Mark Rutte senza pane né tulipani visita la Meloni per l’8 marzo

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15 marzo, 2023 - 21:55
Un’Ansa dell’8 marzo mostrava e rendicontava il parsimonioso primo ministro olandese ricevuto dalla Meloni a Palazzo Chigi, passare in rivista il picchetto d’onore. Travestito da orso elegante, l’immarcescibile Mark Rutte, m. 1,95, si muoveva goffamente, recando strette nella mano destra due mimose giallo-spento e due tulipani rosso-sbiadito, anzi arancione-pallido, quattro fiori in tutto, perché fosse chiaro che lui è sobrio come nessun altro. Prima di accartocciarsi per baciarla e abbracciarla, come da etichetta, bruciando sul tempo la Collega italiana che lo aveva invitato a Roma per avere «Con Rutte un approccio pragmatico sui dossier Ue», quelli che non aveva potuto discutere in febbraio quando in Belgio c’era il premier ucraino, le aveva sussurrato, «È per la giornata internazionale della donna». Poi, prima che la Nostra si riprendesse, magari pensando alle frequentazioni col suo ministro della difesa, Guido Crosetto, m. 1,98, le aveva sibilato tutta la sua «Ammirazione per il sostegno dell'Italia all'Ucraina».

 

Si erano lasciati freddamente al Consiglio straordinario Europeo di un giorno, a Bruxelles, per l’Ucraina (9 febbraio 2023), dove l’ospite d’onore era stato quel tal Volodymyr Zelensky, l’ucraino di gran moda che va su tutto, purché ordinato dagli Americani. Malgrado le sue frequenti sbrasate su dio-patria-famiglia-donna-madre-cristiana, la nostra “Giorgia”, lasciata in un cantuccio al Palazzo Berlaymont in Rue de la Loi, ci aveva fatto venire in mente “Pane e tulipani” (2000), il bel film di Silvio Soldini, con Licia Maglietta, abbandonata in autogrill dopo una squallida gita a Paestum organizzata da una ditta di venditori di pentole ed elettrodomestici. Eh, si! Se l’erano proprio dimenticato, il nostro premier-donna, tutti intenti ad eseguire la gigantesca e ubiquitaria agenda USA, apparecchiata oltre-oceano, appositamente per l’ucraino, fin dal 6 febbraio 2023. Questo il sommario. Condanna aggressione Russia; indipendenza, sovranità, integrità territoriale Ucraina entro confini riconosciuti livello internazionale; ribadire aumento pressione collettiva UE su Russia, sentiti partner internazionali (Biden, Blinken, Stoltenberg); adozione tetto prezzo prodotti petroliferi russi verso Paesi terzi; ulteriori sanzioni antirusse et potenziamento misure antielusione; condanna attacchi indiscriminati Russia verso civili et infrastrutture; richiamare Putin rispetto diritto internazionale umanitario, rimpatrio ucraini, specie donne et bambini, condotti forzatamente at Russia; convincere UE agire più fermamente contro milizie putiniane responsabili crimini guerra et altri ancor più gravi tipo “aggressione contro aggredito”, richiamando denuncia Procuratore corte ucraina inoltrandolo at Corte crimini internazionali Aia; istituire centro internazionale documentazione crimini aggressione versus Ucraina at perseguimento futuro; confermare disponibilità UE sostenere “pace giusta” per Ucraina, basata su rispetto sovranità et integrità territoriale; riconoscere at paese status candidato adesione UE; continuare fermo sostegno politico, economico, militare, finanziario et umanitario per tutto il tempo necessario; addebitare costi ricostruzione Ucraina at Russia tramite congelamento beni Federazione.

 

Inutile continuare col cinico florilegio di aiuti UE, per guerra antirussa in Ucraina, costato fino ad ora complessivamente 12 miliardi di euro. Mercenari a parte, che fanno il mestiere delle armi, gli Ucraini, costretti a fare una guerra per procura, ci mettono i morti (anche civili) ma gli altri non scherzano. Solo tra i militari, si parla di 200 mila vittime, da entrambe le parti, pari ai posti a sedere del Maracanã e del Bernabeu, se non fosse irriverente mischiare morti-in-guerra e calcio. Ma, tornando ai nostri, è parso un dialogo tra sordi, tanto era elusivo lui, Rutte, quanto insistente lei, Meloni, sul tema migranti, con gli 85 e passa morti - per mancato soccorso - del “caicco senza speranza" (< www.corrieredellacalabria.it › 2023/03/08›), naufragato in casa nostra, a Steccato di Cutro (Crotone, Calabria jonica). Composti i cadaveri, ancora bagnati, nelle bare allineate al Palazzetto dello Sport di Crotone, scorrevano ripetutamente le immagini nei telegiornali di tutte le emittenti, con effetto scia, in un paese commosso e annichilito. Stupisce l’ottusità delle giustificazioni che vanno oltre il limite della decenza e della demenza oligofrenica. Dai non sapevamo, non ci avevano avvertito, ai “Frontex” aveva comunicato che la nave (il fatiscente “caicco”) galleggiava regolarmente, eppoi chi poteva immaginare che nelle stive ci fossero tanti clandestini? Dalla criminalizzazione degli scafisti degni dell’ergastolo e puniti con l’inseguimento “per tutto l’orbe terracqueo”, alla colpevolizzazione dei padri di famiglia che non esitano ad affidargli i loro figli per metterli in quella barca della morte. Dall’ordinare un’operazione di polizia invece che di soccorso, perché il bagnino aveva esposto la bandiera rossa del mare grosso! Sugli schermi Tv, scorrevano quelle piccole bare bianche dei bambini, tra le scure dei più grandi, con altre che sopraggiungevano ... per andare a Bologna, cimitero islamico ... scorrevano piccole croci messe insieme con due pezzi di legno del relitto naufragato sulla spiaggia di Cutro come in una processione che risaliva la penisola ...

 

Lui più interessato alla Politica finanziaria UE dopo la pandemia da Covid-19, lei più orientata sulla chiusura delle frontiere meridionali UE; in mente il fondo per la ripresa e il bilancio pluriennale UE il primo, le armate per difendere i confini sud-europei la seconda; euro/dollari di spesa futura, Rutte, marina da guerra per la difesa presente, Meloni ... il classico dialogo tra sordi! Se vorrà ottenere qualcosa di più, lei, dovrà riparlarne col presidente UE, quella faccia di bronzo di Charles Michel che ad Ankara in visita ufficiale al Capo di Stato turco, il nuovo sultano Recep Tayyip Erdogan, aveva lasciato in piedi la von der Leyen per accomodarsi repentinamente sull’unica sedia libera, tra gli “ehm”, “ehm”, della Ursula. Non resta che chiederci chi sia codesto Mark Rutte che gode fama di “falco” tra i predatori più feroci dei paesi rigoristi della UE, e cosa sia venuto a fare a Roma, non ancora in primavera, malgrado le mimose, appena fiorite, in questa stagione balorda, e tutta all’incontrario, per di più, tormentata da terremoti tremendi, non bastassero le guerre! Già! Cos’era venuto a fare fin quaggiù il premier del Regno d’Olanda, già molto critico verso Francia e Italia per l’elevata spesa pensionistica. Al panel del Forum economico mondiale con la presidente della Bce Christine Lagarde Mark Rutte aveva detto: «In Italia e Francia c'è troppo indebitamento» (www.ansa.it › Economia › 19 gen 2023).

 

Mark Rutte Prima di abbracciare la politica nel VVD, il partito popolare olandese liberal conservatore per la libertà e la democrazia, praticamente dopo un baccellierato in arte, era entrato giovanissimo nel mondo degli affari, lavorando come manager per “Unilever & Calvé”, la multinazionale anglo-nederlandese sorta, quasi 1 secolo fa, dalla fusione di due gruppi, uno inglese di cipria varechina e dentifrici, l’altro olandese di margarina, gelati, surgelati e maionese. Tra i più longevi politici olandesi, al suo 4° mandato di primo ministro, gira da tempo in Europa come punta di diamante dei “frugal four” (Austria, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi), quelli che ce l’hanno a morte coi paesi mediterranei spreconi (Grecia, Italia, Portogallo), rei di frinire inutilmente, come la cicala d’estate, per chiedere aiuto allorché «Se trouva fort dépourvue Quand la bise fut venue. Pas un seul petit morceau De mouche ou de vermisseau». Ma non si tratta della favoletta pedagogica di La Fontaine! Semmai un frammento d’intolleranza antica pervenuto ai nostri giorni dalle feroci lotte di religione di un’Europa tardo e post-medioevale. Frugando nella storia remota di questi Paesi Bassi si possono capire le ragioni di certe stranezze olandesi, soprattutto negli affari, nei commerci con le Indie omonime e nel rapporto col denaro, in generale, lo “sterco del diavolo”, risalente alle “guerre totali e civili di religione” che insanguinarono l’Europa per 80 anni (1568-1648) fino alla pace di Westfalia. Questo spiega la convivenza olandese, senza problemi, di molte confessioni, luterani, ebrei, ugonotti: i protestanti francesi di confessione calvinista sopravvissuti alla strage San Bartolomeo (23-24 agosto 1572) ordinata da Caterina de Medici. Questi ultimi, in particolare, si rifugiarono in tutta Europa, nelle colonie della corona britannica e molti, fra i più laboriosi, si stabilirono anche nei Paesi Bassi. Ecco, un po’ in controluce, l’identikit di Rutte, definito “Il dottor strarigore” nella copertina “7”, l’inserto di Corsera del 03.07.2020

 

Ugonotti, puritani, calvinisti, come che sia, nessuno è esente da colpe, chi è senza peccato scagli la prima pietra ebbe a dire il Salvatore, ed anche Mark Rutte ha avuto un infortunio nella sua lunga carriera politica trascorsa per buona parte insieme a quella di Angela Merkel. Fu quando il 15 gennaio 2021 (<www.rainews.it ›) fu costretto a rassegnare il mandato e quello del suo governo nelle mani del re d’Olanda Guglielmo Alessandro, dopo lo scandalo sugli assegni familiari. Una commissione parlamentare aveva accertato pratiche illegali nei sussidi all’infanzia. Funzionari fiscali olandesi costrinsero all’indebitamento alcune migliaia di famiglie accusate di frode per aver riscosso assegni d’indennità per l’infanzia senza averne diritto. Più o meno lo stesso trucco usato in Grecia dalla troika UE, per la riduzione della spesa in regime di austerità (tecnica da strozzini), con l’aggiunta del danno di azzerare la spesa della prevenzione di cui non si accorge nessuno prima del disastro, criminoso più che colposo! Del tutto recentemente (02.03.2023), il disastro ferroviario di Larissa sulla tratta Atene Salonicco (almeno 56 i morti, 85 i feriti) per lo scontro di un merci introdotto sullo stesso binario di un treno passeggeri pieno di studenti pendolari lo ha confermato. Un errore umano certamente, quello del capostazione (57 anni, assunto da pochi mesi, formazione frettolosa) ma risalente alla politica criminale di austerità imposta dalla troika europea, già denunciata da Varufakis e molti altri economisti. Noi anche senza troika riusciamo a fare di peggio: si veda il crollo del ponte Morandi di Genova per zero manutenzione di “Autostrade”.

 

C’era stato in verità un fugace incontro a Bruxelles Rutte-Meloni, all’ultimo vertice UE del 9 febbraio, quello per Zelensky, ma del tutto casuale, non però passato inosservato ai telecronisti presenti per le necessità diciamo alimentari del premier olandese. È rimasta famosa l’incursione di Rutte nello stand italiano. Tutti sanno, o almeno così gira voce sul suo conto, che Mark Rutte, non ha interesse per le cose mondane, vive solo per lavorare, consuma pochissimo, detesta chi chiede soldi e chi si abbuffa. È solo goloso di caffé-espresso all’italiana, d’altro canto, come censurarlo, poverino, dorme poco e lavora molto, dunque ogni tanto “lo coglie la cecagna”, come dicono a Roma, e come sa benissimo anche Meloni. Sembra che la sua amicizia con la nostra Giorgia, risalga all’ultimo Consiglio Europeo dove era stato invitato Zelensky in pompa magna e dove in una gran confusione d’incontri separati per farsi (anche) dispetti l’un l’altro e, chiudersi in “bilaterali” con la von der Leyen per riunioni ad escludendum (soprattutto gli Italiani), il Rutte, senza vergogna, si sia affacciato nel padiglione italiano dove aveva adocchiato un “Gaggino-Brera” portatile da congressi, l’ultimo grido fra le macchine da caffé superautomatiche. Sui Magazine e i siti di Gossip internazionale è girata la sua richiesta «Giorgia, ho un disperato bisogno di un caffé espresso». Voci non confermate riferiscono che a Roma, abbia ascoltato con molto interesse la proposta di recarsi alla “Regola” (il 7° rione di Roma) per visitare lo storico "Monte della Pietà" noto anche come “Monte dei pegni”. Ha invece optato per un celebre Caffè del centro dove la prossima volta gusterà anche un gelato all’italiana. Sarà mica venuto fin qui per un caffé? La Giorgia invece andava di fretta perché doveva raggiungere B. e Salvini per il cinquantennio, c’era da cantare in karaoke la “Canzone di Marinella” (1968), storico brano di Fabrizio De André sulla donna calabrese affogata.

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