PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Colonialismo interno: la follia nelle "due Italie"

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1 gennaio, 2017 - 11:04
di Luigi Benevelli

 Alfredo Niceforo (Castiglione di Sicilia23 gennaio 1876 – Roma10 marzo 1960) è stato un criminologo e antropologo italiano di scuola lombrosiana.

Presidente della Società Italiana di Antropologia, della Società Italiana di Criminologia e dal 1920 in poi membro del Consiglio Superiore di Statistica di cui anche diverrà presidente. Fu  presidente della Società Italiana di Economia Demografia e Statistica e divenne membro del Comitato direttivo del Consiglio Nazionale delle Ricerche per la Sezione di Biologia. Dal 1910, e ininterrottamente sino al 1953, fu docente di Criminologia nella Scuola giuridico-criminale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma, fondata da Enrico Ferri. Fra le sue opere più importanti: La delinquenza in Sardegna (1897), Il gergo nei normali, nei degenerati e nei criminali (1897), L'Italia barbara contemporanea (1898), Italiani del Nord e italiani del Sud (1901), Lo studio scientifico delle classi povere (1907), L'uomo delinquente (1951).

Niceforo sosteneva che esistessero due Italie, una latina - e barbara - al Sud  e una germanica - e civilizzata - al Nord, abitate da genti diverse “nelle costumanze, nella civiltà, nella razza”.
In Italiani del Nord e italiani del Sud [1]passa in rassegna e commenta dati relativi a parametri quali forma del cranio, statura (pigmeismo), colore degli occhi e dei capelli, calvizie, altezza della fronte, perimetro toracico, colorito, età del menarca, psicologia collettiva, “sentimento di organizzazione e disciplina” e loro rapporto col clima, alimentazione, diffusione della cultura, analfabetismo, produzione editoriale, produzione artistica, genialità, vita politica, partecipazione al voto, gioco del Lotto, moralità, delinquenza, indici economici (industria, credito, trasporti, ricchezza), partecipazione a scioperi, natalità, patologie, numero dei riformati alla leva militare, città e campagne, densità della popolazione, e, infine, suicidio e pazzia come indici di modernità.
A proposito della pazzia (pp. 496-500), scrive che:
“La pazzia, figlia del surmenage mental  e delle enormi sollecitazioni che porta seco la civiltà, è un fenomeno strettamente legato al progredire della civiltà che […] aumenta rapidamente quelle due grandi forme di naufragio che sono il suicidio e la pazzia: il suicidio che è il naufragio della volontà e la pazzia che è il naufragio della intelligenza”.
E qui cita Lombroso che “ha chiaramente dimostrato” il nesso fra la moderna civiltà e la pazzia, come confermato dall’andamento dei ricoveri in manicomio. Così infatti,
nell’ultimo secolo in Italia […] le ammissioni nei manicomi crebbero negli ultimi anni in queste proporzioni:
Nel manic. di Reggio Emilia                      dal  1822 al 1897                               del 18,57%
 “        “           Genova                  dal 1841 al 1881                                “    177, 00 %
 “        “            Siena                                 dal 1864 al 1885                                “     263. 00%
 “        “            Ferrara                   dal 1872 al 1897                                “     72,00%
 “        “            Roma                    dal 1874 al 1880                                “     58,00%
 “        “            Novara                  dal 1886 al 1880                                “     59,00 %
 
Altre cifre ci rendono più evidente questa marcia in avanti della pazzia: le cifre che ci indicano, proporzionato a 100.000 abitanti, il numero totale dei pazzi, ammessi in tutti i manicomi d’Italia:
 
                   1872                                                   51,0
                   1877                                                   54,0
                   1880                                                   61,25
                   1885                                                   66,6
                   1888                                                   67,7
 
Per tutto ciò che abbiamo detto, le statistiche della pazzia possono essere – nell’attuale momento- un indice del grado minore o maggiore di civiltà. Poiché uno dei frutti della civiltà moderna è l’aumento della pazzia, chiaro è che un gruppo di popolazione a civiltà altissima, darà una cifra dei pazzi maggiore di quella che darà un gruppo di popolazione a civiltà minore […]. Ora, studiando la ripartizione generale della pazzia in Italia, vediamo che il nord dà una quota di pazzi maggiore del sud. Sino dalle statistiche del 1877 si nota assai chiaramente questa differenza, essendo così disposte le cifre dei pazzi su 100.000 abitanti:
 
                               Italia del Nord                                    12,3
                                   “     “  Centro                                              11,7
                                  “      “  Sud                                      6,5
 
Venendo poi alle cifre del 1880, raccolte e studiate da Verga, vediamo la pazzia aumentare in tutte le zone d’Italia; ma conservarsi sempre l’abisso tra il nord e il sud. Infatti, su 100.000 abitanti, i pazzi si distribuiscono così:
 
                               Italia del Nord                                    89,14
                                  “           Centro                                 81,99
                               Mezzogiorno                                      14,92
                               Sicilia                                                 25,80
                               Sardegna                                             14,04
 
 
Un 2017 che sia il migliore possibile anche per la psichiatria italiana.
 

 
Mantova, 1 gennaio 2017
                       
 



[1] F.lli Bocca, Torino, 1901. Il libro è dedicato al padre.

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