Comunità virtuali. Parlare, incontrarsi, vivere nel ciberspazio

Share this
9 aprile, 2013 - 15:19
Autore: Howard Rheingold
Editore: Sperling & Kupfer Editori
Anno: 1994
Pagine: 340
Costo:

L'autore, noto giornalista americano esperto della comunicazione multimediale, ricordanella prefazione del libro:

"Dall'estate  del 1985 ho l'abitudine di collegare il mio computer alla rete telefonicae ogni giorno per un paio d'ore sto in contatto con un sistema di teleconferenzeche permette a persone di qualsiasi parte del mondo di partecipare a dibattitipubblici e di scambiarsi messaggi privati per mezzo della posta elettronica. Al primo impatto, l'idea di una comunità accessibile solo attraverso lo schermo del computer mi dava un senso di freddezza, ma mi sono prestoreso conto che la posta elettronica e le conferenze telematiche possonoessere talvolta anche veicolo di passioni. Gli utenti delle comunitàvirtuali si scambiano sullo schermo parole gentili, discutono  intellettuali, effettuano transazioni, si scambiano conoscenze:più o meno tutto quello che succede nella vita reale, ma lasciandosi dietro il corpo. Non si può baciare nessuno, né ricevere un cazzotto sul naso, ma entro questi limiti ne possono succedere di tutti i colori.

Per milioni di persone oggi questo sistema decisamente nuovo di comunicare non èsolo legato alle necessità di lavoro, ma diviene un'attività gradevole e a volte appassionante, che produce addirittura dipendenza (fenomeno noto come Internet addiction). Inoltre nel mondo delle comunità telematiche non esiste una cultura monolitica; si tratta di un sistema eterogeneo di culture, alcune frivole, altre serie. E oggi sempre più spesso il dibattito scientifico di punta si svolge nelle comunità virtuali. Nello stesso tempo, attivisti e riformatori usano questo mezzodi comunicazione come strumento politico, altri ancora come forma di psicoterapia 'sui generis'. Allo stesso modo le conferenze telematiche sono nate, inmodo altrettanto inatteso, sperimentando l'applicazione delle funzionalitàdi connessione in rete a relazioni sociali svincolate sul piano spazio-temporale.
L'autore racconta poi l'esperienza della comunità virtualeWELL che ha contribuito a fondare con altri pionieri dell'informatica.

"Mi capita regolarmente di incontrare persone che ho virtualmente conosciuto mesi o anni prima: ecco perché oggi il mio mondo è diversoda quello che vivevo prima dell'avvento dei modem. I luoghi che visito con la mente e le persone con cui comunico all'istante hanno sconvoltole mie concezioni antecedenti alla frequentazioni delle comunità virtuali".

Nelle comunicazioni telematiche ci sono dunque tre i livelli da analizzare. Il primo strettamente individuale, poiché consente di soddisfare anche bisogni soggettivi (emozionali, relazionali, di apprendimento, ecc...). Il secondo di consentire un'interazione sociale a partire dal territorio di appartenenza (esempio italiano delle "reti civiche') utile per riorganizzare o rafforzare un ambito comunitario già esistente (che rafforza secondo l'analisi di Smith il concetto di 'bene collettivo'). Il terzo livello di cambiamento possibile attraverso la comunicazione in rete è quello politico,che è in funzione del livello medio sociale della comunità di appartenenza. L'idea della democrazia rappresentativa moderna già dall'origine implicava il riconoscimento di un tessuto vivente di comunicazioni cittadino-cittadino, altrimenti nota come società civile o 'sfera pubblica' (Habermas), tutte riferite al concetto classico di 'agorà'. L'importanza sociale delle comunicazioni telematiche sta infatti nella capacità di mettere in crisi l'esistente monopolio della gerarchia politica sui mezzi di comunicazione unidirezionali (comunicazione 'uno-tutti') rivitalizzando in tal modo la partecipazione democratica del cittadino.La concezione di una rete mondiale di comunicazione progettata dai cittadinie controllata dai cittadini rappresenta una versione dell'utopia tecnologica che possiamo chiamare "agorà elettronica".

Bisogna però ricordare la differenza sostanziale tra la struttura della democrazia della società statunitense, basata sul concetto di associazionismo e quella italiana. L'altra faccia della medaglia è che quanto è stato appena descritto possa risultare, alla prova dei fatti, una pura illusione. Ad esempio le bacheche elettroniche e le reti del volontariato rappresentano solo una parte della nascente comunicazione sociale. Le agenzie di marketing e divulgazione propagandistica di stampo pubblicitario che basano il loro operato sul concetto "cliente come bene" possono servirsi degli utenti nella rete per carpire e indirizzare i loro gusti, violando anche le norme elementari della privacy (problema molto sentito negli Stati Uniti in questo momento): sicuramente la prospettiva di una rete velocissima e diffusa ovunque, in mano a pochi interessi commerciali, avrebbe conseguenze politiche nefaste. Siamo tutti consapevoli che chiunque metta le mani su questa tecnologia,se ne potrà servire per consolidare il proprio potere.
Ancora tre punti sui rischi che si profilano nella strada che porta al futuro. Il primo storico-metodologico, relativo alla crescente mercificazione della sfera pubblica: la trasformazione dello spazio dei mass media in spazio pubblicitario. Il secondo punto riguarda la critica basata sul modello del 'Panopticon' che evidenzia il potenziale impiego delle reti interattive come strumento per sorvegliare, controllare e disinformare gli utenti. La terza critica della 'scuola iper realista' sostiene infine che le tecnologie informative hanno già trasformato la realtà in una simulazione elettronica. Rheingold, meno 'apocalittico' di Maldonadoci lascia davanti ad un bivio aperto: e la risposta al problema sta soprattutto in ciò che accadrà nel mondo reale e nella costante verifica di quanto le acquisizioni o conoscenze sviluppate nel mondo 'virtuale' dei bit riusciranno a modificare concretamente e rendere più vivibile il mondo 'reale' degli atomi.

> Lascia un commento



Totale visualizzazioni: 2032