad intervenire nell'economia per assicurare che la rapida crescita nella produzione fosse sincronizzata ad una crescita parallela nel consumo. Senza aumenti del salario e maggiori spese del sussidio sociale, l'espansione della produzione rimaneva limitata da bassi standard di vita della classe lavoratrice. Senza controlli sulle banche, la maggior parte dei risparmi personali non sarebbe stata investita nella produzione industriale. Sotto il Fordismo, lo stato non poteva fornire più a lungo la struttura legale per la competizione del mercato tra i produttori indipendenti. Invece, lo stato e le società per azioni dovevano collaborare nella gestione congiunta dell'economia nazionale. Verso la fine degli anni '40, fu creata un'alleanza di politici, burocrati e industriali per introdurre delle nuove politiche economiche, come la creazione di un sistema di benessere, leggi sul salario minimo e controlli sul settore finanziario. Sebbene il possesso privato rimanesse dominante nelle società occidentali, sia i governi dell'ala sinistra, sia dell'ala destra utilizzarono sempre più le nazionalizzazioni e le regole per combattere il crollo nella produzione e per dirigere la modernizzazione dell'economia. Nel periodo immediatamente seguente alla seconda guerra mondiale, ogni paese sviluppato industrializzato dipendeva da un intervento di stato concertato per creare un circolo virtuoso di aumento della produzione e del consumo.

Nell'Europa occidentale, venne aperta la strada alle politiche economiche interventiste da parte dei partiti socialisti. Nel tardo diciannovesimo secolo, queste organizzazioni sono state fondate dai seguaci di Marx nel movimento della classe lavoratrice. Secondo Marx, la vittoria del suffragio universale avrebbe inevitabilmente condotto ad una rivoluzione sociale, che avrebbe esteso la democrazia nel luogo di lavoro. Ma, verso la fine degli anni '40, i partiti socialisti abbandonarono questo obiettivo rivoluzionario. Invece essi adottarono la loro versione del Giacobinismo, che era centrata sul controllo della proprietà privata da parte dello stato. Ma, in contrasto con i loro rivali Bolscevichi, i socialisti rifiutarono la necessità di una dittatura rivoluzionaria. Lungi dal condurre verso la fine dei diritti politici, essi credevano che la nazionalizzazione della proprietà privata fosse necessaria per proteggere la repubblica democratica dalle ambizioni autoritarie dei capitalisti e dei banchieri.

Secondo Blum, il leader dei socialisti francesi, il diritto politico dei cittadini veniva indebolito dall'industrializzazione del capitalismo. Nel passato, la repubblica democratica aveva avuto bisogno solo di garantire i diritti giuridici e costituzionali dei singoli possessori di proprietà private. Ma, con lo sviluppo del Fordismo, la popolazione era stata divisa in una maggioranza di lavoratori senza proprietà ed una minoranza di capitalisti possessori di proprietà. Come conseguenza, i diritti politici ed economici erano sempre più in contraddizione l'un l'altro, piuttosto che essere in simbiosi. Per esempio, la libertà dei media per tutti i cittadini non poteva più essere realizzata dal possesso privato delle macchine da stampa. Tuttavia, sotto una costituzione democratica, i cittadini senza proprietà potevano ancora eleggere dei rappresentanti da diversi partiti politici alle assemblee nazionali e locali. Secondo Blum, i socialisti ed i loro alleati dovevano utilizzare il potere politico conquistato in queste elezioni per creare le condizioni sociali ed economiche per l'esercizio continuato dei diritti politici da parte di tutti i cittadini. Come sotto i Giacobini, i diritti politici dell'intera Nazione-Popolo dovevano avere la precedenza sul diritto economico di individui particolari. Ma, nella versione di Blum del Giacobinismo, la ‘volontà generale‘ dei cittadini non poteva essere creata solo dal governo eletto. In modo decisivo, i singoli cittadini influenzavano le politiche della repubblica democratica attraverso la competizione elettorale continua tra i differenti partiti politici. In contrasto con il Giacobinismo tradizionale, Blum ed i socialisti ritenevano che sia il governo, sia i partiti all'opposizione erano dei validi rappresentanti dell'opinione pubblica. Pertanto, lo stato doveva agire come un arbitro imparziale tra i partiti in competizione.

A lungo termine, Blum ed altri socialisti hanno sperato che i differenti partiti politici avrebbero raggiunto un accordo sull'amministrazione della società civile. Invece di difendere gli interessi di un gruppo, il potere politico avrebbe dovuto essere esercitato da uno stato del pubblico servizio, che avrebbe servito tutti i cittadini allo stesso modo. Dopo la liberazione dall'occupazione nazista, i partiti dell'ala sinistra e dell'ala destra dell'Europa occidentale hanno cooperato nella ricostruzione dei loro paesi devastati. In particolare, questo consenso era determinato dall'introduzione delle politiche economiche interventiste. Mettendo a punto il Fordismo, il servizio pubblico di stato non poteva solo innalzare gli standards di vita della classe lavoratrice, ma anche dirigere la modernizzazione delle maggiori aziende capitaliste. Nonostante i benefici economici di queste nuove politiche, le politiche dell'accordo dei governi post-bellici promossero solo in parte i diritti politici di tutti i cittadini. In teoria, l'intervento di stato impose gli interessi dell'intera Nazione-Popolo sui singoli possessori della proprietà privata. Tuttavia, in pratica, i politici ed i burocrati identificarono sempre più i loro interessi con i bisogni della popolazione. Sebbene si supponeva che fossero dei servitori leali dello stato del servizio pubblico, questi professionisti escludevano la maggioranza della popolazione da qualsiasi coinvolgimento nel processo decisionale politico ed economico tra le elezioni. Ancora una volta, la democratizzazione dello stato incoraggiò la burocratizzazione del potere. Verso la fine degli anni '40, la maggior parte degli stati dell'Europa occidentale acquisì un nuovo tipo di classe dirigente insieme alla borghesia tradizionale: i burocrati statali del pubblico servizio.

 

BROADCASTING DEL SERVIZIO PUBBLICO

L'emergere del servizio pubblico statale nell'Europa occidentale ha posto le basi per la creazione di una versione pluralista del modello giacobino della libertà dei media. Durante la seconda guerra mondiale, la maggior parte dei possessori di quotidiani a larga diffusione e delle stazioni radio commerciali hanno collaborato entusiasticamente con i nazisti. Temendo l'espropriazione della loro ricchezza dalla Sinistra, questi capitalisti dei media hanno preferito proteggere i loro diritti di proprietà individuale, piuttosto che combattere per i diritti politici di tutti i cittadini contro il totalitarismo. Con la proprietà privata screditata, i governi del consenso del periodo post-bellico dovettero trovare un metodo più democratico per organizzare i media. Negli anni '30, Blum ed i suoi compagni socialisti sostennero che il servizio pubblico di stato avrebbe dovuto controllare direttamente i media nell'interesse di tutti i cittadini. Dal suo punto di vista, il conflitto ideologico nei mezzi di comunicazione di massa tra i partiti politici concorrenti avrebbe dovuto essere istituzionalizzato tramite la nazionalizzazione di tutti i quotidiani e le stazioni radio da parte del servizio pubblico statale. Invece della proprietà privata, Blum propose che lo staff editoriale dei diversi media avrebbe dovuto essere nominato dai vari partiti politici rappresentati nel parlamento eletto. In questo schema, i vari punti di vista politici concorrenti sarebbero stati espressi nei media in proporzione al loro sostegno popolare, piuttosto che tramite la ricchezza dei loro sponsor finanziari. Sebbene il servizio pubblico statale non potesse creare un flusso di comunicazioni a due vie, ogni cittadino poteva influenzare il flusso di comunicazioni ad una via nei media scegliendo tra i partiti politici in competizione in elezioni regolari.

A causa dei diritti conquistati dai giornalisti-tipografi nelle rivoluzioni borghesi, questa nuova versione della libertà dei media non venne mai applicata ai giornali a larga diffusione. In contrasto, i media elettronici nei paesi dell'Europa più occidentale furono nazionalizzati nel periodo immediatamente post-bellico. Durante gli anni '20 e '30, le società di broadcasting di stato erano state costituite per competere con le stazioni radio commerciali. A causa delle limitazioni tecniche di broadcasting, era impossibile vendere i loro programmi radio direttamente agli ascoltatori. Ma, con l'imposizione di un addebito ai possessori di riceventi, ogni ascoltatore poteva essere costretto a contribuire ai costi dei sistemi di radiodiffusione nazionalizzati. Allo stesso modo, come gli inserzionisti fornivano una rendita per le stazioni radio commerciali, così l'entrata dalla tassa di concessione ha creato una base economica sicura per il possesso statale dei media elettronici. Perciò, quando le stazioni radio commerciali possedute dai collaboratori con il fascismo furono espropriate, queste broadcastings corporation di stato ebbero le risorse finanziarie per monopolizzare le onde radio in molti paesi dell'Europa occidentale.

Seguendo il consiglio di Blum, i governi post bellici decisero che le loro broadcasting corporations nazionalizzate avrebbero dovuto essere rese affidabili per il loro pubblico, tramite il coinvolgimento diretto dei rappresentanti parlamentari eletti dai cittadini. In molti paesi dell'Europa occidentale, la spartizione del controllo di partito sulle broadcasting corporation di stato culminò nella pillarisation i media elettronici. Dai top managers ai portieri, tutte le professioni all'interno delle radio e delle stazioni televisive nazionalizzate furono divise tra i partiti politici concorrenti, in accordo con il loro sostegno elettorale. Basati sul consenso tra i differenti partiti, tutti i maggiori punti di vista politici furono rappresentati all'interno della forza lavoro delle radio e dalle stazioni televisive possedute dallo stato. Avendo i loro sostenitori all'interno della forza lavoro dei media elettronici, sia il governo, sia i partiti all'opposizione potevano utilizzare i loro membri per esprimere i loro punti di vista sulle notizie e gli altri programmi delle broadcastings corporation nazionalizzate. Con l'adozione della pillarisation, la versione di Blum della libertà dei media fu trasformata in una struttura istituzionale stabile per l'amministrazione delle stazioni radio e televisive possedute dallo stato. Secondo i suoi sostenitori, tutti i cittadini potevano ora esprimere indirettamente i loro punti di vista nei media elettronici nazionalizzati votando i loro rappresentanti politici.

Ma, in realtà, i media elettronici erano ancora fuori dal controllo del loro pubblico e dei lavoratori. Come in altre istituzioni del servizio pubblico di stato, i politici ed i burocrati in carica nei media nazionalizzati, identificavano sempre più il loro interesse con i bisogni della popolazione. Con un monopolio sui media elettronici, i principali partiti politici furono in grado di escludere i dissidenti che si opponevano al consenso unanime dalle onde radio. Per esempio, dopo lo scoppio della Guerra Fredda, i rappresentanti eletti dei partiti a favore dei comunisti russi furono interdetti dalle stazioni di pubblico servizio della radio e della televisione dato che sostenevano gli oppositori totalitari dei paesi dell'Europa occidentale. Similmente, liberati dalle pressioni degli inserzionisti e dai possessori privati, i direttori dei media nazionalizzati potevano riempire i loro palinsesti con programmi educativi e culturali. Mentre la maggioranza della popolazione voleva soprattutto spettacoli di intrattenimento per il loro divertimento, i broadcaster di stato soddisfacevano principalmente i gusti culturali delle parti più privilegiate della società. In modo decisivo, come membri della burocrazia del servizio pubblico statale, i direttori dei media nazionalizzati erano una parte integrante di questa elite istruita. Dal momento che la libertà dei media veniva vista solo come un diritto politico, la fornitura di programmi di intrattenimento poteva essere ampiamente ignorato dalle stazioni radio e televisive nazionalizzate. Invece, seguendo la tradizione Giacobina, la diffusione della cultura elevata da parte dei media elettronici era incoraggiata come mezzo per educare i cittadini in idee corrette.

Il processo di separazione del servizio pubblico di broadcasting da qualsiasi forma di controllo popolare fu molto sviluppato in Gran Bretagna. Nei primi anni '20, fu fondata la British Broadcasting Corporation (BBC) come monopolio nazionalizzato finanziato dalla tassa di concessione. Ma, in contrasto con la pillarisation adottata dai suoi equivalenti continentali europei, la BBC aveva un'indipendenza completa da qualsiasi controllo diretto sia del governo, sia dei politici dell'opposizione. Come primo direttore generale della BBC, Reith impedì con successo che i partiti politici inglesi avessero qualsiasi coinvolgimento quotidiano nella sua gestione. Al fine di preservare questa autonomia, Reith assicurò che i leaders dei maggiori partiti politici sarebbero apparsi regolarmente nei programmi della BBC e che i loro punti di vista sarebbero stati riportati nei suoi notiziari. Per mezzo di un abile lobbismo, Reith persuase i maggiori partiti politici a fare affidamento sulla neutralità della gestione della BBC per la presentazione imparziale dei loro punti di vista. Pertanto, nei programmi bilanciati della BBC, c'erano dei limiti stretti sul pluralismo politico. Durante lo Sciopero Generale del 1926, ai leaders dei sindacati ed al partito Laburista fu impedito di trasmettere per radio e televisione. Anche senza agitazione civile, i comunisti ed i fascisti venivano esclusi sistematicamente dalle onde radio. Allo stesso tempo, Reith credeva anche che la BBC aveva il compito di educare la popolazione inglese. Sotto il suo controllo, la società limitava la quantità di intrattenimento popolare nei suoi programmi. Invece, la BBC trasmetteva principalmente programmi religiosi, educativi e di musica classica per i suoi ascoltatori. Soprattutto anche, Reith voleva che la BBC imponesse la cultura del ceto medio conservatore sul resto del paese. Per Reith, il ruolo pedagogico della corporazione includeva anche di migliorare gli accenti dei suoi ascoltatori della classe lavoratrice. Creando lo ‘inglese della BBC‘, egli sperava che un accento inglese standardizzato del sud sarebbe stato adottato dall'intera popolazione britannica.

Dopo l'industrializzazione dei media, il diritto politico della libertà delle comunicazioni non poteva essere più fondato sul diritto economico della proprietà privata. Posseduti da una minoranza di azionisti, i quotidiani a larga diffusione e le stazioni radio commerciali escludevano la maggioranza dei cittadini dall'esercizio della libertà di parola sulla stampa e sulle onde radio. In risposta, i politici dell'ala sinistra sostenevano la nazionalizzazione dei media, che avrebbe posto i quotidiani e le stazioni radio sotto il controllo della ‘volontà generale‘ di tutti i cittadini. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la collaborazione dei possessori dei media commerciali con il fascismo ha creato l'opportunità per l'introduzione di questo nuovo modello della libertà dei media. Dal momento che i Blanquisti ed i Leninisti erano troppo autoritari, la versione pluralista di Blum della libertà dei media giacobini fu adottata per i media elettronici nazionalizzati attraverso l'Europa occidentale. Sebbene il broadcasting del servizio pubblico non avesse creato delle comunicazioni a due vie, tutti i cittadini potevano influenzare il flusso ad una via di comunicazioni prodotte dai media posseduti dallo stato scegliendo tra i partiti politici in competizione in elezioni regolari. Tuttavia, questa democratizzazione dei media elettronici condusse contemporaneamente alla burocratizzazione delle onde radio. Dal momento che essi erano solo indirettamente responsabili verso il popolo, i politici ed i burocrati erano sempre più in grado di amministrare le broadcasting corporations nel loro interesse. Se tutti i cittadini fossero in grado di esprimere i loro punti di vista sulla stampa o sulle onde radio, una versione più radicale della libertà dei media sarebbe necessaria.

 

LA SFIDA DELLA NUOVA SINISTRA

Con la metà degli anni '60, sia l'ala destra, sia l'ala sinistra dei governi nel mondo industrializzato ritenevano che l'adozione del Fordismo avesse rimosso le cause principali dello scontento sociale tra i loro elettorati. Nei contesti nazionali e locali, i diversi partiti politici gareggiarono per offrire salari più alti e più servizi sociali agli elettori. Dato che le loro entrate aumentarono costantemente, i lavoratori furono in grado di acquistare i beni di consumo prodotti dalle aziende, come i frigoriferi, i radioregistratori, gli aspirapolvere e le lavatrici. Dai primi anni '50 in poi, il bene di consumo finale divenne disponibile alla gente comune: il televisore. Quando i ricevitori di proprietà si diffusero, assistere ai programmi televisivi divenne rapidamente la più popolare attività di ozio nelle società Fordiste. Sebbene essi non potessero sfuggire alla necessità di lavorare, i lavoratori erano ora intrattenuti ed informati da suoni ed immagini nelle loro case.

Nonostante il rapido innalzamento negli standard di vita, la crescita della società del consumo creò le proprie tensioni sociali. Durante gli anni '60 ed i primi anni '70, questo disagio portò al sorgere della Nuova Sinistra nei principali paesi industrializzati. Sebbene inizialmente ispirato dalle proteste contro l'invasione americana del Vietnam, questo movimento presto sfidò il conservatorismo culturale e sessuale della propria società. Nei primi stadi del Fordismo, lo stato ed i datori di lavoro incoraggiarono la repressione culturale e sessuale nella classe lavoratrice per rinforzare la disciplina di lavoro sulle catene di montaggio. Tuttavia, una volta che il Fordismo si sviluppò pienamente, la fine della disoccupazione e la diffusione del consumo di massa indebolirono questo ordine sociale puritano. Abbandonando la moralità dei loro genitori, molti giovani adottarono lo stile di vita hippie, che sosteneva l'edonismo sessuale e chimico. Con la metà degli anni '60, questo bohemianismo culturale si è trasformato in ribellione sociale. Dal momento che essi non hanno più rispettato l'autorità dei loro capi, i giovani lavoratori hanno fomentato un movimento di assenteismo, di scioperi selvaggi e di sabotaggio nelle fabbriche. Mentre la maggior parte degli attivisti stavano semplicemente lottando per maggiori salari e migliori condizioni, una minoranza rivoluzionaria rifiutò l'intero compromesso Fordista. Mentre i loro genitori consideravano il televisore, i frigoriferi e le auto come liberazione dalla povertà, questi giovani radicali ritenevano che il desiderio per i beni di consumo avesse intrappolato la società nella monotonia del lavoro salariato. Secondo il loro punto di vista, la liberazione culturale era solo il primo passo verso la rivoluzione sociale.

Sebbene essi fossero degli anti-capitalisti, questi giovani rivoluzionari erano anche critici dei partiti tradizionali di Sinistra. Invece di maggiore modernizzazione, questa nuova generazione voleva una rivoluzione immediata contro la società del consumo. Nei primi anni '60, la Situationist International aprì la strada a questa nuova forma di politica, che era iniziata come un gruppo di arte radicale. Secondo la sua analisi, l'introduzione della produzione e del consumo di massa pose fine alla povertà del passato per la maggioranza della popolazione. Ma, nel processo di modernizzazione, i membri della società civile sono stati trasformati da singoli proprietari in lavoratori salariati. Deprivati del possesso della proprietà privata, la maggioranza della popolazione era ora incapace di controllare il suo tempo al lavoro. Con la creazione della società del consumo, questa alienazione è stata estesa alla vita quotidiana. Sotto il Fordismo, i lavoratori non solo dovevano lavorare in fabbriche ed uffici, ma anche consumare i beni prodotti dalle catene di montaggio. Dal momento che le grandi corporazioni tentavano di manipolare i modelli di consumo, i Situazionisti ritenevano che la maggior parte della popolazione fosse ora oppressa nel suo ozio, così come nel suo lavoro. Come consumatori passivi, i lavoratori potevano solo rispondere alle decisioni di altri senza essere in grado di partecipare loro stessi. Utilizzando la metafora del Teatro, i Situazionisti denunciavano il Fordismo come ‘società dello spettacolo‘.

Rifiutando le tradizioni europee della sinistra Giacobina, i Situazionisti sostenevano che l'alienazione del lavoro e della vita quotidiana potesse essere superata solo dalla creazione di una democrazia diretta, che avrebbe posto fine alla separazione del potere politico ed economico dal controllo popolare. Nella Rivoluzione in Francia del maggio '68, questa utopia rivoluzionaria venne temporaneamente realizzata dall'occupazione nazionale delle fabbriche, delle università e di altre istituzioni dai lavoratori e dagli studenti in sciopero. Sotto lo slogan dell'auto-gestione, le persone da differenti occupazioni chiedevano l'estensione della democrazia nel luogo di lavoro. Perciò, gli individui si potevano identificare soltanto con le organizzazioni che lottavano contro le proprie oppressioni particolari come le donne, gli omosessuali o i membri di comunità etniche. Ma, nonostante la continuazione dell'agitazione industriale nel corso degli anni '70, la Nuova Sinistra non ottenne mai una grande influenza nel movimento operaio. Invece, nel mondo industrializzato, questi giovani rivoluzionari trasferirono le loro speranze per l'aumento della democrazia diretta verso nuovi movimenti sociali. Durante gli anni '60, i radicali americani fecero con successo delle campagne autonome per difendere i diritti delle donne, delle lesbiche e dei gay, delle minoranze etniche e di altre comunità. Trascinati da questa esperienza, molti intellettuali della Nuova Sinistra affermarono che i partiti ed i sindacati della tradizionale classe lavoratrice erano ora obsoleti. Secondo il loro punto di vista, con la modernizzazione completata, le classi in competizione nel capitalismo si erano frammentate in differenti gruppi sociali. Applicando questa analisi all'Europa occidentale, Félix Guatteri richiese la creazione di una ‘micro-politca del desiderio‘, che avrebbe espresso queste nuove forme di lotta popolare. Secondo la sua analisi, i rivoluzionari potevano solo unire la maggioranza della popolazione nella lotta contro il capitalismo difendendo le richieste specifiche di ogni autonoma campagna. In modo decisivo, Guattari riteneva che la stretta collaborazione tra i nuovi movimenti sociali nella lotta rivoluzionaria fosse resa possibile dal loro comune impegno di indirizzare la democrazia nelle loro strutture interne. Nel suo punto di vista, queste campagne autonome fornivano un esempio pratico della fine della separazione della politica dalla vita quotidiana, che dimostrava che una rivoluzione sociale era imminente nel Fordismo.

 

 

I MEDIA ALTERNATIVI

A causa delle origini della Nuova Sinistra nella ribellione culturale, molti giovani rivoluzionari erano convinti che la diffusione dello stile di vita hippie fosse una parte cruciale della lotta rivoluzionaria. Secondo il loro punto di vista, l'etica del lavoro, il patriottismo, la discriminazione sessuale, il razzismo ed altri atteggiamenti conservatori erano delle difese culturali costruite dalla classe dirigente contro la diffusione delle idee rivoluzionarie tra i lavoratori. Come Blanqui e Lenin, la maggior parte degli intellettuali della Nuova Sinistra ritenevano che la maggioranza della popolazione fosse stata indottrinata ideologicamente in false idee dai media capitalisti. Nei loro scritti, questi pensatori esponevano inflessibilmente le distorsioni politiche dei quotidiani a larga diffusione e dei media elettronici. Ispirati dalla Rivoluzione Culturale Cinese, alcuni radicali invocavano anche la creazione di nuovi tipi di media totalitari, che avrebbero educato l'intera popolazione alle idee politicamente corrette.

In contrasto, i Situazionisti rifiutavano l'analisi leninista dei media. Secondo il loro punto di vista, la diffusione delle ideologie borghesi erano solo un effetto del potere dei media. Invece, la loro analisi enfatizzava la passività imposta sui lavoratori dal dominio dei media. Secondo i Situazionisti, la radiodiffusione e la teletrasmissione dovevano essere esaminati come le forme primarie della ‘società dello spettacolo‘. In modo decisivo, l'organizzazione fordista dei media elettronici impediva qualsiasi comunicazione a due vie tra i diversi membri del pubblico. Con le loro strutture centralizzate, ci poteva essere solo un flusso di comunicazioni ad una via nella radiodiffusione e nella teletrasmissione. Con il pubblico ridotto alla passività, le stazioni della radio e della televisione potevano utilizzare i loro palinsesti dei programmi per rafforzare i ritmi quotidiani della società Fordista. Mentre i programmi radiofonici del mattino incoraggiavano la gente a recarsi al lavoro, i programmi televisivi serali fornivano un rilassamento istantaneo, dopo una giornata faticosa in ufficio o in fabbrica. Allo stesso tempo, i media elettronici creavano anche i mercati per i beni di consumo prodotti dalle fabbriche Fordiste per mezzo della pubblicità e dai programmi che mettevano in evidenza i ricchi stili di vita. Analogamente, i media elettronici mantenevano l'illusione della scelta offerta dalla democrazia rappresentativa, tramite il tempo di trasmissione offerto ai partiti in competizione. Ipnotizzando i suoi ascoltatori passivi, i media elettronici hanno esteso le discipline della fabbrica nel tempo dell'ozio dei lavoratori.

In seguito alla Rivoluzione del maggio '68, l'analisi dei Situazionisti venne ampiamente accettata tra le sezioni più radicali della Nuova Sinistra. Per esempio, Guattari pensava che i mezzi di comunicazione di massa avessero preso il posto della religione e della forza fisica, come metodo più importante di imporre la disciplina sociale nelle società capitaliste. Utilizzando i suoi studi psicoanalitici, Guattari sosteneva che i media elettronici promuovessero forme specifiche di ‘desiderio‘ tra i loro spettatori. Bombardata dalla pubblicità e dagli intrattenimenti insulsi, alla maggioranza della popolazione veniva lavato il cervello per diventare dei fedeli lavoratori e degli acquirenti soddisfatti. In modo decisivo, i filosofi radicali ritenevano che l‘efficacia di questa nuova forma di controllo sociale dipendesse dall'esclusione della maggioranza della popolazione da ogni partecipazione nei media. Secondo Guattari ed i suoi seguaci, la Nuova Sinistra doveva contrastare l'influenza ideologica dei quotidiani e dei media elettronici, inventando una nuova forma di libertà dei media. Rifiutando le soluzioni Giacobine del passato, essi richiesero l'applicazione dei principi della democrazia diretta nei media.

A metà degli anni '60, la Nuova Sinistra americana aprì la strada al modello di auto-gestione della libertà dei media. Utilizzando le tecniche economiche di stampa off-set, i giovani radicali allestirono de quotidiani clandestini per seguire gli eventi censurati dai media tradizionali, come le proteste contro la guerra del Vietnam, i nuovi movimenti sociali, la musica rock e la cultura hippie. Al contrario dei predecessori Leninisti, questi giornali alternativi non difendevano le politiche di un singolo partito rivoluzionario. Invece, essi tentavano di fornire una ‘contro-informazione‘ sulle attività di tutte le sezioni della Nuova Sinistra. Sebbene alcuni fossero portati avanti da imprenditori hippie, la maggior parte dei quotidiani alternativi erano organizzati come cooperative. In questi quotidiani auto-gestiti, i giornalisti non solo nominavano gli editori, ma anche ruotavano mansioni importanti tra di loro. In modo decisivo, questi giornali radicali alternativi consentivano ai loro lettori di contribuire con i loro articoli, poemi, fotografie e disegni. Incoraggiando la partecipazione nella produzione e nella gestione dei loro quotidiani, la Nuova Sinistra americana sperava di liberare il popolo dalla passività imposta su di loro dai media tradizionali.

Ispirati dal successo della stampa alternativa, altri radicali della Nuova Sinistra incominciarono a sperimentare la televisione di comunità. Nei primi anni '70, la prima videocamera portatile divenne disponibile ed il prezzo della VCRs cadde sensibilmente. Secondo la comunità dei video attivisti, le abilità della produzione televisiva potevano essere facilmente apprese dai dilettanti. Per di più, quasi tutti potevano esprimere le loro opinioni in un'intervista televisiva. Pertanto, questi video radicali sostennero che i nuovi movimenti sociali dovessero fare i loro programmi sulle loro lotte. Soprattutto, essi volevano anche costruire un sistema televisivo interattivo, che avrebbe consentito le comunicazioni a due vie tra i telespettatori. Secondo il loro punto di vista, quando ciascuno sarebbe stato connesso alla rete televisiva via cavo, gli individui ed i gruppi sarebbero stati in grado di parlare per loro stessi, senza bisogno di essere rappresentati dai politici o di programmi confezionati da parte dei professionisti dei media. Sfortunatamente, per gli attivisti della comunità video, la costruzione di un'agora elettronica nella teletrasmissione era tecnicamente impossibile nei primi anni '70. Con reti via cavo disponibili solo in poche città, la comunità della teletrasmissione venne ristretta ad un numero limitato di canali sperimentali negli USA e nell'Europa occidentale.

In contrasto, le stazioni radio della comunità furono portate avanti con successo nel mondo industrializzato. Alla fine degli anni '40, le prime stazioni radio di comunità sono state fondate dai pacifisti negli USA. Dopo il sorgere della Nuova Sinistra, queste stazioni radio vennero rapidamente radicalizzate dai loro giovani membri. Con gli anni '60, le stazioni radio di comunità giocarono un ruolo importante nelle proteste contro la guerra del Vietnam e nel sorgere di nuovi movimenti sociali. Come i giornali alternativi, queste stazioni radicali non solo fornivano ‘contro-informazione‘ sui gruppi politici dissidenti, ma erano anche portate avanti come organizzazioni auto-gestite. Nel 1975, questa forma di media della Nuova Sinistra si diffuse all'Europa occidentale. Dopo un celebre caso giudiziario, la confisca di un trasmettitore di una stazione radio radicale pirata venne dichiarata incostituzionale in Italia. Come conseguenza, migliaia di stazioni radio e televisive senza licenza sorsero in tutte le parti del paese. Sebbene la maggior parte fosse commerciale, una minoranza di queste stazioni radio erano portate avanti da gruppi rivoluzionari. Utilizzando trasmittenti di basso costo, studi fatti in casa e lavoro volontario, le stazioni radio di comunità erano molto più facili da condurre, rispetto ai quotidiani alternativi. In modo decisivo, queste stazioni radio della Nuova Sinistra non solo eleggevano i loro amministratori, ma tentavano anche di infrangere la separazione tra i professionisti dei media ed il loro pubblico. Da trasmissioni il cui pubblico interviene per telefono a programmi fatti da volontari le stazioni radio italiane di comunità incoraggiavano la partecipazione degli ascoltatori alle loro trasmissioni. Soprattutto, queste stazioni consentivano anche ai loro ascoltatori di descrivere le loro esperienze nelle lotte sociali o le loro opinioni su questioni politiche, senza l'interferenza dei partiti o dei giornalisti. Secondo molti attivisti della Nuova Sinistra, queste stazioni radio di comunità hanno indebolito con successo il dominio della ‘società dello spettacolo‘ sui media elettronici.

Seguendo il successo della radiodiffusione di comunità in Italia, delle stazioni simili vennero allestite nei paesi europei occidentali. In modo decisivo, molti radicali della Nuova Sinistra ritenevano che la realizzazione del modello di auto-gestione della libertà dei media nella radiodiffusione stava aprendo la strada per una rivoluzione sociale. Soprattutto, la nuova forma di libertà dei media era la difficoltà tecnologica dei problemi pratici di creazione di una democrazia diretta su scala nazionale. Dal momento che ciascun cittadino non poteva frequentare personalmente un'agora in un grande paese, i rivoluzionari borghesi hanno sostituito la monarchia assoluta con una forma rappresentativa di democrazia. Tuttavia, sebbene tutti i cittadini ottennero il voto, l'elezione dei politici professionisti per condurre lo stato esacerbò la separazione del potere politico dalla società civile. Secondo la Nuova Sinistra, questa alienazione potrebbe essere ora superata dalla realizzazione del modello dell'auto-gestione della libertà dei media. All'interno della ‘società dello spettacolo‘, le stazioni radio e televisive centralizzate trasmettevano solo flussi di comunicazioni ad una via dai partiti politici e dai professionisti dei media ad ascoltatori e spettatori isolati. Ma, dopo una rivoluzione sociale, i radicali della Nuova Sinistra ritenevano che i media elettronici potessero essere utilizzati per stabilire delle comunicazioni a due vie tra gli incontri localizzati di lavoratori. Con la formazione di questi legami orizzontali, la democrazia diretta poteva essere estesa elettronicamente oltre i confini fisici di un incontro generale. Così, con l'instaurarsi di comunicazioni a due vie nella radiodiffusione e nella teletrasmissione, ognuno sarebbe stato in grado di prendere parte al processo decisionale sociale partecipando ad un'agora elettronica.

Secondo alcuni pensatori della Nuova Sinistra, la creazione di un'agora elettronica sarebbe possibile solo una volta che tutti fossero collegati ad una rete televisiva via cavo. In contrasto, Guattari ed altri radicali sostenevano che la radiodiffusione di comunità poteva essere utilizzata per costruire l'agora elettronica. Come altri pensatori della Nuova Sinistra, essi ritenevano che i nuovi movimenti sociali avessero già istituito la democrazia diretta all'interno delle loro organizzazioni. Come passo successivo, essi chiedevano che le femministe, gli ecologiste, le lesbiche ed i gay e le comunità etniche ed altre campagne autonome avrebbero dovuto allestire le loro stazioni radio di comunità. Allora, ciascun nuovo movimento sociale poteva tenere le sue discussioni interne sulle sue stazioni radio. Allo stesso tempo, un dibattito comune poteva essere portato avanti tra le diverse comunità, attraverso la rete diffusa delle stazioni radio alternative. Secondo Guattari ed i suoi seguaci, queste discussioni specifiche e generali sulle stazioni radio di comunità sarebbero state combinate in un incontro permanente sulle onde radio, che avrebbe coinvolto ogni nuovo movimento sociale e la società civile nella sua totalità. Così, la realizzazione del modello di auto-gestione della libertà dei media nella radiodiffusione avrebbe fornito il trucco tecnico per superare i limiti fisici della democrazia diretta. Senza aspettare la costruzione di una rete televisiva via cavo, l'agora elettronica potrebbe essere costruita immediatamente sulle onde radio.

Nel modello di auto-gestione della libertà dei media, i membri della società civile esercitavano i loro diritti politici individuali di libertà nelle comunicazioni, attraverso il diritto economico collettivo di possesso esercitato dalle cooperative. Contrariamente alle versioni precedenti, questa nuova forma di libertà dei media non limitava la partecipazione alla produzione ad una minoranza di giornalisti-tipografi uomini o a politici professionisti ed ai giornalisti. Tuttavia, le speranze rivoluzionarie incarnate nella forma di auto-gestione della libertà dei media non erano soddisfatte nella pratica. Con la fine degli anni '70, i media della Nuova Sinistra hanno incominciato ad andare in declino. Durante un periodo di ritorno ad una condizione precedente, ci fu una disillusione diffusa sulla politica tra tutti i settori della popolazione. Affidandosi al lavoro ed ai finanziamenti volontari, la maggior parte delle pubblicazioni radicali fecero bancarotta. Allo stesso tempo, quei giornali alternativi con un molti lettori furono trasformati lentamente in imprese commerciali convenzionali. All'interno della teletrasmissione di comunità, la maggior parte delle stazioni sperimentali non hanno mai ottenuto sufficiente sostegno per evolvere in canali permanenti. Persino nella radio di comunità, le stazioni radicali hanno incontrato grandi difficoltà nel reclutamento di nuovi attivisti e un aumento delle entrate. Verso la fin degli anni '80, molti dei media alternativi entrarono negli stadi finali della caduta, con il declino dell'audience, poco denaro e liti interne. Tra i sopravvissuti, i media radicali erano di solito portati avanti da una piccola minoranza di attivisti della Nuova Sinistra. Con il loro alto livello di coinvolgimento politico, erano spesso separati culturalmente dalla loro audience designata. Sotto il modello dell'auto-gestione della libertà dei media, si supponeva che tutti gli individui partecipassero nelle comunicazioni a due vie. Ironicamente, in un'era di apatia politica, la maggior parte dei media della Nuova Sinistra fornivano solo un flusso di propaganda ad una via da un piccolo gruppo di attivisti rivoluzionari. Senza la partecipazione di tutti i membri della società civile, era impossibile costruire l'agora elettronica. Come le speranze utopiche della Nuova Sinistra vennero meno, un nuovo modello di libertà dei media poteva essere tentata.

 

LA CRISI DEL FORDISMO

Dalla fine degli anni '40 in poi, le economie dei paesi industrializzati godevano di una crescita continua, con salari e profitti che crescevano regolarmente in parallelo. Tuttavia, nei primi anni '70, il tasso di crescita improvvisamente andò in declino. In parte, questo rallentamento nell'economia fu causato dalla rivolta della Nuova Sinistra contro le discipline della catena di montaggio. Allo stesso tempo, una rapida crescita del prezzo del petrolio e di altre materie prime aumentò sostanzialmente i costi di produzione per molte imprese. Come nei decenni precedenti, i governi nazionali risposero alla crisi adottando politiche di reflazione. Ma, diversamente dalle recessioni precedenti, la strategia Fordista non funzionò. Invece, l'economia mondiale entrò in un periodo di inflazione persistente, di instabilità corrente e di disoccupazione crescente. Questo fallimento nella politica economica fu causato dalla globalizzazione della produzione. Per oltre trenta anni, le società americane, europee e giapponesi si erano lentamente espanse per ottenere delle economie di scala a livello internazionale. Fuori dal controllo di ciascun governo nazionale, il sistema globale di commercio creato da queste multinazionali era regolato dai mercati finanziari mondiali. Seguendo la caduta dei tassi, la competizione internazionale tra le diverse monete sempre più determinò le politiche economiche interne dei paesi industrializzati. Per esempio, la reflazione in un singolo paese era evitata dal regolamento di pagamenti in crisi, che costringevano ad un ritorno alle politiche di deflazione. Una volta che i governi dei paesi industrializzati persero il controllo sulle loro economie nazionali, il circolo virtuoso dell'aumento della produzione e del consumo venne rotto. Invece di crescere regolarmente i salari ed il benessere, i lavoratori si trovarono di fronte a tagli nei benefici sociali, stipendi stagnanti e disoccupazione di massa. Di fronte al riemergere dei problemi sociali del passato, nuove soluzioni dovettero essere trovate per fronteggiare la crisi del Fordismo che si approfondiva.

 

LE UTOPIE POST-INDUSTRIALI

Dopo il fallimento dei tradizionali rimedi reflazionari, molti politici ed intellettuali erano convinti che il Fordismo avesse raggiunto i suoi limiti intrinseci sociali, organizzativi e tecnologici. Tuttavia, a differenza della Nuova Sinistra, essi non accettavano che una rivoluzione sociale fosse necessaria per trascendere la crisi del sistema. Invece, essi credevano che una nuova forma di società sarebbe emersa spontaneamente dalla convergenza crescente del computer, dei media e delle tecnologie di comunicazione. Nei primi anni '60, Marshall McLuhan fu il primo profeta di una nuova era post-industriale. Secondo questo guru, lo sviluppo delle società umane era determinato esclusivamente dalle loro tecnologie, specialmente dalle diverse forme di media. Per esempio, egli affermava che l'industrializzazione Fordista era stata causata dall'invenzione della stampa, che determinò la disciplina, l'individualità e la razionalità. Tuttavia con l'introduzione della radiodiffusione e della teletrasmissione, questa società industriale ha cominciato a crollare. Dal momento che si supponeva che i media elettronici incoraggiassero la partecipazione ed il coinvolgimento, la generazione più giovane non avrebbe accettato più le gerarchie imposte dal Fordismo.

Per McLuhan, le rivolte degli studenti e la ribellione culturale degli hippies erano semplicemente dei sintomi di uno scontro tra due forme rivali di media. Dal suo punto di vista, questa crisi poteva essere superata solo da un trionfo finale dalle nuove tecnologie dell'informazione. Con la diffusione dell'automazione del computer, la produzione Fordista sarebbe stata sostituita dall'elaborazione dell'informazione. Come conseguenza, il lavoro alienante e noioso della fabbrica sarebbe stato trasformato in lavoro intellettuale partecipativo e divertente. Similmente, la diffusione dei media elettronici avrebbe superato anche le divisioni nazionali e sociali tra le persone. Quando tutti avrebbero guardato gli stessi programmi televisivi, McLuhan riteneva che i vecchi odi ed incomprensioni sarebbero scomparsi. Come un devoto cattolico, questo profeta dell'era dell'informazione sperava che il mondo intero sarebbe stato unito in una versione mistica dell'agora elettronica: il ‘villaggio globale‘. Ispirati dalla celebrità di McLuhan, anche altri intellettuali iniziarono a predire la sostituzione del Fordismo con una società post-industriale. Secondo questi futurologi, l'introduzione delle tecnologie dell'informazione avrebbe spostato l'impiego dalle industrie di produzione e di estrazione verso il settore dei servizi, specialmente nei media e nelle aziende ad alta tecnologia. Come conseguenza, i lavoratori della catena di montaggio, sarebbero stati sostituiti dai professionisti in colletto bianco. In parallelo, i burocrati e gli industriali avrebbero perso il loro potere politico ed economico passandolo agli scienziati ed agli accademici, che avevano le abilità di inventare le nuove tecnologie dell'informazione. Per i futurologi, la crisi del Fordismo era una prova della correttezza della loro analisi. Per esempio, essi sostenevano che il riemergere di una disoccupazione di massa fosse causata dal fallimento di addestrare i lavoratori all'era della nuova informazione, piuttosto che dalla perdita del controllo sulle economie nazionali sui mercati finanziari globali. Come deterministi tecnologici, questi profeti ritenevano che la profonda crisi economica dei primi anni '70 fosse causata esclusivamente dall'invenzione di nuovi tipi di macchinari.

A causa del loro determinismo tecnologico, i futurologi erano affascinati dai media elettronici. Poiché il personal computer non era stato ancora inventato, gli apparecchi radio e televisivi erano le tecnologie di informazione più importanti nell'utilizzo quotidiano. Secondo questi gurus, i media elettronici stavano già aprendo la strada alla società dell'informazione del futuro nel presente. Per esempio, con le loro mode sempre mutevoli, le stelle e gli slogan pubblicitari, le stazioni radio e televisive dimostravano l'obsolescenza dei metodi rigidi di produzione del Fordismo. Nel futuro, i futurologi ritenevano che l'introduzione del satellite e delle tecnologie televisive via cavo avrebbero ampiamente accresciuto l'influenza dei media elettronici. In modo decisivo, essi prevedevano che la costruzione di una rete televisiva interattiva via cavo avrebbe condotto inevitabilmente allo sviluppo di una democrazia diretta. Nell'utopia post-industriale, gli spettatori sarebbero stati in grado di registrare le loro opinioni su questioni di interesse pubblico premendo semplicemente i loro telecomandi. Così, senza la necessità di una rivoluzione sociale condotta dalla Nuova Sinistra, i futurologi credevano che la diffusione delle tecnologie della nuova informazione avrebbero creato automaticamente l'agora elettronica.

 

NEO-LIBERALI HI-TECH

Nonostante le conclusioni utopistiche, le profezie dei futurologi erano utilizzate dai partiti conservatori per persuadere sull'adozione di politiche economiche neo-liberali i paesi maggiormente industrializzati. Nei primi anni '80, guidato da Reagan negli USA e da Thatcher in Gran Bretagna, i governi nel mondo privatizzarono e deregolarono i loro settori finanziari ed industriali. Abbandonando le politiche interventiste e tagliando le spese per il benessere, i politici speravano di ridare vita alle loro economie, tramite la rapida integrazione delle loro istituzioni finanziarie e della aziende di produzione nel mercato globale. In modo decisivo, questi governi conservatori ritenevano che l'accresciuta competizione di mercato avrebbe incoraggiato l'adozione di nuove tecnologie dell'informazione. Ispirati dai futurologi, essi pensavano che la crisi del Fordismo fosse finalmente superata dall'emergere della società post-industrale. Sebbene i futurologi avessero predetto la venuta imminente della democrazia diretta, i governi neo-liberali utilizzarono le loro profezie per difendere la creazione di una più ampia competizione di mercato. Dal momento che essi limitavano i profitti e impedivano l'ingresso di altri concorrenti, le regole dello stato furono condannate perché scoraggiavano le aziende dall'assumere il rischio di introdurre le nuove tecnologie dell'informazione nelle loro industrie. Così, accettando l'inevitabilità della transizione ad una società post-industriale, i governi conservatori erano in grado di giustificare la rimozione di tutti i controlli normativi sulle aziende private. Ironicamente, sia Reagan, sia Thatcher, ritenevano che il successo delle loro politiche economiche neo-liberali fosse dimostrato dalla sovraespansione del settore dei servizi e dal declino delle industrie manifatturiere nei loro paesi.

Per ottenere il sostegno elettorale per l'adozione delle politiche economiche neo-liberali, i partiti conservatori ricorrevano all'interesse singolo dei lavoratori meglio pagati. Con l'avvento della società del consumo, gli standards di vita della maggior parte del popolo si erano notevolmente elevati. Secondo i neo-liberali, i lavoratori dovevano ora essere incoraggiati a diventare possessori di proprietà privata. Estendendo il possesso di azioni, di piccole aziende e di case, i politici conservatori speravano che molti lavoratori non avrebbero più sostenuto soluzioni collettive ai loro problemi, come l'intervento di stato o la democrazia sul posto di lavoro. Invece, questi possessori-di-proprietà salariati sarebbero stati più interessati ad esprimere la loro autonomia individuale, specialmente nelle loro vite private. Riprendendo i principi delle rivoluzioni borghesi, i neo-liberali raccomandarono che ai singoli cittadini dovessero essere date delle garanzie legali della loro indipendenza dai controlli dello stato. Mentre i Socialisti difendevano il pubblico servizio di stato come rappresentativo dell'intera Nazione-Popolo, i conservatori sostenevano i diritti individuali per la protezione di ogni cittadino contro gli abusi del potere politico. In modo decisivo, questi diritti non erano rivendicati solo dai singoli cittadini. Con la globalizzazione della produzione, anche le aziende avevano bisogno di garanzie contro le azioni arbitrarie dei governi nazionali. Come persone legali, le società per azioni volevano gli stessi diritti giuridici dei singoli cittadini. Sotto lo slogan della libertà, i neo-liberali chiedevano la protezione degli interessi specifici del capitale privato nel nome dei diritti universali di tutti i cittadini.

Come una parte centrale della loro campagna per una maggiore concorrenza di mercato, i neo-liberali crearono una nuova definizione della libertà dei media. Facendo eco alle profezie dei futurologi, essi chiedevano che l'applicazione delle loro politiche di deregolazione e di privatizzazione nei media elettronici incoraggiasse la costruzione rapida di una rete interattiva via cavo. Una volta che questa rete venisse costruita, gli individui non sarebbero più stati dei consumatori passivi, che guardavano semplicemente dei programmi forniti dalle società pubbliche o private. Invece, sarebbero diventati dei consumatori attivi, che avrebbero espresso le proprie opinioni in rete. Così, i singoli cittadini avrebbero utilizzato le telecamere, i computers ed altri equipaggiamenti per impegnarsi in comunicazioni a due vie, producendo i loro media elettronici. Facendo rivivere le tradizioni dei giornalisti-tipografi, i neo-liberali sostenevano che il diritto politico di libertà dei media poteva ancora una volta essere realizzato tramite il possesso privato dei mezzi di produzione. In modo decisivo, in contrasto con la Nuova Sinistra ed i futurologi, questi conservatori non credevano che la creazione di comunicazioni a due vie sulla rete via cavo conducesse alla formazione dell'agora elettronica. Invece, essi pensavano che le nuove tecnologie dell'informazione dovessero essere utilizzate per la costruzione di un mercato elettronico. Secondo il loro punto di vista, il più importante progresso tecnico sulla rete via cavo era la crittografia, che consentiva l'imposizione di un prezzo diretto per il consumo dei media elettronici per la prima volta. Con la formazione dei prezzi, la competizione di mercato tra i differenti produttori di media elettronici poteva essere creata nella rete via cavo. Invece della pubblicità o delle tasse di concessione, l'accesso alla rete via cavo poteva essere deciso interamente dalla competizione di mercato. Seguendo l'introduzione di questa soluzione tecnica al problema sociale della formazione del prezzo, i neo-liberali affermavano che l'intervento dello stato nei media elettronici era diventato obsoleto.

Invocando la creazione di un mercato elettronico, i governi conservatori erano in grado di conquistare il sostegno sia degli individui, sia delle aziende commerciali, che volevano aprire un accesso ai media. Nel 1927, l'introduzione della regolamentazione per la radiodiffusione negli USA è stata originariamente giustificata dalla carenza di frequenze sulle onde radio. Utilizzando la loro influenza sul governo federale, le corporazioni NBC e CBS hanno monopolizzato presto le onde radio. Sebbene sia sorta un'altra rete, la teletrasmissione era dominata anche dagli interessi corporativi. In risposta, la regolazione delle onde radio si stava stringendo gradualmente per rinforzare il pluralismo limitato nel resoconto politico, nel palinsesto dei programmi per bambini e pochi altri impegni di pubblico servizio. Con i primi anni '80, la regolamentazione di stato dei media elettronici americani venne attaccata sia dai gruppi radicali, in favore di maggiore broadcasting di comunità, sia da imprenditori commerciali, che chiedevano la fine dei costosi obblighi del servizio pubblico. Afferrando questa opportunità, il governo di Reagan rimosse rapidamente molti dei controlli sulla teletrasmissione terrestre e via cavo. Secondo l'amministrazione, l'abolizione della regolamentazione avrebbe portato presto alla creazione del mercato elettronico, dove ciascuno poteva prendere parte alle comunicazioni a due vie sulla rete interattiva via cavo. Tuttavia, a breve termine, i beneficiari principali della deregolementazione e della privatizzazione dei media elettronici erano le grandi compagnie dei media. Nonostante le promesse di una società post-industriale, le economie di scala favorivano ancora i media industrializzati controllati dalle corporazioni Fordiste.

Sebbene le nuove tecnologie dell'informazione consentissero a nuovi servizi di entrare nel mercato, l'accesso più facile non aboliva l'influenza dei costi della prima copia nella produzione dei media. Dal momento che i gusti del pubblico non erano limitati ad una specifica comunità locale, gli stessi prodotti dei media erano spesso popolari tra le persone di diverse culture. Per decenni l'industria del cinema di Hollywood ha venduto con successo i suoi films intorno al globo e le società americane di musica hanno commercializzato i loro dischi in molti paesi diversi. Con l'apertura alla competizione di media elettronici precedentemente monopolizzati, era ora possibile commercializzare la teletrasmissione su una scala internazionale per la prima volta. Per esempio, ovunque vivessero, un gran numero di adolescenti si sarebbero sintonizzati sulla classifica dei 40 successi di MTV e molti adulti avrebbero guardato i notiziari della CNN durante 24 ore. Sebbene le barriere linguistiche impediscano l'emergere di un sistema completamente globale televisivo, le serie ed i telefilms americani doppiati dominano ancora i canali recentemente deregolati in molti paesi. Coprendo i suoi costi attraverso un pubblico in tutto il mondo, un produttore televisivo multinazionale potrebbe fornire programmi dagli alti costi di produzione a prezzi più convenienti di qualsiasi altro concorrente locale.

Con i primi anni '90, la deregolamentazione e la privatizzazione hanno condotto al dominio dei mercati dei media globali da un piccolo numero di corporazioni americane, europee e giapponesi. Queste organizzazioni non estendevano solo il loro controllo su diversi tipi di media, dai giornali, attraverso i films alla produzione televisiva. Allo stesso tempo, essi si univano con i possessori dei sistemi di distribuzione, come gli operatori della televisione via cavo o le compagnie telefoniche. Sebbene queste fusioni soddisfacevano le predizioni della convergenza tra le diverse tecnologie dell'informazione, le multinazionali dei media non stavano creando sufficienti posti di lavoro per rimpiazzare quelli persi nelle tradizionali industrie Fordiste, che erano state devastate dall'adozione delle politiche economiche neo-liberali. A causa dei bassi costi di riproduzione, c'era una straordinaria sproporzione tra il piccolo numero di lavoratori impiegati nei media e l'ampio pubblico per il loro prodotto. Nonostante le promesse dei neo-liberali, la maggioranza schiacciante degli individui erano ancora consumatori passivi, che potevano scegliere solo tra i canali della radio e delle televisione delle corporazioni dei media. In modo decisivo, la retorica delle comunicazioni a due vie è stata cambiata nella realtà di una maggiore scelta in flussi di comunicazioni ad una via.

Sebbene la competizione di mercato abbia fallito nel fornire più accesso individuale ai media elettronici, i neo-liberali credevano ancora che la deregolamentazione e la privatizzazione avrebbero creato la libertà delle comunicazioni nella radiodiffusione e nella teletrasmissione. Criticando il modello del pubblico servizio, essi facevano notare che i singoli cittadini potevano esprimere solo indirettamente i loro punti di vista sulle onde radio, votando i rappresentanti dei partiti politici. In contrasto, i neo-liberali sostenevano che la competizione di mercato tra le corporazioni dei media commerciali riflettevano direttamente i desideri del loro pubblico. Dal momento che essi volevano massimizzare i loro ascoltatori, le stazioni radio e televisive concorrenti dovevano fornire i tipi di programmi desiderati degli ascoltatori e dai telespettatori. Pertanto, selezionando i canali sui loro apparecchi radio e televisivi, i singoli cittadini determinavano il contenuto dei programmi nei media elettronici. Per esempio, erano forniti più programmi di intrattenimento ai telespettatori in sistemi commerciali che sotto il monopolio del servizio pubblico. In modo decisivo, i neo-liberali affermavano che l'intensa competizione per i telespettatori tra i canali creava una diversità di opinioni politiche sulle onde radio. Così, sebbene non potessero essere dei comunicatori attivi, questi gurus conservatori credevano che gli individui fossero stati autorizzati zappers dei canali. In questa versione del modello neo-liberale, il diritto politico dei singoli cittadini della libertà delle comunicazioni fu considerato allo stesso modo dei loro diritti economici come consumatori dei media elettronici.

Invocando un'utopia del libero mercato, i neo-liberali recuperarono con successo molte delle richieste della Nuova Sinistra. Da una parte, essi accettarono l'opposizione di questi rivoluzionari al puritanesimo culturale ed alle burocrazie irresponsabili. Così, entrambi i fronti potevano opporsi all'imposizione della censura morale ed alla monopolizzazione dei media dallo stato del pubblico servizio. Ma, dall'altra parte, i neo-liberali rifiutavano le richieste per l'auto-gestione delle istituzioni sociali ed economiche, inclusi i media elettronici. Secondo la Nuova Sinistra, la libertà individuale era possibile solo attraverso il possesso collettivo della proprietà attraverso le cooperative, come nei media di comunità. In contrasto, per i neo-liberali, la libertà individuale era l'assenza di regole di stato nel mercato come nella competizione aperta tra le diverse stazioni televisive via cavo. Combattendo la Nuova Sinistra, i neo-liberali promisero anche delle comunicazioni a due vie e la democrazia diretta per tutti gli individui. Pertanto, mentre si supponeva che l'agora elettronica ponesse fine all'alienazione del potere politico ed economico dal controllo popolare, il mercato elettronico consentiva agli individui solo di realizzare i loro bisogni di informazione ed intrattenimento, tramite lo scambio di beni. Soprattutto anche, i neo-liberali nascosero attentamente le conseguenze della deregolamentazione e della privatizzazione dei media. Sebbene gli individui avessero il diritto di produrre i loro media, il mercato elettronico era dominato dal prodotto delle grandi corporazioni. Per molte persone, la libertà dei media era ristretta al diritto di scegliere tra le stazioni radio e televisive concorrenti. Invece di essere dei comunicatori attivi, essi erano solo degli zappers di canali.

 

INFOINTRATTENIMENTO

Nel diciannovesimo secolo, i politici tentarono di conquistare il sostegno degli elettori tenendo incontri pubblici, facendo propaganda politica alle singole famiglie, reclutando membri del partito e sponsorizzando i quotidiani. Tuttavia, dai primi anni '20 in poi, i conflitti politici sono stati sempre più risolti attraverso i media elettronici. Per la prima volta, ogni cittadino non solo poteva ricevere una grande quantità di informazioni politiche, ma era anche in grado di sentire o vedere i loro rappresentanti eletti. Una volta che padroneggiarono le tecniche di broadcasting, alcuni politici utilizzarono abilmente i media elettronici per stabilire una relazione quasi intima con i loro sostenitori. Come un amico fidato, questi leaders spiegavano le politiche del governo agli elettori nell'intimità delle loro case. Dal momento che tutti i cittadini avevano ora accesso alle opinioni dei loro rappresentanti, pochi politici affermavano che le loro apparizioni sulle onde radio avevano creato l'agora elettronica.

Nonostante queste aspirazioni, la radiodiffusione e la teletrasmissione erano state media Fordiste per gli ultimi settanta anni. Dal momento che erano organizzate come un flusso di comunicazioni ad una via, i media elettronici esclusero la maggioranza della popolazione da qualsiasi partecipazione diretta nel loro prodotto. Come il primo esempio della ‘società dello spettacolo‘, la radiodiffusione e la teletrasmissione rinforzarono la separazione dello stato dalla società civile. Durante gli anni '60 e '70, la Nuova Sinistra, i futurologi ed i neo-liberali ritenevano che l'introduzione delle nuove tecnologie dell'informazione avrebbero superato questa passività sia nei media, sia nella politica. Ma, con i primi anni '90, questi sogni utopici fallirono nella pratica. Soprattutto, l'aumento delle politiche dei neo-liberali avevano esacerbato la distanza tra i politici ed il loro elettorato. Come la globalizzazione della produzione impedì ai governi nazionali di controllare il loro destino economico, così la deregolamentazione e la privatizzazione dei media elettronici ha rimosso l'influenza indiretta esercitata dagli elettori nel modello del servizio pubblico. Sebbene fosse loro stato promessa la partecipazione attiva, la maggior parte della popolazione era realmente limitata ad essere arcani spettatori sportivi di bazzecole politiche tra i canali.

Sotto il modello neo-liberale della libertà dei media, alla maggioranza della popolazione veniva offerta solo una scelta tra flussi di comunicazioni ad una via quasi identici. Contrariamente alle predizioni dei neo-liberali, questa omogeneità di contenuto è stata creata dalla deregolamentazione e dalla privatizzazione dei media elettronici. Con una competizione feroce per indici di ascolto sempre più alti, i programmi di notizie sulle stazioni radio e televisive commerciali si copiavano l'un l'altro le caratteristiche di successo per evitare che i telespettatori girassero su canali rivali. Soprattutto, i notiziari rivali adattarono delle tecniche introdotte dai programmi di intrattenimento, che riempivano il resto dei palinsesti. Per esempio, le lunghe spiegazioni delle situazioni politiche utilizzate dai programmi di informazione dei canali di pubblico servizio furono abbandonate rapidamente. Invece, in imitazione dei programmi contenitore, venne adottata una copertura veloce e di grande effetto degli eventi correnti. Copiando i talkshows, i notiziari cominciarono ad includere più pettegolezzo sulle celebrità, casi giudiziari sensazionali e storie di interesse umano insieme ai loro resoconti politici. Quando la competizione si intensificò, le stazioni televisive si affidarono alle immagini visive avvincenti per illustrare i loro notiziari. Nella lotta degli indici di ascolto, le immagini esclusive delle guerre, delle carestie, del terrorismo e dei disastri naturali sono stati metodi risultati più efficaci per attrarre più telespettatori. Utilizzando la trasmissione dal vivo, i programmi di notizie potevano fornire anche il brivido emozionale di guardare la storia nel momento in cui avveniva, come la caduta del Muro di Berlino o il bombardamento di Baghdad. Imitando il ritmo delle cronache sportive, la copertura eccitante dal vivo delle maggiori crisi politiche e delle guerre straniere era ora disponibile per i telespettatori nella sicurezza delle loro case.

Con la fine degli anni '80, questa combinazione di informazione e di intrattenimento nei programmi di notizie era conosciuta come infointrattenimento. Dal momento che esso era il risultato della competizione tra le stazioni televisive, questo stile di copertura delle notizie veniva difeso dai neo-liberali come un'espressione dei desideri diretti dei telespettatori. Pertanto, allo stesso tempo, il dominio dell'infointrattenimento nei media elettronici ha esacerbato la crisi della rappresentazione tra i più importanti paesi industrializzati. Diversamente dal suo predecessore del servizio pubblico, il modello neo-liberale della libertà dei media non garantiva più accesso alle onde radio per i rappresentanti eletti degli elettori. Invece, i politici potevano esprimere solo le loro opinioni in forma di infointrattenimento, che doveva riscuotere alti indici di ascolto tra i telespettatori. Negli USA ed in Gran Bretagna, Reagan e Thatcher adottarono le ultime tecniche di marketing per creare trovate pubblicitarie e toni musicali per i notiziari televisivi serali. Seguendo il loro esempio, sia i partiti dell'ala destra, sia dell'ala sinistra nel mondo appresero presto a vendere i loro manifesti politici come beni di consumo. Mentre il modello del servizio pubblico si supponeva che consentisse un dibattito ragionato tra i politici sui meriti delle loro politiche rivali, il modello neo-liberale trasformò gli elettori in consumatori dei messaggi pubblicitari prodotti dai partiti politici in competizione. In modo decisivo, l'utilizzo delle tecniche pubblicitarie spesso consentì ai partiti sia della Sinistra, sia della Destra di celare le reali conseguenze delle loro politiche proposte agli elettori. Dal momento che erano create come infointrattenimento, le campagne pubblicitarie politiche si basavano sullo stile, piuttosto che sul contenuto. Ma, quando le promesse delle campagne pubblicitarie non poterono essere soddisfatte, gli elettori diventarono sempre più cinici nei confronti dei loro rappresentanti politici. Lungi dal porre fine all'alienazione dallo stato dalla società civile, il modello neo-liberale ha ampliato il divario tra i politici professionisti ed i loro elettorati.

 

IPER-REALTA' POLITICA

Dopo il trionfo dell'infointrattenimento, alcuni intellettuali si disillusero sulle possibilità radicali dei media. Secondo Jean Baudrillard, il possesso di massa dei computers e degli apparecchi televisivi aveva già creato con successo la società post-industriale nei paesi capitalisti avanzati. Pertanto, la diffusione delle tecnologie dell'informazione non aveva liberato la popolazione dall'alienazione politica ed economica. Al contrario, Baudrillard affermò che era emersa una nuova forma di dominio: l'iper-realtà. Sotto il Fordismo, i media elettronici hanno semplicemente diffuso delle idee scorrette tra la popolazione. Tuttavia, nel mondo nuovo del post-modernismo, tutti gli aspetti della vita sociale sono stati trasformati in un mondo completamente simulato di informazione. Invece di lavorare e giocare nel mondo reale, gli individui sono stati assorbiti nell'iper-realtà creata dagli schermi del computer e della televisione.

Per Baudrillard, il dominio dell'infointrattenmento ha dimostrato il potere crescente della iper-realtà. Una volta che la politica è stata trasformata in un affare da spettacolo, i programmi sociali concorrenti della Sinistra e della Destra erano solo delle simulazioni per i notiziari ed i programmi di eventi correnti dei media elettronici. Invece di rappresentare i loro elettori, i politici stavano ora prendendo parte ad una forma di gioco spettacolo televisivo. Pertanto, imitando i commentatori sportivi, i giornalisti valutavano l'ultima posizione dei partiti rivali, riportando i risultati dei loro sondaggi più recenti. Per di più, sotto il post-modernismo, i politici non avevano più bisogno di vincere il dibattito politico con argomenti ragionati. Invece, essi potevano utilizzare le tecniche del marketing politico, che aveva vinto due elezioni presidenziali americane, vendendo il sorriso di Reagan. Similmente, come nella guerra del Golfo, i leader politici potevano imbarcarsi in avventure straniere per fornire infointrattenimento da brivido per i telespettatori di ritorno a casa. Con l‘avvento della iper-realtà, l'immagine della politica era diventata più importante della sua reale applicazione.

In modo decisivo, Baudrillard asserì che lo sviluppo del computer interattivo e delle reti televisive via cavo non avrebbe reso la popolazione libera dal dominio dell'iper-realtà. Al contrario, egli affermò che le comunicazioni a due vie semplicemente incoraggiavano un coinvolgimento ulteriore nel mondo simulato dell'informazione. Invece di creare una società autogestita, l'introduzione di nuove tecnologie dell'informazione aveva posto fine a tutte le opportunità per la partecipazione politica ed economica. Mentre stavano guardando la televisione o utilizzando Internet, gli individui non potevano agire o come cittadini o come membri della società civile. Lungi dal creare la democrazia diretta, l'agora elettronica era la forma più insidiosa del nuovo tipo di oppressione. Secondo questi gurus, il dominio dell'iper-realtà aveva posto fine a qualsiasi possibilità di instaurare la libertà dei media. O indirettamente o direttamente, gli individui non potevano esprimere le loro opinioni attraverso i media. Per Baudrillard, l'unica forma di resistenza all'oppressione dell'iper-realtà era il rifiuto di partecipazione nei media e nella politica. Secondo il suo punto di vista, anche se guardavano dei programmi televisivi, la maggior parte della popolazione non era più interessata al ruolo politico dei media elettronici. Allo stesso tempo, la quantità crescente di astensionismo ha dimostrato un'apatia crescente tra l'elettorato. Lungi dal condannare la separazione dello stato dalla società civile, Baudrillard riteneva che la maggiora parte delle persone fosse contenta di rinunciare alle loro responsabilità come cittadini ai burocrati ed ai politici. Liberati dai loro doveri pubblici, essi potevano allora godere dei piaceri della vita privata senza disturbo.

 

LA RIREGOLAZIONE DEI MEDIA

Il pessimismo di Baudrillard e di altri post-modernisti rifletteva la crisi crescente della rappresentazione nei paesi industrializzati. Sebbene avessero perfezionato le loro abilità nei media, i politici incontrarono difficoltà crescenti nel suscitare l'interesse degli elettori. Nei primi anni '80, i politici dell'ala destra avevano sostenuto che la riregolazione e la privatizzazione fossero necessari per accelerare l'adozione di nuove tecnologie dell'informazione. Quando le vecchie industrie manifatturiere vennero meno, si pensava che i lavoratori licenziati perché in esubero trovassero nuovi lavori nei settori post-industriali, come i computer ed i media. Tuttavia, i media elettronici ed altri settori dell'informazione crearono un numero limitato di nuovi posti di lavoro. Invece, sorse una società a due fila in molti paesi capitalisti avanzati. Seguendo gli esempi giapponese e del terzo mondo, la forza lavoro era lentamente polarizzata in un nucleo di impiegati a tempo pieno ed una periferia di lavoratori part-time e disoccupati. Incapaci di andare incontro alle necessità di tutto l'elettorato, i politici concentrarono sui vincitori i voti dei lavoratori centrali, tramite il taglio delle tasse e abbondante credito. Anche quando i governi dell'ala sinistra furono eletti, il dominio dei mercati finanziari mondiali evitarono qualsiasi tentativo di isolare un'economia singola nazionale dalla crisi del Fordismo. Deprivati da qualsiasi possibilità di migliorare la società, i politici ed i burocrati si concentrarono sul godersi i diritti ed il potere. Non sorprendentemente, molti elettori reagirono con una combinazione di apatia e di rabbia. Apparentemente, senza alcuna possibilità di cambiamento radicale, essi credevano ora che le elezioni non potevano più realizzare nulla.

Avendo di fronte un elettorato disilluso, i partiti socialisti dell'Europa occidentale sostenevano il ripristino dei controlli di stato sull'economia in una nuova forma. Secondo il loro punto di vista, l'intervento del governo poteva mediare tra gli interessi in conflitto delle corporazioni, le piccole aziende e gli impiegati. Sebbene integrati nel mercato mondiale, essi ritenevano che lo stato potesse utilizzare delle regolazioni per migliorare la competitività ed accelerare l'innovazione tecnologica. Come rappresentanti della ‘volontà generale‘, il governo eletto non doveva tenere conto dei particolari profitti del capitale a vantaggio di tutti i cittadini. Ispirati da queste analisi, i partiti socialisti riaffermarono anche la necessità di una regolazione di stato sui media elettronici. Secondo il loro punto di vista, il fallimento della deregolazione dei media dimostrava che il diritto politico di libertà delle comunicazioni non poteva essere garantito esclusivamente dal diritto economico della proprietà privata. Invece essi sostenevano che lo stato doveva intervenire nella radiodiffusione e nella teletrasmissione nell'interesse di tutti i cittadini. Sebbene l'impatto economico dei media elettronici fosse marginale, il loro impatto culturale e politico era immenso. A causa delle enormi economie di scala nella produzione dell'informazione, migliaia di lavoratori dei media potevano fornire un'ampia serie di canali radio e televisivi a milioni di ascoltatori e telespettatori. Con la fine degli anni '80, molte persone nei paesi capitalisti avanzati stavano spendendo più tempo a guardare la televisione che a lavorare.

Nonostante il sostenere i controlli dello stato, i Socialisti non chiedevano un ritorno al sistema della televisione nel monopolio del singolo pubblico servizio di stato. Invece i Socialisti volevano una nuova forma di regolazione che avrebbe rafforzato il pluralismo politico attraverso un'economia mista di fornitori nazionalizzati e privati di media elettronici. Utilizzando i corpi regolatori, i governi assicurerebbero che il pluralismo interno fosse rispettato nei programmi di notizie e di eventi correnti dei maggiori canali radio e televisivi. Rilasciando licenze ad un numero di stazioni sempre maggiore, lo stato poteva anche creare un pluralismo esterno tra i fornitori in competizione dei media elettronici. Secondo i suoi sostenitori, questo modello di regolazione della libertà dei media combinava i migliori elementi del servizio pubblico ed i modelli neo-liberali, fornendo accesso garantito alle onde radio per i partiti politici in competizione ed una scelta di servizi per gli ascoltatori ed i telespettatori. Utilizzando i sussidi limitati del governo, gli esempi sopravvissuti del modello dell'autogestione potevano persino essere incorporati nel consenso di questi nuovi media. Per alcuni, la creazione del pluralismo interno ed esterno nella radiodiffusione e nella teletrasmissione condusse ad una versione limitata dell'agora elettronica. Sotto la supervisione dello stato, una combinazione di pluralismo nei media elettronici e di campionamento ripetuto dai sondaggi di opinione aveva instaurato un dialogo permanente tra i cittadini ed i loro rappresentanti. Ma, in realtà, questa forma di comunicazioni a due vie era molto indiretta. In modo decisivo, senza la piena occupazione, la realizzazione del modello della regolazione non poteva porre fine alla crisi crescente della rappresentazione nei paesi avanzati industrializzati.

 

LA RINASCITA DELLE UTOPIE DEI MEDIA

Alla fine degli anni '80, il crollo dell'esplosione del credito portò l'economia mondiale alla recessione. Nonostante l'integrazione delle loro economie nel mercato mondiale, i governi del mondo si trovarono ora di fronte la minaccia della stagnazione economica continua e di permanenti alti livelli di disoccupazione. Come i lavoratori centrali si resero conto che i giorni del credito facile erano terminati, la crisi economica condusse lentamente all'instabilità politica. Con poche eccezioni, i partiti al governo nei paesi industrialmente avanzati sono stati decisamente sconfitti alle elezioni. Tuttavia, intrappolate in un'economia mondiale sempre più integrata, le nuove amministrazioni incontrarono grandi difficoltà nell'abbandonare le politiche economiche neo-liberali. Pertanto, senza nuove soluzioni, la disillusione popolare verso i partiti politici principali aumenterebbe ulteriormente e gli schemi di voto dell'elettorato diventerebbe persino più instabile. Tornando indietro ai primi anni '70, alcuni politici dominanti decisero di far rinascere le utopie dei media dei futurologi. Per esempio, essi bloccarono il successo del sistema di Internet come prova della convergenza attesa a lungo dei computers, delle telecomunicazioni e dei media elettronici. Dopo l'elezione di Clinton, il governo americano utilizzo sempre più la costruzione della ‘autostrada dell'informazione‘ non solo come una scusa per l'intervento di stato nell'economia, ma anche un potenziale trucco tecnologico per i problemi sociali intrattabili del paese. Ancora una volta, i politici dominanti stavano affermando che la soluzione della crisi del Fordismo fosse la costruzione di una rete interattiva a fibra ottica, che avrebbe creato delle comunicazioni a due vie tra i suoi utilizzatori.

Incoraggiate dal sostegno del governo, le maggiori compagnie telefoniche e televisive via cavo si imbarcarono in una serie di fusioni e di alleanze per mobilitare i capitali necessari per questo progetto infrastrutturale. In parallelo, le corporazioni dei media combinavano case di produzione cinematografiche, società di registrazione, creatori di video games, stazioni televisive e giornali in una organizzazione per fornire una completa gamma di servizi per la ‘autostrada dell'informazione‘ emergente. Quando altri paesi svilupparono le loro reti interattive, le multinazionali dei media speravano di essere avvantaggiate dalle economie di scala su una scala globale. Distruggendo le differenze culturali tra le nazioni, essi sognavano un mercato elettronico internazionale in cui tutte le forme di informazione sarebbero state scambiate sotto il loro controllo. Non sorprendentemente, queste corporazioni considerarono l'installazione di un sistema sicuro di crittografia e delle leggi applicabili sul diritto d'autore come la chiave per l'ulteriore sviluppo della rete. Una volta che lo scambio dei beni elettronici fu pienamente instaurato, essi speravano che le tracce finali del modello del servizio pubblico potevano essere rimosse da un sistema globalizzato dei media elettronici fuori dal controllo di qualsiasi corpo regolativi nazionale. Lungi dall'aumentare la diversità politica, questo oligopolio internazionale dei media minacciava di trasformare tutti programmi di notizie e di fatti correnti in infointrattenimento.

Ironicamente, questo ulteriore sviluppo dei media ha esacerbato la crisi della rappresentazione nel mondo sviluppato. Come mostrato dal successo improvviso dei partiti marginali, c'era una disperazione per alcune soluzioni magiche allo stallo politico ed economico. Facendo eco alla Nuova Sinistra, alcuni politici richiedevano la creazione di una democrazia diretta sulla rete. Superando i politici screditati, gli elettori sarebbero in grado di prendere le loro decisioni politiche nei ‘municipi elettronici‘. La rinascita di questa visione utopistica ha dimostrato che le nuove reti non devono essere usate solo per la vendita di beni dell'informazione dalle corporazioni dei media. Sebbene adottato dalle riviste alternative, dalle stazioni radio di comunità, dai canali televisivi ad accesso via cavo o dalle bacheche elettroniche, il modello dell'autogestione ha fornito l'unica alternativa chiara al dominio all'economia dell'informazione mondiale da parte di un'oligarchia di poche corporazioni. Mentre le compagnie capitaliste tradizionali erano limitate dai vincoli della formazione del prezzo e dai controlli del diritto d'autore, i musicisti ed altri artisti avevano già dimostrato come le nuove tecnologie digitali stavano infrangendo le rigide divisioni tra la produzione ed il consumo dell'informazione. In aggiunta, il Minitel in Francia e Internet negli USA dimostravano quanto un semplice sistema di posta elettronica potesse essere trasformato in un mezzo partecipativo dai suoi utilizzatori. Sebbene inizialmente limitate al testo, queste reti consentivano agli individui di effettuare sia le comunicazioni punto a punto, sia la distribuzione di massa dell'informazione. In un sistema interattivo sviluppato, ogni utilizzatore era non solo un ricevente, ma anche un trasmittente. Combinando sistemi differenti, una singola rete globale poteva essere creata da server e contribuenti diversi. Sebbene dipendente dai sussidi dal bilancio della difesa americano e dalle università, il successo del sistema di Internet era basato sulla collaborazione spontanea dei suoi partecipanti su una scala globale. Soprannominata cyberspazio, questa fusione di reti poteva centralizzare la produzione e la distribuzione dei media su una scala che superava le ambizioni delle multinazionali più rapaci. Insieme al mercato elettronico internazionale, anche un'agora elettronica globale stava aspettando di nascere.

 

CONCLUSIONI

Nel tardo periodo medioevale, il sorgere dell'economia capitalista ha distrutto l'intimità del villaggio e della vita urbana. Quando la gente ebbe bisogno di comunicare attraverso il tempo e lo spazio, i media furono inventati per portare le notizie degli eventi economici e politici. Allo stesso tempo, la creazione della società civile condusse anche alla demolizione della monarchia assoluta. Dall'inizio, la lotta per la libertà dei media è stata sinonimo con questa formazione della repubblica democratica. Tuttavia, lo sviluppo ulteriore del capitalismo ha messo in luce le contraddizioni al centro della politica moderna e dei media: la necessità della rappresentazione. Sebbene la libertà dei media fosse definita originariamente come il diritto dei giornalisti-tipografi di esprimere le loro opinioni nero su bianco, la libertà dei media dei possessori delle macchine da stampa presupponeva l'esclusione della maggior parte della popolazione. La maggioranza senza proprietà poteva aver posseduto la libertà dei media in teoria, ma non erano in grado di esercitarla in pratica. Non sorprendentemente, come in politica, la maggior parte della gente era costretta ad accettare la rappresentazione come un sostituto per la partecipazione. Come la democrazia parlamentare ha creato le condizioni per il suffragio universale, l'industrializzazione dei media ha ridotto il prezzo dell'informazione a livelli consentiti a tutti i segmenti della popolazione.

Fin dalla scomparsa dell'interpretazione tradizionale della libertà dei media, sono stati ripetuti dei tentativi per riconciliare la retorica della partecipazione con la realtà della partecipazione. Nei diversi modelli giacobini, i punti di vista della maggioranza della popolazione erano articolati con più o meno successo dai partiti politici. Con l'avvento della crisi del Fordismo, c'erano stati dei tentativi sia da parte dell'ala sinistra, sia dell'ala destra di superare i limiti delle forme indirette della libertà dei media. Nonostante i fallimenti della Nuova Sinistra e dei neo-liberali, la rinascita presente dell'interesse nel mercato elettronico e nell'agora elettronica dimostra la persistenza di questa contraddizione centrale nella liberà dei media. Proprio come la crisi della rappresentazione nello stato poteva essere risolta solo tramite la fine della separazione della politica dal controllo della società civile, così la costruzione dell'agora elettronica offre la soluzione democratica per superare il dominio da parte dello ‘spettacolo‘. Finché tutti non potranno partecipare liberamente alla produzione ed al consumo, la lotta per la libertà dei media non sarà cessata.

 

*Traduzione dall'originale inglese di Anna Fata su gentile concessione dell'Autore.

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