Editoriale
il punto di vista di Psychiatry on line Italia
di Francesco Bollorino

Quo vadis net? /1

Share this
11 febbraio, 2013 - 14:28
di Francesco Bollorino

( Ricordo ai lettori che il programma scientifico provvisorio del convegno"INTERNET & SALUTE MENTALE" che si terrà a Genova nel prossimo febbraio 1998 è stato pubblicato nello scorso editoriale di giugno cui rimando qualora qualcuno non avesse avuto modo di leggerlo.
POL.it appoggia questa iniziativa e in tutti i suoi editoriali comparirà sempre il LOGO del convegno, riprodotto qui di fianco, come nella copertina della Rivista già da qualche numero campeggia il bel poster disegnato appositamente per questo avvenimento, quali memo per i suoi lettori.
Il convegno rappresenta un momento di confronto importante; presto sarà disponibile la form on line per l'iscrizione, sia sulle pagine del Dipartimento di Scienze Psichiatriche di Genova sia su quelle di POL.it, sottoscrivete numerosi !)

QUO VADIS, DOMINE?Con questo numero doppio di Luglio-Agosto POL.it entra ufficialmente nel suo terzo anno di vita: una carriera lunghissima per i tempi sincopati del Net !

Credo non valga la pena parlare del nostro lavoro e dei nostri progetti:
sono qui davanti a voi sullo schermo, dove avete nel tempo visto crescere e cambiare questa testata, con uno sforzo che vede uniti gli ormai molti membri del corpo redazionale della rivista e i cui risultati sono certo ancor più gratificheranno le vostre attese e il nostro lavoro nei prossimi mesi quando ancor più si ingrandirà il corpus contenutistico di POL.it !

Piuttosto penso, proprio in un'occasione come questa, sia utile ed opportuno provare a fare il punto su dove, a parere di chi scrive, sta andando il Net, non tanto dal punto di vista tecnologico quanto dal versante sociologico del'uso e del significato che queste nuove affascinanti tecniche di comunicazione integrata vanno via via acquisendo all'interno della nostra società.

Da che mondo è mondo, le grandi rivoluzioni accadono fondamentalmente per due ragioni: 

1) un mutamento radicale dal punto di vista sociale e/o tecnologico ridisegna gli equilibri che debbono necessariamente riposizionarsi su nuove basi

2) una nuova classe omogenea all'interno dela compagine sociale acquisisce "coscienza di classe" e reclama uno spazio.
( ciò indipendentemente da aspetti "insurrezionali" che possono "fallire" ma non bloccare il processo, per intenderci: la rivoluzione industriale e la nascita della classe operaia sono fatti "ineluttabili", indipendentemente dagli esiti della rivoluzione d'ottobre o dal cammino delle conquiste sindacali)

Io credo che con l'avvento delle tecnologie digitali di comunicazione di rete noi ci troviamo di fronte ad una rivoluzione epocale "ineluttabile" destinata a modificare profondamente gli assetti della società, per l'influenza profonda che INTERNET ha e avrà sempre più in futuro nell'oraginzzazione anche quotidiana della nostra vita.

A differenza però delle vecchie rivoluzioni questa "rivoluzione digitale " ha delle caratteristiche sue proprie che vale la pena analizzare:
Mi scrive un caro amico di posta elettronica, Andrea Rubini, che lavora in Nepal per conto del nostro governo, a capo di un progetto di aiuti a quello Stato:

 

« Il Nepal, come tutti o quasi i PVS e' un paese povero, dove parlare di reddito annuo procapite ha un significato talmentestatistico da perdere qualsiasi riferimento con la realta', contrariamente a quanto avviene nei paesi "ricchi" o occidentali.Con questo intendo dire che le sperequazioni economiche che si verificano all'interno dei PVS, tra le varie classi, sonoimmensamente piu' forti di quanto non accada nei paesi industrializzati. Cio' comporta il verificarsi di imponentiscompensi sociali e culturali che, con il passar del tempo, si aggravano tracciando un solco incolmabile tra lamaggioranza della popolazione che rimane ferma o subisce involuzioni di ogni genere e le nuove classi emergenti. Inmolti PVS queste nuove classi tendono ad essere formate da coloro che si possono identificare come borghesi. Ma conalcune differenze concettuali rispetto agli stessi individui dei paesi ricchi. La volta scorsa le accennavo al fatto cheindividui di diversa estrazione culturale, storica, geografica accedono alla Net con lo stesso approccio. Ma facciamo unpasso indietro e pensiamo al Nepal od ad un altro PVS qualsiasi agli inizi del secolo e confrontiamolo con la suaimmagine di oggi. Buona parte della popolazione non ha cambiato abitudini e stili di vita, buona parte dei terremoticulturali, tecnologici e politici che hanno fatto tremare questo mondo durante l'ultimo secolo non hanno influenzatonulla delle loro condizioni di vita. Probabilmente qualche briciola di benessere e' caduta si di loro, trasformandosi in unastrada asfaltata (sui quali effetti ci sarebbe molto da dire), in un accesso migliore a strutture mediche o semplicementenella disponibilita' di una bicicletta. E sto riportando solo una situazione positiva, perche' in altre queste briciole hannoportato solo maggiore poverta', disperazione e dipendenza. Ma che il fatto che l'uomo abbia messo piede sulla Luna 30anni or sono (con tutte le ricadute di questo evento), che esista Internet o che si sia clonato un animale sono argomentiche, anche ammettendone la conoscenza, non avrebbero e non hanno influenza alcuna. E' evidente che manca un"ponte", un tratto di strada che molti abitanti di questo pianeta non hanno avuto modo di fare. Altri invece ma pochi, sitrovano oggi ad occupare uno spazio che si e' venuto a creare dal nulla. Mi riferisco alla nuova classe borghese del Nepal,concentrata nella capitale, che di quella strada ne ha fatta, saltando pero' distanze incredibili e molte elaborazioni. Questepersone non sono i potenti del paese ma coloro i quali sono entrati di forza nella vita economica e culturale del propriopaese e stanno creando quel gruppo omogeneo identificabile come borghesia. Ma, appunto, sono loro ad utilizzareInternet, lo strumento informatico non i "potenti" che sono rimasti tali ma senza mostrare particolare interesse a unfenomeno di scala planetaria come la Net. Sicuramente questa nuova classe borghese soffre, come tale, di molte nevrosicomuni alle borghesie occidentali. D'altra parte, l'occidente continua a rappresentare una sirena sempre piu' desiderabile.Ma e' anche vero che se questa classe borghese si e' venuta a creare nei PVS, il ruolo di inseminatore principale spetta aipaesi industrializzati che per motivi politici, economici, commerciali hanno bisogno di confrontarsi con un partner chesia in grado di accedere a canali di comunicazione comuni. Non si puo' piu' andare in giro per il mondo scambiandoperline di vetro colorate con l'indigeno di turno o con il nomade del deserto. Fermo restando che l'indigeno e il nomadeesistono sempre, entrambi non sono piu' di interesse, se non zoo-turistico. L'odierno Marco Polo deve confrontarsi conqualcuno con cui avere qualcosa in comune: cosa di meglio se non i canali di comunicazione, per entrare in e renderepossibile la relazione ?Magari c'e' da considerare che questo qualcuno, per arrivare a poter essere il borghese che e' oggi, ha dovuto saltare moltipassi, ha mancato delle elaborazioni culturali connesse al mero strumento e la suo significato. Questi pezzi persi perstrada sono delle pericolose mine vaganti che seguono il viandante distratto, pronte ad esplodere qualora la risoluzione diun problema passi obbligatoriamente attraverso la consapevolezza completa di un processo evolutivo.Ma, in conclusione, quale scenario si puo' scorgere ? E' vero, si sta configurando una nuova classe planetaria chepotrebbe modificare molti rapporti di forza. Se veramente questa classe, a livello planetario, fosse in grado di delineareun proprio massimo comun denominatore culturare, comuni obiettivi, comuni metodologie ci troveremo davvero difronte ad una nuova compagine che potrebbe entrare compatta nel terzo millennio, alterando i tradizionali concetti dinord e sud, di identificazione in aree geografiche, culturali, di razza: questa, senza mezzi termini, e' una rivoluzione.Internet rappresenta una comune metodologia, un approccio di facile appropriazione specialmente per chi, oggi, non faparte della cerchia dei potenti o non languisce nei lacci di una poverta' indomabile. I primi non ne sentono il bisogno, lamiopia del potere e' tale da proteggere se stesso fino al collasso improvviso e senza preavvisi: la storia e' piena di caduterepentine di potenti. I secondi non possono permettersi nemmeno di avvertirlo il bisogno. I nuovi rapporti di forzagenerati dall'entrata in scena di questa nuova classe planetaria se per un verso potrebbero ridurre, e con il tempominimizzare, il dominio dei potenti, per l'altro andrebbero, sicuramente, a trasformare la frattura esistente con in poveriin una dicotomia insanabile. A questo punto chi decidera' di destinare e a chi il pane o le brioches ?»

Io credo che stiamo assistendo, pur con i distinguo fatti da Rubini, alla nascita di un "NUOVO TERZO STATO", una nuova "BORGHESIA DIGITALE" su base planetaria, trasversalmente diffusa in tutti gli stati, che trova nella rete e con la rete il suo collante tecnologico di coesione, una " NUOVA REALTA' "sociologicamente intesa con ricadute non solo nel mondo dei bit ma anche e soprattutto nel mondo degli atomi.
Umberto Eco parla di " nomenclatura digitale", ipotizzando la necessità di un allargamento verso una "nomenclatura digitale di massa", io non credo si tratti di un'élite, piuttosto di un naturale sviluppo di conoscenze diffuse che sono andate affinandosi e specializzandosi con i tempi rapidi dell'evoluzione della tecnologia informatica, in una dimensione sopranazionale implicita negli strumenti usati, che rendono questa rivoluzione ( per ora strisciante) un fenomeno unico nella storia dell'umanità visto che si sta diffondendo in maniera parallela in realtà tuttora tanto difformi eppur unite da questa nuova prospettiva di comune sviluppo, un collettivo intelligente che deve trovare l'ambito ecologico ubi consistat.

Si tratta di un Terzo Stato, di una Borghesia.
Come osserva acutamente Rubini, i Potenti del mondo degli atomi ( o chi a torto o a ragione si ritiene inserito in tale classe sociale ) non usano la rete, non ne hanno bisogno ( o forse sarebbe meglio dire: pensano di non averne bisogno), non ne percepiscono l'importanza mutativa in termini di equilibri di forze; se hanno una e-mail la fanno aprire dal segretario, spesso dissertano con ironia sull'altrui passione per il net, se sono coinvolti in termini reali lo sono come lo erano i nobili voltairiani all'epoca di Maria Antonietta, un gruppo sparuto che fondamentalmente rinnegava la propria classe e i propri privilegi.
I Poveri d'altronde in quest'epoca di superdollaro hanno altro cui pensare, non hanno mai posseduto gli strumenti culturali e tecnologici per potersi accodare, almeno, a questi cambiamenti che li vedranno sempre più emerginati.

Si tratta di un Terzo Stato, di una Borghesia.
Se analizziamo, limitatamente alla psichiatria italiana, la composizione degli utilizzatori assidui e professionali della rete vedremo che non vi è particamente traccia di cattedratici o di superprimari, ma dall'altro lato della forbice anche gli specializzandi sono pochi, essendo la gran massa rappresentata da da una borghesia psichiatrica fatta di associati, aiuti neppure giovanissimi alla faccia della facilità di accesso a queste nuove tecnologie da parte delle generazioni venute su a pane e Nintendo.

Si tratta di un Terzo Stato, di una Borghesia.
Di una entità sociologica che a parer mio, non ha ancora acquisito " coscienza di classe", passaggio indispensabile per lo scoppio di una rivoluzione reale, di un gruppo omogeneo che per ora si riconosce per comunanza di strumenti in una consorteria solo apparentemente derivata al fatto di percorrere insieme nuove strade inesplorate dell'information technology, la principale fonte di produzione di ricchezza in questo scorcio di fine millennio, gruppo che non si è ancora riunito alla "Palla a corda", ma che non tarderà a farlo perchè, da che mondo è mondo, ciò è nella logica delle cose.

Non so se ciò accadrà, forse i tempi non sono ancora maturi, ma mi piace pensare al Convegno di Genova come ad un momento che, almeno per l'ambito psichiatrico, possa rappresentare l'avvio di questo processo di presa di coscienza indispensabile.

Io credo che se sapremo stare uniti, se sapremo dire e dirci di farlo, se individueremo e perseguiremo strategie di coesione ed di acquisizione di coscienza di ciò che , naturalmente, andiamo facendo, ma che ha, implicitamente un significato, oserei dire, "politico", ebbene, se saremo capaci di fare tutto ciò, potremo, a ragione, trovarci ad essere protagonisti di " Qualcosa che è nell'aria" come cantavano i Thunderclap Newman nella mitica colonna sonora del mitico film " Fragole e sangue".

> Lascia un commento



Totale visualizzazioni: 2828