I MEDICI-GAY ed i pazienti LGBT di ogni medico!
Raccolta e analisi di casi personali, clinici, tra colleghi e di fantasie sull'omosessualità di medici e pazienti.
di Manlio Converti

IL TUO IMPEGNO CONTRO le TERAPIE RIPARATIVE

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16 marzo, 2014 - 09:22
di Manlio Converti
La voce di ALIDA VISMARA non vi ha attratto molto e neanche le suo prove "scientifiche" e "logiche". Eppure sia che scegliate sia che non facciate nulla per ottenere l'inserimento nell'articolo 3 del Codice Deontologico delle voci "Orientamento Sessuale " e "Identità di Genere", non potete essere NEUTRALI.

NON SCEGLIERE e lasciare tutto nel silenzio... UCCIDE ed è sinceramente IPOCRITA!

Torniamo allora con nuovi argomenti spiegati magari meglio da vari autori A FAVORE delle TERAPIE RIPARATIVE (che permettono ai gay oppressi o repressi di cambiare orientamento sessuale).

VOCE UNO: "Si ha l’impressione, leggendo tra le righe, che alla fine il problema sia culturale: occorre educare le minoranze non illuminate a capire che l’omosessualità non è un disagio, ma una condizione simpatica, gradevole e alla moda. Quando le leggi diventano strumento per rieducare chi è riluttante a entrare nel meraviglioso mondo del «politically correct» siamo sbarcati in quella che Benedetto XVI nell’enciclica «Caritas in veritate» chiama la peggiore delle ideologie: la tecnocrazia, dove le opinioni presentate come «scientifiche» sono imposte a tutti con la minaccia della galera, in una sinergia perversa fra tecnocrati in camice bianco e tecnocrati in toga, tristi gendarmi gli uni e gli altri della dittatura del relativismo".

VOCE DUE: "Vogliamo denunciare ancora una volta la campagna diffamatoria e denigratoria in atto nei confronti delle terapie “riparative”, che mira a presentarle come strumenti manipolatori, totalmente ascientifici e ispirati da un cattolicesimo oscurantista e retrogrado. La terapia cosiddetta “riparativa”, il cui principale esponente è il dottor Joseph Nicolosi, non è affatto basata sulla coercizione o sul presupposto che l’omosessualità “debba” essere cambiata, quanto piuttosto sul fatto che “possa” essere cambiata. Il testo “Identità di genere – Manuale di orientamento” di Nicolosi, fin dalle prime pagine sottolinea come la terapia riparativa non possa nemmeno iniziare se il paziente non è esplicitamente insoddisfatto del suo orientamento sessuale e quindi intenzionato a modificarlo."

VOCE TRE: Si può leggere tutta sul sito http://www.gruppolot.it/wp/2012/03/ero_gay/ dove si trova l'intero libro di un EX-GAY italiano famoso : LUCA TOLVE.

L'ESATTO OPPOSTO, CONTRO le terapie riparative si trova invece su: http://www.noriparative.it/

VOCE CONTRO LE TERAPIE RIPARATIVE:

"Noi, psicologi, psichiatri, psicoterapeuti, psicoanalisti, studiosi e ricercatori nel campo della salute mentale e della formazione, condanniamo ogni tentativo di patologizzare l'omosessualità, che l'American Psychological Association definisce una "variante naturale normale e positiva della sessualità umana" e l'Organizzazione Mondiale della Sanità una "variante naturale del comportamento umano".
Joseph Nicolosi, fondatore del NARTH (Associazione per la Ricerca e la Terapia dell’Omosessualità), sostiene invece, contro ogni evidenza scientifica, che l'omosessualità è “un disturbo mentale che può essere curato”, è “un fallimento dell’identificazione di genere” ed è “contraria alla vera identità dell'individuo”. Queste teorie, le terapie “riparative” che su di esse si basano, e ogni teoria filosofica o religiosa che pretenda di definire l’omosessualità come intrinsecamente disordinata o patologica, non solo incentivano il pregiudizio antiomosessuale, ma screditano le nostre professioni e delegittimano il nostro impegno per l’affermazione di una visione scientifica dell'omosessualità.

Un terapeuta con pregiudizi antiomosessuali può rinforzare i sentimenti negativi di colpa, disistima e vergogna che molti omosessuali provano, e così alimentare l’omofobia interiorizzata e il minority stress, danneggiando spesso irrimediabilmente la salute mentale del soggetto. La persona omosessuale che chiede di essere “guarita” (e i familiari spesso coinvolti) va ascoltata ed aiutata a capire le ragioni della sua difficoltà ad accettarsi, ma non va ingannata con la promessa di terapie miracolistiche prive di efficacia dimostrata. Ricordiamo che gli psicologi italiani sono tenuti al rispetto degli articoli 3, 4, 5 del Codice Deontologico, che ribadiscono, tra l’altro, come lo psicologo debba lavorare per promuovere il benessere psicologico, astenersi dall’imporre il suo sistema di valori e aggiornare continuamente le sue conoscenze scientifiche.

Ricordiamo anche che le più importanti associazioni scientifiche e professionali internazionali, come l’American Psychological Association e l'American Psychiatric Association, raccomandano di astenersi dal tentativo di modificare l'orientamento sessuale di un individuo e (come recentemente ribadito dal Report of the Task Force on Appropriate Therapeutic Responses to Sexual Orientation dell’ American Psychological Association, Washington, D.C., 2009) affermano che le terapie di “conversione” o “riparazione” dell'omosessualità sono basate su teorie prive di validità scientifica e non hanno il sostegno di ricerche empiriche attendibili.

È nostro dovere affermare con forza che qualunque trattamento mirato a indurre il/la paziente a modificare il proprio orientamento sessuale si pone al di fuori dello spirito etico e scientifico che anima le nostre professioni, e in quanto tale deve essere segnalato agli organi competenti, cioè agli ordini professionali."  

Questo comunicato è stato redatto in occasione della presenza in Italia di Joseph Nicolosi al convegno “Identità di genere e libertà” (maggio 2010).


 
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