PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

Eugenica, difesa sociale, solidarietà umana secondo Lodovico Tommasi (1933)

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31 marzo, 2016 - 17:51
di Luigi Benevelli
Lodovico Tommasi  (1866-1941) fu dermatologo dell’Università di Palermo, sifilografo, sessuologo; curò con Emilio Servadio e Raffaele Corso il lemma “Sessuologia” dell’Enciclopedia Italiana (1936).
Egli fu invitato a tenere nel 1933 al Rotary Club di Milano una conversazione sul tema Eugenica, Difesa sociale e Solidarietà umana. Un tratto che rende interessante il testo, da lui firmato Lodovico Tommasi “del Rotary di Palermo”, è il taglio divulgativo, non accademico,  per un uditorio di  “non addetti ai lavori”, su argomenti sui quali in Italia non esisteva in quegli anni una precisa informazione pubblica. Un altro elemento di interesse è costituito dalla data dell’evento, il 1933: il 1933 è l’anno in cui Hitler prende il potere in Germania e pertanto ciò che  documenta Tommasi, è lo stato della discussione e della ricerca scientifiche, nonché quello delle legislazioni eugenetiche adottate in Europa e Nordamerica, prima dell’affermazione della “biocrazia” nazista. Questo a conferma della rilevanza che ebbero i temi dell’eugenetica in tutto il progredito e civilissimo Occidente negli anni fra le due guerre mondiali.

In premessa il Tommasi affermava che:
La sorte di ogni individuo è determinata da due fattori; uno ereditario e l’altro ambientale […]. Il fattore ereditario è qualcosa di fatale, legato alla cellula germinale, […] è quello che ha la massima importanza sul destino del nuovo essere.

I progressi nelle conoscenze eugenetiche erano frutto dello studio dei gemelli monocoriali; era ancora aperta la questione della “ereditabilità dei caratteri acquisiti”, che “ i biologi in genere sono un po’ restivi ad ammettere, ma che i patologi sono più proclivi a ritenere possibile”. Tommasi dichiarava di propendere, con Spencer[1], per l’ereditarietà dei caratteri acquisiti, ma con una motivazione strumentale, perché "l’ammissione di questa certa trasmissibilità è l’unico dato di connessione tra l’eugenetica ed i provvedimenti ordinari di difesa sociale".

La  solidarietà umana  si collocava invece agli antipodi  dell’eugenetica:
"Tutta la nostra impostatura attuale, che è rivolta verso sentimenti di solidarietà umana, in ultima analisi è decisamente antieugenetica. […] La natura per sé stessa provvede alla difesa della specie mediante una selezione che si esplica attraverso il vaglio delle notevoli difficoltà della vita. Ora la civiltà ha in un certo modo abolito la lotta per l’esistenza, e […] spesso spende le sue migliori energie in pro dei peggiori suoi rappresentanti. […] A questo andamento antieugenetico della nostra civiltà se ne aggiunge un altro, ugualmente dannoso e cioè che […] i più prolifici sono gli individui peggiori".
Al riguardo andava però precisato che in natura
"non è vero che sono più prolifici i peggiori: anzi nei peggiori, nei degenerati, la natura tende a limitare la prolificità sino alla sterilità. Quello che avviene è semplicemente frutto di una volontaria diminuzione di riproduzione dei migliori, di coloro che più sono padroni dei loro poteri inibitori. […] L’eugenetica tende ad opporsi a questa tendenza. […] una eugenetica rigorosa o per lo meno attiva dovrebbe espletarsi nel campo pratico mediante la scelta oculata delle coppie destinate alla riproduzione. È quello che si fa in zootecnia: ma gli uomini non sono una mandria e soprattutto l’allevatore è l’uomo stesso, e per conseguenza l’eugenetica umana è in questo senso impossibile. […] E del resto le stesse cognizioni di eugenetica umana sono ancora scarse".

Fra le difficoltà elencava:  il fenomeno noto in biologia del “ritorno alla media”; la legge della scissione dei caratteri ereditari per cui ogni individuo può tramandarli alla prole in blocco o separatamente; e poi, quale l’uomo che presceglieremmo, un uomo “medio” o un talento eccezionale e  per quale contesto?
Portava poi l’esempio della tubercolosi che
"non si eredita ma si eredita  se mai la predisposizione a contagiarsene. […] Per la nostra scelta sarebbe forse preferibile un individuo che ha avuto parenti guariti dalla tubercolosi e che perciò resiste di più al male, o colui che non ne ha mai avuto e che al contatto con l’infezione  può ammalare più gravemente? La prima ipotesi […] è confortata dalla conoscenza che abbiamo degli ebrei, i quali ammalano difficilmente di tubercolosi polmonare forse per una certa immunità acquisita - e poi trasmessa - durante la vita promiscua nei ghetti, con relative infezioni di massa gradatamente attenuatesi".

L’eugenetica umana per ora poteva quindi limitarsi a chiedere
"solo di opporsi alle più grossolane malefatte degli accoppiamenti umani. […]  Si tratta di evitare la procreazione di tutta quella schiera di antisociali, di indesiderabili che sono i criminali, gli imbecilli, gli immorali costituzionali, i neuropatici gravi, certi dementi, ecc. Ora è certo che in massima parte queste forme sono ereditate e trasmissibili. Molti vorrebbero trattare ugualmente anche gli alcoolisti, le prostitute e finanche i malati di malattie contagiose trasmissibili, soprattutto i sifilitici".
Su questo punto la posizione di Tommasi è assai polemica, netta, perentoria:
"Se una coercizione si dovesse usare, questa sarebbe quella di curarli, se fosse necessario obbligatoriamente, non certo di sequestrarli per sempre e tanto meno di sterilizzarli".
Tommasi porta dati USA ed italiani sui costi assistenziali di una crescente “zavorra umana” di deficienti mentali, epilettici, pazzi, cronici, ciechi, inabili e mendicanti, che unendosi con altri sia tarati che normali avrebbero dato vita ad altri degenerati. Gli eugenetisti, “scartata l’eutanasia”, consigliavano l’isolamento o la sterilizzazione eugenetica (non la castrazione, ma la vasectomia e la legatura delle tube), “come la più semplice, la più sicura, la più comoda perché lascia liberi e non sequestrati i malati, e soprattutto perché la più economica”. Essa era già stata adottata con legge in 24 Stati USA dove nel 1930 erano state trattate 11.000 persone. Citati anche lo Stato di Alberta in Canada, la Nuova Zelanda, la Danimarca, il cantone di Vaud, il primo paese latino che adotta la sterilizzazione.
Ma la sterilizzazione incontrava forti opposizioni  per le possibilità di errori e abusi   “e più ancora alcune incertezze scientifiche e qualche rischio”, e soprattutto per ragioni di indole giuridica “e più ancora religiosa e morale”: al riguardo i medici cattolici italiani si erano da poco espressi  anche contro “una semplice visita prematrimoniale obbligatoria”.
A questo punto Tommasi esponeva il suo punto di vista esclamando:
Come biologo non posso non condividere i timori e le idee degli eugenisti sulla necessità di difendersi. Come  uomo e come medico non so vincere una forte ripugnanza!
E qui richiamava a proprio favore le conquiste del Civismo Romano e del Cristianesimo che con “l’affinamento affettivo etico che si è costituito in noi” avevano portato a un “progresso della nostra razza”. In realtà si poteva fare qualcosa di utile per la Difesa Sociale anche in Italia, senza adottare la sterilizzazione: l’istituzione della visita prematrimoniale".
Tommasi chiudeva esaltando le iniziative del Fascismo a tutela sanitaria della maternità e dell’infanzia, la chiusura dei brefotrofi, le Colonie marine e montane, l’Opera nazionale Balilla.
 
Luigi Benevelli ( a cura di)
 P.S.: sul dibattito italiano negli anni dopo la prima guerra mondiale, vedi anche le citazioni di Leonardo Bianchi (1 gennaio 2015) in questa stesso rubrica.

 



[1] Herbert Spencer (1820-1903) filosofo, propugnatore dell’evoluzionismo e del progresso. 

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