PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Mario Canella: non solo i Neri ma anche i Gialli

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2 dicembre, 2014 - 10:40
di Luigi Benevelli
Mario Canella (1898-1982), naturalista e medico; libero docente in Anatomia comparata e Antropologia, incaricato di Biologia delle razze all’Università di Ferrara dal 1938 al 1943, professore di Zoologia a Ferrara nel dopoguerra, redattore e poi direttore de la «Rivista di psicologia», autore di Razze umane estinte e viventi (1940),  Principi di psicologia razziale, Sansoni, Firenze, 1941, Lineamenti di Antropobiologia (1943). Nel 1972 fu premiato con la Medaglia d’oro del Presidente della Repubblica ai benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte.
 
Nel suo trattato Principi di psicologia razziale  assume una posizione netta a sostegno della inferiorità razziale dei Negri, ma anche di quella dei Gialli. 
 
Che nemmeno la psicologia dei Gialli possa essere uguale a quella dei Bianchi europei, ci è già risultato indirettamente studiando i fondamenti biologici ( anatomici e fisiologici) del differenziamento psichico delle razze umane.
 
I Gialli non costituirebbero un gruppo razzialmente omogeneo, ma un miscuglio di tipi mongoloidi, europoidi, negroidi, veddoidi, pigmoidi diversi a seconda delle aree   geografiche. Precisato che Fuegini, Eschimesi, Amerindiani in genere, Somojedi e altre popolazioni siberiane si devono ascrivere ai “primitivi”, non si potrebbe negare una qualche tratto psichico che li contraddistingue  rispetto e ai Negri e ai Bianchi; così come, per quanto somaticamente diversi da gruppo a gruppo, presentano quasi tutti qualche tratto fisico comune (lissotrichia, xantodermia, tendenza alla brachicefalia e alla branchischelia, pelle glabra, attenuato dimorfismo sessuale ecc.). […]
 
Il livello intellettuale dei Gialli appare incontestabilmente superiore a quello dei Negri[…]. Non presentano la mobilità psichica e neuromuscolare dei Negri, non sono tachipsichici, instabili, distratti, estrovertiti, ma all’opposto, bradi psichici, capaci di un’attenzione volontaria prolungata, introvertiti: se i Negri sono iperemotivi, esuberanti, allegri, chiassosi, scomposti, impulsivi, i Gialli sono, invece, tipicamente, sensati, seri, calmi, misurati, riflessivi, prudenti sino alla diffidenza, sornioni e raffinati dissimulatori, dotati di autocontrollo e di un grande potere di inibizione. […]
Sono degli ipoemotivi, mostrano un’affettività piuttosto torpida, una certa tendenza all’apatia; mancano in essi le passioni esplosive, gli appetiti violenti […]; di qui quelle loro facce impassibili e impenetrabili cui sembrerebbe estranea la gioia di vivere!
L’intelligenza misurata col metodo dei reattivi mentali è, per i Cinesi e i Giapponesi solo di qualche punto inferiore a quella  media dei Bianchi […]: intelligenza tuttavia non pronta, agile, vivace, ma piuttosto tarda. Eccellente la memoria delle cose apprese e vedute. L’immaginazione invece quanto mai povera o addirittura sterile. […]
Assorbiti dal particolare, dall’analitico, dal concreto, le vaste sintesi, i grandi sistemi e le teorie li lasciano indifferenti.
In cambio, i Gialli possiedono una straordinaria capacità di imitazione e assimilazione. […] Per questa grande recettività e scarsa o nulla creatività, […] la relazione dei Mongolici agli Europei è stata comparata a quella della donna rispetto all’uomo (il Weininger giudicava il popolo cinese eminentemente “femminile”, come quello ebreo). […]
Nel pensiero cinese nulla corrisponde al criticismo, al razionalismo e allo spiritualismo europei. […] In esso domina il sentimento intimo dell’unità dell’universo: il reale è un tutto unico, senza alcuna trascendenza. […]
Un carattere fondamentale della psicologia dei Gialli è il loro realismo terra terra, il loro crudo positivismo, il loro amore  dell’utile […] : gente pratica nel senso più stretto del termine, assai più portata per la prosa che per la poesia, mancano di liberalità, di generosità, di sentimenti ardenti, di grandi slanci.
Il bisogno di trascendenza e di perfezione ideale è ignoto ai Gialli. […] I cinesi non hanno concepito che un’Etichetta della vita, fatta di massime, di norme, di ricette.
I Gialli estremo-orientali eccellono nella perizia tecnica e nell’attività mercantile . […]
Se il Negro è stato considerato come un fanciullo, immemore del passato, noncurante dell’avvenire, immerso nel presente, il Giallo è stato comparato a un vecchio, rivolto soprattutto al passato, laudator temporis acti, conservatore e tradizionalista intransigente. […] Fondamentale dovere di un Giallo è ricordarsi con devozione dei propri morti, e poiché genitori e anziani sono i rappresentanti ancora in vita degli antenati, i figli e i giovani devono rispettarli con ossequio estremo, sottomettendosi ciecamente alla loro volontà. […]
Tutto questo, oltre la lingua ideografica, rende conto della pietrificazione morale e intellettuale del millenario immobilismo dei Gialli orientali. […]
È nota la religiosità dei Cinesi che bene si armonizza con gli altri caratteri del loro psichismo. […]
In fatto di bellicosità non è possibile alcun giudizio d’insieme: […] i Cinesi sono stati sempre giudicati dei pusillanimi, inetti alla guerra, negati alle imprese eroiche […]; i Giapponesi, invece, eccellono per virtù guerresche, coraggio militare, disprezzo assoluto della morte. Tutto sommato però, le razze mongoliche sembrano meno bellicose delle razze europee. […]
I Gialli mostrano una certa tendenza alla crudeltà, un’inclinazione per le atrocità commesse anche a freddo[…]. Del resto, la sensibilità dolorifica, come in tutti i Colorati, sembra in essi ottusa. […] Benché l’emotività e l’affettività siano ridotte, e il dimorfismo sessuale, sia somatico sia psichico, non sia nei Gialli così accentuato come negli Europoidi, l’erotismo è assai forte. […]
I Gialli ignorano, come in Negri, l’amore romantico europeo, e non potrebbero nemmeno concepire l’amore platonico: la donna non è granché stimata[…]  :l’amore coniugale è ridotto al semplice piacere fisico. La prostituzione femminile è straordinariamente diffusa e, specie in Cina, anche quella maschile. […]
Quanto alle facoltà artistiche dei Gialli orientali, tutto sommato, se paragonate a quelle europee, sono più che limitate.

 

Da Principi di psicologia razziale  (1941), pp. 291-298, passim
 

 
 
 

 

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