A proposito del lavoro di Antonio Alberto Semi: "L'Io e il soggetto indefinito"

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12 ottobre, 2012 - 12:12

Il lavoro di Semi sollecita molte riflessioni che fluttuano tra attenzioneagli aspetti della vita psichica delle persone e attenzione ai loro modi diavere una vita sociale.
Il tema della "soggettivizzazione dell'apparato psichico" appare oggi tra ipiù necessari e insieme tra i più sfuggenti.
Il punto di vista che Semi propone coglie un nodo originale e inquietante:l'iper-permeabilità ai confini tra sistema preconscio e inconscio sembrasegnalare un desiderio di costruzione di identità personali originali ecreative, non modellate su schemi di identificazione preconfezionati(immagini genitoriali, ideologie, ecc). Tuttavia accade che taleiper-permeabilità comporti una stagnazione all'interno di tale sistemaindefinito: soggetti multipli, sdoppiamenti di personalità, adesioneprolungata a tale condizione esistenziale.
Tale stagnazione ( e qui viene il mio contributo) mi sembra nascere dallamancanza di un senso di stabilità esistenziale, di un radicamento nelcorporeo e sensoriale esistere, che viene abbandonato e cortocircuitatocome insignificante, cioè come non capace di produrre significati.

La mobilità della vita psichica e anche sociale viene alterata da unasosta prolungata nell'indefinito e nel molteplice per un bisogno nonsoddisfatto di elementi di stabilità emotivo-esistenziale: gli elementidepositati nella personalità e nell'inconscio appaiono troppo grevi eintrasformabili, quelli consci troppo esili e fragili. A questo pensavovisitando la mostra dell'artista contemporaneo Anselm Kiefer alla GAM diBologna con le sue sculture enormi fatte di piombo e di fiori secchi e diparole e nomi sbiaditi.
Lo scritto di Semi mi sollecita alcuni interrogativi riguardo al lavoroterapeutico e alla vita sociale:
- le esperienze emotive profonde e dolorose come possono essere "dette", enon costituire una zavorra muta o un fatto traumatico, bensì un'esperienzache la parola descrive e continuamente trasforma, ma lasciando costruitoogni volta un racconto, una figura, un quadro, che entra a fare parte dellasoggettivizzazione dell'individuo senza tuttavia confinarlo in un ruolostabilizzato (folle, genitore, governante, terapeuta, professore, ecc.)?
- gli elementi che forniscono un senso di stabilità esistenziale stannoalla base di un possibile processo di soggettivizzazione, che l'ipertrofiadel preconscio sembra cercare e insieme condensare in un agglomeratodifficilmente articolabile.
La dimensione di avere a disposizione un tempo prolungato a contatto conpersone umane per dipanare tale groviglio sembra un elemento raro esvalutato: l'ansia di produrre velocemente configurazioni soggettiveprecoci, nell'educazione dei bambini e nei percorsi evolutivi personali,incrina le basi di tale possibilità. Il problema del maneggiamentodell'ansia emerge con forza in una società che ama le configurazionivisive e numerabili .
- la libertà di parola, di usare parole definite per potere mutarle inconfigurazioni nuove credo resti un obiettivo importante, come libertà diarrivare a configurazioni soggettive definite e transitorie, in un continuova e vieni tra aree inconsce, consce, preconsce, che abbia la forza diesprimere il mondo del soggetto in modo forte e definito e quindimodificabile e mutabile.
Ma qualcosa manca: l'ambiente adatto, il dialogo con altri soggetti, iltempo sufficiente, la fiducia nel valore fondante del mettere in parole ilcorpo?

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