Segnali incoraggianti dal cinema italiano: A Ciambra e L'intrusa

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3 ottobre, 2017 - 13:13
di: Bruno Pastorino
Anno: 2017
Regista: Jonas Carpignano e Leonardo Di Costanzo
Tra i film in programmazione in questo primo scorcio di stagione -molti reduci dalle principali kermesse internazionali- due, soprattutto, segnalano una ritrovata passione civile che pareva ormai esaurita dentro l'universo autoriale indigeno: A Ciambra di Jonas Carpignano e L'intrusa di Leonardo Di Costanzo.
Sia il giovane Carpignano che il sessantenne, ma pressochè esordiente, Di Costanzo, vantano un'esperienza nella documentaristica e, questo loro mestiere, emerge positivamente nella naturale propensione a condurre la macchina da presa nelle più estreme periferie e negli interstizi maggiormente sofferenti della società.
Ne A Ciambra, già selezionato per rappresentare il nostro paese agli Oscar, Carpignano segue il percorso iniziatico di Pio, ultimo maschio della famiglia Amato; una dinastia stanziale ron di Gioia Tauro, qui rappresentata dai suoi stessi componenti, lungamente frequentata dal regista ai tempi dei suoi lavori sui raccoglitori africani di Rosarno.

Ne L'intrusa, applauditissimo alla Quinzaine di Cannes, Di Costanzo ci conduce invece nella periferia partenopea martoriata dalla camorra, inseguendo l'originale e particolare relazione tra Giovanna, operatrice sociale proveniente dal nord, e Rita, piccolissima figlia di un malavitoso in galera, già rassegnata ad un futuro di prevaricazioni e violenze.
Non è difficile scorgere nei territori esplorati, nei personaggi ritratti, nella particolare attenzione rivolta al mondo dell'infanzia, così come nell'inconsueto utilizzo del dialetto di entrambi gli autori, un tributo alla nostra stagione neorealista, a partire da capolavori assoluti come Sciuscià o La terra trema; con la straordinaria capacità però di scartare stucchevoli cadute manieriste, ma -al contrario- di restituirci opere limpide, inovattive e assolutamente contemporanee.
Mondi di vinti, quelli mostrati; universi nascosti dalla pur bulimica riproduzione immaginifica dei nostri tempi; storie di ultimi che generosi autori provano a sollevare dall'invisibilità.
Nella liquidità baumaniana del contemporaneo però, gli autori rinunciano alla pretesa lukacsiana di “costruzione del tipo”; accontentandosi di rappresentare frammenti che ad altri -semmai- spetterà il compito di rammendare nell'inquietante affresco delle ingiustizie e delle diseguaglianze dell'oggi.
E' un'operazione importante quella svolta da Carpignano e Di Costanzo; fortunatamente pure premiata dal pubblico.
Forse i riconoscimenti piovuti sul Rosi del Sacro Gra e di Fuocoammare non hanno solo premiato un autore troppo lungamente, a torto, misconosciuto.
Forse la stima ottenuta ha infuso coraggio a registi che altrimenti faticherebbero ad emergere e ad un intero movimento cinematografico poco avezzo a sfidare le consuetudini.
Speriamo sia una tendenza resistente e, per il momento, godiamoci questi due importanti film.


 

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