Riflessioni (in)attuali
Uno sguardo psicoanalitico sulla vita comune
di Sarantis Thanopulos

L’Eros è di sinistra

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30 giugno, 2018 - 19:56
di Sarantis Thanopulos

Il ministro Salvini aveva solo una strada legittima: citare in giudizio Saviano per calunnia in seguito alle pesanti accuse che gli ha rivolto. Ha preferito minacciare di togliergli la scorta. Ciò che accomuna Salvini e Saviano, è il fatto che entrambi non hanno una vita di cui godere. Il primo, invece di prendere cura dell’uomo che è, preferisce farsi gonfiare dal vento del razzismo, volare dove la spinta lo porta. Il secondo è sotto protezione perché non vive in un paese sicuro e non a causa dei migranti. La differenza più importante tra di loro, sul piano umano, è che Saviano, come ha dichiarato, la vita la ama. La sua è una vita sacrificata, non per sua volontà, ma non la vuole sacrificale. 

La definizione di Salvini come ministro della “malavita”, ha una sua seconda, incontestabile, verità che va ben oltre l’accusa di essere complice dei malviventi. Egli con la sua propaganda razzista da una parte nasconde la realtà ai lavoratori suoi elettori (il loro lavoro  non è minacciato dagli immigrati, ma dalla dislocazione all’estero delle fabbriche) e, dall’altra, seminando odio, rende più fragile la vita di tutti. La vita precaria e priva di verità, è una mala vita, non è una vita buona, degna di essere vissuta.
La concentrazione della ricchezza materiale nelle mani di pochi oligarchi (fatto che gli amanti della “fattualità” preferiscono ignorare), prodotto di una globalizzazione selvaggia che va avanti imperterrita (mentre noi litighiamo nel cortile di casa), sta cancellando la qualità della nostra vita. La qualità è Eros: non solo una vita sessuale appagante, in disaccordo con la barbarie, ma anche godimento sensuale dell’esperienza che presume sempre la  “cultura” -l’affinamento della sua conoscenza e tempo sufficiente per sostare in essa. Il suo opposto è Thanatos: l’adattamento quantitativo alle condizioni materiali dell’esistenza, il tempo che scorre veloce, la vita che invecchia restando immobile.
Marx, Freud, Proust, Rilke, Cézanne, Mahler, Einstein, Arendt, nomi citati per delineare una prospettiva, esprimono valori di sinistra, qualsiasi cosa fossero nella propria vita privata. Le loro opere sono luoghi in cui il nostro sguardo erotico ha cambiato prospettiva, trasformando la nostra posizione nel mondo e la percezione/concezione della nostra materia psicocorporea. Esse mantengono dischiusa un’apertura alla vita capace di rinnovarsi in ogni apertura successiva, sono la nostra memoria del futuro che oggi viene occlusa dall’inerzia del vivere.
Solo uno sguardo vile che preferisce rimestare nel torbido, ci impedisce di dare il giusto apprezzamento al lavoro di civilizzazione di un intero popolo compiuto dal PCI. L’egemonia culturale della sinistra è stata l’opera di accesso dei lavoratori al sapere: alla profondità della conoscenza del vivere che è piacere, proprio perché non ignora il patire e ha gli strumenti per gestirlo. Questa tradizione, rimasta priva di compimento, si è svilita nel fenomeno Renzi, un altro che, come Salvini, si è fatto gonfiare dalla cecità di una parte importante dell’opinione pubblica alla ricerca di un improbabile leader salvifico. Un qualunquismo presentatosi come saggezza, ignaro del fatto che il lavoro è la più grande fonte di ricchezza di pensieri, sentimenti e desideri. Se è finalizzato solo a tamponare o a creare, in modo artificiale, bisogni, è lo strumento di alienazione più terribile.     
Siamo così arrivati nella “rossa” Toscana, a una debacle catastrofica della sinistra, sul piano culturale, innanzitutto, a causa di una gestione dell’occupazione che ha distrutto la qualità della vita specialmente dei giovani.

 
 
      

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