Lacan Il seminario. Libro VIII. Il transfert (1960-1961)

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Il transfert è vero amore? Sì. Eppure la situazione che mette in relazione l’analizzante e l’analista è la più falsa che ci sia. Freud, scoprendo la potenza del transfert, ha tuttavia deciso di servire l’amore che gli è connesso, di servirlo per servirsene. A quale scopo? Per un unico scopo: affinché l’analizzante si schiuda alla dimensione del desiderio.
Per illustrare ciò Lacan si appoggia al Simposio di Platone, offrendone un commento inedito e puntuale. Socrate è la prima figura dell’analista: è il desiderante a oltranza ma è anche colui che si sottrae quando si tratta di mostrarsi nella posizione del desiderato. E infatti, pur racchiudendo per Alcibiade l’oggetto agalmatico, Socrate afferma perentoriamente di non essere niente.
In questo seminario Lacan delinea quella funzione di motore della cura analitica che egli chiama il desiderio dell’analista. Riprendendo infine il rapporto tra tragedia e desiderio inconscio, illustra come questo si delinei nell’arco di tre generazioni dando voce ai personaggi della trilogia dei Coûfontaine di Paul Claudel.
 


 

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