OLTRE I LIMITI
Psicologia dello Sport tra Benessere e Prestazioni
di AIPS - Associazione Italiana di Psicologia dello Sport e dell'Esercizio

LO PSICOLOGO DELLO SPORT

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19 gennaio, 2019 - 06:20
di AIPS - Associazione Italiana di Psicologia dello Sport e dell'Esercizio

Questa collaborazione avrà come oggetto la psicologia e la psicologia clinica dello sport, e sarà curata da AIPS, Associazione Italiana Psicologia dello Sport e dell'Esercizio, (http://www.aipsweb.it/), che ci fornirà degli approfondimenti autorevoli a riguardo di un settore non sempre oggetto della giusta attenzione. Il primo contributo è a cura di Laura Bortoli, dal direttivo dell'associazione, un'introduzione alla figura dello psicologo dello sport. Ringraziamo il Dr. Davide Mate per il lavoro di coordinamento.

Redazione Psychiatry On Line

LO PSICOLOGO DELLO SPORT

di Laura Bortoli, direttivo AIPS Associazione Italiana Psicologia dello Sport e dell'Esercizio

La Psicologia dello sport è un campo di studio e applicazione che vede ormai riconosciuta una sua specificità. I principi della Psicologia sono applicati all’ambito dello sport non solo con la finalità di incrementare la prestazione, ma anche considerando lo sport prima di tutto come un mezzo per la crescita personale dell’atleta, realizzata attraverso lo sviluppo delle proprie potenzialità. La Psicologia dello sport si occupa dei fattori cognitivi ed emozionali che incidono sulla prestazione e, contemporaneamente, degli effetti della pratica sportiva sulla dimensione psicologica dell’atleta; un atteggiamento finalizzato solo a vincere “a tutti i costi” non appartiene agli obiettivi ed alle aspirazioni dei migliori psicologi dello sport (Cox, 2012). Più recentemente, l’interesse della Psicologia si è esteso anche al campo dell’esercizio fisico, cioè ad una tipologia di attività motoria finalizzata alla salute; in questo ambito sono determinanti gli aspetti motivazionali (per l’aderenza all’esercizio, similmente ad altri comportamenti legati alla salute), ma possono comparire anche problematiche legate all’immagine corporea o ad aspetti di dipendenza.

L’origine della Psicologia dello sport viene attribuita a Coleman Griffith, con la pubblicazione negli Stati Uniti di due testi nel 1926 e nel 1928: Psychology of Coaching e Psychology of Athletics. Il vero sviluppo si ebbe comunque solo a partire dal 1960, con un contributo fondamentale dello psichiatra italiano Ferruccio Antonelli, che nel 1965 organizzò a Roma il primo convegno internazionale; in quell’occasione venne anche costituita l’International Society of Sport Psychology (ISSP) e lo stesso Antonelli venne eletto come primo presidente.

La Psicologia dello sport è considerata come un’area specifica nell’ambito sia della Psicologia, sia delle Scienze dello sport che dell’esercizio fisico: le conoscenze più avanzate derivano da entrambi i settori, ma con applicazioni professionali peculiari che integrano apporti culturali di entrambi gli ambiti (Tenenbaum, Lidor, Papaianou e Samulski, 2003). Come area distinta, ha sviluppato teorie e modalità di intervento caratteristiche, derivate dalla pratica sul campo, producendo un arricchimento di conoscenze nell’area sia della Psicologia che delle Scienze dello sport e dell’esercizio. Tale integrazione e sovrapposizione di ambiti ha però creato a volte difficoltà proprio nel campo della formazione della figura che dovrebbe operare in quest’area, lo psicologo dello sport, e nell’individuazione del suo profilo professionale (Brewer, 2009). Infatti, la formazione universitaria in Psicologia dello sport è organizzata, sia a livello europeo che extra-europeo, in due percorsi diversi, che si concretizzano poi, anche in uno stesso paese, in certificazione professionale di enti diversi: 1) il primo è un percorso di base nell’ambito delle Scienze psicologiche con successivi master universitari post-laurea e dottorati specifici in Psicologia dello sport; 2) il secondo è un percorso di base nell’ambito delle Scienze motorie e sportive con successivi master universitari post-laurea e dottorati specifici in Psicologia dello sport. Nei paesi in cui il titolo di psicologo è protetto e regolamentato, come ad esempio in Italia e nei paesi scandinavi, il percorso possibile è solo il primo. In Italia, comunque, l’esperienza di master universitari post-laurea in Psicologia dello sport è stata sporadica e limitata, e non si è mai consolidata in veri e propri percorsi regolari e continuativi. Esistono invece variegate agenzie formative private, con iniziative molte volte aperte anche a non psicologi, che formano figure altrettanto variegate (mental coach, motivatori, mental trainer) o genericamente denominate come esperti in psicologia dello sport.

Nei paesi dove la figura specifica dello psicologo dello sport è riconosciuta e regolamentata, l’interdisciplinarietà che caratterizza la Psicologia dello sport ha portato all’individuazione di tre ruoli professionali di intervento nel mondo sportivo, ben riconosciuti in letteratura, dove alcuni aspetti tecnico-motori e psicologici possono sovrapporsi (Cox, 2012):

  • lo psicologo dello sport clinico. In questo caso viene ritenuta indispensabile ed esclusiva la figura di uno psicologo con formazione anche in psicoterapia, che lo metta in grado di affrontare problematiche emozionali e disturbi della personalità che possono presentare alcuni atleti o alcune persone che frequentano palestre di fitness. L’esperienza sportiva può essere a volte molto stressante, con un impatto negativo sulla salute mentale di un atleta, così come per alcuni le attività di fitness potrebbero assumere carattere compulsivo. Per operare nel contesto motorio-sportivo gli psicologi-psicoterapeuti dovrebbero acquisire in particolare anche competenze specifiche che riguardano, ad esempio, le reazioni emozionali agli infortuni e alle difficoltà di recupero, i cambiamenti legati al termine della carriera agonistica, i disturbi dell’alimentazione, la dipendenza da esercizio fisico, l’uso e la dipendenza da sostanze, un’identità atletica troppo pervasiva e totalizzante (Ward, Sandstedt, Cox eBeck, 2005);

  • lo psicologo dello sport educativo. Accanto a conoscenze psicologiche specifiche (ad es., su processi motivazionali, auto-efficacia, stati emozionali, coesione di gruppo), lo psicologo dovrebbe possedere anche competenze relative alle Scienze motorie e sportive; il suo intervento deve infatti considerare le diverse tipologie di prestazione, gli aspetti psico-fisiologici legati alla percezione dello sforzo ed al controllo neuro-muscolare, gli effetti dello stress sulla prestazione sportiva, la regolazione emozionale nella prestazione di gara. In generale, l’obiettivo è quello di insegnare agli atleti le abilità mentali utili per l’incremento della prestazione o, nelle squadre, intervenire con tecniche di team building e sviluppo della coesione, anche promuovendo leadership e gestione del gruppo. Quello educativo è certamente l’ambito più diffuso di intervento, in quanto lo psicologo dello sport può collaborare ad ampio raggio con tutte le figure dell’ambiente sportivo (atleti, tecnici, dirigenti e genitori) anche per rendere lo sport uno strumento di crescita personale in grado di migliorare la qualità della vita;

  • lo psicologo dello sport ricercatore. È in genere collegato all’ambito universitario, poiché è in questo contesto che viene realizzata la maggior parte della ricerca. Affinché la Psicologia dello sport possa essere riconosciuta come scienza specifica è necessario che le conoscenze in questo campo continuino ad aumentare. Per accrescere la credibilità degli psicologi che operano in ambito sportivo è indispensabile che esista una base sempre più consistente e validata di conoscenze, e modalità di intervento non improvvisate. Ad esempio, per quanto riguarda le relazioni fra processi cognitivi e controllo motorio, attualmente lo studio e la ricerca sulle funzioni mentali esecutive, nello sport necessarie in particolare per la gestione degli aspetti tattici, sta arricchendosi di contenuti specifici, sia teorici che applicativi, collegati direttamente a nuove modalità di allenamento sportivo (ad es., vedi Vestberg, Gustafson, Maurex, Ingvar e Petrovic, 2017).

È possibile che chi opera in Psicologia dello sport copra più di uno di questi ambiti, ma nessun intervento può essere fondato sull’improvvisazione.

Per rispondere adeguatamente ad aspettative e richieste del mondo sportivo, secondo McCann (2005) lo psicologo dello sport dovrebbe:

  • conseguire una formazione professionale specifica ed acquisire esperienza in ambito sportivo, anche con forme di tirocinio o sotto supervisione di colleghi esperti;

  • essere nella logica, condivisa con atleti ed allenatori, di operare fondamentalmente su aspetti che riguardano l’esperienza sportiva, così da evitare anche la diffusa paura di atleti ed allenatori di interventi “intrusivi” non richiesti; tranne che nei casi in cui una persona richieda chiaramente un intervento maggiormente a carattere psicoterapeutico od emergano nello sport problematiche che stimolino la persona stessa ad un intervento allargato anche ad aspetti più ampi della sua esperienza;

  • avere la volontà di comprendere a fondo il contesto peculiare delle discipline sportive in cui si opera. Il contesto sportivo è molto specifico ed ogni sport è diverso, con propria cultura, regole (scritte e non scritte) ed aspettative (ad es., operare nel pattinaggio artistico, nel nuoto o nella pallacanestro richiede sicuramente strategie di intervento diverse);

  • avere elevate competenze nella gestione della comunicazione. Gli psicologi dello sport sono chiamati a volte da figure diverse da quelle per cui viene richiesto l’intervento: ad esempio, può essere un allenatore che chiede un supporto per un atleta o una squadra. In questo caso devono essere individuate strategie efficaci per comunicare sia con l’allenatore che con gli atleti, rispettando la privacy degli atleti, ma nello stesso tempo fornendo indicazioni utili agli allenatori. Questa doppia comunicazione può creare difficoltà se la situazione non viene ben gestita.

Infine, qualunque sia il suo ambito di intervento, anche per lo psicologo dello sport gli aspetti di etica e di deontologia professionale sono essenziali, al fine di tutelare la salute fisica e mentale e la privacy di coloro che richiedono consulenza o che vengono coinvolti in procedure di ricerca. In accordo con Cox (2012), un aspetto fondamentale dell’etica in Psicologia dello sport è anche avere chiaro il proprio ruolo professionale e operare dopo aver conseguito formazione specifica e supervisione nel proprio settore di intervento.

Cos'è l'AIPS?

L'ASSOCIAZIONE ITALIANA DI PSICOLOGIA DELLO SPORT e dell’ESERCIZIO (AIPS) è una Associazione scientifico-culturale senza finalità di lucro. L’AIPS è apartitica, aconfessionale, senza discriminazioni razziali o sociali. Nasce nel 1974, fondata dal prof. Ferruccio Antonelli, come unione spontanea di persone che, nell’ambito delle scienze attinenti alla psicologia dello sport e dell’esercizio, si propongono come finalità prioritaria lo studio, la ricerca, la divulgazione e la promozione di tale disciplina.
Oggi l’AIPS riunisce tutti coloro che sono interessati alla psicologia dello sport e dell’esercizio. All’Associazione possono iscriversi psicologi e psicoterapeuti (Soci ordinari), ma anche altre figure (es. studenti, laureati in scienze motorie, allenatori/tecnici/istruttori, preparatori fisici, atleti, dirigenti sportivi, insegnanti di educazione fisica, fisioterapisti, medici, pedagogisti, sociologi, giornalisti sportivi, etc.) che riconoscono l’importanza degli aspetti psicologici nello sport e nell’esercizio fisico (Sostenitori).

 

Riferimenti bibliografici

Brewer, B.W. (2009). Introduction. In B.W. Brewer (Ed.), Handbook of sports medicine and science: Sport psychology (pp. 1-6). Oxford, UK: Wiley-Blackwell.

Cox, R.H. (2012). Sport psychology: Concepts and applications (7th ed.). New York, NJ: McGraw-Hill.

McCann, S.C. (2005). Roles: The sport psychologist. In S. Murphy (Ed.), The Sport Psychology Handbook (pp. 293-304). Champaign, IL: Human Kinetics.

Tenenbaum, G., Lidor, R., Papaianou, A., & Samulski, D. (2003). ISSP position stand: Competencies (occupational standards, knowledge, and practice) and their accomplishment (learning specification, essential knowledge, and skills) in sport and exercise psychology. International Journal of Sport and Exercise Psychology, 1, 155-166.

Vestberg, T., Gustafson, R., Maurex, L., Ingvar, M., & Petrovic, P. (2017). Core executive functions are associated with success in young elite soccer players, PloS One, 12(2): e0170845.

Ward, D.G., Sandstedt, S.D., Cox, R.H., & Beck, N.C. (2005). Athlete-counseling competencies for U.S. psychologists working with athletes. The Sport Psychologist, 19, 318-334.

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