Informazioni sulla schizofrenia

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17 gennaio, 2013 - 18:00

Cosa sono gli antipsicotici?
I sintomi della schizofrenia possono essere controllati con l'impiego di farmaci chiamati antipsicotici o neurolettici.
Infatti è stato accertato che se una persona malata di schizofrenia prende questi farmaci, il rischio di avere una ricaduta entro un anno si riduce dal 75% al 30%.
Detto in altre parole, se si smette di prendere regolarmente i farmaci si corre un rischio più che doppio di avere una ricaduta.
Per farsi un'idea dell'utilità dei farmaci, basti pensare che da quando negli anni '50 gli antipsicotici sono stati introdotti nella pratica psichiatrica , prima la durata media dei ricoveri dei malati di schizofrenia si è ridotta, poi è stato possibile cominciare a curarli, senza doversi più limitare solo all'internamento nell'ospedale psichiatrico.
I farmaci antipsicotici agiscono correggendo quello squilibrio chimico del cervello che avevamo visto essere una delle cause dell'insorgenza della schizofrenia.
Ecco alcuni esempi di tali farmaci, che possono essere presi per bocca sotto forma di gocce o compresse, mentre alcuni possono essere anche iniettati, in muscolo o in vena: Clorpromazina (Largactil), Tioridazina (Melleril), Flufenazina (Moditen), Aloperidolo (Serenase o Haldol), Clozapina (Leponex), Risperidone (Risperdal o Belivon)
Oggi gli psichiatri sanno che i farmaci antipsicotici sono particolarmente utili per il trattamento dei cosiddetti "sintomi positivi" , come allucinazioni, deliri, comportamenti bizzarri, stati di agitazione.
Più incerta, invece, la loro efficacia nei confronti dei "sintomi negativi", quali la tendenza all'isolamento, la mancanza d'iniziativa, l'apatia, la scarsezza di energie e di volontà, anche se i farmaci più recenti, come clozapina e risperidone in realtà possono contrastare anche questo tipo di sintomi.

In sostanza, dunque, gli antipsicotici servono soprattutto a:
- ridurre l'intensità di (o addirittura far scomparire) allucinazioni, deliri, comportamenti bizzarri e aggressivi; 
- abbassare il livello di ansia ed agitazione;
- aiutare il malato a pensare più lucidamente;
- limitare l'intensità dei sintomi negativi, favorendo così il reinserimento sociale del malato.

Le corrette modalità di assunzione degli antipsicotici
I farmaci devono essere presi secondo le indicazioni dello psichiatra, che sceglierà la molecola più adatta al singolo caso in base alla gravità della sintomatologia, ai possibili effetti collaterali, al peso del paziente e alla presenza di eventuali altre malattie.
Nelle fasi acute o di aggravamento è necessario prendere dosi più alte, ma è importante che il malato continui la cura anche quando non ha più sintomi, perché in tal modo si mette al riparo, o almeno ritarda, le ricadute.
Ovviamente a nessuno piace l'idea di dover prendere farmaci per tutta la vita, ma in molti casi, quando le cose vanno bene da diverso tempo, lo psichiatra può tentare una graduale riduzione del farmaco, fino a giungere anche alla sua sospensione.
Una categoria particolare di antipsicotici sono i cosiddetti farmaci "depot", che hanno la caratteristica di mantenere la loro efficacia per periodi di 20-30 giorni.
Vengono somministrati con un'iniezione intramuscolare, e possono sostituire del tutto l'assunzione giornaliera.
Alcuni pazienti trovano molto comodo fare solo l'iniezione mensile e non dover prendere farmaci tutti i giorni. Ma questo tipo di medicine è utile soprattutto quando il malato non le prende volentieri, le rifiuta, o le assume in maniera molto irregolare.
Anche i familiari possono trovare utile il farmaco depot, perché in tal modo non devono lottare tutti i giorni per convincere il malato a curarsi.

Oltre agli antipsicotici, ci sono altri farmaci da usare per la cura della schizofrenia? 
Anche se gli antipsicotici sono i farmaci più importanti per il trattamento della schizofrenia, in certe situazioni lo psichiatra può decidere di far ricorso ad altri psicofarmaci , talvolta utilizzati in associazione agli antipsicotici.
Possono quindi essere impiegati insieme agli antipsicotici i seguenti farmaci: 
- ansiolitici, come il diazepam (Valium) e il lorazepam (Tavor, Lorans o Control), quando il malato è teso e inquieto;
- sonniferi, come il flurazepam (Flunox o Dalmadorm) o il flunitrazepam (Roipnol o Darkene) nel caso, non infrequente, di insonnia; 
- antidepressivi, come l'amitriptilina (Laroxyl) o la fluoxetina (Prozac o Fluoxeren), che vanno utilizzati con cautela, ma che possono essere necessari per superare momenti di depressione; 
- anticolinergici, come l'orfenadrina (Disipal) o il biperidene (Akineton), per ridurre alcuni effetti collaterali dei farmaci antipsicotici.

Gli antipsicotici possono provocare danni o disturbi a chi li prende? 
Di solito gli antipsicotici sono ben tollerati, nel senso che chi li prende riesce a condurre una vita normale, può lavorare, studiare, guidare l'automobile ecc. Però, come succede per tutti i farmaci, alle volte possono causare effetti spiacevoli chiamati "effetti collaterali".
Ecco i principali effetti collaterali degli antipsicotici: 
- sonnolenza;
- tremore; 
- rigidità muscolare;
- necessità di muovere continuamente le gambe, di camminare (sintomo detto "acatisia"); 
- abbassamento della pressione sanguigna e vertigini; 
- aumento dell'appetito; 
- secchezza in bocca, o, al contrario, eccesso di saliva;
- stitichezza;
- aumento della sensibilità alla luce del sole.
Più di rado possono comparire: 
- contrazioni muscolari improvvise (chiamate "distonie"), specie ai muscoli del collo, a quelli che provvedono al movimento degli occhi o che consentono di parlare e deglutire, per cui queste funzioni possono essere disturbate;
- movimenti incontrollabili delle labbra e della lingua; 
- difficoltà sessuali o irregolarità del ciclo mestruale, dovute allo squilibrio di alcuni ormoni.
Nel complesso si tratta di effetti che possono essere abbastanza spiacevoli, tuttavia bisogna sempre ricordarsi che questi farmaci aiutano davvero molto il malato di schizofrenia ad evitare o ritardare le ricadute.
Pertanto, prima di pensare a una loro sospensione (che comunque va sempre discussa con lo psichiatra) conviene: 
- ASPETTARE: La maggior parte degli effetti collaterali nel giro di qualche giorno dall'inizio della terapia tende a scomparire o a ridursi molto. Per cui, avendo un po' di pazienza è probabile che questi effetti vadano via da soli. 
- RIDURRE LA DOSE SECONDO IL PARERE DELLO PSICHIATRA: Se gli effetti collaterali sono particolarmente intensi e non migliorano nel giro di qualche giorno, è opportuno informare lo psichiatra. Questi deciderà se è il caso di ridurre la dose del farmaco. 
CAMBIARE FARMACO SECONDO IL PARERE DELLO PSICHIATRA: Alcune persone sono più sensibili a un farmaco e meno a un altro. Inoltre, alcuni antipsicotici tendono a dare un certo sintomo collaterale che altri magari non danno. Per cui lo psichiatra ha la possibilità di modificare il farmaco senza perdere gli effetti terapeutici.
PRENDERE UN FARMACO CAPACE DI FAR DIMINUIRE GLI EFFETTI COLLATERALI: Alcuni effetti collaterali come il tremore, la rigidità e le contrazioni muscolari possono essere vinti usando farmaci cosiddetti "antiparkinsoniani", ad esempio il Disipal o l'Akineton. 
- PRENDERE ALCUNE PRECAUZIONI CHE CONSENTONO DI CONTRASTARE GLI EFFETTI COLLATERALI: Per ridurre la sonnolenza diurna è possibile assumere la dose più alta del farmaco al momento di andare a letto. Per l'aumentata sensibilità alla luce solare può essere sufficiente evitare lunghe esposizioni al sole o esporsi utilizzando una crema protettiva.
Per l'irrequietezza delle gambe si può passeggiare, oppure si possono fare esercizi ginnici, specie di stiramento dei muscoli. Per le vertigini si può prendere la precauzione di alzarsi lentamente quando si è sdraiati o seduti.
Infine, c'è da sapere che esistono rari effetti collaterali che persistono talvolta anche dopo la sospensione del farmaco. Sono i movimenti involontari dei muscoli della bocca e della lingua, detti"discinesia tardiva". La loro comparsa dovrà essere segnalata allo psichiatra che valuterà quale strategia terapeutica adottare.

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