PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Giuseppe Cantoni e le patologie delle popolazioni del Tirolo

Share this
1 dicembre, 2015 - 10:13
di Luigi Benevelli
Nell’ambito del colonialismo “ interno” di epoca fascista, fra le popolazioni oggetto di studio da parte di biologi, genetisti, psichiatri italiani ci furono quelle  del Tirolo/Alto Adige. Di  particolare interesse furono le Ricerche sulla consanguineità in valli alpestri della Venezia Tridentina [1]condotte da Giuseppe Cantoni dell’Istituto di genetica dell’Università di Milano diretto da Luisa Gianferrari che indò sugli effetti dell’endogamia e della consanguineità negli abitanti della val Venosta  e delle valli ad essa laterali. La ricerca era finanziata da fondi della International Union for the scientific investigation of population problems.
Cantoni illustrava in premessa i caratteri razziali derivanti dal “mescolamento di tanti fattori”, “ elementi retici preesistenti cui fu immesso successivamente un ricco fiotto di sangue romano e poi tedesco”. Dallo studio emergeva una alta e altissima consanguineità in val Venosta e nelle valli laterali di Martello, Ultimo e soprattutto Senales.
 La popolazione era da considerarsi iponutrita, diffusi il rachitismo e le  disendocrinie: la diffusione dell’ipertrofia tiroidea fino al gozzismo conclamato, il cretinismo e il nanismo risultava veramente “impressionante”. Anche dal punto di vista intellettuale le condizioni generali della popolazione non risultavano “molto brillanti; di pari passo alla dominante ipofunzione tiroidea va il basso livello intellettuale cui è necessariamente connesso, per la logica diminuzione dei poteri di controllo ed inibitori, un basso livello morale”. 
Tali giudizi erano sostenuti dalla costruzione degli alberi genealogici degli ascendenti, dall’analisi delle dispense dell’autorità ecclesiastica e dai dati dei fogli di leva.
Cantoni argomentava poi circa il fatto che  “le popolazioni più consanguinee si dimostrarono le meno tarate”, affermando che “la consanguineità esercitandosi nel caso nostro su un terreno organico profondamente alterato dalla presenza di gravi turbe specialmente endocrine che interessano tutti i parenchimi compresi i più nobili, tessuto nervoso e gonadi, può essere mascherata nei suoi effetti, che comunque devono essere considerati assai tenui e pressoché trascurabili dal punto di vista sociale, non negando che, in particolari contingenze essi possono invece essere notevoli, da un punto di vista familiare singolo”. Dopo di che richiamava l’attenzione “sulla piaga dell’endemia gozzo-cretinica” nella val Venosta.
E concludeva dando fiato alle trombe:
In questa epoca nostra di realizzazioni imponenti, in tempi ove l’avvenire della razza non è più abbandonato egoisticamente al caso, ma è preoccupazione prima di chi regge i destini d’Italia, la bonifica umana di questi paesi gozzi geni ed un’intensa propaganda igienica, specialmente per quanto si riferisce all’alimentazione e all’allevamento del bambino, deve essere con fervida opera intrapresa, e sarà opera squisitamente demografica. Il gozzuto, l’ipotiroideo, è un minorato che può, che deve essere sanato; i caratteri che lo distinguono non hanno niente a che vedere con la struttura etnica, ma sono esclusivamente patologici. La miserabile esistenza trascinata sulle  abitudini  passivamente trasmesse nelle generazioni e accettate abulicamente nell’apatia di carattere e torpidamente, che ostacola la penetrazione dei più elementari progressi del vivere civile, la scarsa fecondità dovuta al tardo ed incompleto sviluppo puberale, il mancato sviluppo psichico che rende ottusi alla percezione, inetti alla critica, tardi alle reazioni, l’incompleto sviluppo fisico, le difformità rachitiche, tutto questo può essere cancellato, come già è stata cancellata la pellagra, come si vanno cancellando la malaria, e ove oggi vegeta una popolazione ove troppi sono gli imbelli e i tarati, potrà essere in un prossimo radioso domani, una popolazione attiva e feconda, aperta al progresso, tesa all’avvenire, scolta vigile e intelligente che con saldo braccio, con aperto pensiero procederà nelle vie dei rinnovati destini di Roma.
E così il nostro forniva ragioni ed esibiva il suo entusiastico consenso alle politiche fasciste di s-nazionalizzazione e de-culturazione degli abitanti del Tirolo che comportarono il trasferimento di popolazioni dalle campagne alle città, la proibizione dell’uso del tedesco in pubblico, la traduzione dei toponimi e dei nomi di persona. Non a caso Cantoni, quindi, poteva terminare col ringraziare Corrado Gini e Luisa Gianferrari he lo avevano “guidato nelle ricerche”, il prefetto della provincia di Bolzano Marziali (nomen omen), i Podestà, i Parroci, i Medici, i comandanti dei RR. Carabinieri e della R. Guardia di Finanza.

Auguro di cuore buone feste ed un felice 2016 a tutte le mie lettrici e a tutti i miei lettori,

 

 
 



[1] In «Genus», 1, 251-359, 1935. «Genus» era la rivista del Comitato italiano per lo studio dei problemi della popolazione ed era edita sotto il patrocinio del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).
Vedi anche Stefano Fait,  Studi di popolazione e genetica delle popolazioni in Trentino Alto Adige 1930-2005, «Atti Accademia degli Agiati», a. 255, 2005, ser. VIII, vol. V. B, 95-128.

> Lascia un commento



Totale visualizzazioni: 2895