GALASSIA FREUD
Materiali sulla psicoanalisi apparsi sui media
di Luca Ribolini

Dicembre 2015 I - Anniversari

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20 dicembre, 2015 - 15:59
di Luca Ribolini

OTTANTA ANNI DI WOODY ALLEN: LE SUE MIGLIORI CITAZIONI 
di Redazione, repubblica.it, 1 dicembre 2015

Settantasei volte sceneggiatore, 56 volte regista di se stesso, 44 volte attore, per sei volte autore della colonna sonora, quattro premi Oscar e Leone D’Oro alla carriera nel 1995. Woody Allen, l’autore che più di tutti ha fatto della psicoanalisi, del balbettio, della nevrosi, dei farmaci, dell’ipocondria e della paura della morte un caso cinematografico compie oggi ottant’anni. Lo festeggiamo con alcune delle sue migliori citazioni.

Vai al link per le citazioni e immagini:
http://www.repubblica.it/spettacoli/cinema/2015/12/01/foto/ottanta_anni_di_woody_allen_le_sue_migliori_citazioni-128550791/1/#3 

SERVE PIÙ DIO. L’occidente è sempre a rischio travolgimenti non per eccesso, ma per difetto di cristianesimo 
di Umberto Silva, ilfoglio.it, 2 dicembre 2015

L’umanità è quel che è, un misto di anima, animalità e bestialità, a volte prevale l’una a volte l’altra e quando si pensa che siamo diventati personcine ammodo, ecco che si scatena il pandemonio. Anche la civilissima Europa di questi ultimi settant’anni è a rischio di travolgimenti. Basta pensare quel che le è accaduto nei settant’anni precedenti. L’Europa era quel giardino fiorito testimoniato dai dipinti di Renoir, Manet, Monet, Degas…, con robusti vogatori in maglietta che abbracciano allegre modiste, e bimbe e bimbi paffutelli, e la musica, le fabbriche, la ricerca scientifica… Quando all’improvviso tutti si precipitarono a scannarsi l’un contro l’altro nella guerra più balorda di ogni tempo. Conclusa la quale di nuovo una gran fioritura… minata dall’angoscia della rivincita. E ancora botte da orbi. Per eccesso di cristianesimo? Per difetto. Le chiese cristiane tentarono di tamponare il male, ma occorreva fermare i massacri e non accontentarsi di benedire i moribondi, occorreva una radicalità e una violenza di parola ed esempio quale mostrarono papa Leone Magno che fermò Attila e Gregorio VII che piegò Enrico IV a Canossa, e Pio VII, anima generosa che eroicamente patì le pene e le umiliazioni di quell’infernale genocida che fu Napoleone. Al congresso di Vienna Pio VII ottenne l’abolizione della schiavitù, e con lui Roma rifiorì.
Segue qui:
http://www.ilfoglio.it/la-politica-sul-lettino/2015/12/02/serve-pi-dio___1-vr-135591-rubriche_c280.htm

PARIGI 2015: TERRORE E IDENTITÀ 
di Gabriella Mariotti, Valeria Pezzani della Redazione degli Argonaluti, psychiatryonline.it, 3 dicembre 2015 

Gli eventi di Parigi lasciano senza parole, eppure di parole ne sono state dette e scritte a fiume. Perché le parole fanno luce, riducono le tenebre, fungono anche da contenitore per angosce che altrimenti rischierebbero di restare non metabolizzate. Soprattutto, si cercano spiegazioni al fine di ridurre il rischio che eventi tragici come questi si possano ripetere, si cerca di ritrovare i significati attaccati dal terrorismo, che siano questi rappresentati dalle Torri Gemelle, dalla stazione di Madrid o dai locali di Parigi. Si cerca di poter dire ancora, con Hemingway, che ci sono solo due posti al mondo dove possiamo vivere felicemente: a casa e a Parigi. Ma le parole possono anche oscurare, negare, attizzare contrapposizioni semplicistiche, schematiche e regressive. Il “noi” contro il “loro” scivola facilmente nella generica violenza che compatta i gruppi e consente proiezioni paranoidee reciproche. Sembra ovvio che posizioni come queste siano infatti frutto di una scissione che permette, in prima battuta, di mettere un apparente ordine in un clima confuso, angosciante e rabbioso contemporaneamente.
 
Segue qui:
http://www.psychiatryonline.it/node/5942

ADONIS E ABDELOUAHED: “ISLAM E BARBARIE”. Un estratto di Violenza e islam, il libro-conversazione tra il poeta siriano Adonis e la psicoanalista Houria Abdelouahed, che esce oggi per Guanda 
di Redazione, Donis e Houria Abdelouahed, rivistastudio.com, 3 dicembre 2015

Esce oggi da Guanda Violenza e islam, un libro conversazione tra il grande poeta siriano Adonis e Houria Abdelouahed, psicanalista e traduttrice, studiosa della cultura dei Paesi arabi. I due affrontano la spinosa questione dell’Islam sia da un punto di vista storico che considerando gli ultimi sviluppi legati al terrorismo e all’Isis. Il tema forte che attraversa tutto il dialogo è che l’islam abbia la violenza come suo fondamento costitutivo, il che porta in qualche modo a negare la possibilità, sempre più spesso invocata, di un’affermazione del cosiddetto islam moderato. Negli estratti che abbiamo scelto si affronta l’analisi del testo coranico, si riflette sulla storia di conquista legata all’affermazione della religione, e si tenta la strada di una interpretazione psicoanalitica dei suoi valori fondamentali
Adonis: In primo luogo, la violenza è un fenomeno comune ai tre monoteismi. Tuttavia, nella Bibbia la violenza è legata alla storia di un popolo che conobbe la schiavitù e l’esilio. Nel cristianesimo la violenza va di pari passo con la fondazione della Chiesa. Invece, nell’islam c’è soprattutto la violenza del conquistatore.
Houria Abdelouahed: Quando leggiamo le opere di storia, come le Cronache di Tabari, ci rendiamo conto che la religione musulmana si impose con la forza e con la violenza.
A: Tutta la storia ce lo testimonia. L’islam si impose con la forza, dando luogo così a una storia di conquiste. Le persone dovevano convertirsi, oppure pagare un tributo. Perciò nell’islam la violenza nasce già con la sua fondazione.
[…]
A: Questa violenza non annulla soltanto l’intelligenza, ma la dimensione umana dell’uomo musulmano, il quale è obbligato a credere senza poter sollevare alcuna domanda sul profeta, sia essa di argomento religioso, intellettuale o sociale. È in questo modo che la violenza diventa sacra. Anche la Storia è creata da Dio e dal profeta, non è scritta dai musulmani, e di conseguenza diventa divina. E all’interno di questa storia, il bene è ciò che è ammesso dall’islam, il male ciò che è rifiutato, senza alcun riguardo per ciò che è consentito o proibito presso altri popoli. Il che equivale a dire che si tratta di una violenza nei loro confronti.
H: Questo spiega, forse, l’assenza dell’«altro come struttura» (per usare l’espressione di Gilles Deleuze) nella visione del monarca che trae la propria autorità dalla visione religiosa.
A: L’altro va annullato proprio in quanto altro. Di qui la violenza che pervade il jihad. L’uccisione dell’altro è un jihad. E, come tale, diventa sacra. Apre all’assassino le porte del paradiso, luogo di pace e di piacere. Eros e Thanatos si fondono nel jihad.
H: A meno che non si dica: Thanatos, o la pulsione di morte, si allea con Eros solo per sottrarlo alla libido. Il godimento è una figura che appartiene al campo del mortifero.
 
Segue qui:
http://www.rivistastudio.com/standard/islam-e-barbarie/ 

SUSANNA TAMARO, SOLO NEL PERDONO SI PUÒ RINASCERE 
di Roberto Zanini, avvenire.it, 3 dicembre 2015  

La nebbia e la luce. Susanna Tamaro vive nei pressi di Orvieto. Nebbia e luce sono due condizioni usuali, da queste parti: in questa stagione è frequente viverle entrambe nella stessa giornata. E spesso, quando il sole si apre un varco nella coltre bianca, è luce all’improvviso e gli occhi riescono a cogliere nella campagna cose che prima non si vedevano o non apparivano nel loro pieno splendore. Così, spiega lei, «questa società incapace di discernere il bene dal male, di riconoscere la propria carenza d’amore e di perdonare, vive in una nebbia perenne, in un limbo indistinto». Eppure la luce è lì, a portata di mano, basta solo aprire la porta del cuore al perdono di Dio, «quel perdono permette di rinascere, di vedere le cose in una luce nuova». E non è certamente un caso che alcuni degli scritti più famosi della Tamaro portino nel titolo la parola cuore e altri, come Anima Mundi e l’autobiografico Ogni angelo è tremendo affrontino il tema difficile e attualissimo della misericordia e del perdono.
Oggi si parla tanto di perdono: forse con troppa facilità.
«Da qualche tempo c’è un po’ troppo perdonismo, una superficiale melassa mediatica in cui si parla troppo di perdono e fuori luogo. Questo genera confusione. Il perdono è un percorso lungo, difficile, doloroso in cui bisogna mettersi in gioco con le nostre fragilità».
Forse, se avessimo più consapevolezza delle nostre fragilità…
«In Anima Mundiil protagonista vede le persone che lo hanno fatto soffrire nel momento in cui sono nate, nel momento in cui si sono aperte alla vita, allora capisce che siamo tutti legati da quella stessa fragilità. Questo cambia alla radice il suo modo di relazionarsi con loro e finalmente apre la strada alla misericordia».
 
Segue qui:
http://www.avvenire.it/Cultura/Pagine/RINASCERE-.aspx 

RIFLESSIONI SULLO STRESS E SUGLI EQUIVOCI 
di Pietro Barbetta, doppiozero.com, 4 dicembre 2015 

Stress e altri equivocidi Simona Argentieri e Nicoletta Gosio, intende renderci consapevoli di come l’uso di un termine possa funzionare da principio dormitivo, come direbbe Gregory Bateson. A pagina 40, le autrici menzionano Jaspers: “conoscenza scientifica e abilità tecnica si trovano nella condizione di spiegare qualcosa senza nulla comprendere, a meno che di non considerare compreso un fenomeno per il solo fatto che gli è assegnato un nome”. La scienza sanitaria contemporanea usa il nome “stress” per spiegare qualsiasi fenomeno medico e psicologico. Stress è – come l’assoluto di Schelling secondo la definizione di Hegel – “la notte in cui tutte le vacche sono bigie”.
Secondo l’etimologia del termine inglese, si tratta di strictus, participio passato del verbo stringere. Dal milletrecento circa indica avversità, durezza, pressione, forza. Nel secolo Diciannove è attribuito alle macchine, dagli anni Cinquanta del secolo Venti è considerato evento umano. Stress è una metafora sopita, talmente sopita da non sapere se sia in un letargo profondo o sia morta. Basti ricordare la controversa categoria di Post Traumatic Stress Disorder, che spesso serve a coprire un insieme complesso di fenomeni sociali, clinici ed esistenziali differenti tra loro e irriducibili a una definizione.
Il libro è una raccolta di esempi d’uso del termine in ambito medico, psichiatrico e psicologico, tanto da far affrontare alle autrici il campo della cosiddetta psicosomatica. Terreno controverso, dove – accanto a riflessioni di straordinario valore – si collocano soluzioni d’impatto mediatico povere di pensiero. La psicosomatica è diventata una moda permanente, un po’ come l’uso della parola “stress”, della quale si avvale per promettere riduzioni stile New-Age, con tutte le varianti del caso. Nonostante ciò, non possiamo dimenticare l’importante riflessione clinica di Freud, che distingue il fenomeno isterico dalle nevrosi attuali, e gli sviluppi di questa riflessione nella scuola psicosomatica francese di Pierre Marty, Michel de M’Uzan e Christian David, autori di una quantità di pubblicazioni cadute nell’oblio, come il testoL’indagine psicosomatica, pubblicato per Bollati nel 1971.
 
Segue qui:
http://www.doppiozero.com/rubriche/336/201512/riflessioni-sullo-stress-e-sugli-equivoci 

“FIABE PER PENSARE” 
di Redazione, chedonna.it, 4 dicembre 2015

BiancaneveIl gatto con gli stivaliI tre porcellini, PollicinoIl brutto anatroccoloHänsel e GretelRiccioli d’OroBarbablùPic BadalucGiovannin senza pauraKirikù e la strega Karabà: è possibile partire da questi racconti fantastici per indagare le riflessioni, le domande e i desideri dei bambini? Sorprendente e raffinato, questo libro di Luigi Campagner, psicoanalista e scrittore, ha i piedi ben piantati nella quotidianità dei rapporti che si generano tra le mura domestiche, non meno che nei servizi per l’infanzia.   Il libro si pone al servizio della relazione come uno strumento utile ed efficace che, oltre a stimolare modalità interpersonali improntate alla cura e alla valorizzazione della competenza del pensiero del bambino, sa ascoltare, comprendere e guidare le ansie, gli interrogativi e le esperienze di genitori e operatori.
Per esempio fiabe come Pollicino o Hänsel e Gretel sono fiabe cariche di emozioni per l’adulto che le voglia ancora utilizzare, perché mettono a tema esplicitamente l’abbandono. Eppure ci può essere una certa diversità tra le sensazioni provate dal narratore, nella propria infanzia, all’ascolto di queste fiabe e quelle provate, successivamente, quando vi tornerà non più come fruitore, ma come narratore. Al ricordo di un piacere legato al racconto della fiaba di Pollicino potrà infatti sostituirsi una spiacevole e inaccettabile sensazione di crudeltà: il bambino provava simpatia per Pollicino, trovava conforto e incoraggiamento dalla capacità di iniziativa e dall’arguzia del piccolo protagonista, l’adulto invece, che ora si trova in imbarazzo per il medesimo racconto, non si pone più dalla parte del figlio (Pollicino), ma da quella dei genitori che lo abbandonano. I particolari che catturano l’attenzione di un bambino sono diversi da quelli che colpiscono l’adulto e per questo occorre essere molto accorti nel non invadere il terreno di elaborazione del bambino con contenuti propri della vicenda adulta.
La struttura del pensiero di un bambino piccolo, che ancora non ha appreso a organizzare il proprio pensiero in modo sistematico, è molto più fluida e molto più associativa rispetto a quella di un adulto di media cultura. Nel bambino il modo del pensiero diurno e il modo del pensiero nel sonno sono molto più ravvicinati e affini che non nell’adulto. Ciò vale anche per gli elementi simbolici che sono per il bambino molto più presenti e vividi di quanto lo siano per l’adulto. Ad esempio il valore simbolico che hanno gli animali per un bambino è quasi irreperibile nell’esperienza di un adulto civilizzato.
 
Segue qui:
http://www.chedonna.it/2015/12/04/libri-4/

MICHELA MARZANO IN SICILIA PER PARLARE DI GENDER: “NON ESISTE NESSUNA TEORIA”. Il deputato Pd ha presentato il suo libro “Mamma, papà e gender” a Palermo, Bagheria e Agrigento. “Impossibile costruire una società più giusta se non siamo tutti uguali” 
di Sara Scarafia,  palermo.repubblica.it, 5 dicembre 2015

Ha incontrato i lettori alla libreria Modus Vivendi di Palermo, poi gli alunni di una scuola di Bagheria e infine i cittadini di Agrigento alla biblioteca comunale Franco La Rocca: Michela Marzano, docente di Filosofia morale all’Università di Paris Descartes e deputato nazionale del Pd, ha trascorso tre giorni in Sicilia per presentare il suo “Mamma, papà e gender”, il saggio pubblicato da Utet che tenta di fare chiarezza su un tema caldissimo.
Michela Marzano, che cosa è questa “teoria gender” che terrorizza le famiglie?
“In realtà, non esiste alcuna  teoria del gender  ma solo una molteplicità di studi di genere che si sono moltiplicati a partire dagli anni Settanta per cercare di studiare e decostruire stereotipi e ruoli di genere e promuovere l’uguaglianza tra tutte e tutti indipendentemente dalle differenze di sesso, di genere e di orientamento sessuale. Il problema è che, da alcuni mesi, si è cominciata a diffondere l’idea che esisterebbe una ideologia del ” gender ” volta a colonizzare la mente dei più piccoli e finalizzata a distruggere alcuni valore fondamentali della nostra società. Un’ideologia, però, che è solo il frutto di una propaganda che diffonde confusione e genera paura. Associazioni come ” ProVita “, ” Manif pour tout Itala ” e ” Giuristi per la vita ” utilizzano il ” gender ” per cercare di non far approvare la proposta di legge sulle unioni civili, strumentalizzando la buona fede di tanti genitori. Il vero problema, però, è sempre lo stesso: la non accettazione del fatto che le persone omosessuali possano avere gli stessi diritti delle persone eterosessuali.
Gli incontri sulla teoria gender riempiono le piazze. Chi ascolta non è necessariamente un attivista della destra oltranzista ma subisce il richiamo di un messaggio semplice: “i tuoi figli sono in pericolo”. La sinistra sta perdendo una battaglia culturale? Perché non si riesce a far passare con altrettanta forza il messaggio che non esiste alcuna teoria che nelle scuole insegna ai bambini che possono diventare omosessuali?
“Perché c’è tanta ignoranza. E poi anche, talvolta, malafede o paura. La sinistra non ha ancora capito che è solo a livello culturale che si vincono certe battaglie. E che non si potrà mai costruire una società più giusta e inclusiva se tutte e tutti, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale e dalla proprie differenze, non saranno riconosciuti come ” uguali “, ossia persone il cui valore intrinseco è esattamente equivalente al valore intrinseco di tutti gli altri”.
Segue qui:
http://palermo.repubblica.it/cronaca/2015/12/05/news/michela_marzano_in_sicilia_per_parlare_di_gender_non_c_e_nessuna_teoria_la_sinistra_si_svegli_questa_e_una_battaglia_cult-128849420/ 

GENOVA, CONVEGNO SU SÁNDOR FERENCZI, “DISCEPOLO” DI FREUD 
di Redazione, ilsecoloxix.it, 5 dicembre 2015

Era il discepolo prediletto di Freud. A pochi mesi dal momento della rottura irreparabile con il Maestro dopo lunghi anni di divergenze teoriche, forse per il dolore, morì. Nel 1933. Sigmund Freud se ne andrà sei anni dopo. Grande innovatore della psicoanalisi, Sándor Ferenczi (wikipedia), fu messo all’indice dalle scuole psicoanalitiche per sessant’anni: una “damnatio memoriae” venuta meno soltanto nel 1985 con la pubblicazione dell’inedito Diario Clinico, opera fecondissima, e di un epistolario tra lui e Freud che conta oltre duemila lettere. Nonostante il silenzio sulla sua opera e sulla sua vita, il pensiero di Ferenczi ha viaggiato sotto traccia fino a influenzare o precorrere molti autori contemporanei come Winnicott o Bowlby. Il suo approccio ha consentito di riscoprire il ruolo delle esperienze traumatiche gravi (a cominciare dall’abuso sessuale dei bambini, provocato dagli adulti che confondono la tenerezza con la passione), che erano state troppo trascurate, quali cause di sofferenza, dalla psicoanalisi ufficiale.
 
Segue qui:
http://www.ilsecoloxix.it/p/magazine/2015/12/05/ASLVMFf-ferenczi_convengo_discepolo.shtml

LA TEORIA DELL’INCONSCIO DI FREUD COMPIE 100 ANNI. Concetto centrale psicanalisi, poi rivisitato e attualizzato 
di Redazione, ansa.it, 6 dicembre 2015

Cento anni. Tanti ne sono trascorsi da quando Sigmund Freud ha concettualizzato le sue teorie sull’inconscio espresse nello scritto Metapsicologia del novembre 1915, gettando le basi per un concetto centrale della psicoanalisi che è stato poi attualizzato e rivisitato nel tempo.
 
Segue qui:
http://www.ansa.it/saluteebenessere/notizie/rubriche/salute/2015/12/06/la-teoria-dellinconscio-di-freud-compie-100-anni_da708dab-cae7-44b6-8b7e-e3410b255e05.html 

COMPIE 100 ANNI LA TEORIA DELL’INCONSCIO DI FREUD 
di Redazione, gds.it, 7 dicembre 2015

La psiche umana è paragonabile a un iceberg, in cui la parte che affiora al di sopra dell’acqua è la parte conscia, mentre tutta la parte sommersa è quella inconscia. Sono i sogni, i lapsus e altri ‘segnali’ che ci aiutano a entrare in contatto con questa parte ‘nascosta’, l’inconscio, in cui risiedono pulsioni e contenuti rimossi che sfuggono alla ragione e condizionano i comportamenti senza che se ce ne rendiamo conto, in una ‘stratificazione’ psicologica che prevede tre livelli anche se non rigidi (conscio, preconscio, cioè un livello intermedio, e inconscio). Queste alcune delle basi su cui poggiano le teorie dell’inconscio di Sigmund Freud, che egli ha concettualizzato ed espresso in alcuni scritti pubblicati del novembre 1915, cioè 100 anni fa, all’interno di Metapsicologia, gettando le basi per un concetto fulcro della psicoanalisi che è stato poi ‘attualizzato’ e rivisitato nel tempo. «L’inconscio è il concetto centrale della psicoanalisi – spiega Elisabetta Marchiori, psichiatra e membro della Società Psicoanalitica Italiana (Spi) – ha gettato le basi per una scienza che continua a esplorare, evolvendosi, le relazioni della coscienza con l’inconscio, quelle tra il mondo interno e il mondo esterno dell’individuo, le relazioni tra le persone, nelle coppie (a partire da quella madre-bambino) nei gruppi e nelle società».
 
Segue qui:
http://gds.it/2015/12/07/compie-100-anni-la-teoria-dellinconscio-di-freud_446122/
 

DIO, L’AVVENTURIERO. Misericordia? Cristo è venuto per i peccatori, cioè gli audaci, e non i giusti, cioè i noiosi 
di Umberto Silva, ilfoglio.it, 9 dicembre 2015

Il Giubileo della Misericordia ci accoglie, e “Dio perdona tante cose per un’opera di misericordia!” scrive Alessandro Manzoni; m’inchino davanti alle sue misericordiose pagine. Ma noi tutti siamo poveri scribacchini, anche Papa Bergoglio che pure sta giubilando; chissà come se la cava davanti a “misericordia”, una delle parole più ambigue della storia, soprattutto della storia delle religioni. Innanzitutto, misericordia per chi? Se mi è permesso, in primo luogo suggerirei d’indirizzare la misericordia verso noi stessi. Se non abbiamo compassione di noi, neppure possiamo averla per gli altri; se non riconosciamo la nostra miseria umana dispensiamo all’altro l’elemosina del nostro successo e siamo solo arroganti. Isaia: “Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, allora brillerà la tua luce e la tua tenebra sarà come il meriggio”. Grazie alla misericordia possiamo assolverci dai sensi di colpa maturati nell’infanzia e che ancora ci opprimono. Basta con le autopunizioni che imbrogliano e imbrigliano la nostra esistenza.
Scrive Tommaso d’Aquino: “E’proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza”. Ma se Dio ne fa uso per piazzare ai migliori posti del paradiso i peccatori, le prostitute e i figli scapestrati?. ci chiede il priore di Bose. Il nostro buonsenso vacilla: che il figliol prodigo sia perdonato dal padre sarebbe accettabile, magari dopo un tempo di punizione e con la promessa di non reiterare l’errore; ma celebrare in suo onore una festa, è troppo! Dove va a finire la giustizia davanti a un perdono così gratuito? La misericordia di Gesù, quella da lui praticata e predicata, è esagerata e ci scandalizza!, conclude il priore di Bose e altri con lui che esaltano lo scandalo di Dio onnipotente dispensatore di misericordia. Interessante, perturbante, ma sono di un altro parere, anche perché l’onnipotenza stride alquanto con la misericordia. Se Dio avesse insistito a fare l’onnipotente, il sogno di ogni paranoico, mai avrebbe incontrato la misericordia. Dio ha avuto l’audacia di abbandonare il solipsismo per addentrarsi nella Creazione, Dio è stato misericordioso verso Se stesso, e questa è la Sua gloria. La misericordia verso di sé è la rinuncia a credersi qualcuno, un Dio poi, per di più onnipotente! Esercitando la misericordia verso le donne di facilissimi costumi, le più difficili, e verso i giovani in cerca di sogni, Dio non fa mostra di onnipotenza quanto di misericordia verso se stesso, umano, umanissimo, come noi tutti preda di passioni ma più di tutti noi avventuroso. “Io sono venuto a chiamare i peccatori non i giusti”, dice Cristo, là dove i primi sono da intendere come gli audaci e i secondi come i noiosi. Audaci soprattutto nella parola, ché il raccontare di sé e del vasto mondo è assai misericordioso. Dio cerca lo scandalo della bellezza e della gioia; e quando Gli tocca morire s’inventa un modo sublime, crocefisso sul Golgota mentre la terra trema al suo estremo pensiero. E quel grido fatale: “Dio mio perché mi hai abbandonato?!” quanto ci riempie di misteriosa gratitudine.
 
Segue qui:
http://www.ilfoglio.it/la-politica-sul-lettino/2015/12/09/dio-lavventuriero___1-vr-135854-rubriche_c117.htm

MAI RISPARMIARSI SUL LETTINO 
di Giorgia Belletato, 9 dicembre 2015

Woody Allen è stato quello che più di tutti ha parlato in modo irriverente della psicoanalisi, diventandone in questo modo forse il suo più grande sostenitore. Tra le sue battute più esilaranti ne ricordo due in particolare: “la psicoanalisi è un mito tenuto in vita dall’industria dei divani” e “lo psichiatra è un tizio che vi fa un sacco di domande che vostra moglie vi fa gratis”. Woody Allen, non c’è alcun dubbio, riesce a far riflettere mentre fa ridere. Ma chissà per quale strano motivo mi viene in mente quell’altro genio di Oscar Wilde. Sono sicura che per questa associazione si potrebbero sprecare mille interpretazioni, ma forse la più semplice è che entrambi, muovendosi tra disincanto ed intuizione, ci hanno insegnato qualcosa, a meno che non apparteniamo a quel gruppo di persone, a cui si riferiva Oscar Wilde, che pensano di sapere tutto e “purtroppo è tutto quello che sanno”.
In psicoterapia, si sa, definirsi con chiarezza paga sempre e sono sicura che Woody Allen e Oscar Wilde sul lettino non si sarebbero risparmiati. Non lo hanno fatto nemmeno pubblicamente con i loro pensieri sulle religioni, la sessualità, la fine della vita e la politica. A proposito della morte per esempio Woody Allen dichiara: “ho dentro di me qualcosa che spinge ad aggrapparmi all’esistenza, a non lasciarla andare”. Sarà anche per questo che ironizza: “non è che ho paura di morire è che non vorrei essere lì quando questo succede”. Eh già perché “grazie a Dio sono ateo” è una delle sue più celebri affermazioni, ma poi tentenna e asserisce: “io non so se Dio esiste. Ma se esiste spero che abbia una buona scusa”. Dal canto suo Oscar Wilde, su questo argomento, sostiene che “il Libro dei Libri inizia con un uomo e una donna in Paradiso e finisce con l’Apocalisse”!
 
Segue qui:
http://www.estense.com/?p=500250

QUANDO LA PSICANALISI NON È UNA ESPERIENZA TECNICA MA ESERCIZIO DI RESPONSABILITÀ 
di Nadia Fusini, repubblica.it, 7 dicembre 2015

Il saggio “Onore al sintomo” di Gabriella Ripa di Meana è una meditazione sul momento in cui nella vita di un adulto si impone il male. Questo è a suo modo un libro estremo, una riflessione sul senso e sul valore della malattia condotta con l’arma del coraggio intellettuale e sul filo di una grande umanità. Lo dice già il titolo, Onore al sintomo: formulazione in cui risuona chiara la volontà di accogliere quel che in ogni esistenza individuale irrompe con la forza dell’imprevisto, dello scarto, dell’inciampo. Tutte azioni che nel suo etimo, il termine “sintomo” contiene. L’assunto che sostiene queste pagine emotivamente molto intense e ricche di memoria letteraria è, con Hölderlin, la convinzione che laddove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva… E dunque quel che mette in scacco la nostra idea di un’esistenza armoniosa e felice è, allo stesso tempo, l’occasione di una trasformazione: concetto, questo, assai importante nel mestiere che l’autrice pratica.
Segue qui:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/12/07/quando-la-psicanalisi-non-e-una-esperienza-tecnica-responsabilita46.html?ref=search 

VIDEO

GENITORI IN CERCA DI LAVORO (PER I FIGLI): I 5 VERBI PER RIUSCIRCI
da job24.ilsole24ore.com, 2 dicembre 2015 Consigli in pillole di Luigi Ballerini, medico psicanalista e scrittore.

Vai al link:
http://job24.ilsole24ore.com/news/Articoli/2015/12/pillole-3-ballerini-genitori-lavoro-figli.php?uuid=ea3e1214-9845-11e5-a28f-8505d557b2f7 

IL 1° GENNAIO ARRIVA ZALONE, NIENTE TRAILER. ECCO LE CLIP-SPOT: DALLO PSICANALISTA
da youtube, video.repubblica.it, 7 dicembre 2015

I più recenti pezzi apparsi sui quotidiani di Massimo Recalcati e Sarantis Thanopulos sono disponibili su questo sito rispettivamente ai link:
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4545
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4788
 
Da segnalare anche la rubrica
"Mente ad arte, percorsi artistici di psicopatologia nel cinema ed oltre, di Matteo Balestrieri al link 
http://www.psychiatryonline.it/rubrica/4682

 
  

(Fonte dei pezzi della rubrica: http://rassegnaflp.wordpress.com
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