PLENARIA CONCLUSIVA: Report terzo gruppo, a cura del Dottor Giuseppe Cardamone

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Il gruppo, condotto dalla dott.ssa Teresa Di Fiandra e composto da 18 partecipanti provenienti da differenti realtà regionali, è stato caratterizzato da un clima singolare nella sua parte finale: infatti il gruppo non si voleva sciogliere e ha proseguito nella sua interazione ben oltre 25 minuti l’ora concordata per la sua conclusione.

 

Innanzitutto mi sembra che un valore esca forte e cioè che tutti abbiamo partecipato in maniera attiva contribuendo a ritenere la stessa partecipazione come metodo e come valore; inoltre va registrata una attenta considerazione alle tre relazioni che hanno preceduto il lavoro nel gruppo.

 

Si ritiene utile sottolineare che le persone che hanno partecipato al gruppo lo hanno fatto con la testa ma anche con il cuore; ad un certo punto un collega ha detto ad un altro partecipante al gruppo che riteneva importante riconoscere e apprezzare la capacità di parlare dei sentimenti (anche quelli degli operatori) in un ambito di lavoro come quello odierno.

 

Due parole chiave hanno animato il lavoro nel gruppo e cioè l’assoluta ed indispensabile dimensione della multidisciplinarietà; non si può lavorare in salute mentale, e in particolare con bambini e adolescenti senza interventi multidisciplinari.

 

Un altro concetto chiave è stato quello dell’identità professionale, cioè l’importanza di sentirsi operatori della salute mentale, e di una salute mentale che fa parte della comunità, va considerato un elemento centrale delle politiche di formazione per gli operatori impegnati sul campo.

 

Ci si è posti il problema di come fare sistema e c’è chi in maniera esplicita ha detto che per fare sistema bisognerebbe essere più capaci a promuovere interventi, c’è chi ha sottolineato che per fare sistema bisognerebbe che i nodi del sistema siano le strutture e che le strutture siano in grado di gestire ruoli, vincoli e responsabilità ed infine c’è chi ha sostenuto che per fare sistema bisognerebbe avviare un ripensamento complessivo del rapporto tra patologia e salute mentale (nel senso che si potrebbe imparare dalla patologia su come avviare progetti e interventi sulla prevenzione). In altre parole, si tratterebbe di far diventare un luogo di apprendimento che il fare e il pensare un intervento terapeutico trova il suo senso in una visione più ampia e antropologica di cosa significa oggi tutelare e promuovere la salute mentale nella comunità .

 

Da questo punto di vista nel nostro gruppo la voce di altri attori, come i familiari, ad esempio, si è sentita ed è stata molto forte, una voce che più volte ha reclamato attenzione, diritto di ascolto e diritto di parola. Poi c’è stato chi ha parlato del consultorio in termini propositivi e anche di rilettura del consultorio e del contributo che può dare alla salute mentale. E’ stato ripreso il discorso della continuità e della discontinuità, il Professore Levi e il dottor Nardocci ne hanno parlato come un problema cruciale e subito dopo, per completezza anche di contenuto, si è discusso del problema della ricerca e di quanto in Italia sia piuttosto contenuta, nonostante vi siano realtà molto attive e propositive (tra l’altro, presenti nel gruppo). A questo proposito si è ritenuto opportuno avviare e sostenere percorsi di ricerca con il bisogno di collegarla alla formazione e che quindi la ricerca per essere efficace deve essere trasferibile alla gran parte degli operatori dei servizi. Poi si è parlato di quanto sia importante arricchire le nostre competenze su come rispondere ai bisogni di salute mentale su due ambiti assolutamente nuovi e cioè le seconde generazioni di immigrati o semplicemente le richieste che provengono da altre realtà culturali ed è intorno a questo scenario che fra qualche anno si determineranno cambiamenti oramai avviati e non modificabili.

 

Infine c’è stato chi ha detto che era importante riportare in plenaria che il campo della salute mentale dell’adolescente va considerata una priorità e ciò è sembrato un punto, come dire, da mettere nell’agenda della salute pubblica ed il gruppo l’ha condiviso perché è davvero una priorità che si spera non venga dimenticata nel corso degli altri seminari.

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