Le generazioni digitali capiscono prima e vanno veloci. Note a margine sui ragazzini di Greta.

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19 ottobre, 2019 - 14:47

Bruno Contro, il mio esperto di computer, mi ha raccontato di recente che il figlio di un suo amico che ora ha 6 anni e va alla scuola elementare, fin da quando ne aveva 4 s’impadroniva del telefonino (l’Ifone) del padre e della madre e ci giocava per ore compulsivamente. Per toglierlelo, entrambi i legittimi proprietari, alla fine erano costretti ad usare la forza (l’antico scapaccione) per imporre l’autorità genitoriale. È vero che le pene corporali sono state abolite da tempo ed ora siamo alla persuasione, la moral suasion, come dicono gli esterofili, se per caso ci fossimo dimenticati che la prima regola genitoriale resta sempre l’esempio della gentilezza tra coniugi in primis e con gli estranei in secundis. Ma Bruno mi raccontava che una volta il bimbetto, il che lo aveva molto contrariato, era riuscito con gran destrezza a sfilargli il suo cellulare, che “fortunatamente aveva il blocco, dunque non ci poteva giocare”. Nondimeno la transazione per la restituzione non fu breve ma neppure lunga in quanto l’oggetto rubato era inutilizzabile. La cosa divenne più imbarazzante quando si seppe che il pargoletto, quando i genitori lo portavano seco loro al ristorante, puntava gli ifone dei clienti appoggiati in bella vista sulle bianche tovaglie delle tavole imbandite. Pochi attimi  e, dopo la scelta, scattava implacabile il raid sottrattivo per tornare in un battibaleno al suo tavolo a giocarci accanitamente completamente fuori dal mondo. Non è difficile immaginare le scuse dei genitori e l’imbarazzo di dovergli estorcere il telefonino con la forza aprendogli la mano, coram populo, per la restituzione, negando l’intenzione di furto. Inutile anche aggiungere che il progettino di un pranzetto al ristorante col figliol non prodigo di certo, ma molto più Mercurio alato, o l’Hermes dei Greci antichi, fu abbandonato. Ammenoché i nonni, ossia la prima delle tre generazioni in discorso, non s’incaricassero di gestire il “discolo” per consentire alla seconda generazione di godersi un ristorantino, in santa pace “senza figli”. A Bruno che mi aveva domandato “se ci fosse da preoccuparsi per il bambino, ma soprattutto dei genitori che non solo minimizzavano il comportamento del figlio, ma lo ritenevano tipico dei bambini giocherelloni”, risposi che la condotta era anomala e di urgente trattamento. La ludopatia precoce, una dipendenza dalle macchinette, perchè di tale disturbo in realtà si trattava, doveva indurli a portarlo immediatamente all’istituto universitario di neuropsichiatria infantile, quello creato da Giovanni Bollea in Via dei Sabelli, per tentare di “curare” un disordine molto serio: la “dipendenza patologica”.

 

Per loro e per nostra fortuna, i ragazzini di Greta, non sembrano soffrire di “dipendenza patologica”, ma sono “attivisti” per la salvaguardia del nostro pianeta come mai nessuna delle generazioni che li ha preceduti lo sia mai stato. Quello che sembra il maggiore problema posto dalla rumorosa, insofferente e sofferta protesta dei numerosissimi sedicenni al seguito della scomoda leader svedese, è il rapporto intergenerazionale, in tutti i sensi. «Ma con chi ce l’ha in fondo - si sente dire fastidiosamente in giro - questa generazione di mocciosi viziati, protervi e grandi consumatori, loro stessi, di tutto quanto la tecnologia avanzata mette a disposizione, inquinando il pianeta di cui si preoccupano tanto?» 

Qui sembrano proprio chiamati in causa un po’ tutti quelli li hanno preceduti e non hanno mosso un dito perchè all’inquinamento e al clima, neppure ci hanno pensato. Diciamo, almeno quella generazione che ha accettato passivamente la globalizzazione. Quella sorta di avvelenamento collettivo che ci consente, in qualsiasi ora del giorno e della notte, naturalmente usando automobili a gasolio, di accedere al supermercato sottocasa, per comperare qualsiasi prodotto e ogni tipo di cibo in qualunque periodo dell’anno senza tener conto dell’avvicendamento delle stagioni. Di fronte all’urgenza di “far qualcosa da subito”, come suggerito dalla scienza del clima, salta agli occhi la contraddizione dell’allungamento della vita, nei paesi benestanti dove si contano il maggior numero di centenari [01]. L’Italia, en passant, si colloca al terzo posto in questa classifica di privilegiati, per ... il parsimonioso consumo di vita, diciamo così! Dunque, sul “banco degli imputati”, una  lunga fila di famigliari immediatamente precedenti la “generazione Greta”: avi, bisnonni, nonni, genitori,  zii, prozii, che sarebbero ben felici di continuare a vivere in un pianeta mantenuto verde fino all’ultima goccia della loro senilità.

Ci voleva proprio qualcuno che si svegliasse e prendesse l’iniziativa clamorosamente, per far ascoltare l’allarme lanciato dalla comunità scientifica ormai da tempo. Certamente non tutti i sedicenni sono come Greta, ci mancherebbe! Ma, se non sono attivisti sono attivissimi, capiscono prima e vanno veloci. Ne ho la conferma da una nipote che porta il nome della nonna materna [02]. Silvia e Greta sono entrambe del 2003, la prima di giugno (Cancro), la seconda di gennaio (Capricorno), ma pur essendo diversissime, hanno in comune la capacità di leggere rapidamente le situazioni, comprendere con sveltezza le intenzioni “dei più grandi” e agire di conseguenza, con decisione. È chiaro che questa opinione va presa con le molle essendo inficiata da almeno due pregiudiziali: prima, io sono parte in causa, dunque “tifoso”; seconda, devo sempre ricordarmi di essere senior, “perchè gareggio nella categoria nonni” come dice un’altra nipote, Francesca Romana - quella che sentenziava già in prima elementare «ciascuno è chi è» - di due anni più grande di Greta. 

 

Tornando al tema in discorso, quella sollevata da Greta e dai suoi attivisti sembrerebbe la causa giusta, ma non tutti sembrano essere d’accordo. Perchè? Chi ha interessi contrari? Non è mica tifo, si badi bene. Non è  un derby di calcio, una stracittadina. No, assolutamente! È una cosa seria. L'attuale segretario generale dell’ONU, il portoghese António Guterres, ha ascoltato Greta Thunberg con grande attenzione, quando vi ci si è recata (23 settembre 2019) per denunciare i leader mondiali riguardo la loro totale indifferenza verso la questione “clima” con parole vibranti, implacabili, dirette: «My message is that we'll be watching you ... Yet you all come to us young people for hope. How dare you? You have stolen my dreams and my childhood with your empty words. And yet I'm one of the lucky ones». Questo è solo un assaggio dell’incipit, dove spiccano quel risoluto “Vi terremo d’occhio”, quella pelosa e infingarda richiesta di aiuto “Eppure venite tutti da noi giovani a cercare speranza”, quell’altolà perentorio “Come osate?”, quell’accusa severa con una preziosissima citazione shakespeariana [03] “Avete rubato i miei sogni e la mia infanzia con le vostre parole vuote”, quella radicale presa di coscienza che è anche autocritica “Nondimeno io sono tra le fortunate”. Il segretario ONU Guterres, dicevamo, ha approvato la denuncia di Greta e l’ha appoggiata, rilanciando l’allarme, ritenuto più che giustificato. 

Non tutti, però sono d’accordo. Massimo Cacciari, per esempio, e non è il solo fra i personaggi di rilievo, ad essere critico, usa parole sferzanti. Quando sono i filosofi a prendere la parola, è sempre utile ascoltarli. Alla sua intervista data al Corriere, ci sono arrivato da un trafiletto di Mario Rossi Monti «Non è dicendo mi avete rubato i sogni che si affrontano i problemi. È critica e fuori dal coro la voce di Massimo Cacciari sull’azione e il pensiero di Greta Thunberg sul clima perchè se continuiamo ad affrontare i problemi alla Greta siamo fritti, meglio siamo all’ideologia dell’incompetenza, dice il professore di estetica all’Università San Raffaele di Milano in una breve intervista al Corriere della sera». Se ho ben capito il senso di questa piccola sintesi del Collega Mario Rossi-Monti, di cui ho grandissima stima, mi pare che riportato tal quale, con modalità asettica, senza commento, senza prendere posizione, sia un po’ come metterlo in parentesi, ossia usare l’epochè husserliana, la sospensione del giudizio, affinché chiunque legga queste parole si formi un proprio giudizio per poter pensare liberamente e agire di conseguenza: pro o contro.

 

La giornalista Virginia Piccolillo (Corsera [04] ) fin dall’occhiello presenta la sua intervista non propriamente con sudditanza. Resta freddina di fronte al filosofo veneziano, autorevole e notoriamente fumantino, che parlando di “bambini” (anche bambinate?), se la prende subito col ministro Lorenzo Fioramonti, peraltro filosofo anche lui, romano di 42 anni e con un curriculum di tutto rispetto, reo di  aver “concesso” il via libera agli attivisti del movimento globale, definendola «Un’assurdità». Forse perchè avrebbero potuto fare “sega” come si dice in gergo, risultando dunque più spontanei. La Piccolillo, da qualche secca domanda interrogativa glaciale e di rimessa, sembra voler punzecchiare l’intervistato. Questo il dialogo “C. «Se continuiamo ad affrontare i problemi alla Greta siamo fritti. Siamo all’ideologia dell’incompetenza» P. ...  lei non apprezza il via libera del ministro Fioramonti agli studenti che vogliono partecipare al Friday for future? C. «Mica il ministro può giustificare i ragazzi. O è diventato un suo potere?». P. Non lo impone. C. «Ecco. Allora sarà una manifestazione autorizzata. Come il “Giorno della memoria”. Solo che è di un’assurdità pazzesca». P. Perché? C. «I problemi non si affrontano in termini ideologico-sentimental-patetico». P. Allora come? C. «In termini scientifici. Userei le ore di queste manifestazioni per fare seminari autogestiti ai quali far partecipare lo scienziato che racconta come va il clima». P. Alcuni forse lo sanno solo grazie a Greta. C. «C’era bisogno di lei? Lo avevano già detto fior fior di scienziati. Forse non avevano l’eco di questa bambina». P. Appunto, se serve a moltiplicarne l’eco non può essere utile? C. «Ma non è dicendo “mi avete rubato i sogni” che si affrontano i problemi». P. Piuttosto? C. «Capendo problemini che sfuggono totalmente alla bambina. Bisogna porsi il problema delle risorse disponibili. Se uno sviluppo economico è compatibile con l’ambiente». P. Non le sembra che comunque Greta stimoli la nascita di una coscienza critica tra i suoi coetanei? C. «Ma non nascono così le coscienze critiche!». P. Invece? C. «Lentamente, faticosamente, con la formazione. Greta dovrebbe andarci a scuola. Forse si renderebbe conto che lei è svedese, i ragazzi che scioperano sono europei, ma in piazza non ci sono né indiani, né cinesi, né brasiliani. Non mi pare un problemino da poco». P. C’è chi accosta questo risveglio di impegno politico nei ragazzi ad un nuovo ‘68. È così? C. «Ma cosa c’entra? Nel ‘68 si scendeva in piazza per la riforma della scuola e per una questione politica generale... E comunque ho sbagliato strada, la linea è disturbata, la saluto». Clic”. È chiaro che il Prof. Cacciari era infastidito, ma è altrettanto chiaro che i “bambini” devono “imparare i problemini” andando “a scuola” e i professori scienziati devono insegnare. Ciascuno al suo posto senza scambio di ruoli.

A me, che “gareggio nella categoria nonni” come dice la nipote Francesca Romana, torna subito alla mente “Mistero buffo” una lontana “giullarata di Dario Fò dove i ruoli sono chiarissimi, addirittura cantati [05]. Mi ci trovavo, non tanto casualmente, con Silvia, mia moglie, appassionati di teatro e di Fò e Rame particolarmente. Non era neppure un teatro, forse un magazzeno, molti erano seduti per terra. Era a Sestri Levante, un indimenticabile mercoledì di ottobre, il primo, 1969.

 

Discreditano denigrano e tentano di satireggiare o riportare dichiarazioni di personaggi influencer, talune Radio o Quotidiani on line, che fanno gossip, più che informare. “Vittorio Feltri non si pente del ‘rompipalle’ affibbiato a Greta Thunberg e anzi, intervistato dai conduttori radiofonici de La Zanzara rivendica quel titolo” (Milano, 19 aprile 2019). “Svezia, alunna non ‘sciopera’ per il clima: bullizzata dai fan di Greta Thunberg”. Ilaria Paoletti (Il Primato Nazionale 23 Maggio 2019). “Greta Thunberg è arrivata a New York ieri a bordo dello yacht green del nobile monegasco Pierre Casiraghi” ... “Brutta figura riguardante l’organizzazione poco ‘ecosostenibile’ della sua traversata atlantica (o stunt pubblicitario)” ... “Greta si è ritratta all’interno dell’abitacolo della Malizia II “ ... “Scossa e bagnata, al largo della Terranova” ... “Notato un dettaglio che stona: una bottiglia di plastica riposta in uno degli scompartimenti”. Ilaria  Paoletti (Il Primato Nazionale 30 agosto 2019).

Screditare la sedicenne svedese sembrerebbe diventato uno sport divertente per sciocchi, sempre che non siano finti fessi per tornaconto. Potremmo offrire un florilegio di stroncature da quelle importanti a quelle più insipide, ma non mette conto, basta cosi!

 

Quelli che invece parlano bene della generazione-Greta, e delle loro iniziative, iniziano ad essere più consistenti, ma bisogna cominciare a domandarsi se siano completamente disinteressati. Specialmente se la loro età si trova molto lontano dalla linea 16. Vale a dire se gareggiano nella categoria genitori, che sono poi quelli più ingombranti coi sedicenni, nel senso che vietano e pretendono oppure “tifano” e magari gli fanno i compiti. Una situazione complicata quella di essere/fare i genitori di adolescenti, e viceversa essere/sopportare l’autorità genitoriale. 

 

È inevitabile che, girandomi anche indietro per frugare in questi anfratti perigliosi, incontri la mia personale adolescenza e vi rifletta sopra. La cornice storica si racchiude tra la fine della seconda guerra mondiale e l’immediato primo dopoguerra. Già fin da piccolo, alle mie domande, sentivo rispondermi. “Domani capirai” - “Non sono cose per bambini” - “Quando sarai grande lo saprai”. Smisi di chiedere e imparai presto a fare da solo le cose che m’interessavano di più. Fondamentalmente ho ricevuto un’educazione adolescenziale alla Collodi - Lorenzini - Pinocchio o alla Vamba - Bertelli - Giamburrasca. Io stesso sono stato un padre angosciato con un pessimo esame di pediatria. Mi sgomentava la scritta sul frontespizio della Clinica pediatrica in puero homo e mi domandavo preoccupato ma quand’è che diventano uomini ‘sti benedetti bambini miei? Non potevo raccogliere l’anamnesi perchè i bambini non raccontano i sintomi. Arrivava il febbrone e stava a me medico-pediatra-somaro, risolvere il caso. Allora correvo da Giovanni Bollea, fin dai tempi eroici del seminterrato di Viale del Policlinico, dov’era risorta una nuova “Neuro-infantile”, dopo quella preistorica di Giuseppe Ferruccio Maria Montesano (1868-1961) a cercare qualche Collega che venisse a casa a visitarmi il febbricitante pupo di turno. Sui bambini ero ignorante e troppo distratto dalla neurologia, falsamente ritenuta disciplina perfetta e simmetrica, coll’encefalo che comanda su tutto. Semeiotica rapida e concisa. Stazione eretta possibile e stabile, deambulazione corretta, coordinazione, eumetria e sensibilità in ordine, achillei presenti, plantari in flessione.  Ignoravo che il piccino parla eccome! Fin da quando nasce, apre gli occhi sul mondo e si mette subito a piangere spaventato da quella strana faccenda della “radicale gettatezza dell’essere (Geworvenheit) nel mondo”. Non c’è affatto bisogno che raggiunga la mitica formazione dell’Ego , anche in nuce, rudimentale. Per fortuna sono divenuto un buon pedopsichiatra da nonno. Con la nascita dei 7 nipoti, 3 femmine e 4 maschi, con mia moglie Silvia, uno per uno, ci siamo esercitati su di loro, come si dice, in corpore vili (fagottini dolcissimi affidati ai nonni dai genitori rigorosamente in orario di lavoro). Abbiamo continuamente reimparato a fare la baby observation, una delle prime lezioni che t’insegnano non appena metti piede nell’atrio del Maudsley Hospital (zona Camberwell, Londra).

 

Quello di Greta, è certamente il più recente, esteso, originale e imponente fenomeno partecipativo mondiale di protesta non violenta, per il clima. Ve ne sono però anche altri, come ad esempio l’Extinction Rebellion, un movimento sorto in Inghilterra, il 31 ottobre 2018, non violento, a carattere socio-politico, fondato da Roger Hallam un gallese del 1966, insieme a Gail Bradbrook, una attivista britannica del 1972. Anch’esso si propone di conservare e proteggere l’ambiente, di mitigare il cambiamento climatico. Non ci pare superiore al precedente perchè elitario, radicale, poco conosciuto e non iniziato da sedicenni. Per stare ai media e ai soggetti più rilevanti, disposti a battersi per cercare di togliere il pianeta Gaia/Gea, dal forno generalizzato, acceso da noi stessi e da noi medesimi mantenuto rovente, cerchiamo di vedere qualche nome tra gli scienziati, gli esperti, gli scrittori, i divulgatori, giornalisti, attivisti, movimentisti, ecc. Ma anche qualche termine inconsueto per chi si avvicini ora al difficile futuro della sopravvivenza dei nostri nipoti. Un piccolo elenco, un glossarietto di argomenti e protagonisti dell’impegno per il Global Warming e la Climate emergency.

 

Antropocene. Il termine è una commistione di anthropos, che significa uomo, e olocene che significa la più recente, ossia l'era geologica in cui ci troviamo, cioè la seconda epoca del periodo Quaternario. Non è privo di una certa maliziosa profezia che sta a significare come la comparsa dell’homo sapiens sul pianeta terra non sia stata senza conseguenze di manomissioni evidenti, tali da squilibrarlo [06]. Coniato da Eugene Filmore Stoermer (1934-2012), un biologo statunitense pioniere della paleolimnologia (studio geologico delle acque stagnanti), il vocabolo fu adottato da Paul Crutzen (Amsterdam 1933), un ingegnere civile olandese con un percorso di studi un po’ tortuoso, il quale, raggiunta la fama gliene riconobbe la paternità. Crutzen, si diceva, solo qualche anno più tardi, recatosi in Svezia, si dedicò allo studio della chimica atmosferica all'Università di Stoccolma, ottenendo anche il dottorato per il suo lavoro pionieristico sull'ozono nella stratosfera e nella troposfera. Infine nel 1995 fu insignito del Nobel per la chimica (con Frank Sherwood Rowland e Mario Molina) per «gli studi sulla chimica dell'atmosfera, in particolare riguardo alla formazione e la decomposizione dell'ozono». Del tutto recentemente, le organizzazioni internazionali dei geologi stanno valutando l'opportunità di adottare il vocabolo Olocene per indicare una nuova epoca geologica in base a precise considerazioni stratigrafiche.

Barry Clark Barish (Omaha, 1936), persona modesta, notissimo fisico teorico statunitense, per aver conseguito il Nobel 2017 della fisica, insieme a Rainer Weiss e Kip Thorne, per la scoperta delle onde gravitazionali, intervistato di recente in Italia, ha dichiarato che “Vogliono sapere quello che penso non solo sulle onde gravitazionali, ma su temi controversi come il cambiamento climatico".

Filippo Giorgi (Sulmona, 1959) laureato in fisica, specializzato in scienze geofisiche, è uno scienziato italiano fra i più famosi climatologi nel mondo. Dando per scontato che i suoi lavori e le sua attività per combattere il Global Warming siano conosciute, ci limitiamo ad accennare che insieme ad Al Gore (ex vicepresidente USA), col Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici dell'ONU (IPCC) ha ricevuto il premio Nobel per la pace 2007, con la motivazione seguente «i loro sforzi per costruire e diffondere una conoscenza maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall'uomo e per porre le basi per le misure necessarie a contrastare tali cambiamenti».

 

Il problema vero è se questi adolescenti della generazione-Greta siano o non siano “responsabili” dei propri pensieri e consapevoli delle loro proteste. C’è chi ritiene di bruciare le tappe dell’emancipazione civile affrancandoli con la concessione del voto a 16 anni. Non si sa però bene chi si debba convincere: se i genitori tremebondi o i ragazzini incerti, perchè l’adolescenza è un’età cruciale e una fase di svincolo dalla famigli piena di complicazioni. Enrico Letta - quello che doveva “stare sereno”, mentre un compagno di partito lo pugnalava alla schiena - allarga l’orizzonte propugnando di dare il voto ai sedicenni. Invece un paradosso di Beppe Grillo, proprio di questi giorni, propone di togliere il voto agli anziani! È una provocazione certamente, ma il vulcanico attore comico genovese tutto è tranne che stupido. Dunque, a mio avviso i suoi paradossi andrebbero meditati almeno quanto la parola dei filosofi.

Elisabetta Ambrosi è una giornalista e scrittrice che vive a Roma, ha due bambini e scrive su Il Fatto Quotidiano, IlFattoquotidiano.it, FQ Millennium. Si occupa prevalentemente di ambiente e cambiamento climatico che ritiene una delle più urgenti questioni politiche. Il suo pezzo più recente è Cari politici: date subito il voto ai 16enni [07].

Federico Fubini sul Corriere della Sera titola: Alla generazione Greta mancano (solo) i voti, e,  nell’occhiello, Nell’Europa di oggi i giovani «pesano» nelle urne quasi dieci volte meno degli adulti [08]. 

Pol.It.psychiatry on line, si è già occupata ampiamente e meritoriamente del fenomeno Greta. Tuttavia ai lettori cui fosse sfuggito, segnaliamo in proposito, un breve testo da un blog di Rolando Ciofi [09]. A questo ci piace aggiungere un dialogo/intervista molto raffinato [10] tra Ferdinando Giuseppe Menga (Foggia, 1974), professore associato di Filosofia del Diritto presso l'Università della Campania “Luigi Vanvitelli”,  e Adjunct Research Fellow presso l'Università di Tübingen, e Sarantis Thanopulos uno psicoanalista greco, classe 1952, membro ordinario della Società Psicoanalitica Italiana, fra i nostri collaboratori più attivi, titolari di un blog “Riflessioni (in)attuali. Uno sguardo psicoanalitico sulla vita comune”.

 

Difficile concludere. Molte domande, poche certezze, soprattutto dagli scienziati. Del cinismo dei profittatori non mette conto parlare. È sempre in agguato, è stupido, vorace, non demorde. Continua a segare il ramo sul quale siamo tutti seduti. A Greta Thunberg, il grande merito di aver condotto la lotta contro il Global Warming all’attenzione del dibattito mondiale. Adesso però dobbiamo prepararci ad un altro tipo di lotta, quella di sfrondare e discernere tra quelli che sono sinceramente interessati a spegnere l’incendio, quelli che negano le fiamme e quelli che fingono di abbracciare la causa ambientalista per semplice opportunità politica. Gli adulti, tutti però, non solo i genitori dei sedicenni, è bene che adempiano ai loro ruoli offrendo proposte concrete a un problema reale. Quel pianto di rabbia, quella smorfia di dolore minaccioso, resta la più incisiva delle icone ambientaliste. Resterà a lungo impressa profondamente nella coscienza dell’umanità. Direi di più, una sorta di archetipo junghiano collettivo tenuto nascosto in ciascuno di noi, fino alla dissepoltura esplosiva della generazione-Greta.

Fra i vari gesti fondamentalmente cretini - senza mancar di rispetto ai “cretini” che dopotutto sono malati carenziali - ma agiti da gente malvagia e criminale, un’Ansa di Roma del lunedì 07 ottobre 2019, riportava la notizia che nella mattinata, era stato trovato appeso con una corda, a simulare un’impiccagione, sotto al cavalcavia di Via Isacco Newton, il fantoccio di Greta Thunberg. Una sagoma con treccine e mantellina anti-pioggia, penzolava sinistramente. C’era anche attaccato un cartello con su scritto: "Greta is your God". Sul posto, naturalmente, la polizia. Il gesto rivendicato su Facebook e su Twitter da un gruppo chiamato 'Gli svegli'. In che senso? Hanno il cervello acceso, o è andata via la corrente? Una bravata? Non direi proprio. La violenza ottusa è molto pericolosa. Torna in mente il pezzo di Maurizio Montanari. Greta perchè tanto odio [11]. Perchè la generazione-Greta, fa paura. È il nostro futuro, in carne ed ossa, adirato, deluso, disperato, che ci sgomenta. Se poi agli anziani dovrà essere tolto il voto, sivedrà. Gli Inuit e gli Yupik, gli Eschimesi che vivono nel Nunavut del Canada, sanno già da tempo immemorabile che quando invecchieranno e risulteranno di peso al gruppo famigliare andranno nella tundra, da soli, a morire.

 

Note

01. A titolo informativo fra i primi 15 paesi più longevi col maggior numero di centenari elenchiamo in senso decrescente i seguenti: Hong Kong, Giappone, Italia, Islanda, Svizzera, Francia, Spagna, Singapore, Australia, Israele, Svezia, Regno Unito, Norvegia, Lussemburgo, Sud-Corea.

02. La nipote Silvia, Silvietta per i nonni materni, mi ha raccontato di essersi mobilitata seriamente sul cambiamento climatico, a Roma, scendendo in strada (all’insaputa dei genitori) per partecipare con tutta la classe di liceali alla manifestazione globale sul clima, per tutta l’ultima settimana di settembre  2019 culminata nella fatidica marcia del Fridays for Future. Ha anche aggiunto che la cosa ha avuto un seguito, a cominciare dalla scuola: guerra alle bottigliette di plastica sestituendole con borracce di metallo, raccolta differenziata e pulizia del tratto antistante l’entrata del liceo. «Una cosa piccola, ma fatta da tutti i sedicenni che ci credono, nel mondo, può diventare una valanga!» Rimpianti? «Nonno, la cosa più ardua è stata quella di rinunciare alla stecchetta di plastica dura, per girare lo zucchero nel caffé!».

03. Le “parole vuote” di Greta riecheggiano la risposta che riceve Polonio da Amleto immerso nella lettura di un libro, «parole, parole, parole» (Amleto, inizio atto secondo). 

04. Corriere della Sera 27 settembre 2019.

05. Per maggiori dettagli si rimanda a Dario Fò, “Mistero Buffo”, la “giullarata” presentata in prima assoluta mondiale il 1 ottobre 1969 a Sestri Levante, in Liguria. Basterebbe comunque citare, per quel che qui serve, soltanto un frammento della canzoncina di coda dello spettacolo. (Solista): Ascolta o popolo di naviganti eroi poeti e santi... Di emigranti di ricchi benestanti, di lavoranti stanchi... Or piantatela con i lamenti, basta di mugugnare... Presto in coro cantar e attenti a non stonar!... (Coro): Ma va, e chi ce lo fa fare e chi ce lo fa far d’esser contenti e di cantare ... (ripetuto). (Solista): Stop! Zitti, al tempo ... Non tutti però potranno cantare ... In prima fila cantino i ministri e i sottosegretarii ... Di controcanto seguan gli arcivescovi con i generalii ...

06. Il vocabolo lo ritroviamo in un libro attualmente molto diffuso. Paul J. Crutzen. Benvenuti nell'Antropocene. L'uomo ha cambiato il clima, la Terra entra in una nuova era. Mondadori, 2005.

07. «L’idea l’ha lanciata l’altro ieri Enrico Letta dalle pagine di Repubblica, ma nelle ore scorse ci sono state entusiaste aperture di vari esponenti politici, da Luigi Di Maio a Nicola Zingaretti: dare il voto ai sedicenni, quelli che in tanti hanno affollato le piazze venerdì scorso per lo sciopero globale del clima. L’idea è giusta, anzi sacrosanta. Abbassare la soglia del diritto di voto è un modo diretto e immediato di spingere la classe politica verso posizioni molto più ecologiste e consapevoli del riscaldamento climatico di quanto non sia ora». Elisabetta Ambrosi Il Fatto Quotidiano 1 Ottobre 2019.

08. «Non si può fare a meno di notare la reazione, quando Greta Thunberg prende la parola all’incontro delle Nazioni Unite sul clima. Fateci caso, in sala corre una risatina. Succede non appena la sedicenne pronuncia le prime parole: ‘We’ll be watching you, vi terremo d’occhio’. E mentre quella continua si sente che la sala non sa bene quanto prenderla sul serio, anche se applaude. Lei dice: ‘Mancate alle promesse, ma i giovani stanno iniziando a capire il vostro tradimento. Vi rivolgete a noi per trovare speranza: come osate?’. Come osa lei? ‘How dare you?’. Si potrebbe girarle la domanda: come osa lei? Greta avrà ispirato milioni di ragazzi a scendere in piazza per l’ambiente, da Milano a Sidney, ma i leader mondiali ai quali riserva tanto astio hanno dietro di sé centinaia di milioni di persone di ogni età. Sono stati votati, hanno vinto, rappresentano le maggioranze delle loro democrazie. Invece non è chiaro chi abbia delegato Greta a trattarli come fossero peccatori da redimere. Perché questa in fondo è la domanda che quella risata dalla platea di New York le rimanda indietro: chi ha titolo a decidere sul futuro remoto, chi ne ha più diritto?» ... Federico Fubini - Corriere della Sera - AMBIENTE 28 settembre 2019. 

09. Pol.It.psychiatry on line. Blog di Rolando Ciofi “LE MANI IN PASTA. Psicologie, Psichiatrie e dintorni. Informazione, divulgazione, orientamento e anche disinformazione, errori, dabbenaggini”. Rolando Ciofi. Greta Thunberg e il mio stupore. 29 aprile, 2019. Ne citiamo l’incipit. «Sono davvero grato alla vita perché non manca mai, nonostante trascorrano gli anni, di stupirmi ed offrirmi occasioni sulle quali riflettere. Per la verità in questi ultimi anni le occasioni sono state un poco depressive (vedi in Italia fenomeno Salvini e nel mondo fenomeno Trump). A maggior ragione ho provato un senso di piacevole leggerezza, e di speranza, accostandomi al fenomeno Greta Thunberg ...» si invita a continuarlo perchè è veramente gradevole e stimolante.

10. Pol.It.psychiatry on line. Sarantis Thanopulos. Greta Thumberg i Fridays for future e lo spirito della democrazia. 29 settembre, 2019

11. Pol.It.psychiatry on line. Blog di Maurizio Montanari. “CLINICO CONTEMPORANEO. Attualità clinico teoriche, tra psicoanalisi e psichiatria”. Maurizio Montanari. Greta, perché tanto odio? 26 settembre, 2019.

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