ZATTERE AGLI INCURABILI
Una Poesia al giorno toglie l' Analista di torno...
L'UMANO DESIDERIO...
18 febbraio, 2018 - 13:30
Il poema è l'amore realizzato del desiderio rimasto desiderio. (Rene Char)
Sospingimi,lanciami
da te, dalle tue guance,
come da isole di corallo,
a navigare, ad andare lontano
per cercarti, a cercare
fuori di te ciò che possiedi,
ciò che non mi vuoi dare.
Per rimanere sola,
inventami foreste vergini
con alberi di metallo
e giaietto; io le raggiungerò
e vedrò che non erano altro
che collane che tu pensavi.
Invitami a splendori
e sfolgorii, in lontananza,
neri, bianchi, con sorriso
d'infanzia . Li cercherò .
Camminerò per giorni e giorni,
e poi arrivando la' dove sono,
scoprirò i tuoi sorrisi
larghi, i tuoi sguardi chiari.
Era questo
che, là, lontano,
vedevo luccicare.
Da tanto e tanto viaggiare
non sperare mai che ti porti
altri mondi o primavere
che quelle che tu difendi
contro di me. Inutile
questo andare e venire fra i secoli,
i sogni, le miniere.
Da te io muovo sempre, sempre
Devo tornare a te.
Pedro Salinas y Serrano
da te, dalle tue guance,
come da isole di corallo,
a navigare, ad andare lontano
per cercarti, a cercare
fuori di te ciò che possiedi,
ciò che non mi vuoi dare.
Per rimanere sola,
inventami foreste vergini
con alberi di metallo
e giaietto; io le raggiungerò
e vedrò che non erano altro
che collane che tu pensavi.
Invitami a splendori
e sfolgorii, in lontananza,
neri, bianchi, con sorriso
d'infanzia . Li cercherò .
Camminerò per giorni e giorni,
e poi arrivando la' dove sono,
scoprirò i tuoi sorrisi
larghi, i tuoi sguardi chiari.
Era questo
che, là, lontano,
vedevo luccicare.
Da tanto e tanto viaggiare
non sperare mai che ti porti
altri mondi o primavere
che quelle che tu difendi
contro di me. Inutile
questo andare e venire fra i secoli,
i sogni, le miniere.
Da te io muovo sempre, sempre
Devo tornare a te.
Pedro Salinas y Serrano
Desiderio aggancia desiderio!
Temeraria, coraggiosa no, desiderio aggancia desiderio.
Mi succede spesso che mi venga detto non so come riesce lei a... ad ascoltare, a superare, a non aver paura?
Non si riesce mai soli, mai.
Questo è un dato e lavorando su un caso il vecchio collega mi ricorda e mi riporta alla possibilità che il mio paziente si stia agganciando ad un resto, ad una traccia buona del suo passato identificata in una figura che passava di lì .
Lui si aggancia o noi ci agganciamo?
Desiderio chiama desiderio.
Noi non siamo mai soli anche quando il dolore ci spinge più su, noi non siamo io e basta.
Molte volte noi ci siamo colpevolizzati rispetto al nostro non procedere sul lettino o nella stanza d'analisi. Ma noi non siamo soli, sia l'avanzare che il procedere o lo stato di fermo è sempre qualcosa che funziona a due.
La poesia è come il prendersi cura, ovvero implica una dislocazione che è movimento.
L'analisi come la poesia, crea un movimento interno che deve trasformarsi in un movimento esterno. Se ciò non avviene la cura è a metà' e la poesia non è vera poesia.
Le grandi poesie commuovono, le vere analisi commuovono nell'accezione del muover insieme e verso.
La poesia muove verso. L'analisi muove verso.
C'era una volta una mamma che ha perso la sua bambina, durante il funerale lancia in cielo mille palloncini con un foglietto su cui è stampato il suo indirizzo. Dopo 15 giorni un palloncino dall'Italia finisce in Austria e vien raccolto in un parco da una mamma che sta giocando con il figlio.
La madre che ha raccolto e accolto la storia di questa madre le scrive una lettera in cui le dice che sua figlia sopravvive.
Dopo pochi giorni la madre sogna la sua piccola con la nonna anch'essa morta, si tengono per mano.
In buone mani dice il sogno, in buon luogo.
Ecco cos'è la direzione del prendersi cura, innalzare un palloncino e scrivere la tua storia e chissà qualcuno la raccoglie e ne fa poesia, ovvero, ne fa azione.
Ma la poesia è sempre a due, il desiderio incontra altro desiderio, o il desiderio muove spinge un altro desiderio.
Questo è il racconto di una donna che nella morte del non senso, la morte di un figlio, trova la vita.
La vita spinge Vita.
Ma solo il desiderio innesca. Una buona analisi deve innescare azioni come la poesia.
Commozioni cerebrali!
Nella vera commozione cerebrale c'è amnesia, nella mia commozione invece c’è il recupero di qualcosa che ha lasciato un eco, un suono.
Noi ci agganciamo sempre a qualcosa di buono, ordinato, non caotico se c'è.
Sembra che noi esseri umani siamo programmati per la ricerca di quel segno che è dell'ordine di senso.
Gli amabili resti sono ciò che di buono sopravvive, ciò che non vuole finire.
Amabili resti che in qualche modo noi vogliamo testimoniare prima a noi stessi e poi all'altro.
L'analisi è il luogo della testimonianza di ciò che rimane e di ciò che voglio trasmettere.
Il movimento stesso che facciamo l'andare in seduta è atto di testimonianza, doppio movimento. Orale il racconto, il resoconto, il significato, la traduzione, la rilettura, la lettura.
Noi non riscriviamo la nostra storia ma, come nella poesia, noi riusciamo a dire attraverso emozioni diverse ciò che in una frase normale non lascerebbe nessun eco. Noi non trascriviamo ma riusciamo a donare senso, ordine, melodia anche a ciò che di senso non ce l'ha veramente.
La mamma che vede suo figlio morire non può trascrivere la sua storia ma può "arrangiarla in modo da continuare a sentire la vita".
La poesia è suono prodotto dallo spostamento di alcune parole. Le emozioni si sentono solo dislocando ovvero muovendo le stesse parole in modo diverso. La figlia è morta, ma la madre si sente meno sola.
Dislocare ha la funzione di riagganciare ciò che di buono resta.
Eccolo il miracolo dei nostri pensieri, del nostro cervello che è immerso nelle emozioni che son multidimensionali.
Qualcosa ci deve rapire dall'angoscia come un neonato con la voce e i colori, i piccoli nannoli sono sonanti e colorati.
Qualcosa deve rapirci dalla paura, qualcosa deve attrarre la nostra attenzione per distrarci dall'orrore per ricordarci o per agganciarci a qualcosa che non si era mai visto sentito conosciuto.
Ecco, allora, l'incontro con l'altro desiderio, vero desiderio tentativo di farcela tentativo di uscire dal movimento centripeto del dolore.
Il dolore ci rapisce ci tiene in ostaggio ma il desiderio è spinta con legge.
Due tracce si incontrano una è diventata segno rinvenuto dell'esistenza, l'altra la riconosce e si aggancia come in un nodo Savoia .
Questo nodo marinaresco detto anche nodo d'amore ha due caratteristiche importanti quello di tenuta e di facilità di scioglimento.
Il nodo Savoia rappresenta molto bene il processo psicoanalitico come il processo dell'amore ovvero nodo che si scioglie nodo che non lega ma che tiene uniti.
Nodo che lega e che slega libera.
Il nodo è il due sempre!
Certo incontrarsi è sempre un rischio ma gli uomini e le donne di desiderio lì si riconosce a prima vista da una sola caratteristica la "tenuta" da non confondere con la forza.
La tenuta la avverti dalla postura da una fiera credenza in quel che professano, dal sentirli "presi" per ciò che fanno garanzia di amore per ciò che si fa con l'altro.
Niente perfezione, ma impegno focoso .e quel fuoco devi sentirlo come qualcosa che trascende te e l'altro questo è amore di cura, perché quando lo hai ricevuto un po' lo possiedi .
La nostra vera eredità è questa.
Sentiamo che dietro di noi o davanti quello lì ha cercato la via d'uscita. L'ha cercata disperatamente con tutto quel che poteva e quando trovi l'altro desiderio qualcosa cambia "davvero".
La fiducia si basa sulla stessa condivisione di intenti.
Tutti abbiamo domandato una via d'uscita.
La stessa comunione di intenti, la stessa direzione con la stessa rabbia , paura di non farcela.
Il desiderio dell'analista aggancia il desiderio del paziente che, a sua volta, si trova nella posizione di averlo perso il proprio desiderio.
Rispetto ad altri processi di cura, la cura del dolore psichico pretende come base questo desiderio senza il quale le competenze tecniche e le conoscenze scientifiche non possono muovere l'essere umano per un'impresa che ha dell'incredibile ma vero!
Uscire dalla coazione è possibile ma richiede l'attenta ricerca di questa caratteristica fondamentale del processo di cura ovvero non aver rinunciato alla poesia della vita.
Temeraria, coraggiosa no, desiderio aggancia desiderio.
Mi succede spesso che mi venga detto non so come riesce lei a... ad ascoltare, a superare, a non aver paura?
Non si riesce mai soli, mai.
Questo è un dato e lavorando su un caso il vecchio collega mi ricorda e mi riporta alla possibilità che il mio paziente si stia agganciando ad un resto, ad una traccia buona del suo passato identificata in una figura che passava di lì .
Lui si aggancia o noi ci agganciamo?
Desiderio chiama desiderio.
Noi non siamo mai soli anche quando il dolore ci spinge più su, noi non siamo io e basta.
Molte volte noi ci siamo colpevolizzati rispetto al nostro non procedere sul lettino o nella stanza d'analisi. Ma noi non siamo soli, sia l'avanzare che il procedere o lo stato di fermo è sempre qualcosa che funziona a due.
La poesia è come il prendersi cura, ovvero implica una dislocazione che è movimento.
L'analisi come la poesia, crea un movimento interno che deve trasformarsi in un movimento esterno. Se ciò non avviene la cura è a metà' e la poesia non è vera poesia.
Le grandi poesie commuovono, le vere analisi commuovono nell'accezione del muover insieme e verso.
La poesia muove verso. L'analisi muove verso.
C'era una volta una mamma che ha perso la sua bambina, durante il funerale lancia in cielo mille palloncini con un foglietto su cui è stampato il suo indirizzo. Dopo 15 giorni un palloncino dall'Italia finisce in Austria e vien raccolto in un parco da una mamma che sta giocando con il figlio.
La madre che ha raccolto e accolto la storia di questa madre le scrive una lettera in cui le dice che sua figlia sopravvive.
Dopo pochi giorni la madre sogna la sua piccola con la nonna anch'essa morta, si tengono per mano.
In buone mani dice il sogno, in buon luogo.
Ecco cos'è la direzione del prendersi cura, innalzare un palloncino e scrivere la tua storia e chissà qualcuno la raccoglie e ne fa poesia, ovvero, ne fa azione.
Ma la poesia è sempre a due, il desiderio incontra altro desiderio, o il desiderio muove spinge un altro desiderio.
Questo è il racconto di una donna che nella morte del non senso, la morte di un figlio, trova la vita.
La vita spinge Vita.
Ma solo il desiderio innesca. Una buona analisi deve innescare azioni come la poesia.
Commozioni cerebrali!
Nella vera commozione cerebrale c'è amnesia, nella mia commozione invece c’è il recupero di qualcosa che ha lasciato un eco, un suono.
Noi ci agganciamo sempre a qualcosa di buono, ordinato, non caotico se c'è.
Sembra che noi esseri umani siamo programmati per la ricerca di quel segno che è dell'ordine di senso.
Gli amabili resti sono ciò che di buono sopravvive, ciò che non vuole finire.
Amabili resti che in qualche modo noi vogliamo testimoniare prima a noi stessi e poi all'altro.
L'analisi è il luogo della testimonianza di ciò che rimane e di ciò che voglio trasmettere.
Il movimento stesso che facciamo l'andare in seduta è atto di testimonianza, doppio movimento. Orale il racconto, il resoconto, il significato, la traduzione, la rilettura, la lettura.
Noi non riscriviamo la nostra storia ma, come nella poesia, noi riusciamo a dire attraverso emozioni diverse ciò che in una frase normale non lascerebbe nessun eco. Noi non trascriviamo ma riusciamo a donare senso, ordine, melodia anche a ciò che di senso non ce l'ha veramente.
La mamma che vede suo figlio morire non può trascrivere la sua storia ma può "arrangiarla in modo da continuare a sentire la vita".
La poesia è suono prodotto dallo spostamento di alcune parole. Le emozioni si sentono solo dislocando ovvero muovendo le stesse parole in modo diverso. La figlia è morta, ma la madre si sente meno sola.
Dislocare ha la funzione di riagganciare ciò che di buono resta.
Eccolo il miracolo dei nostri pensieri, del nostro cervello che è immerso nelle emozioni che son multidimensionali.
Qualcosa ci deve rapire dall'angoscia come un neonato con la voce e i colori, i piccoli nannoli sono sonanti e colorati.
Qualcosa deve rapirci dalla paura, qualcosa deve attrarre la nostra attenzione per distrarci dall'orrore per ricordarci o per agganciarci a qualcosa che non si era mai visto sentito conosciuto.
Ecco, allora, l'incontro con l'altro desiderio, vero desiderio tentativo di farcela tentativo di uscire dal movimento centripeto del dolore.
Il dolore ci rapisce ci tiene in ostaggio ma il desiderio è spinta con legge.
Due tracce si incontrano una è diventata segno rinvenuto dell'esistenza, l'altra la riconosce e si aggancia come in un nodo Savoia .
Questo nodo marinaresco detto anche nodo d'amore ha due caratteristiche importanti quello di tenuta e di facilità di scioglimento.
Il nodo Savoia rappresenta molto bene il processo psicoanalitico come il processo dell'amore ovvero nodo che si scioglie nodo che non lega ma che tiene uniti.
Nodo che lega e che slega libera.
Il nodo è il due sempre!
Certo incontrarsi è sempre un rischio ma gli uomini e le donne di desiderio lì si riconosce a prima vista da una sola caratteristica la "tenuta" da non confondere con la forza.
La tenuta la avverti dalla postura da una fiera credenza in quel che professano, dal sentirli "presi" per ciò che fanno garanzia di amore per ciò che si fa con l'altro.
Niente perfezione, ma impegno focoso .e quel fuoco devi sentirlo come qualcosa che trascende te e l'altro questo è amore di cura, perché quando lo hai ricevuto un po' lo possiedi .
La nostra vera eredità è questa.
Sentiamo che dietro di noi o davanti quello lì ha cercato la via d'uscita. L'ha cercata disperatamente con tutto quel che poteva e quando trovi l'altro desiderio qualcosa cambia "davvero".
La fiducia si basa sulla stessa condivisione di intenti.
Tutti abbiamo domandato una via d'uscita.
La stessa comunione di intenti, la stessa direzione con la stessa rabbia , paura di non farcela.
Il desiderio dell'analista aggancia il desiderio del paziente che, a sua volta, si trova nella posizione di averlo perso il proprio desiderio.
Rispetto ad altri processi di cura, la cura del dolore psichico pretende come base questo desiderio senza il quale le competenze tecniche e le conoscenze scientifiche non possono muovere l'essere umano per un'impresa che ha dell'incredibile ma vero!
Uscire dalla coazione è possibile ma richiede l'attenta ricerca di questa caratteristica fondamentale del processo di cura ovvero non aver rinunciato alla poesia della vita.
Commenti
Quale Editor della rivista mi permetto di consigliare ai lettori di andare seguendo il link all'indice della Rubrica (e questo vale per tutte le Rubriche di Psychiatry on line Italia) onde scoprire se non lo si è ancora fatto gli altri contributi che rappresentano un corpus che merita di essere scoperto.
Ho notato (i counter son ormai molto raffinati e ci dicono assai delle abitudini dei lettori senza scomodare il grande fratello) che molto spesso la lettura di un pezzo è SINGOLA con successiva uscita quando in realtà il vero arricchimento per chi legge sarebbe scoprire l'evoluzione del pensiero dell'autore che nel tempo ha pubblicato pezzi con un "razionale" comune che meriterebbe di essere scoperto e aprezzato.
FATE UNA LIBERA DONAZIONE ALLA RIVISTA e lo potete fare tramite BONIFICO all’IBAN IT23A0335901600100000121875 Intestato, presso BANCA PROSSIMA, a ASSOCIAZIONE PSYCHIATRY ON LINE ITALIA - Via Provana di Leynì 13 Genova, oppure potete usare il nostro account PayPal connesso all’email boll001@pol-it.org
Grazie per ciò che farete, grazie dell’attenzione.