Intervista a Emma Dante

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25 dicembre, 2013 - 11:35
di: Manlio Converti
Anno: 2013
Emma Dante, donna, siciliana, autrice e attrice di teatro, profondamente legata alle contraddizioni della sua terra e dell’esistenza moderna molto vicina allo stile espressionista di Tadeusz Kantor, facendo suo dagli anni ottanta uno stile che guarda al sociale come continuazione della tradizione ma soprattutto come ricerca, ha debuttato quest’anno al cinema con “Via Castellana Bandiera”, un film molto interessante anche se spesso poco capito dalla critica, ormai abituata al peggio.
 
Converti: La maggior parte dei film gay, anche quelli premiati con gli Oscar, sono rigorosamente a gay morto, come le opere liriche nel secolo che ha visto le donne emanciparsi. Nel tuo film, invece, Via Castellana Bandiera il luogo comune si rovescia. Per quale motivo?
 
Dante: Credo che sia importante cominciare a considerare le storie omosessuali come storie naturali e dunque senza un accento particolare o una fine necessariamente tragica, ma una fine normale come se queste storie non avessero necessità di essere sopravvalutate, ma destinate ad un racconto qualunque.
La cosa che mi interessava molto in questo film non era di puntare un riflettore su due donne lesbiche e quindi porre la loro omosessualità come problema ma puntare la luce sulla loro storia d'amore in crisi e sul superamento della crisi grazie all'esperienza del film e dell'elaborazione della storia. una storia d'amore tra due donne vissuta come una storia d'amore qualunque, con il diritto all'indifferenza, finalmente!
 
 
Converti: I film italiani non hanno una grande distribuzione in generale, vedremmo Via Castellana Bandiera  almeno su SKY se non sul Mediaset o sulla RAI che lo ha prodotto?
 
Dante: Non saprei. ma spero di sì, sinceramente. Più il film Via Castellana Bandiera ha
visibilità e più io mi sento meno sola.
 
Converti:Che esperienza hai avuto con la Psichiatria o con la Psicologia?
 
Dante: Nessuna. Io faccio uno studio sull'essere umano partendo essenzialmente dal suo istinto primordiale, non analizzo la psiche di un personaggio, piuttosto cerco di tirare fuori la sua animalità, la sua “selvaggitudine”, partendo dagli
impulsi primitivi e viscerali.
 
Converti: Il tuo film aiuterà la lotta contro l’omofobia nel nostro Paese?
 
Dante: Non è così facile la questione e non penso basti un film. Ci vuole ancora tanto lavoro, tanta dedizione e cura per superare questo terribile problema.
 
Converti: Non ho notizie personali nel merito del tuo orientamento sessuale, quale sia e se lo hai fatto ci racconti il tuo Coming Out? Cosa potremmo fare per aumentare il Coming Out dei VIP e delle Star italiane?
 
Dante: Io sono eterosessuale, sono sposata con un uomo ma non credo avrei problemi ad
amare una donna.
 
Converti: Cosa ne pensi della vita gay italiana di cui ti occupi spesso nelle tue opere?
 
Dante: Sono molto attenta alle problematiche gay, ho sempre la speranza di vivere un giorno in un paese civile in cui si possano abbattere  i tabù e le paure che continuano a rendere difficile la vita agli omosessuali, i quali chiederebbero semplicemente gli stessi diritti degli etero. trovo questa un'ingiustizia senza pari.
 
Converti: Tornando al film, tratto da un tuo racconto, sono evidenti profondi riferimenti alle teorie psicanalitiche ed al loro sviluppo antropologico strutturalista, ce li spieghi?
 
Dante: Mi dispiace ma non conosco a fondo l'argomento.
 
Converti: Eppure molti personaggi sembrano uscire fuori dalle tragedie greche a partire da Edipo citato in modo didascalico con l’incontro di due carri in una strada e la visione di un piede deforme nelle ultime scene, vuoi negarlo?
 
Dante: Può darsi che ci siano nel film molti archetipi legati ai miti ma non saprei decifrarli completamente. So che Samira è un personaggio emblematico come una sfinge che custodisce il segreto. ma Samira non viene interrogata, perché la società contemporanea non ha la capacità, che avevano i greci, di ascoltare l'oracolo.
Il nostro è un mondo ottuso e arrogante, fatto di persone chiuse e solitarie che non sanno più ascoltare veramente che non hanno più la capacità di relazionarsi con il diverso, con il presunto nemico, perchè non ci sono più neanche i nemici. Tutto è frettoloso e improvvisato. La strada stretta è nelle nostre teste perché piccoli siamo noi e non lo spazio che ci contiene.


 
Converti: In fondo conosci perfettamente il complesso di Edipo, come dimostri citando la sfinge moderna.
Freud ha avuto il merito di spiegare questo meccanismo, ma è considerato valido solo per i maschi eterosessuali di classe media. Tu invece, dimostrando di conoscere lo strutturalismo e le Tre Ghinee di Virginia Woolf,  lo sposti perfettamente in un archetipo tra due donne e d'ogni formazione sociale, nella stessa scena arcaica
Quanto contano i fantasmi nelle tue opere
 
Dante: La tua lettura è interessante.... va bene, è coerente, che cosa posso aggiungere?
I fantasmi per me sono fondamentali per l'evocazione dei sogni e degli incubi. quando scrivo le storie ho bisogno di richiamare quelli che ho perso, non solo i morti, ma anche qualcuno che mi ha gettato uno sguardo per strada, che mi ha detto qualcosa di sfuggita, ciò che mi interessa è riempire il luogo della scrittura di corpi in movimento, di parole “smangiucchiate”, di schegge di sguardi.
                                                    
Converti: Qual è il ruolo dell'anziano nella società moderna ?
 
Dante: L'anziano è tenuto a distanza, non c'è posto per lui, è d'impiccio nella nostra società. e questa è un'altra brutta abitudine.
 
Converti: Siamo molto contenti del “tuo coming out”, ovvero di esserti dichiarata eterosessuale e con orgoglio, ripetendo di essere sposata, ma sappiamo che anche Virginia Woolf era sposata.
Come donna del meridione, hai avuto problemi nel merito quando eri giovane a parlare liberamente della tua “condizione eterosessuale”?
 
Dante: No, io non ho mai avuto  problemi a parlare della mia “condizione eterosessuale”, e inoltre, come ho detto, potrei tranquillamente amare una donna, ciò non credo sconvolgerebbe nessuno delle persone che mi conoscono e mi ruotano intorno.
 
Converti: L'emancipazione femminile di cosa ha bisogno oggi?
 
Dante: Faccio un esempio assurdo.
Rimaniamo 8 donne e 3 uomini in un vagone sotterraneo mentre finisce il mondo. Noi ci salviamo, riusciamo a uscire e dobbiamo ricominciare la vita, reinventandoci il mondo.
La prima espressione da vietare in questo tentativo di sopravvivenza deve essere: "E ora come facciamo? Ci sono solo tre uomini!".
Per emanciparci dovremmo provare a immaginare a una frase del tipo: "Meno male che siamo 8 donne!"
 
Converti: Nella scena finale tutti corrono verso la scena, anzi fuori della scena verso il teatro della tragedia che è anche la platea, mentre all’inizio tutti fuggivano via dalle quinte. Spesso ci sono scene con un animale, da solo, al centro della scena. Non dirmi che anche questo è un caso involontario.
 
Dante: Niente è involontario in questo film ma tutto è interpretabile, per me la corsa verso di noi è una liberazione, è lo sblocco della vena ostruita, la fine della patologia in quella parte malata di noi: la strada. Delle città che abitiamo noi siamo responsabili, del nostro modo insulso di aggregarci e di sopravvivere senza riuscire veramente più a guardare le cose, le persone, gli animali, la natura e se dovessimo cadere nel precipizio non tutti ce ne accorgeremmo.
 
Converti: Cara Emma, purtroppo questa intervista è avvenuta solo per e-mail, mentre io avrei voluto ascoltare dalla tua diretta voce le sfumature delle tue risposte.
 
Dante: Ciao Manlio, è bello sapere che hai voglia di sentire la mia voce.
Emma
 


 
 
 
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