Riflessioni (in)attuali
Uno sguardo psicoanalitico sulla vita comune
di Sarantis Thanopulos

SULL' AMICIZIA

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31 gennaio, 2017 - 20:09
di Sarantis Thanopulos

Sabato scorso “Alias” ha ospitato l’introduzione di Maurizio Balsamo, direttore di Psiche -rivista “culturale” della Società Psicoanalitica Italiana- al numero dedicato a “Il pensiero in tempo di guerra”.
Balsamo si interroga sulla possibilità di creare una “zona protettiva” per consentire allo psichico “di esercitare le sue funzioni trasformative”, quando l’oscillazione fra l’angoscia di essere uccisi o di uccidere e la paura di una distruzione totale si impossessano degli esseri umani e li disorientano. La domanda di zone protettive, che arginino la diffusione e penetrazione delle idee irrazionali e delle azioni impulsive che causa il disorientamento, è forte tra tutti coloro che in un mondo in crisi continuano a credere nella forza della ragione e dell’integrità psichica.    
Limitare i danni di un processo morboso, creando zone protettive tra le parti sane ed esso, è una necessità. Tuttavia, sotto una crescente pressione anche le dighe migliori, fatte di dura opposizione alla forza invasiva, possono cedere. Non possiamo trattenere il respiro in attesa di “tempi migliori”. È opzione decisamente migliore usare come argine lo stesso tessuto psicocorporeo (individuale e collettivo) che la patologia minaccia. Risanare ciò che è “vivo”, per re-espanderlo a spese della malattia.
L’amicizia è ciò che mantiene psichicamente sana e viva la materia umana desiderante. Espande le relazioni umane al di là dei vincoli familiari, usa l’affinità per rendere abitabile e feconda la differenza. Fonda la Polis come luogo di aggregazione centrale dei rapporti di scambio, spingendo la famiglia nella loro periferia, ma emana da quest’ultima. Più precisamente dalla relazione erotica tra i genitori che configura  la famiglia come luogo di circolazione di affetti e di desiderio. Nella relazione “coniugale”, l’amicizia è espressione di un rapporto paritario. A partire dall’amicizia tra i genitori tutti i rapporti familiari sono paritari, perché amicali, a prescindere dalle ineguaglianze sul piano dei bisogni, dell’esperienza, delle risorse e delle capacità.
L’amicizia è l’incontro paritario tra le differenze che se, da una parte, rende possibile la loro congiunzione erotica, dall’altra sublima la loro relazione, ampliando la sua portata ben oltre la contiguità dei corpi e dei sensi, ma mantenendo viva l’emozione e la sensualità dell’esperienza culturale e affettiva. Estroverte i legami endogamici verso i legami sociali e il familiare verso l’estraneo. Sostiene, perché è un sentimento che acquisisce saggezza, la reciprocità “unilaterale” nei confronti dell’altro, l’apertura di credito senza calcoli, fatta di attrazione e di curiosità.
Nel suo dispiegarsi e diffondersi, l’amicizia  costruisce  la trama delle relazioni erotiche, dei legami solidali, dell’associazionismo e dei rapporti politici, mantenendo integra la società civile, ma anche la coppia degli amanti. Accoglie il nemico e ne prende cura come proprio garante.
Quando egli agisce solo come causa  aggregante, la qualità dell’amicizia, messa sulla difensiva, ne risente. Il nemico è connesso alla libertà dell’amico di contraddirci, che sorregge lo statuto paritario della sua differenza e dà ampiezza e profondità all’esperienza comune.
Dove l’amicizia è corrotta dal calcolo e dallo sfruttamento, perdiamo una reale propulsione erotica e la capacità di comprendere i nostri  sentimenti. Agiamo secondo “assunti di base” indifferenzianti (Bion): fuggire da qualcosa o attaccarlo, seguire un capo, affidarsi a un messia. Forze impersonali ci spingono qua e là, prima del botto finale. I legami d’amicizia ci proteggono.    

              

 
 

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