I DIRITTI DEI SOFFERENTI PSICHICI
Come possiamo organizzare leggi, istituzioni, associazioni e SSN per garantire l'emancipazione
di Manlio Converti

PERICOLO PARADOSSI

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20 novembre, 2015 - 11:12
di Manlio Converti

I PARADOSSI DELLA PSICHIATRIA che danneggiano la SALUTE MENTALE

I Paradossi, in realtà li crea la legge, come nel caso dell’obbligo di accettare i cookies volontariamente da un sito internet, quando la mancata accettazione impedisce la visione del sito e di fatto accettare i cookies nel momento in cui si è evidentemente volontariamente aperta una pagina in rete è l’unico modo per poterla vedere

L'effetto è che i giudici comandano al posto degli psichiatri e gestiscono anche oltre i limiti di legge usando questi paradossi per cambiare il significato della legge o usarlo ai danni della Salute Mentale e della Dignità Umana.

Aggiorno con la notizia di cronaca di un collega accusato di omicidio colposo perché un suo paziente ne ha ucciso un altro nella struttura residenziale ASL. Quando mai è capitato che un giudice venisse accusato degli omocidi degli stalker, mafiosi, terroristi o assassini rimessi in libertà troppo presto?
Il compito della psichiatria è quello di curare la malattia mentale. Se il paziente era pericoloso spettava al giudice fargli un giusto processo e metterlo in prigione, non allo psichiatra. Lo psichiatra è un medico e l'infermiere non è una guardia carceraria.

Nel caso della psichiatria vi sfido a trovarne altri ancora, sono sicuro siano tantissimi e credo ne troverete anche in altri ambiti della medicina, ma in psichiatria, ambito che vorrebbe dividere l’irrazionale dal razionale e curare il primo a favore del secondo, questo ha un sapore evidentemente migliore.

Il paradosso che tutti sappiamo e al quale nessuno pone rimedio è quello della non imputabilità del sofferente psichico. Siccome la giustizia si applica a chi ha razionalmente compiuto un reato, una persona irrazionale non può essere sottoposta a giudizio. Questo criterio produce come effetto, soprattutto oggi che le cure in psichiatria sono davvero molto efficaci, che i camorristi o le persone ricche o quelle furbe o quelle con avvocati ricchi e furbi, dichiarino di avere compiuto qualsivoglia reato, soprattutto omicidi efferati, in stato di labilità emotiva tali da ricadere nella norma sulla non imputabilità. La patente di pazzo, in pratica, pagata poi dai sofferenti psichici che per avere o meno commesso un reato di una qualsivoglia entità, incluso non averlo affatto commesso, vengono reclusi, ancora, nonostante la legge contraria, a vita negli OPG o nelle moderne REMS dal momento che sono dichiarati colpevoli di essere Psicotici Cronici, che è una malattia e non un reato.
 
Il secondo paradosso è quello misogino che impone agli psichiatri di dichiarare malate di mente gravi tutte le donne che richiedano l’Interruzione Terapeutica di Gravidanza. E’ vero che noi psichiatri volontariamente scriviamo questo, che è un atto falso ma obbligatorio, solo se il ginecologo dimostra la presenza di una patologia fetale grave o gravissima, ma è la donna volontariamente e razionalmente a richiedere l’ITG dal momento che il feto ha una patologia grave o gravissima. Invece noi diciamo ufficialmente che lo chiediamo noi psichiatri perché la signora è fuori di testa. Nessuno studio scientifico ha mai dimostrato che una malformazione fetale causi malattia mentale nella donna, ovviamente, mentre è accertato l’aumentato rischio di mortalità e morbosità materna nel caso di prosecuzione della gravidanza. Oltre alla scelta assolutamente razionale di non voler portare avanti la gravidanza di un feto gravemente malformato esiste una motivazione ancora più razionale a salvaguardia della vita e della capacità riproduttiva della donna, che potrà così vivere ed essere madre più facilmente se procede all’interruzione della gravidanza. E invece noi diciamo che la donna è malata di mente e che la scelta è nostra giacché essa è irrazionale.
 
Un terzo paradosso
meno conosciuto e sul quale prima o poi mi dovrò arrendere è il consenso informato sull’uso IN-LABEL e sull’uso OFF-LABEL dei farmaci in psichiatria. Di fatto nel caso di pazienti poco gravi è implicito che essi decidano di usare i farmaci volontariamente ed è piuttosto la negazione del consenso che dovrebbe essere normata. A differenza delle operazioni chirurgiche, che pure necessitano il consenso ma di un parente solo nel caso di minori e di incapacità del soggetto, che se è lucido e vi si sottopone evidentemente lo fa volontariamente, in psichiatria esiste per i pazienti gravi la legge del TSO. La mancata firma del consenso informato nel caso dei pazienti meno gravi rischia allora di attivare lo stesso il TSO e lo attiva automaticamente nel caso dei pazienti gravi, con i quali spesso si crea un rapporto complesso? La mancata firma del consenso informato da parte del paziente psicotico grave di per sé quindi sostituisce la richiesta di due medici e del sindaco, con la supervisione del giudice, che è istituita per legge?

Esiste un altro effetto paradossale implicito. Le case farmaceutiche, BIG PHARMA, e l’AIFA, che abbiamo visto spesso intrattenere rapporti di corruttela ai danni del SSN e del cittadino, decidono loro autonomamente cos’è IN-LABEL e cos’è OFF-LABEL. Il consenso informato del paziente imporrà il TSO a pazienti che non accettino terapie IN-LABEL decise quindi dalla casa farmaceutica invece che dal medico? Esistono farmaci largamente usati in psichiatria, come i regolatori del tono dell’umore, che restano OFF-LABEL in psichiatria per motivi misteriosi a me del tutto ignoti. Dare quindi dei farmaci considerati necessari dalla comunità scientifica ma non dalle case farmaceutiche causerà dei limiti ai medici?

Non ne parliamo poi dell’uso dei placebo che in Psichiatria sono sempre utili anche al di là della cosiddetta terapia compassionevole per ridurre molte cause di disagio, sulla base di una conoscenza errata da parte della popolazione che considera le “flebo” necessarie per “lavare il sangue”. L’uso di placebo in questi casi rassicura il paziente e perfino i familiari, ma anche questo produrrà l’assurdità di dover far firmare un consenso informato, in cui noi diciamo al paziente che è solo un placebo e che le sue convinzioni sono false? L’effetto placebo necessita dell’autoconvincimento del paziente, che noi gli toglieremmo per registrare un atto burocratico inutile.

Esistono poi tutta una serie di considerazioni sulla custodia delle persone, in cui i giudici intervengono ormai sempre più direttamente o attraverso la minaccia di cause persecutorie nei confronti dei medici. La legge impone solo in certe circostanze il TSO. I giudici impongono direttamente gli arresti domiciliari in strutture psichiatriche oppure il divieto ai medici di dimettere un paziente, ancorché volontario, e minacciano i medici che vogliano dimettere i pazienti, ancorché volontari. Ogni progetto di reinserimento sociale e familiare e l’emancipazione del paziente psichiatrico previsti dalle leggi italiane salta, in questi casi, ma viene a saltare anche per altre categorie di persone.

In occasione della visita del Papa a Napoli, come nell’ottocento, ha visto sparire dalla strada centinaia di barboni. Alcuni sono stati ricoverati in psichiatria. Essendo senza fissa dimora e privi di assistenza sociale, che in Italia (paradosso) esiste solo per chi ha una residenza e quindi una proprietà privata o un lavoro per pagare l’affitto di una proprietà privata, queste persone non possono essere dimesse.

Esistono poi dei paradossi impliciti. La psichiatria non ha molti finanziamenti, soprattutto nella ricerca, perché cura persone irrazionali, che difficilmente tornavano nel sistema lavorativo. Oggi le cose stanno cambiando ma il pregiudizio sociale e di BIG PHARMA conduce comunque a scarse ricerche nel merito. Tutti i pazienti in cui le terapie falliscono, a differenza che negli altri campi della medicina, però, se seguiti dal punti di vista umano, familiare e sociale, anche se con grande peso data la persistenza dei sintomi psicotici gravi, ovviamente non muoiono. Il carico sociale e familiare e umano è enorme, quando le terapie attuali per questi pazienti non sono sufficienti, mentre in tutti gli altri campi della medicina il carico scompare perché il paziente resistente alle cure semplicemente muore.

Il paradosso ulteriore è nella necessità di organizzare la gestione di queste persone, che invece sono ancora solamente reclusi e allontanati dalla società. Su questo carico sociale umano e familiare si accoltellano revancisti e idealisti, eponimi di lombrosiani e basagliani, sinonimi di fascisti e comunisti, con l’effetto paradossale di far ricadere il problema di per sé non risolvibile del peso della gestione di queste persone su tutto il sistema della psichiatria che viene ridotto alla propria incapacità invece che stimolato a migliorare i propri successi. E’ come se una chirurgia divenisse un obitorio, una medicina un lebbrosario e una ginecologia un campo di sterilizzazione. 

La Salute Mentale è responsabilità di tutta la società, invece la Psichiatria viene punita per la propria umana incapacità a curare tutti i suoi pazienti e per la persistenza in vita di soggetti con gravi sintomi psichiatrici di peso per l’umanità sempre più egoista ed omologata dalla televisione.
La gestione dei sofferenti psichici resistenti agli psicofarmaci dovrebbe essere un capitolo specifico del Socio-Sanitario, invece che essere l’unico argomento della Psichiatria. La Psichiatria dovrebbe sviluppare tutte le proprie capacità territoriali, ambulatoriali e riabilitative per curare quante più persone è possibile e invece subisce tagli feroci in base al peccato non emendabile di lasciare in vita quei pazienti gravi che continuano ad avere sintomi e che, a differenza di tutte le altre branche della medicina, non muoiono.

L’ultimo paradosso intrinseco in attesa di leggere i vostri suggerimenti, è quello della suddivisione in scuole di pensiero degli psichiatri. Mentre in tutte le altre branche della medicina tutte le tecniche sono utilizzate a beneficio del paziente e sono ormai sviluppate prevenzione e cure territoriali, la psichiatria sta regredendo gravemente verso il manicomio post-moderno anche perché il privato è solo manicomiale, ma è pagato dal SSN senza limiti di fondi, mentre il pubblico che ha responsabilità più ampie è stato quasi del tutto devastato. Infine i professori, i primari e chi ha potere, in genere i politici invece che i medici, ma questo è un paradosso di tutta la Sanità italiana, si suddividono in branche incompatibili tra loro, ai danni dei pazienti che ovviamente beneficerebbero dell’uso di tutte le tecniche, psicoterapiche, farmacologiche e riabilitative, oltre che dell’assistenza sociale, di fatto negata per ulteriore pregiudizio.
 
 

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Commenti

Condivido i tuoi paradossi, Manlio. Che sono addirittura approssimati... per difetto!
Per esempio, i giudici ci dicono di attenersi alle linee guida. ma quali? Lei linee guida italiane per la cura dei disturbi mentali non esistono, dobbiamo andare in prestito alla NICE o addirittura all 'APA con tutte le differenze che esistono tra noi e l 'Inghilterra, per non parlare degli USA.
E che futuro ci attende? Con la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari dovremo occuparci di tutta una serie di delinquenti che verranno affidati non più alla giustizia ma ai DSM! Sì, credo davvero che i tuoi paradossi abbiano il solo torto di essere incompleti!


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