Parola Vuota e Parola Piena: PsiLacanista

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27 aprile, 2018 - 09:21
È un invito a costruire metafore, calembour e comunque a riempire di senso una parola, frutto di un mio lapsus, mentre parlavo di certi psicanalisti e/ divulgatori lacaniani, che, a volte,  appaiono più realisti del re: senz’altro per vezzo e vanità e non per demeriti.
È altresì ovvio che il termine è estendibile a tutti quelli, singoli e gruppi,  che della psicanalisi fanno uno strumento di potere,  di autoreferenzialità, di eccesso di difesa identitaria.
 
La mia parola vuota, con l’invito ai lettori a  darle un senso e cioè  a riempirla, magari anche solo per un po’, è:
 
PsiLacanista
 

Di seguito alcuni miei tentativi:
 
  1. Lo PsiLacanista: “Il Soggetto Vuoto” – dal titolo di un libro di Massimo Recalcati
 
  1. Pensieri dello PsiLacanista: “Nella seduta è sempre presente il rischio del controtransfert, ma non per me”.
 
  1. “Là dov’era l’Es ora c’è  lo PsiLacanista”.
 
  1. “Là dove si parla, godono, sia l‘analizzante, ma ancor più  lo PsiLacanista
Libera estrapolazione da  “Là dove si parla si gode” (Sem. XX, p. 109).
 
  1. “Se la parola è quella dello PsiLacanista, essa ha un senso pieno, che molto probabilmente la gente comune non coglie, perché, quando parla lo PsiLacanista, si ha l’unico caso in cui chi parla, non sbaglia, ma a sbagliare  è il Linguaggio!”
Revisione del passo  di Massimo Recalcati, in  - Desiderio, Godimento, Soggettivazione –pag. 546.  “Il Linguaggio non sbaglia mai, solo chi parla è esposto al rischio dell’errore e dell’erranza;  …..esiste una parte della parola che  …. esorbita la dimensione ermeneutica del senso” –
 
  1. Lo PsiLacanista definisce lo PsiLacanista, e cioè se stesso e solo se stesso, altrimenti non sarebbe tale: “Il Soggetto Certamente (!)  Sapere”.
 
Il Processo di Soggettivazione dello PsiLacanista, si realizza col ritorno alla “Fase dello Specchio”.
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Commenti

PsiLacanista non è un lapsus. Dice la verità non su Lacan ma sul lacanismo, che è un logocentrismo alla potenza n-esima ("il linguaggio non sbaglia mai"). Se poi è un lapsus, è parola dell'inconscio, quindi attendibile. Ritengo il logocentrismo un nemico potente della scienza.

Caro Sciacchitano, in effetti ho fatto ricorso alla scusa del Lapsus, per rendere più morbido e suggestivo l'incipit.
Ti leggo volentieri e sono d'accordissimo sulla tua posizione critica verso il logocentrismo di certi lacaniani, che più che un vezzo, mi sembra una necessità identitaria, cioè un severo limite.


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