DOPO IL DELITTO
Il supporto psicologico alle famiglie delle vittime
MORIRE A VENT’ANNI SI PUO’ SE LA DIAGNOSI E’ SBAGLIATA: IL CASO DI DOMENICO NATALE
Nel mese di marzo, anno 2013 Domenico Natale iniziò ad accusare saltuari dolori al ginocchio, diventati poi persistenti. Dagli esami strumentali di imaging eseguiti nel casertano emerge, in parole povere, un “focolaio fratturativo come da sostituzione adiposa/imbibizione emosiderinica post-traumatica”.Ora non capiamo noi profani cosa vuol dire il referto, così come il padre di Domenico che giustamente vuole vederci chiaro e chiede consulenza a un medico specializzato in ortopedia e traumatologia. Che vuol dire dottore? Domenico ha una frattura! E che si fa? Si opera! Certamente, perché la patella di Domenico presentava una “minima quota di versamento intrarticolare con distensione appena apprezzabile della borsa del gastrocnemio semimembranoso….”. Detto così, sembra un dialogo uscito da uno di quei film anni ’80 tipo “L’Ospedale più pazzo del mondo” e invece no, perché siamo presso una nota Casa di Cura a Roma e i fatti saranno andati pressappoco così poiché è stato aperto un fascicolo per lesioni colpose gravissime; il capo di imputazione è rubricato ancora così, ma lo sarà ancora per poco poiché Domenico, alla data di oggi 18 Gennaio 2016 non è più tra noi e non lo è dal 30 Ottobre 2014. Ma veniamo ai fatti e misfatti. Domenico, nonostante avesse riferito al medico l’assenza di traumatismi durante il calcetto, viene visitato dal menzionato medico che pone diagnosi di “frattura composta dell’emipiatto tibiale interno del ginocchio destro” e che gli prescrive un tutore da portare per 30 gg. e un integratore antinfiammatorio. Affidandosi al buon Dio e all’esperienza o “presunta esperienza” del sopracitato medico, Domenico rientra a casa, pronto a seguire le prescrizioni ricevute; purtroppo qualcosa degenera fino alla “tumefazione”, richiedendo in data 26 Maggio 2013, l’intervento di una guardia medica la quale richiede un esame ecodoppler. Domenico eseguirà questo esame presso l’Azienda Ospedaliera “Antonio Cardarelli” di Napoli ricevendo diagnosi di “alterazione eco strutturale del sottocute con coinvolgimento del piano muscolare in sede periepicondiloidea interna”; contestualmente viene eseguito anche un rx al ginocchio destro che riporta il seguente risultato: “alterazione strutturale di tipo osteorarefacente del versante mediale del piatto tibiale e dell’estremo prossimale della diafisi tibiale associata a tumefazione tenuamente x-opaca dei tessuti molli adiacenti. Indispensabile approfondimento diagnostico”. Domenico rifiuta il ricovero in ortopedia (purtroppo una decisione puo’, a volte, essere fatale!!!!) perché già era seguito dall'ortopedico in questione. Questi, effettua un prelievo dall’edema e dispone un intervento chirurgico perché nel frattempo il ginocchio si è “organizzato” (cit. “ematoma organizzato ginocchio”). Nel frattempo una TAC refertata dallo specialista radiologo Dott.*** il quale dice che non sono presenti “lesioni pleuro-polmonari in fase acuta evolutiva”; come mai dal ginocchio ce ne siamo andati al torace? Di cosa volevano sincerarsi i medici?? Nel frattempo si eseguono altri esami diagnostici (soldi, soldi, soldi!!) e il ginocchio di Domenico inizia a vedere un “distacco parcellare osseo a livello dell’inserzione condiloidea del legamento crociato anteriore che appare ispessito per verosimile lesione” con la necessità di eseguire un’altra risonanza e come se non bastasse arriva, altresì, l’ atrofia di Sudec. In data 28 Maggio 2013 quel povero figlio segnerà la sua condanna a morte sottoponendosi a un intervento di circa 50 minuti che vede l’asportazione della tumefazione descritta con le proporzioni di un “mandarino” . Eggià, siamo proprio alla frutta signori! Dopo alcuni giorni dall’intervento, a carico del ginocchio dx compariva nuovo importante edema che si estendeva anche alla parte sottostante sino alla caviglia! Domenico viene nuovamente visitato dallo stesso audace specialista il quale rimuove solo 3 punti su 6, rinviando l’integrale rimozione dei rimanenti a fine Giugno e ordinando una ulteriore Risonanza Magnetica al ginocchio dx. Solo in tale contesto, viene riferito al padre Giuseppe Natale di aver provveduto a un esame istologico “per cautela” ( documento del 10.6.13) con referto che testualmente recita: ”Materiale inviato: raccolta ematica ginocchio dx. Descrizione macroscopica: tessuto di colorito grigiastro del diametro di cm. 5. Diagnosi: proliferazione di elementi di grande dimensione, pleomorfi, singole ed in lamine irregolari indovate in stroma lasso e mixoide con ampie aree necrotiche ed emorragiche. Cellule giganti multinucleate. Le cellule mostrano nucleo grande, dimetrico, ipercromico. Numerose mitosi atipiche. Il reperto è compatibile con neoplasia stromale maligna con ampie aree emorragiche (osteosarcoma teleangectasico? Istiocitoma fibroso maligno dell’osso?) sono in corso ulteriori indagini I.I.C. . La verità, cari Signori, è che il medico aveva provveduto - in base a quanto raccontato da Giuseppe Natale - a una parziale rimozione di quello che loro avevano già probabilmente inquadrato come tumore e che è stato omesso alla famiglia per evitare un quasi sicuro scandalo. Infatti, andando ad operare, il sedicente medico avrebbe permesso la diffusione di una metastasi in zona polmonare. Il 13 Giugno Domenico, dopo aver ingerito il farmaco “Framinec” prescritto dall’ortopedico, collassa nel bar della clinica Itor. I medici intervenuti ritenevano che si trattasse microembolia polmonare mentre il sedicente medico insisteva affinchè il paziente fosse portato a casa. Su consiglio di questi medici Giuseppe Natale trasporta d’urgenza Domenico presso il P.S. del Policlinico Umberto I , insieme a tutta la documentazione. Domenico esegue altri esami diagnostici e viene ricoverato con diagnosi di “lesioni polmonari di probabile natura secondaria in paziente con recente intervento su ginocchio dx di probabile natura neo formata” . Complimenti, questa non è una vicenda di malasanità! Cosa è lo stabilirà presto la magistratura poichè è stato aperto già il fascicolo per omicidio colposo. Il 14 Giugno 2013 il medico in questione consegna un anatomopatologo del Policlinico Umberto I°, i vetrini relativi alla lesione asportata dal ginocchio di Domenico, vetrini che vengono inviati al Servizio di Anatomia ed Istologia Patologica della ASL di Latina la quale formula la diagnosi di “osteosarcoma ad alto grado di malignità”. Dopo ben 16 giorni dall’intervento al ginocchio, finalmente viene formulata la vera diagnosi e unica diagnosi con “sospetto sarcoma di Ewing” e “presenza di numerose e multiple formazioni nodulari solide non calcifiche delle dimensioni comprese tra 2 mm ed i 15 mm situate a livello di tutti i segmenti polmonari ”. Nel frattempo, terminato il gioco de “L’allegro chirurgo” Domenico è assalito da febbre e dolore ed è trasportato nella u.o di Pediatria dove nel frattempo si rileva un rush cutaneo a livello del collo, zigomi e del torace. Nella stessa giornata viene eseguito l’esame di ecocolordoppler degli arti inferiori, il cui referto testualmente riferisce: “Pervietà dell’asse venoso femorale fino all’Hunter. Pervio il tratto superiore della vena poplitea che viene de piazzata e compressa da una massa espansiva solida a partenza dell’articolazione del ginocchio dx che ne determina occlusione a livello del terzo medio distale del cavo popliteo ove, in sede profonda, risulta scarsamente riconoscibile. Trombosi della vena piccola safena dx che non presenta flusso al suo interno e risulta incomprimibile. Pervia la grande safena lungo tutto il suo decorso. Si segnala la presenza di numerose linfoadenopatie in sede inguinale dx del diametro massimo di 18 mm. Necessaria rivalutazione a distanza” . Giunti i risultati di altri vetrini, che attestano nuovamente la presenza di un osteosarcoma (ndr. Tumore delle ossa), in data 19 Giugno 2013 Domenico viene prontamente trasferito reparto di ortopedia oncologica dell’IFO Regina Elena. Domenico sembra essere in discreta condizione ma a livello locale la situazione appare drammatica, fino a procedere per l’amputazione dell’arto in data 25.6.13. L’esame istologico effettuato sull’arto amputato riconferma la diagnosi clinica di “osteosarcoma maligno di alto grado”. Nel mese di Luglio Domenico inizia la chemioterapia, dopo che le sue condizioni generali sembravano essersi stabilizzate (ndr. sfido chiunque a sentirsi stabile dopo tutto questo bailamme) . Purtroppo nel mese si rivela un incremento dimensionale delle formazioni nodulari in sede polmonare e il destino di Domenico appare segnato. Dai polmoni all’encefalo il tumore non abbandonerà mai Domenico finché non sarà lui ad abbandonare questa terra ingiusta, una valle di lacrime che ancora non trova verità e giustizia. Allo stato dell’arte il padre Giuseppe Natale aspetta ancora che venga fatta luce sulla morte del proprio figliolo, attendendo una nuova rubricazione del reato di “lesioni colpose gravissime”. Riporto qui di seguito le sue parole:
“ La vicenda sopra descritta testimonia che lo specialista ortopedico dott. ***e lo specialista radiologo Dott. ****, si sono resi responsabili di errori ed omissioni, anche per mancata applicazione delle linee guida prescritte dalla scienza medica nella specializzazione di loro competenza, determinanti scorretta diagnosi, inadeguata, anzi scellerata terapia interventistica, grave ritardo di corretta prognosi ed adeguata cura terapeutica, causanti dannose, pregiudizievoli ed irreversibili conseguenze in merito sia alla progressione della malattia oncologica di cui Domenico risultava affetto, sino a determinarne la morte, che di compromissione della qualità della sua vita residua”.