La pratica lacaniana

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Nota editoriale de La Psicoanalisi, 35, 2004

« Senza standard ma non senza principi » è il motto della psicoanalisi lacaniana. E’ a questa insegna che gli psicoanalisti lacaniani di tutte le Scuole dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi (AMP) si riuniranno tra qualche mese in Brasile, a Commandatuba, per il loro consueto Convegno biannuale.
« La posta in gioco per Commandatuba è mostrare come una cura sia analitica in base ai principi razionali che la sostengono e non in funzione degli standard empirici che la identificano » scrive Marco Focchi nella presentazione dei Papers del Comitato d’Azione della Scuola Una. Marco Focchi e i suoi colleghi di questo Comitato, insieme con Graziela Brodsky, Delegato Generale dell’AMP, hanno prodotto, all’intenzione di tutti gli analisti delle Scuole del Campo freudiano, questi Papers  - inviati in un primo tempo per posta elettronica - che costituiscono la prima parte del lavoro preparatorio al Convegno, mentre la seconda e ultima parte sarà oggetto di uno dei prossimi numeri de La Psicoanalisi.
La nostra posizione è chiara : non è sulla base di dati immaginari che si giudica la validità di un procedimento come quello analitico, ma sulla base di dati simbolici che rispondano, punto per punto, alla logica del funzionamento inconscio.
Leggete, a questo proposito, il lungo e articolato testo di Jacques-Alain Miller sul controtransfert. Si è spesso argomentato che l’opposizione tra freudiani e lacaniani abbia come criterio la durata della seduta, motivo dichiarato dell’esclusione di Lacan dall’internazionale freudiana negli anni sessanta. Diciamo piuttosto che l’opposizione deve essere situata sulla base di un altro criterio, il criterio di ciò che è operativo o meno in una cura psicoanalitica. Da una parte abbiamo i fautori dell’utilizzo del binomio transfert-controtransfert, in voga attualmente nell’internazionale freudiana. Dall’altra parte abbiamo i fautori di un altro binomio che non è né simmetrico né dissimmetrico né asimmetrico ma che Lacan definisce nel Seminario sul transfert con i termini di « disparità soggettiva ». Binomio i cui termini sono il transfert dell’analizzante e il desiderio dell’analista.
Come in ogni numero della rivista, anche in questo figura un testo inedito in italiano di Jacques Lacan. Si tratta di un testo minore, poiché è semplicemente una presa di parola alla fine di un intervento sulla regola fondamentale pronunciato da un relatore durante un convegno dell’Ecole freudienne de Paris. Lacan, dopo aver elogiato il relatore, puntualizza che la regola fondamentale a cui deve attenersi ogni analizzante è collegata non certo al principio di piacere, ma al dover fare uno sforzo e « sudare di brutto ». Questa regola, proprio perché è una regola di parola, si dispiega in quell’universale che è il simbolico, ma essa ha al suo centro, e questo vale per ogni essere umano, ciò di cui si è meno disposti a parlare, vale a dire il proprio sintomo. « Il sintomo è la particolarità » di ognuno, in quanto segno del rapporto che egli ha con il reale. Ora, che cos’è un’analisi ? E’ « sudare di brutto » per passare dal particolare del sintomo al singolare del proprio destino : dal sintomo al sinthomo, per dirla con l’ultimo Lacan.
Certo, anche farsi un nome o creare un’opera d’arte sono modi di arrivare alla singolarità. Ma non è intenzione dello psicoanalista « condurre qualcuno a farsi un nome oppure a fare un’opera d’arte. E’ invece qualcosa che consiste a incitarlo a passare per il buon buco di quanto gli è offerto, a lui, come singolare »

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