LE MANI IN PASTA
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di Rolando Ciofi

Facebook - Per me una "famiglia" accudente ed un poco magica. Un pensiero non in sintonia con il "flusso" di questi giorni

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18 settembre, 2016 - 09:03
di Rolando Ciofi

In questi giorni si fa un gran parlare, e la cronaca ne da triste motivo, della pericolosità dei Social network, dell'imbarbarimento della società dovuto anche a questo nuovo strumento di "linciaggio" rappresentato dalla rete nella quale tutto, pubblico e privato si confonde e crea miscele esplosive capaci di esitare in vere e proprie tragedie.



Tutto vero. Drammaticamente e tristemente vero.



Però siamo certi che i social network siano imputabili?

Io mi considero testimone e nel mio piccolo protagonista di una esperienza per nulla negativa.



Sono approdato su facebook nel 2008 un poco per gioco, un poco per curiosità. Presto mi sono reso conto delle potenzialità del mezzo e anche della sua pericolosità. Certo all'inizio ho fatto qualche errore, ho indugiato, come a chiunque capita, in qualche atteggiamento eccessivamente narcisista, mi sono lasciato trascinare in inutili e logoranti discussioni, ho immesso in rete magari qualcosa di non perfettamente adeguato.



Ma è durato poco, giusto un "rodaggio". Ben presto mi sono reso conto delle potenzialità positive del mezzo ed ho cominciato ad utilizzarlo non come un gioco ma sostanzialmente come un "media". Uno spazio grande di comunicazione che necessitava di essere gestito. 



Uno spazio di comunicazione personale attraverso il quale veicolare emozioni, sentimenti, ed attraverso il quale poter ricevere e dare sostegno, vicinanza... Uno spazio capace di contenere empatia capace di favorire scambio di affetti.



Ed anche uno spazio di comunicazione professionale attraverso il quale tenere rapporti con utenti e colleghi, attraverso il quale potersi rivolgere ad una platea ampia.



Ho così dato vita ad una pagina personale, a due pagine professionali e ad un gruppo chiuso legato all'associazione che dirigo.



Non voglio qui parlare di professione, mi limiterò a dire del mio profilo personale.



Durante questi otto anni di presenza naturalmente nella mia vita sono accaduti fatti rilevanti: Un (mio) matrimonio, un incidente che mi ha portato ad essere in fin di vita, la nascita di due dei miei quattro nipoti, un grave lutto ed altri eventi, più o meno rilevanti, ancora collegati alla sfera privata. 



Giusto o sbagliato che fosse ho sempre pensato di condividere tali eventi sul mio profilo. Talvolta per il semplice gusto di condividere momenti felici, talvolta con l'intenzione, anche esplicitata, di avere un supporto, una parola di incoraggiamento, un suggerimento. Da notare che i miei "amici" sul profilo personale non sono pochi, sin dall'inizio sono presto diventati 5000, il massimo che facebook consente.



Ebbene devo dire che non ho mai avuto modo di pentirmi di queste condivisioni, talvolta anche assai delicate. Anzi, sempre ho trovato piacevolezza, talvolta aiuto e supporto, qualche volta persino la trasformazione di una amicizia virtuale in una amicizia reale.



Devo dire anche che sono grato ai miei "amici" di facebook la stragrande maggioranza dei quali non conosco di persona ma che lo stesso sento vicini, ma che lo stesso sento affidabili.



Amici "magici" per lo più ignoti nei confronti dei quali sento, alla bisogna, di potermi rivolgere con fiducia. Sconosciuti che di tanto in tanto mi interrogano e ai quali sempre mi fa piacere rispondere.



Dunque con questa esperienza alle spalle non mi sento di unirmi al coro dei detrattori dei social network che in questi giorni imperversa in ogni media. 



La riflessione dovrebbe essere a mio avviso un poco spostata: Gli esseri umani sono in grado di utilizzare qualunque mezzo per dare il peggio (o il meglio) di sé. E facebook pare essere un mezzo valido per raggiungere sia l'uno che l'altro scopo. 



Ma se affettando il pane mi taglio un dito non è che io possa dare la colpa al coltello.



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