BUONA VITA
Sostenibile e Insostenibile, tra Psiche, Polis e altre Mutazioni
di Luigi D'Elia

Stare bene fa malissimo all'economia e alla società

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8 luglio, 2013 - 10:17
di Luigi D'Elia
L'altro giorno sul mio profilo Facebook commentando l'ennesimo servizio sulla crisi dei consumi di un tg qualsiasi dove come al solito si sottolineavano le sciagurate conseguenze a cascata sull'economia della nuova parsimoniosità degli italiani (parsimoniosità in parte forzata a dire il vero dal depauperamento dei ceti medio bassi, ma in buona parte legata ad un arretramento conservativo del ceto medio), concludevo la mia riflessione sostenendo la tesi, neanche tanto paradossale, che per come si sono messe le cose nel mondo da circa 20-30 anni (e forse più), stare bene, oggi, fa malissimo all'economia e alla società, aggiungendo poco sotto che la parsimoniosità e la contentezza (stesso etimo di accontentarsi, contenersi) sono diventati i comportamenti più antisociali che si possano immaginare.

Naturalmente tale mia affermazione, invero un po' provocatoria, cercava disperatamente una confutazione, che però non è ancora arrivata. Ma questa non è una buona notizia (nemmeno per la mia tesi).
Qualcuno mi invitava a definire "stare bene". Be', intanto non essere ricattabili da povertà e debiti è già una buona premessa. Poi, certo, vivere abbastanza in pace con sé e gli altri, avere una vita sociale ricca e soddisfacente, poter affrontare i problemi di una vita intera con resilienza, poter progettare il futuro per sé e con i propri cari, vivere in posti quanto meno decenti e non deturpati, poter accedere alla bellezza, al piacere, al desiderio, essere e sentirsi utili per altri (e magari essere retribuiti per questo). Potrei continuare per alcune pagine, mi rendo conto, ma poi non avrei altro da scrivere nel blog...  E comunque tutte coordinate queste dello star bene così come qui abozzate che non necessiterebbero affatto dell'attuale organizzazione turbocapitalistica.

Qualche altra nota esplicativa su questa mia bizzarra tesi "stare bene, oggi, fa malissimo all'economia e alla società", che qui assumo come ideale punto di partenza, pre-testo, di questo blog. Essa nasce da alcune personali riflessioni che vado facendo da qualche anno provando ad esplorare da curioso dilettante le zone di confine tra discipline sempre più apparentate come la psicologia sociale, la sociologia, l'economia, le scienze cognitive, le neuroscienze, la politica, la filosofia, l'antropologia. Questo gigantesco cluster di aree sovrapposte che campeggia come un'enorme nuvola, forse anche vagamente minacciosa, sopra le teste degli addetti ai lavori, rappresenta probabilmente la linea di sviluppo di molte attività di ricerca, ma anche professionali, compresa la professione di psicoterapeuta.
Con questi pensieri nella testa e in questa direzione un anno fa circa varo questa idea, rimasta potenziale, di una rivista partecipativa con al centro il costrutto "Sostenibilità" ma inteso in senso prevalentemente psico-sociale.

Personalmente mi accosto a questi interessi rigorosamente dal vertice di psicologo e psicoterapeuta di formazione clinico-sociale e gruppoanalitica, con oltre 20 anni di esperienze nelle comunità psichiatriche 15 di attività privata e infine con qualche buona esperienza di politica professionale. Tutti contesti questi dove diventa necessario interrogarsi sui sistemi complessi e la loro interazione con gli individui, e dove l'interesse per la salute si declina il più possibile in domande concrete e tentativi di risposte ancora più concrete, attraversando i domini delle aggragazioni umane, dalle più numerose e complesse fin giù a quelle naturali e familiari, fin dentro le gruppalità interne e storicamente sedimentate (senza distinguere poi troppo tra interno ed esterno).

Lo psicoterapeuta infatti è vincolato, mani e piedi, oltre ad un campo applicativo estrememente concreto, anche ad una mandato sociale, forse non altrettanto netto e stabile nel tempo storico, ma anche esso interpretabile come un imperativo etico molto concreto che dal mio modesto punto di vista corrisponde a prendere le parti della buona vita.

Ma cosa vuol dire oggi prendere le parti della buona vita? Specie se siamo strangolati dal paradosso indissolubile di cui sopra. Come prendere le parti della buona vita e della sua sostenibilità se di fatto il nostro tempo e i suoi prevalenti codici ci rendono fisiologicamente mimetici a tutti i generi di psicopatologie ipermoderne (si pensi solo a: cocaina, ludopatie e tossicofilie varie, bulimia, narcisismi, panicosità) le cui cifre bibliche ormai ci parlano di un funzionamento sociale e non più e non solo di vulnerabilità marginali.

La tentazione, forte, è dunque quella di delirarla questa buona vita, di utopizzarla troppo, o (peggio mi sento) di collocarla in un tempo passato reso aureo dalla deformazione del desiderio, o di destoricizzarla in un non-termpo mitico e con categorie mitologiche. Oppure di collocare la buona vita nel futuro remoto, in un'epoca dominata dal raziocinio e dalla scienza salvifica.

No, personalmente temo come la peste il delirio sulla buona vita tanto quanto l'irriflessività conformista tipica dei nostri tempi. Coltivo perciò da buon psicoterapeuta un'utopia moderata sulla buona vita (con i piedi per terra, ma lo sguardo verso il cielo) intorno ai miei tempi e intorno a coordinate realisticamente accessibili. Da qui il senso del costrutto Sostenibilità psico-sociale, che andrebbe meglio sviluppato e soprattutto sperimentato.

In questo blog (il cui titolo è ispirato ad un testo di Paolo Inghilleri in blibliografia) proverò a ripercorrere dunque alcuni spunti già affrontati in passato su M.A.R.S.S. incrociandoli con nuove suggestioni e nuove provocazioni.
La speranza è che qui, sul principale portale italiano di psichiatria, giungano commenti, idee, dibattiti interessanti per me e per tutti.
Buona lettura

Bibliografia essenziale di riferimento

  1. Agamben Giorgio – La comunità che viene – Bollati Boringhieri, 2001
  2. Akerof G. A, Shiller R. J - Spiriti Animali - Come la natura umana può salvare l'economia. Rizzoli, Milano 2009
  3. Bartolini Stefano – Manifesto per la felicità – Donzelli ed.
  4. Baudrillard Jean - Il sistema degli oggetti, Bompiani, Milano. 1972 (1968).
  5. Baudrillard Jean - La società dei consumi, Il Mulino, Bologna. 1976 (1970).
  6. Baudrillard Jean - Lo scambio simbolico e la morte, Feltrinelli, Milano, 1979 (1976).
  7. Bauman Zygmunt – Amore  liquido. Sulla fragilità dei legami affettivi – Laterza. 2004
  8. Bauman Zygmunt – Homo consumens. Erickson ed., Trento, 2007
  9. Bauman Zygmunt. Il disagio della postmodernità. Bruno Mondadori Editore. 2002 (2000).
  10. BBC Documentario. Il secolo del sé: Parte 1: Macchine della felicità 1-6 http://www.youtube.com/watch?v=N3vAHoJk8H8 (e seguenti). Parte 2: L’ingegneria del consenso 1-6 http://www.youtube.com/watch?v=ASSsBA22Gx4 (e seguenti). 2002.
  11. Becchetti Leonardo,  Il denaro fa la felicità? , Laterza, 2007.
  12. Berardi Franco (Bifo) – La fabbrica dell’infelicità – Derive Approdi, 2001
  13. Bernays Edward L. Propaganda, Lupetti editore, 2008 (1928).
  14. Bologna Gianfranco – Manuale della sostenibilità – Ed. Ambiente
  15. Brown D., Zinkin L. - La psiche e il mondo sociale - Cortina , Milano 1994
  16. Caillé Alain – Critica dell’uomo economico – Il Melangolo. 2008
  17. Carra Aldo Eduardo - Oltre il Pil: un’altra economia, Ediesse, 2010.
  18. Cevoli Marida, Falasca Claudio, Ferrone Ludovico, a cura di, Ambiente e crescita. La negoziazione dello sviluppo sostenibile, Ediesse, Roma, 2004.
  19. De Carolis Massimo – La vita nell’epoca della sua riproducibilità tecnica – Bollati Boringhieri, 2004
  20. Debord Guy. La società dello spettacolo Baldini & Castoldi. Milano. 1997 (1967).
  21. Dupuy Jean-Pierre – Piccola metafisica degli tzunami – Donzelli ed. 2006 (2005)
  22. Esposito Roberto – Bios. Biopolitica e filosofia – Einaudi ed., 2004
  23. Esposito Roberto - Communitas. Origine e destino della comunità, Torino, Einaudi, 1998; nuova ed. 2006
  24. Fasolo Franco – Sviluppi della soggettualità nelle reti sociali. Cleup. 2005
  25. Foucault Michel Nascita della biopolitica. Feltrinelli. Milano. 2005 (1979)
  26. Fusaro Diego – Essere senza tempo. Accelerazione della storia e della vita, Bompiani, Milano 2010
  27. Fusaro Diego - Minima Mercatalia - Bompiani Milano, 2012.
  28. Gaggioli Luca, Valer Antonella,  Prove di felicità quotidiana, Terre di Mezzo, 2011
  29. Gehlen Arnold – L’uomo nell’era della tecnica – Armando ed., 1953 (2004)
  30. Illich Ivan – Disoccupazione Creativa – Boroli ed. 2008 (1978).
  31. Illich Ivan – La Convivialità – Red Ed.
  32. Illich Ivan – Nemesi medica – Bruno Mondadori ed. 2004 (1975)
  33. Inghilleri Paolo – La buona vita – Guerini e Associati ed. 2003
  34. Jackson Tim – Prosperità senza crescita – Ed. Ambiente, 2011
  35. Kahneman Daniel – L’economia della felicità – Il Sole 24 ore, 2007
  36. Latouche Serge – Come sopravvivere allo sviluppo. Dalla decolonizzazione dell'immaginario economico alla costruzione di una società alternativa. Bollati Boringhieri. 2005
  37. Latouche Serge – L’invenzione dell’economia – Bollati Boringhieri 2010 (2005).
  38. Mauss M. - Saggio sul dono. Einaudi Torino, 2002
  39. Mercalli Luca– Prepariamoci – Chiarelettere. 2011
  40. Montinari N., S. Rago, P. Venturi, a cura di, Verso l'Economia del Ben-Essere, AICCON, 2010.
  41. Motterlini M., Guala F. - Mente, Mercati, Decisioni. Università Bocconi, Milano 2011.
  42. Pallante Maurizio – Meno e meglio – Bruno Mondadori. 2011
  43. Paolazzi Luca, a cura di, Libertà e benessere: l'Italia al futuro, Centro studi Confindustria, 2010.
  44. Recalcati Massimo - L’uomo senza inconscio. Raffaello Cortina. Milano. 2010.
  45. Sansot Pierre – Sul buon uso della lentezza – Il saggiatore ed. 2010 (1998).
  46. Sennett Richard – L’uomo flessibile – Feltrinelli, 1999
  47. Sennett Richerd - Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione, Feltrinelli Milano 2012
  48. Speroni Donato - I numeri della felicità, Cooper, 2010
  49. Stiglitz E. Joseph, Sen Amartya, Fitoussi Jean-Paul – La misura sbagliata. Etas ed. 2010.
  50. Volpi Roberto – L’amara medicina – Mondadori, 2008
  51. Volpi Roberto – La fine della famiglia – Mondadori 2007
  52. Wuppertal Institut – Futuro sostenibile – Ed. Ambiente 2011 (2008)

 

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Commenti

La filosofia dell'aziendalizzazione presuppone che il paziente che costa meno è il paziente morto! Non credo che si siano ispirati all'istinto di morte di Freud, ovvero alla regressione verso la materia inerte connaturata alla materia vivente. Ma chissà forse qualche collegamento c'è. Comunque per far bene all'economia, meglio all'econo-sua, stanno cercando in tutti i modi di distruggere il Servizio Sanitario Pubblico, efficace, gratuito, universalistico. A partire da quello psichiatrico: e qui la cosa per noi si fa particolarmente dolorosa.

Come forse ricorderà c'era qualcuno (la Thatcher) che già negli anni '80 affermava in risposta alle lamentele sullo smantellamento del welfare (o forse era per le proteste dei minatori, non ricordo) che la società non esiste. Esiste solo la mano invisibile del mercato che tutto prevede e aggiusta. E già negli anni '60 Bob Kennedy affermava che il PIL si nutre, nella sua crescita, tra le altre cose anche della vendita di armi e di tutte le sciagure umane.
Non so quanto c'entri l'istinto di morte, ma certamente non viviamo nel migliore dei mondi possibili, come in tanti continuano a credere. Forse neanche nel peggiore, ma la regressione culturale che si osserva nei servizi e lo scivolamento verso forme di mero assistenzialismo (parlo della psichiatria) farebbero prevedere altri modelli di mutualità "fai da te" di cui si cominciano a intravedere alcuni primi esperimenti-pilota, che di fatto sostituiscono in vecchio welfare.
Non sto dicendo che a me questo futuro piaccia, ma fin tanto che ci governa Mr. Spread, non vedo alternative.

Fa riflettere effettivamente sulla direzione che sta prendendo la nostra società.
La crisi economica, la diffusa disoccupazione e il dominio delle cose, non dei valori, non delle relazioni, stanno portando la nostra società alla deriva.
Credo che abbiamo bisogno di tirare il freno, perché l'alta velocità ci sta facendo perdere di vista la nostra vita.
Ci anestetizzano con l'offerta di smartphone, nuove auto da sogno con l'aiuto del pagamento rateizzato e la nostra felicità è diventata il semplice acquisto, il possedere qualcosa, come se la felicità fosse in vendita al supermercato, un etto per oggi che basta a consolarmi fino a domani.
La felicità è diventato un miraggio, che una slot machine ti promette alimentando la fantasia e svuotando le tasche, non è possibile vivere così, ma evidentemente se il mondo gira così è perché forse più che vederci l'incapacità di politici, c'è da riconoscere una lobby tanto potente quanto cinica, che affossa i più a beneficio di un'elite, non ci può essere epilogo più triste per l'umanità, forse non esiste più il sentirsi appartenenti alla stessa specie, esiste solo l'essere in lotta contro tutti gli altri, forse Hobbes aveva ragione...

Caro Vincenzo, il sentimento di assedio che viviamo forse ci porta ad avere una posizione quanto meno pessimistica, ma proprio per questo il titolo della mia rubrica, BUONA VITA, appare controintuitiva nel suo essere non solo augurale, ma anche riflessiva su ciò che di piccolo o grande possiamo già fare per smarcarci da questo assedio.


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