CLINICO CONTEMPORANEO
Attualità clinico teoriche, tra psicoanalisi e psichiatria
di Maurizio Montanari

Avere un corpo che parla. Due note sul congresso della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi. 30 e 31 Maggio

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29 maggio, 2015 - 22:32
di Maurizio Montanari
Corpi.
Di questo si parlerà il 30 ed il 31 Maggio al XIII Congresso nazionale della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, a Ravenna.
Corpi silenti, corpi smagriti e ingrossati. Tatuati, tagliati. Anestetizzati. In cerca di padrone. Corpi frammentati. Diverse sale ospiteranno psicoanalisti e altre figure del mondo della cultura,  provenienti da tutta Italia , per discutere di questo tema: Avere un corpo che parla.
Domenico Cosenza, presidente della SLP, scrive che : ‘  E' la prima volta che il corpo è assunto come focus tematico centrale in un Convegno della nostra Scuola.   Anche se è vero che, in fondo, nella psicoanalisi non si parla di altro che di lui, e che in ogni nostro convegno non facciamo altro che tentare di dire quanto avviene nel nostro rapporto con lui. Rapporto misterioso, indica Lacan, che non ha mai smesso di interrogare i pensatori, sia prima che dopo la fondazione della scienza moderna, che con Cartesio ha introdotto la demarcazione tra la sostanza pensante (res cogitans) e la sostanza estesa (res extensa), la problematica del loro rapporto, e con essa tutte le aporie che la caratterizzano e che giungono fino a noi in forma riaggiornata al linguaggio dei nostri tempi. (…) Al contempo, dedicheremo la nostra attenzione a trattare gli eventi di corpo che l'esperienza analitica ci presenta nella nostra clinica, e che costituiscono un terreno di sfida nella soglia somato-psichica in cui la parola introduce effetti nel reale del corpo. Interrogheremo il corpo dell'isterica nella clinica contemporanea, da un lato per smentire la sua presunta scomparsa dichiarata dai fautori del DSM già da tempo; dall'altro per provare a interrogarci sulle forme che l'isteria sta assumendo oggi, e sulle metamorfosi del corpo e sintomi corporei che la riguardano. Al contempo c'interrogheremo, in un dialogo con la medicina, sul corpo come luogo in cui alberga un sintomo problematico nella sua decifrazione per l'l'eziologia medico-biologica, e che incontriamo in analisi sia nella forma metaforica della somatizzazione che, non di rado, nella forma ‘letterale' e olofrastica del fenomeno psicosomatico. Daremo spazio anche al rapporto tra psicoanalisi ed arte, cercando di mettere al lavoro la funzione del corpo come luogo d'invenzione, attraverso la voce, il movimento, la messa in scena che il teatro rende possibile. Ci sarà da stimolo per pensare al nostro tema del corpo parlante a partire dall'esperienza del teatro in cui il corpo dell'attore si offre come luogo di enunciazione (……)Il primo asse è: Eventi di corpo nel transfert.  Cosa accade quando il corpo entra in gioco in modo massiccio nella cura, dal lato dell'analizzante ma a volte anche dal lato dell'analista, attraverso la produzione di sintomi e fenomeni che interferiscono, cortocircuitano, ma a volte costituiscono l'occasione di un passaggio decisivo nell'esperienza del trattamento? Come leggerne lo statuto? Si tratta di sintomi che funzionano metaforicamente, oppure di fenomeni che prendono più la forma di risposte del reale fuori-senso? E' questo lo scenario che vorremmo fosse interrogato all'interno di questo asse tematico grazie ai contributi che giungeranno.Il secondo asse è: Usi pornografici del corpo. Quali funzioni esercita la pornografia nell'economia libidica contemporanea, alla luce di quanto emerge dal discorso degli analizzanti che vi ricorrono? Cosa caratterizza i godimenti legati alla fruizione compulsiva  di materiale pornografico, che sono tra le vie al godimento più diffuse e di più facile accesso, come ha messo in rilievo Jacques-Alain Miller di recente, nel mondo contemporaneo grazie alla rete di internet?  Il terzo asse infine è:Il corpo nell'immaginario e nel reale. Che rapporto esiste tra l'immagine del proprio corpo e il godimento che lo abita? Cosa accade quando il secondo entra in rotta di collisione con la prima o viceversa, per esempio nella clinica del passaggio puberale in adolescenza? Come trattare in analisi l'emergenza di tale discordia tra il registro narcisistico ed il reale della pulsione? ‘



Io sarò li, non senza la mia esperienza personale. Fu infatti un’ emergenza di corpo a condurmi in un luogo di analisi. Vale a dire un posto dove inconscio e parole potevano liberamente circolare ed associare, il primo manifestandosi negli intoppi e nei lapsus delle seconde. Reduce da un esperienza nella quale tutto era ridotto a puro corpo, dove alla parola non era permesso toccare ciò che voleva. Fu il cuore ad allontanarmi da li. Si rese necessario un terzo, quel terzo che in analisi non è contemplato, a meno che non sia il corpo stesso che lo pretenda. Un medico del cuore. Quando il corpo successivamente trovò un lettino , l’angoscia defluì. Il cuore cessò di fare male. La parola libera liquidò in poco tempo l’esperienza passata e le costruzioni diagnostiche che la sostenevano. Fu un insegnamento valido e doloroso, quello che ne trassi: non c'era alla base alcuna conversione, nè tantomeno parole indicibili. Il corpo parlava, doleva perché le parole non potevano uscire, preda di un angoscia 'sentimento che sorge dal sospetto di essere ridotti al nostro corpo’. Vincente Palomera scrive che ‘Se l'angoscia è sempre singolare, cioè quella di un soggetto preso nella sua parola singolare, il modo migliore per affrontarla è pensare che ci sia una causa, dato che l'enigma di fondo dell'angoscia è sempre il desiderio dell'Altro. (……) Se il soggetto non ha più questa bussola si vede ridotto a essere solo un individuo-corpo, senza poter collocare il proprio essere, il proprio desiderio e il proprio godimento in un legame con l'altro. Sorge allora il segnale dell'angoscia come segnale di allarme che avverte di un pericolo incombente’. Un segnale che non ascoltai. Un fenomeno di corpo dunque come segno di una censura della parola in atto, frutto di un equivoco: aver scambiato per un luogo di analisi una dimensione nella quale erano piuttosto valide le parole di Céline : ‘Credevo al suo corpo, non credevo al suo spirito’. Paradossale percorso, quello di iniziare un'analisi con un sintomo analitico (sintomo più linguaggio), e ritrovarsi senza poter usare le parole, sino al dolore fisico eletto ad unico attore della scena analitica. Tracce, ricordi del deragliamento del dispositivo analitico che restano da mettere a frutto nella quotidianità della clinica.
 
Dunque, partecipate.

 http://www.slp-cf.it

 
 
 

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