Socrate: «io non sono nulla» Nota editoriale de La Psicoanalisi, 49, 2011

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Nel Libro VIII del Seminario, dedicato al transfert, Lacan prende in esame, in modo molto dettagliato, il Simposio di Platone. Lacan vedeva in Socrate uno psicoanalista ante litteram. Un personaggio capace di suscitare un vero transfert simbolico, e non già quella semplice suggestione immaginaria a cui ricorrono tutti i guru e a volte gli analisti stessi. Socrate era all'altezza di un transfert che gli permetteva d'interpretare in modo giusto la causa del desiderio di Alcibiade. Ma ancor più Socrate eccelleva, secondo Lacan, nel presentare senza mezzi termini le due basi su cui egli si sosteneva: il non saper niente, a parte ciò che concerne le cose dell'amore, e il suo essere niente. «Guarda meglio – dice Socrate nella traduzione del Colli -, se no ti sfuggirà che io non sono nulla». Sulla scia socratica, l'essenza di un analista, lascia intendere Lacan, «è quell'ouden, quel vuoto, quell'incavo e, per usare un termine successivamente utilizzato nella meditazione neoplatonica e agostiniana, quella kenosis che rappresenta la posizione centrale di Socrate».[1] E parallelamente, sul versante del sapere, l'analista è in quell'ignoranza che Cicerone traduce non già con inscitia, ossia l'ignoranza crassa, ma inscientia che «è il non-sapere costituito in quanto tale, come vuoto, come appello del vuoto al centro del sapere».[2]
Ritroviamo qui, chiaramente delineati, i due elementi che Lacan ha indicato nel matema che concerne lo psicoanalista nella cura, così com'egli lo propone una decina d'anni dopo nel discorso dell'analista:  a/S2.[3]
Questo è l'insegnamento che Lacan ricava da Socrate. Ma oggi, possiamo dire che i filosofi sono sulla stessa lunghezza d'onda? Il numero attuale della rivista cercherà di portare qualche sprazzo di luce.

 



[1] J. Lacan, Il seminario. Livro VIII. Il transfert (1960-1961), Einaudi, Torino 2008, p. 171.
[2] Ibidem.
[3] Cfr. J. Lacan, Il seminario. Libro XVII. Il rovescio della psicoanalisi (1969-1970), Einaudi, Torino 2001.
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