Structured Clinical Interview for DSM - SCID

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La Structured Clinical Interview for DSM - SCID è un’intervista semistrutturata sviluppata da Spitzer e collaboratori (1987) per la diagnosi della maggior parte dei disturbi di Asse I e per quelli di personalità sull’Asse II secondo il DSM-III-R. Esistono tre versioni per la valutazione dei disturbi di Asse I nell’adulto ed una per quelli di Asse II:

• la SCID-Patient version - SCID-P, per i pazienti ricoverati o per quei casi in cui la diagnosi differenziale richiede una attenta valutazione della sintomatologia psicotica;

• la SCID-Outpatient version - SCID-OP, specificamente indicata per la valutazione di pazienti ambulatoriali o, comunque, per situazioni in cui sono necessarie soltanto poche domande di screening per la sintomatologia psicotica;

• la SCID-Nonpatient version - SCID-NP, per la valutazione di soggetti che si suppone esenti da patologia psichiatrica, com’è il caso di campioni di controllo o di indagini nella popolazione generale;

• la SCID-II, per la valutazione dei disturbi di personalità dell’Asse II.

Per i disturbi di Asse I, lo SCID fornisce anche una valutazione di gravità e consente di stabilire la percentuale di tempo in cui i disturbi sono stati presenti negli ultimi 5 anni. Ciascuna delle tre versioni per le diagnosi di Asse I è composta da 8 o 9 moduli contenenti, ciascuno, le domande per indagare l’esistenza dei criteri per diverse categorie diagnostiche (disturbi dell’umore, disturbi d’ansia, abuso di sostanze, eccetera). Ogni modulo è indipendente e può essere usato disgiuntamente dagli altri in funzione di specifiche ricerche.

A differenza della DIS e della CIDI, e analogamente alla SADS, la SCID deve essere utilizzata da intervistatori con buona esperienza clinica e che abbiano fatto un adeguato training, poiché la maggior parte dell’intervista è affidata al giudizio del clinico il quale, non essendo vincolato da un’intervista rigidamente strutturata e potendo raccogliere le notizie da più fonti, deve essere in grado, di fronte ad informazioni contrastanti, di estrapolare la valutazione dei criteri sulla base delle risposte. La SCID inizia, come la SADS, con un’intervista libera che consente di avere un’idea generale sui disturbi attuali, il loro esordio e la loro evoluzione. Questo, come del resto avviene in una normale visita, consente di ipotizzare un inquadramento diagnostico che sarà sistematicamente esplorato nella parte strutturata dell’intervista. Essendo stata ideata specificamente per scopi diagnostici, la SCID non fornisce una descrizione dettagliata e completa della psicopatologia ed è provvista, anzi, di domande di screening che consentono di evitare l’esplorazione di specifici disturbi se non vengono soddisfatti i criteri di base per quei disturbi. L’intervista è organizzata secondo le categorie diagnostiche del DSM-III-R, la sequenza delle domande ricalca la struttura del Manuale e gli item esplorano, in pratica, i criteri diagnostici. È obbligatorio porre una serie di domande (con eventuali domande accessorie ed esempi a scopo di chiarimento) per stabilire la presenza dei criteri diagnostici fondamentali, ma quando questi mancano, non vengono indagati i rimanenti item relativi a quell’area diagnostica. L’intervista segue delle regole gerarchiche per cui, se la presenza di un disturbo ne esclude un altro, il secondo non viene indagato. È stata pubblicata di recente la revisione dello SCID in funzione delle innovazioni apportate nella classificazione diagnostica dal DSM-IV.

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