Editoriale
il punto di vista di Psychiatry on line Italia
di Francesco Bollorino

Verso il nuovo progetto obiettivo per la salute mentale in Italia

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11 febbraio, 2013 - 12:34
di Francesco Bollorino

Una indispensabile, in uno stato di diritto, cornice di tipo legislativo regola da più di un secolo l'operare della Psichiatria in Italia.

Se innovative, per i tempi, erano state la legge 36 del 1904 e la successiva sua profonda riforma del 1968, rivoluzionaria, orgogliosamente rivoluzionaria nella accezione più civile di questo termine è stata quasi trent'anni fa l'introduzione della RIFORMA PSICHIATRICA in Italia. Che ha sancito, unico Stato al mondo tutt'ora, la chiusura definitiva dei presidi manicomiali e la nascita contestuale dell'assistenza territoriale.

POL-it, conscia dell'importanza di questa indispensabile cornice giuridica, ha dedicato da molto tempo un ampio spazio nelle sue pagine alla cosiddetta "Legge Basaglia", pubblicando in occasione del suo Ventennale, nel 1998, uno "SPECIALE" di notevole spessore storico e scientifico, da molti considerato la risorsa di riferimento in Italia sul tema.

Negli ultimi dieci ani ha preso molto piede, più sui media in verità che tra le fila della Psichiatria Italiana, un dibattito, spesso pesantemente colorato politicamente, sulla presunta "necessità" di una revisione normativa e la rivista, puntualmente come è da sempre suo costume, ha aperto uno spazio specificodando voce alle tesi contrapposte, dal 2001 al 2004, di chi voleva "innovare" e di chi voleva "conservare" in una declinazione molto particolare dei concetti di "innovazione" e "conservazione"………….

Lo abbiamo fatto, credo, con grande rispetto della completezza dell'informazione, pur non nascondendoMAI quella che era e resta la "posizione di PSYCHIATRY ON LINE ITALIA" sull'argomento: gli articoli riguardanti la psichiatria, inseriti nella legge 833, sono un tipico esempio di "legge quadro" che se da un lato pone "FONDAMENTALI E IMPRESCINDIBILI PALETTI" (la chiusura DEFINITIVA dell'Istituzione Manicomiale e la restituzione al paziente psichiatrico della sua dignità di cittadino malato , non di "pericolo" per la sicurezza sociale e come tale inserito nel "normale" circuito della Assistenza per quanto attiene ai ricoveri), dall'altro consente ampi spazi di manovra nella declinazione degli interventi e nell'organizzazione di cure e servizi.

Non a caso gran parte delle norme e degli indirizzi di attuazione della Riforma sono contenuti all'interno dei "PROGETTI OBIETTIVO" elaborati dal Ministero della Salute a partire dal 1978, sorta di "DECRETI ATTUATIVI" che hanno cadenzato questi anni di assistenza psichiatrica in Italia.

L'ultimo PROGETTO OBIETTIVO risale al 2001 e certamente merita un aggiornamento anche alla luce dei cambiamenti sociali intercorsi da allora nel Paese e per la necessità di rispondere adeguatamente in termini organizzativi a richieste nuove di un'utenza sempre più diversificata e non più formata dai soli pazienti più "gravi" dal punto di vista psicopatologico e sociopatologico.

Vorrei approfondire quest'ultimo punto: il dibattito attorno ad una presunta o eventuale "necessità" di riformare l'attuale ordinamento ha SEMPRE preso spunto dalle denunce di "carenze" nella qualità e/o quantità dei servizi offerti a fronte di una richiesta di assistenza sempre più diffusa ed articolata dal lato dei bisogni.

La verità, per me, è che non si possono fare "generalizzazioni" a partire dalle "singole"e spesso "evidenti" carenze di tipo organizzativo e/o strutturale, ma che "laicamente" ci si debba domandare, prima ancora come cittadini più che operatori della psichiatria, perché IN CERTE ZONE D'ITALIA la Psichiatria "funziona" e a volte "funziona" a livelli d'eccellenza, mentre IN ALTRE ZONE ciò non avviene, all'interno di uno stesso ordinamento legislativo e all'interno EVIDENTEMENTE d'identiche "possibilità" d'organizzazione e assistenza.

Il quesito non è ozioso ma CENTRALE, poiché mette in luce e pone in maniera CHIARA il vero tema su cui occorre assolutamente dibattere: se in certi posti la Psichiatria offre servizi adeguati ai bisogni, NON E' un problema di "Legge da cambiare" ma di "uniformità della sua attuazione da Domodossola a Porto Palo.

Investigare, capire perché ciò sia accaduto e continui ad accader credo sia un compito, oserei dire un obbligo della politica e della psichiatria italiane, poiché è lì che alligna il "problema" non nell'inadeguatezza o nella "vecchiaia" della norma.

E' di questi giorni l'avvio di un percorso scientifico e politico che porterà nella prima metà del 2008 ad unaCONFERENZA NAZIONALE PER LA SALUTE MENTALE organizzata dal Ministero della Salute per la presentazione di un nuovo PROGETTO OBIETTIVO, frutto di questo percorso progettato e voluto dalla Commissione ad hoc istituita presso il Ministero e diretta dal collega romano Marco D'alema.

Per tutto il corrente anno attraverso otto seminari tematici la psichiatria italiana si interrogherà e si confronterà per arrivare alla stesura condivisa e al passo con i tempi di un nuovo PIANO STRATEGICO per la SALUTE MENTALE.

Non posso oggi naturalmente pronunciarmi sugli esiti di questo percorso, che mi pare però metodologicamente e concettualmente condivisibile, ciò che però, prima ancora come cittadino che come operatore del settore, mi sento fin da ora in dovere di dire è che, accanto alle linee di indirizzo che POSSONO E DEBBONO rappresentare il binario su cui dovrà muoversi l'assistenza psichiatrica in Italia dei prossimi anni, occorre che il PROGETTO OBIETTIVO 2008 contenga ANCHE IN MANIERA CHIARA E NON EQUIVOCA REGOLE!

Per REGOLE intendo il PREMIO PER CHI ATTUA e LA SANZIONE PER CHI NON LO FA.

Io credo che la storia anche recente possa aiutarci a capire come muoversi: il Decreto Bindi con cui venne finalmente chiusa la "norma transitoria" sull'utilizzo delle strutture manicomiali ebbe successoPERCHE' "TOCCAVA NELLA BORSA" gli Enti Regionali inadempienti. Ecco, io credo che non basta un buon PROGETTO OBIETTIVO, che per me basta e avanza all'interno di una legge che lascia spazi enormi di movimento per gli operatori e che non va cambiata perché è un patrimonio di civiltà di cui l'Italia deve andare fiera, occorre poi che VENGA ATTUATO in maniera uniforme e "normale" da Domodossola a Porto Palo.

Perché ciò accada occorre che con rigore si MONITORIZZINO E SI CONTROLLINO I RISULTATI, con la conseguenza, lo ribadisco di PREMIARE I VIRTUOSI E SANZIONARE I REPROBI: non vedo alternative che non comportino l'obiettivo rischio che i nuovi indirizzi restino un puro esercizio teorico, quando le necessità e i bisogni sono invece CHIARI, TANTI E CAMBIATI e necessitano risposte altrettanto chiare, non solo di "MERITO" ma anche e soprattutto di "METODO".

E nel metodo inserisco anche il capitolo spesa: lo Stato è come una famiglia monoreddito e i quattrini che spende, e per il Welfare sono sempre meno, provengono sempre da un unico cespite, le tasse dirette ed indirette , qualunque sia l'Ente erogatore di un servizio e allora occorre che in un ambito come quello psichiatrico in cui i bisogni sono spesso complessi e necessitano di risposte sempre multimodali, si trovi un modo di razionalizazre le spese per favorire la qualità del risultato, uscendo dalla logica logora e antistorica delle competenze separate che, oltre che far aumenatre i costi e a volte a complicare la vita a pazienti e operatori, risultano spesso una delle cause dei bassi risultati offerti e "percepiti".
Un esempio su tutti: la presa in carico del disagio giovanile, che rimbalza tra strutture e "competenze" e intanto cresce, cresce senza che per ora si sia posto mano alla sostanza del problema che NON E' un centro di costo ma ha al centro un bisogno

Credo che un ruolo centrale potrebbero e dovrebbero avere in questo contesto i Sindaci, nella loro istituzionale funzione di controllo in quanto Autorità Sanitaria Locale del loro territorio di competenza, non limitandosi al "ruolo notarile di Emanatori di Ordinanze per i TSO", ma divenendo vera espressione della comunità che rappresentano, facendosi interpreti delle istanze e dei bisogni dei Cittadini più deboli, di quegli "ultimi", i nostri pazienti, che vorrei smettessero finalmente di "non poter MAI essere i primi".

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