Scheda di presentazione
"Non tutto ciò che può essere contato conta
e non tutto ciò che conta può essere contato"
Albert Einstein
Il seminario affronta la tematica della programmazione, ai diversi livelli del sistema dei servizi di salute mentale, a partire dallo sviluppo di una cultura della valutazione capace di promuovere le competenze per individuare strumenti e metodologie coerenti con gli obiettivi di intervento.
Per una cultura della valutazione: una premessa storica
La riforma 180 ha sancito il superamento dalla cultura manicomiale consentendo un nuovo approccio orientato alla promozione della salute e alla prevenzione dei disturbi mentali. Allo stesso tempo la legge non ha fornito criteri, standard e indicatori per la valutazione del processo di deistituzionalizzazione e l’implementazione dei nuovi servizi. Nella fase iniziale, a parte alcune esperienze isolate, la riforma non è stata quindi accompagnata da un adeguato processo di valutazione. In tempi più recenti i servizi di salute mentali sono stati investiti dai cambiamenti introdotti dall’aziendalizzazione, che hanno promosso lo sviluppo di una cultura organizzativa sollevando problemi legati alla ottimizzazione delle risorse e alla valutazione del rapporto costi/efficacia degli interventi. A quasi 30 anni dalla loro istituzione, i servizi di salute mentale si presentano oggi come una realtà diffusa su tutto il territorio nazionale. Allo stesso tempo, nelle varie regioni italiane si rileva la presenza di modelli organizzativi dei Dipartimenti di Salute Mentale spesso profondamente diversi tra loro. Tali differenze rischiano di condurre ad iniquità nell’assistenza in un sistema sanitario a forte centratura regionale. In questa fase storica appare ancora più evidente l’esigenza di sviluppare una cultura della valutazione capace di individuare strumenti e metodi per una programmazione che segua le logiche di razionalizzazione aziendale, e sia al tempo stesso utilmente riferibile alle diversità territoriali.
Cosa ci serve, perché e con quali vantaggi?
La definizione di chiari obiettivi di programmazione resta un elemento basilare, sia che ci si muova a livello dei servizi di cura, sia che si stia delineando una pianificazione di livello regionale o una strategia di respiro nazionale. In particolare oggi, nel momento in cui andiamo a definire un nuovo piano strategico per la salute mentale, risulta indispensabile partire da dati oggettivi, indicatori affidabili, valutazioni scientificamente documentate. E’ importante considerare la relazione esistente fra bisogni della popolazione rispetto all’assistenza psichiatrica, fra l’offerta di servizi in una determinata area geografica e l’effettivo uso che ne viene fatto.
I Sistemi sistemi Informativi informativi sanitari rappresentano uno strumento prezioso per aiutare i processi decisionali e le attività di programmazione, consentendo a) il monitoraggio sistematico delle modalità di utilizzo dei servizi; b) la valutazione della qualità dell’assistenza a partire dalla definizione di criteri di valutazione, standard di riferimento e indicatori appropriati. Questi ultimi devono essere non solo capaci di descrivere e valutare sinteticamente situazioni complesse, ma anche di misurare il cambiamento.
Di assoluta rilevanza appare poi il ruolo della ricerca in salute mentale per indagare i percorsi che vanno dai bisogni, agli interventi, agli esiti, e le relazioni fra essi esistenti. Il miglioramento delle conoscenze richiede spesso indagini rivolte a specifici contesti, fasce di popolazione, gruppi di patologie, etc., e permette di valutare esiti anche a lungo termine.
Ci serve dunque promuovere la "Qualità", intesa come misura della capacità del sistema di individuare e rispondere ai bisogni della popolazione, e di produrre risultati coerenti con le evidenze scientifiche delle migliori pratiche.
Un’attenzione particolare al tema del miglioramento della qualità offre una serie di vantaggi, organizzativi e clinici, ma soprattutto aiuta a costruire credibilità nell’efficacia del sistema da parte dei cittadini, con una costante attenzione rivolta all’appropriatezza degli interventi e al bilancio costi-benefici.
Limitandoci, quindi, soltanto ad elencare alcune delle possibili aree di lavoro in cui dovremmo muoverci per definire obiettivi di programmazione fondati su solide basi di conoscenza ed affidabili strumenti di valutazione, richiamiamo l’attenzione e sollecitiamo la discussione su:
- Valutazione sistematica dei servizi e delle attività, adottando i principi ed i meccanismi della qualità
- Promozione della ricerca nell’area della salute mentale come modalità integrata all’organizzazione dei servizi e alla pratica clinica
- Condivisione di modelli di integrazione degli interventi, all’interno dei DSM e con le altre agenzie sanitarie e sociali
- Accreditamento (dei servizi, delle reti, dei sistemi e delle pratiche)
- Monitoraggio delle performance cliniche, effettuato attraverso l’uso di indicatori calibrati per i diversi gruppi di stakeholders
- Adozione e capillare diffusione di linee-guida
- Audit clinico (gestione del rischio clinico, effectiveness, appropriatezza organizzativa, accessibilità dei servizi, etc.)
- Sviluppo dei sistemi informativi regionali per la salute mentale e implementazione del sistema informativo nazionale