PLENARIA CONCLUSIVA: Report terzo gruppo, a cura del Dott. Vittorio Valenti

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Il gruppo è stato condotto dal dottor Fedele Maurano.
Vorrei cominciare condividendo con voi l’immagine del gruppo descritto come un percorso che, partendo da una condizione di freddo e di diffidenza via via si accalorava fino ad arrivare a parlare al buio, per via dell’interruzione della corrente elettrica, rendendoci conto che tutto questo aveva creato un clima utile a farci parlare e che questo assomiglia ad un percorso che va dalla confusione alla relazione e che si costruisce dal momento dell’incontro con il paziente. 

Tutto questo ci fa entrare dentro la complessità dei temi di questo seminario legati a questioni affrontate in altri seminari. Un elemento emerso con forza è il ruolo dell’organizzazione dei servizi come indispensabile affinché possa svolgersi una funzione psicoterapica, seguendo quanto detto da Fasolo nella mattinata a proposito del fatto che questa funzione psicoterapica dei dipartimenti fa stare bene anche gli operatori. Questa tematica veniva immaginata dai partecipanti come un’isola dove l’equipe funziona bene o come l’interno di una cornice funzionale ed organizzativa che contiene e funziona. 

Un altro tema affrontato ha riguardato che cosa noi intendiamo quando diciamo psicoterapia e un infermiere a tal proposito ha detto "io è da 20 anni che faccio psicoterapia" intendendo che da 20 anni lavora in psichiatria ma l’ha detto in questo modo che sembra significativo rispetto al senso che diamo alle cose e lui infatti lavora in un’equipe, a Reggio Emilia, che dice funzionare bene, in maniera armonica e stabilendo relazioni con le persone. Di questo bisogna tenere conto perché è un obiettivo da raggiungere per tutti anche se non è semplice costruire questa sintonia. 

Si è parlato, inoltre, di come lo sviluppo di certi programmi o di livelli organizzativi come quelli delle Unità Operative creano a volte frammentazione ed è difficile rimettere insieme e fare in modo che l’equipe abbia in mente tutte le possibilità di lavoro e di relazioni che può svolgere. 

Poi ci sono stati alcuni interventi molto interessanti che sono entrati più nello specifico dei fattori delle psicoterapie e si è notato come si sia passati dagli studi di efficacia delle psicoterapie, che sono ormai dei dati acquisiti, ad nuova individuazione ed utilizzazione di alcuni specifici fattori terapeutici e di come si debba anche parlare di una personalizzazione delle terapie cioè di quale terapia per chi, e quindi riuscire al fare il passaggio da tutte le ricerche sulla psicoterapia a delle competenze specifiche sul curare. 

Si è anche detto come in realtà i fattori terapeutici non debbano appartenere ad una specificità professionale ma ad una cultura dei nuclei di lavoro ed era questo in fondo anche il lapsus dell’infermiere a cui vi accennavo prima. 

Veniva riportato come oggi ci sono tutte una serie di richieste di psicoterapie da parte di pazienti non gravi e di come i servizi debbano rispondere a questi bisogni: cioè se devono in qualche modo assumere una funzione rispetto al problema di indirizzare e accompagnare le persone oppure se ci deve essere una delega ad altri. 

Ci si è anche chiesto come mai si vada sempre più incontro a prescrizioni di cicli di psicoterapia e di quale uso se ne faccia. 

Intanto bisognerebbe capire se è giusta questa procedura, cioè se il medico di famiglia debba prescrivere cicli di psicoterapia; credo che il decidere di fare una psicoterapia sia un processo molto importante di per sé e pieno di significati. 

Bisognerebbe anche capire come un pacchetto debba essere utilizzato sottolineando per esempio che i cambiamenti avvengono in tempi molto lunghi e sono influenzati da molte variabili.

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