COVID-19: Il setting in due stanze
16 maggio, 2020 - 08:45
16 maggio, 2020 - 08:45
Abstract: Alla luce dell’emergenza Covid-19 molti psicoterapeuti si sono trovati di fronte ad un bivio, con l’obbligo di svoltare prevalentemente verso l’utilizzo quotidiano della modalità online per poter proseguire il lavoro di terapia con la maggior parte dei pazienti. Questo ha coinvolto tutti, anche i più scettici a misurarsi con l’utilizzo delle nuove tecnologie e confrontarsi sempre di più con quelli che sono gli stili e le abitudini di una società post-moderna, questa crisi ha puntato come una luce su di essa, mettendo in mostra le caratteristiche che maggiormente la delineano, una su tutte i diversi modi di accedere al reale.
Iniziando da un excursus sulle caratteristiche peculiari dell’era post-moderna, gli autori si occupano di delineare quello che è l’utilizzo della tecnologia nell’ambito delle relazioni umane e come essa muti elementi che sono caratteristici di queste ultime, che fino a poco tempo fa davamo per scontati.
Infine, gli autori ci accompagnano verso il nucleo centrale del loro elaborato, ovvero una necessaria riflessione sugli aspetti principali della terapia, che ha le sue fondamenta nella relazione, alcune delle quali vengono rilette alla luce di questo momento, uno tra tutti il setting, che subisce una forte trasformazioni in ogni suo aspetto.
Abstract: In the context of the Covid-19 emergency many psychotherapists have found themselves at a crossroads, obliged to substantially transfer their normal practice online to be able to provide therapy for most of their patients. This has required everyone, even the most sceptical, to face up to the use of the new technologies, and to engage ever more profoundly with the styles and habits of a post-modern society, on which this crisis has had the effect of shining a light, thereby highlighting the characteristics that chiefly define it, one of these being the many different ways of accessing reality.
Starting with an excursus on the peculiar characteristics of the post-modern era, the authors outline the use of this technology in the domain of human relations, and show how it changes aspects of these relations that until recently we took for granted.
Finally, the authors focus on the central theme of the paper, a necessary reflection on the principal aspects of therapy, some of which, being fundamentally based in relationships, must be re-interpreted in the light of this moment; one of these is the ‘setting’, every aspect of which is being profoundly transformed.
Con l’arrivo della pandemia del COVID-19 e le conseguenti norme anti-contagio tutto il mondo è stato costretto a modificare le abitudini e lo stile di vita. E’ attraverso la tecnologia e i dispositivi digitali che è stato possibile rimanere in contatto con il mondo esterno ed in relazione con gli altri significativi; la realtà virtuale si è configurata come valida alternativa tra la presenza e l’assenza, una terza modalità di rimanere nel legame. Il distanziamento sociale ha spostato molti lavori in smart working e, nello specifico del nostro lavoro, le psicoterapie hanno cambiato setting passando alla modalità online. Le modificazioni del setting sono state necessarie per poter preservare la continuità temporale delle terapie in una situazione di precarietà ed incertezza. Su quest’ultimo punto in particolare vorremmo condividere, all’interno di questo scritto, nuove riflessioni critiche e nuove problematizzazioni inerenti al setting on-line e la virtualità dell’incontro terapeutico.
Ai fini della nostra riflessione riteniamo utile partire da una breve disamina sulle trasformazioni sociali in atto e come la pandemia si sia inserita in tale contesto storico fungendo da catalizzatore di tali trasformazioni, per approdare, ad un livello micro che riguarda le modificazioni del setting, che in questo momento contingente, rappresentano uno specchio delle più ampie trasformazioni che avvengono a livello macro-sociale.
Possiamo osservare come l’evoluzione della pandemia abbia prodotto un’accelerazione dei cambiamenti già in atto, da molto tempo, nella società attuale. L’epoca contemporanea è caratterizzata da una società post-moderna in cui i punti di riferimento stabili vengono a mancare facendo emergere una profonda crisi delle identità e dei ruoli tradizionali. L’esistenza umana è attraversata da una condizione di incertezza, instabilità, e indefinitezza, che viene, altrimenti, definita da Bauman (2012) come condizione liquida. L’attuale fase di radicale cambiamento, vedendo una crescente crisi delle coordinate etiche, familiari, sociali in cui il soggetto si identificava, conduce alla costruzione di una società che Lasch (1979) definisce narcisistica che ha, dopo la libera fase edonistica, consentito la valorizzazione del singolo, ma nel medesimo tempo ha condotto l’uomo a essere ingabbiato in un carcere autoreferenzialistico, penalizzando fortemente il senso di appartenza ad una comunità. All’interno della società post-moderna la temporalità è contraddistinta dalla molteplicità delle esperienze e dalla diversità dei modi di accedere al reale. Le forme temporali attuali hanno come caratteristica un’imperante duttilità che è resa possibile dalle nuove tecnologie e dai nuovi media (Giobbi, 2011). L’incontro della società liquida-narcisistica con le tecnologie digitali ha prodotto importanti mutamenti nello stile di vita di ogni essere umano (Cantelmi, 2013). Grazie ai dispositivi digitali è possibile accedere a quella che viene denominata realtà virtuale. Tale espressione che mette insieme due termini che possono apparire contrapposti richiama la complessità e le differenti posizioni interpretative sul tema del virtuale (Bellagamba e Scaglioso, 2020). Una delle posizioni, tra le molte, che vorremmo citare è quella di Levy (1997) che interpreta il virtuale non come contrapposto al reale, ma come una nuova modalità dell’essere sottolineando la sua valenza ontologica. Il virtuale, infatti, secondo la sua posizione, è un modo generativo di essere che schiude alla possibilità di nuovi processi di creazione poiché virtualizzare è proiettarsi in una dimensione altra dell’agire che richiama l’immaginarsi. Possiamo concepire il virtuale come uno spazio transizionale che si pone tra la realtà concreta e la realtàimmaginaria (Tisseron, 2008). L’esistenza di questa terza area permette, dunque, una transizione tra me e non me, tra la perdita e la presenza, collega il mondo degli oggetti soggettivi e il mondo della realtà, permettendo di accettare i limiti e di prendere consapevolezza dell’esistenza autonoma degli altri ed, infine, è alla base della capacità di attendere. Le tecnologie digitali essendo gli strumenti attraverso i quali è possibile accedere alla realtà virtuale possono essere utilizzati come oggetti transizionali, ma nel caso in cui si siano verificate delle difficoltà in quest’area l’oggetto transizionale viene sostituito da un oggetto transitorio al quale viene richiesto di svolgere la funzione di riempire i vuoti dell’Io.
Un ulteriore aspetto del virtuale del quale occorre tener conto, soprattutto in riferimento alla psicoterapia, è che nello spazio virtuale entriamo privi del nostro corpo che è smaterializzato, viene meno la fisicità e gli aspetti sensoriali della comunicazione vengono abbattuti. Tali cambiamenti in atto nella società hanno ripercussioni non solo sul piano clinico-diagnostico, ma anche sulla pratica clinica.
Con l’emergenza attuale l’interazione tra lo psicoterapeuta ed i pazienti si è spostata, nella maggior parte delle situazioni cliniche, in modalità virtuale portando ognuno di noi, anche i più scettici, a doversi confrontare con le nuove tecnologie e con la conseguente trasformazione del setting. La facilità delle comunicazioni remote aprono nuove possibilità, ma sollevano nuovi interrogativi metodologici per i terapeuti che si trovano ad affrontare richieste di trattamento attraverso gli apparecchi digitali, le cui credibilità e limitazioni sono ad oggi oggetto di accesi dibattiti teorico clinici. Le posizioni che troviamo nella letteratura esistente in merito alla teleanalisi sono discordanti, in quanto alcuni studiosi asseriscono che non è possibile una comunicazione inconscia e, pertanto, il transfert non può essere analizzato per contro altri autori invocano l’utilità delle nuove tecnologie, in quanto la maggior separazione fisica può facilitare l’accesso a fantasie che in presenza non verrebbero fuori faciltando anche esperienze di transfert-controtransfert (Isaacs Russell, 2017).
Uno dei molti interrogativi che ci poniamo in questo elaborato è se anche il setting, trasponendo la teorizzazione di Bauman, rischia di trasformarsi da una cornice “solida” ad una cornice eccessivamente flessibile da poter risultare “liquida”, intendendo con ciò che alcuni aspetti fondamentali del setting possano nel passaggio alla modalità online subire una trasformazione tale per cui il processo che si dispiega al suo interno subisca delle variazioni anche nei livelli di profondità a cui il processo stesso ha accesso. Pertanto occorre riflettere se è necessario, in vista di questo cambiamento, ripensare ad alcuni elementi del setting del metodo tradizionalevalutando quali di questi rimangono invariati e quali si modificano con il fine di rendere la cornice maggiormente adatta al quadro.
Come sappiamo il setting analitico si riferisce alle specifiche condizioni di lavoro necessarie affinché prenda avvio e si compia il processo psicoanalitico ed è pertanto la somma di tutti i particolari della tecnica. Il setting funge da sostegno e da cornice rimanendo, solitamente, da sfondo, ma in specifiche situazioni da sfondo di una gestalt si trasforma in figura (Bleger, 1967) come è accaduto nell’emergenza coronavirus. Il setting include condizioni sia esterne che interne. Le prime, definite da Green (2002) come lo scrigno della cornice, sono stabilite in una cornice di spazio-temporale che comprende anche aspetti della tecnica come la frequenza e la durata delle sedute, modalitàdi pagamento così come i periodi di sospensione, ed il luogo fisico in cui il processo si svolge; mentre le seconde, che fanno riferimento alla matrice attiva della cornice (Green, 2002) riguardano lo stato mentale da parte del terapeuta necessario per compiere il lavoro analitico come l’ascolto e l’attenzione libera fluttuante, l’atteggiamento di benevola neutralità che accoppiandosi con le libere associazioni del paziente danno avvio alla formazione della coppia dialogica in cui il lavoro terapeutico si radica.
Riflettendo su questo ultimo aspetto occorre chiedersi come le tecnologie digitali influiscano sul setting interno del terapeuta essendo note le ricerche svolte, ad esempio, dalla Turkle, e da molti altri studiosi, che mettono in luce come i dispositivi digitali apportino un tipo di funzionamento mentale diverso da quello in presenza come disattenzione, difficoltà di memoria ed incoraggino il multitasking. Questo può portare a due diverse e contrapposte modalitàdi cui occorre tenere conto: un’eccessiva concentrazione rimando “attaccati” allo schermo o, per contro, un’attenzione “distolta” che può portare il terapeuta a lasciarsi fluire in altre attività. Pertanto l’interrogativo che prende vita è possibile nella modalitàonline avere un’attenzione digitalmente fluttuante?
Un altro problema di cui occorre tenere conto è che attraverso le tecnologie è possibile conoscere il mondo personale del paziente che non avviene nel metodo tradizionale e dobbiamo interrogarci su come tali informazioni incidono nel processo terapeutico e se queste informazioni possono avere una funzione saturante sugli aspetti inconsci bloccando il sogno (Ferro, 2014) che il terapeuta fa del proprio paziente e dei suoi spazi. Ci domandiamo, dunque, se vedere i luoghi abitati possa in qualche modo saturare la creazione di un terzo spazio condiviso dalla coppia paziente e terapeuta. Un altro aspetto che può essere, in parte, perso sono tutte le considerazioni del paziente, compresi gli elementi di transfert, sull’ambiente non umano. Ci domandiamo come tali aspetti possano influire sulla creazione dello spazio potenziale tra analista e paziente e quali, invece altri elementi tipici della modalitàschermo a schermo possano crearsi. Lo schermo, inoltre, permette una visuale ridotta non c’è il paziente che entra dentro la stanza e che con il suo corpo parla implicitamente, abbiamo solo un volto che sembra richiamare l’oggetto parziale di kleniana memoria. Che tipo di uso il paziente può fare dell’analista in quest’ultima modalità?
Un elemento importante dello scrigno che subisce una profonda mutazione è il luogo fisico in cui il processo si dispiega, non ci sono più due persone che parlano dentro ad una stessa stanza, ma piuttosto due persone che si trovano in due luoghi diversi che parlano attraverso uno schermo. Oramai sappiamo quanto il luogo svolga la funzione di ambiente facilitante e nelle terapie online tale aspetto viene completamente delegato al paziente a cui viene richiesto di crearsi un ambiente privato, intimo e riservato chiedendogli una certa responsabilità. La necessità che tocchi al paziente di mantenere i confini di sicurezza e pensare alle proprie esigenze di contenimento si profila come un grosso cambiamento di un aspetto del setting. Da comprendere se tale cambiamento ha ripercussioni anche sul livello di cura in quanto il terapeuta non può offrire alla persona un’esperienza di sicurezza da intrusioni esterne. Infatti, tra i rischi insiti della modalità online è, non solo, che l’ambiente può essere soggetto ad intrusioni esterne ma che possono verificarsi problemi legati al collegamento che interrompono la comunicazione.
Come è noto la continuità e regolarità nel setting svolgono un’azione silente sull’organizzazione mentale primitiva riuscire a mantenere il medesimo giorno ed orario è un’aspetto strutturante.
In questa specifica situazione mondiale di precarietà una difficoltà che si è presentificata, ma che non è una caratteristica della modalità online, è che alcuni pazienti per sopraggiunte nuove necessità di privacy hanno fatto in modo di poter cambiare giorno ed orario che in alcune terapie con bambini ed adolescenti viene continuamente rimodulato di settimana in settimana a causa di esigenze della realtà come le videolezioni scolastiche che subiscono una variazione settimanale. Questo sicuramente ha creato una maggior difficoltà nel creare stabilità rendendo i confini del setting molto più elastici e fluidi.
La funzione del setting, come scritto sopra, è quella di permettere che il processo si dispieghi cogliendo le comunicazioni inconsce che avvengono nel campo analitico-digitale. Dall’esperienza di questo passaggio abbiamo potuto intravedere quanto il processo avviato nella stanza di terapia continua a prendere forma e svilupparsi nell’online; tuttavia, tali terapie hanno una base di legame nella “reale realtà” da cui partono e si appoggiano con la relativa introiezione da parte del paziente del setting. Quello su cui è necessario riflettere è se le terapie circoscritte alla realtà virtuale presentano, con i dovuti aggiustamenti del setting, le medesime possibilità o possibilità equiparabili alla terapia in presenza.
Da tale esperienza, che ha coinvolto tutti i terapeuti, possiamo estrapolare dalle riflessioni delle considerazioni preliminari e generali su tale modalità tenendo a mente che alcune di esse possono essere viziate dall’emergenza.
Non si può negare che tali trasformazioni, con il tempo, essendo in atto una metamorfosi socio-culturale, entreranno ed influenzeranno la pratica terapeutica analiticamente orientata, altrimenti il rischio è di prendere una distanza eccessiva dalla riflessione su tali strumenti che blocca la costruzione di un pensiero binoculare sulle loro conseguenze.
Nel corso del movimento psicoanalitico sempre si sono svolti dibattiti sull’identità della psicoanalisi e la sua specificità, vale a dire cosa è la psicoanalisi e cosa non lo è ed anche riflessioni sugli accorgimenti tecnici che rendono possibile il lavoro psicoanalitico. Tuttavia possiamo pensare che, riprendendo le parole di Fiorentini et al. (1995) che “l'imposizione di regole del setting definite una volta per tutte, rivelerebbe una identità fragile, che cerca in regole formali una unità e una sicurezza introvabili altrimenti” (p.70) e che avendo fiducia nella psicoanalisi come teoria e come metodo terapeutico possiamo tentare di pensare a degli accorgimenti e cambiamenti che possono mallearsi alla realtà online senza snaturare il metodo stesso. Infatti, le teorizzazioni dovrebbero essere concepite come un “tentativo provvisorio ed incompleto di interpretare gli elementi operativi e le valenze trasformative della prossimità specifica della situazione psicoanalitica e del dialogo che in essa si svolge” (Barnà, 2003).
La riflessione da portare avanti, pertanto, è come integrare la modalità online nella nostra pratica senza perdere i parametri essenziali propri del nostro metodo facendo un attento esame delle implicazioni terapeutiche. Per fare ciò è necessario, in parte, assimilare tali novità per inquadrarle adeguatamente concentrandosi su domande fondamentali: cosa succede quando pratichiamo un trattamento online? Come funziona? Quali sono i suoi usi e quali i suoi limiti? Cosa ci si perde e cosa ci si guadagna? Quali sono gli elementi distintivi del campo digitale? Quale effetto ha sull’intimità della relazione la riduzione della comunicazioni non verbale implicita?
Infine la questione davvero centrale a cui è necessario rispondere riguarda le condizioni che consentono, in questo specifico contesto, l’attivazione e lo sviluppo dei processi trasformativi, nonché la costruzione di una sintonia e di un ambiente relazione che favorisca l’evoluzione dell’individualità e soggettività del paziente (Brosio e Vigna Taglianti, 2010).
Bibliografia
Barnà C.A. (2003). Transfert e assetto analitico. Seminario presentato 11 Aprile 2003 presso il Centro di Psicoanalisi Romano.
Bauman, Z. (2012). Modernità liquida. Roma: Laterza
Bellagamba E., Scaglioso C. (2020). Adolescenti della post-modernità e formazione. Alla ricerca del Sé sconosciuto. Roma: Armando Editore in corso di stampa
Bion, W. R. (1970), Attenzione e interpretazione. Trad. it. Roma: Armando, 1973
Bleger, J. (1967). Simbiosi ed ambiguità. Roma: Armando Editore Trad. It. 2010
Brosio, M., Vigna Taglianti, M. (2010). Elasticità della tecnica e forme del setting. Seminario di formazione psicoanalitica tenuto dal Centro di Psicoanalisi di Firenze
Ferro A. (2014). Le viscere della mente: sillabario emotivo e narrazioni.Milano: Raffaello Cortina Editore
Fiorentini G., Frangini G., Molone P., Ubaldini M. M., Robutti, A. (1995). Dalle regole del setting all'assetto mentale dell'analista. Rivista di Psicoanalisi, 41(1): 67-79
Giobbi L. (2011). Per una sociologia delle mobilità. Le nuove trame della società post-moderna. Milano: FrancoAngeli
Green A. (2002). Idee per una psicoanalisi contemporanea. Milano:Raffaello Cortina Editore Trad. It. 2004
Isaacs Russell, G. (2017). Psicoanalisi attraverso lo schermo. I limiti delle terapie online. Roma: Astrolabio
Lasch C. (1979). La cultura del narcisismo. L'individuo in fuga dal sociale in un'età di disillusioni collettive. Milano: Bompiani Trad. It 1981
Tisseron, S. (2008). Virtuel, mon amour. Parigi: Editions Albion Michel
Iniziando da un excursus sulle caratteristiche peculiari dell’era post-moderna, gli autori si occupano di delineare quello che è l’utilizzo della tecnologia nell’ambito delle relazioni umane e come essa muti elementi che sono caratteristici di queste ultime, che fino a poco tempo fa davamo per scontati.
Infine, gli autori ci accompagnano verso il nucleo centrale del loro elaborato, ovvero una necessaria riflessione sugli aspetti principali della terapia, che ha le sue fondamenta nella relazione, alcune delle quali vengono rilette alla luce di questo momento, uno tra tutti il setting, che subisce una forte trasformazioni in ogni suo aspetto.
Abstract: In the context of the Covid-19 emergency many psychotherapists have found themselves at a crossroads, obliged to substantially transfer their normal practice online to be able to provide therapy for most of their patients. This has required everyone, even the most sceptical, to face up to the use of the new technologies, and to engage ever more profoundly with the styles and habits of a post-modern society, on which this crisis has had the effect of shining a light, thereby highlighting the characteristics that chiefly define it, one of these being the many different ways of accessing reality.
Starting with an excursus on the peculiar characteristics of the post-modern era, the authors outline the use of this technology in the domain of human relations, and show how it changes aspects of these relations that until recently we took for granted.
Finally, the authors focus on the central theme of the paper, a necessary reflection on the principal aspects of therapy, some of which, being fundamentally based in relationships, must be re-interpreted in the light of this moment; one of these is the ‘setting’, every aspect of which is being profoundly transformed.
Con l’arrivo della pandemia del COVID-19 e le conseguenti norme anti-contagio tutto il mondo è stato costretto a modificare le abitudini e lo stile di vita. E’ attraverso la tecnologia e i dispositivi digitali che è stato possibile rimanere in contatto con il mondo esterno ed in relazione con gli altri significativi; la realtà virtuale si è configurata come valida alternativa tra la presenza e l’assenza, una terza modalità di rimanere nel legame. Il distanziamento sociale ha spostato molti lavori in smart working e, nello specifico del nostro lavoro, le psicoterapie hanno cambiato setting passando alla modalità online. Le modificazioni del setting sono state necessarie per poter preservare la continuità temporale delle terapie in una situazione di precarietà ed incertezza. Su quest’ultimo punto in particolare vorremmo condividere, all’interno di questo scritto, nuove riflessioni critiche e nuove problematizzazioni inerenti al setting on-line e la virtualità dell’incontro terapeutico.
Ai fini della nostra riflessione riteniamo utile partire da una breve disamina sulle trasformazioni sociali in atto e come la pandemia si sia inserita in tale contesto storico fungendo da catalizzatore di tali trasformazioni, per approdare, ad un livello micro che riguarda le modificazioni del setting, che in questo momento contingente, rappresentano uno specchio delle più ampie trasformazioni che avvengono a livello macro-sociale.
Possiamo osservare come l’evoluzione della pandemia abbia prodotto un’accelerazione dei cambiamenti già in atto, da molto tempo, nella società attuale. L’epoca contemporanea è caratterizzata da una società post-moderna in cui i punti di riferimento stabili vengono a mancare facendo emergere una profonda crisi delle identità e dei ruoli tradizionali. L’esistenza umana è attraversata da una condizione di incertezza, instabilità, e indefinitezza, che viene, altrimenti, definita da Bauman (2012) come condizione liquida. L’attuale fase di radicale cambiamento, vedendo una crescente crisi delle coordinate etiche, familiari, sociali in cui il soggetto si identificava, conduce alla costruzione di una società che Lasch (1979) definisce narcisistica che ha, dopo la libera fase edonistica, consentito la valorizzazione del singolo, ma nel medesimo tempo ha condotto l’uomo a essere ingabbiato in un carcere autoreferenzialistico, penalizzando fortemente il senso di appartenza ad una comunità. All’interno della società post-moderna la temporalità è contraddistinta dalla molteplicità delle esperienze e dalla diversità dei modi di accedere al reale. Le forme temporali attuali hanno come caratteristica un’imperante duttilità che è resa possibile dalle nuove tecnologie e dai nuovi media (Giobbi, 2011). L’incontro della società liquida-narcisistica con le tecnologie digitali ha prodotto importanti mutamenti nello stile di vita di ogni essere umano (Cantelmi, 2013). Grazie ai dispositivi digitali è possibile accedere a quella che viene denominata realtà virtuale. Tale espressione che mette insieme due termini che possono apparire contrapposti richiama la complessità e le differenti posizioni interpretative sul tema del virtuale (Bellagamba e Scaglioso, 2020). Una delle posizioni, tra le molte, che vorremmo citare è quella di Levy (1997) che interpreta il virtuale non come contrapposto al reale, ma come una nuova modalità dell’essere sottolineando la sua valenza ontologica. Il virtuale, infatti, secondo la sua posizione, è un modo generativo di essere che schiude alla possibilità di nuovi processi di creazione poiché virtualizzare è proiettarsi in una dimensione altra dell’agire che richiama l’immaginarsi. Possiamo concepire il virtuale come uno spazio transizionale che si pone tra la realtà concreta e la realtàimmaginaria (Tisseron, 2008). L’esistenza di questa terza area permette, dunque, una transizione tra me e non me, tra la perdita e la presenza, collega il mondo degli oggetti soggettivi e il mondo della realtà, permettendo di accettare i limiti e di prendere consapevolezza dell’esistenza autonoma degli altri ed, infine, è alla base della capacità di attendere. Le tecnologie digitali essendo gli strumenti attraverso i quali è possibile accedere alla realtà virtuale possono essere utilizzati come oggetti transizionali, ma nel caso in cui si siano verificate delle difficoltà in quest’area l’oggetto transizionale viene sostituito da un oggetto transitorio al quale viene richiesto di svolgere la funzione di riempire i vuoti dell’Io.
Un ulteriore aspetto del virtuale del quale occorre tener conto, soprattutto in riferimento alla psicoterapia, è che nello spazio virtuale entriamo privi del nostro corpo che è smaterializzato, viene meno la fisicità e gli aspetti sensoriali della comunicazione vengono abbattuti. Tali cambiamenti in atto nella società hanno ripercussioni non solo sul piano clinico-diagnostico, ma anche sulla pratica clinica.
Con l’emergenza attuale l’interazione tra lo psicoterapeuta ed i pazienti si è spostata, nella maggior parte delle situazioni cliniche, in modalità virtuale portando ognuno di noi, anche i più scettici, a doversi confrontare con le nuove tecnologie e con la conseguente trasformazione del setting. La facilità delle comunicazioni remote aprono nuove possibilità, ma sollevano nuovi interrogativi metodologici per i terapeuti che si trovano ad affrontare richieste di trattamento attraverso gli apparecchi digitali, le cui credibilità e limitazioni sono ad oggi oggetto di accesi dibattiti teorico clinici. Le posizioni che troviamo nella letteratura esistente in merito alla teleanalisi sono discordanti, in quanto alcuni studiosi asseriscono che non è possibile una comunicazione inconscia e, pertanto, il transfert non può essere analizzato per contro altri autori invocano l’utilità delle nuove tecnologie, in quanto la maggior separazione fisica può facilitare l’accesso a fantasie che in presenza non verrebbero fuori faciltando anche esperienze di transfert-controtransfert (Isaacs Russell, 2017).
Uno dei molti interrogativi che ci poniamo in questo elaborato è se anche il setting, trasponendo la teorizzazione di Bauman, rischia di trasformarsi da una cornice “solida” ad una cornice eccessivamente flessibile da poter risultare “liquida”, intendendo con ciò che alcuni aspetti fondamentali del setting possano nel passaggio alla modalità online subire una trasformazione tale per cui il processo che si dispiega al suo interno subisca delle variazioni anche nei livelli di profondità a cui il processo stesso ha accesso. Pertanto occorre riflettere se è necessario, in vista di questo cambiamento, ripensare ad alcuni elementi del setting del metodo tradizionalevalutando quali di questi rimangono invariati e quali si modificano con il fine di rendere la cornice maggiormente adatta al quadro.
Come sappiamo il setting analitico si riferisce alle specifiche condizioni di lavoro necessarie affinché prenda avvio e si compia il processo psicoanalitico ed è pertanto la somma di tutti i particolari della tecnica. Il setting funge da sostegno e da cornice rimanendo, solitamente, da sfondo, ma in specifiche situazioni da sfondo di una gestalt si trasforma in figura (Bleger, 1967) come è accaduto nell’emergenza coronavirus. Il setting include condizioni sia esterne che interne. Le prime, definite da Green (2002) come lo scrigno della cornice, sono stabilite in una cornice di spazio-temporale che comprende anche aspetti della tecnica come la frequenza e la durata delle sedute, modalitàdi pagamento così come i periodi di sospensione, ed il luogo fisico in cui il processo si svolge; mentre le seconde, che fanno riferimento alla matrice attiva della cornice (Green, 2002) riguardano lo stato mentale da parte del terapeuta necessario per compiere il lavoro analitico come l’ascolto e l’attenzione libera fluttuante, l’atteggiamento di benevola neutralità che accoppiandosi con le libere associazioni del paziente danno avvio alla formazione della coppia dialogica in cui il lavoro terapeutico si radica.
Riflettendo su questo ultimo aspetto occorre chiedersi come le tecnologie digitali influiscano sul setting interno del terapeuta essendo note le ricerche svolte, ad esempio, dalla Turkle, e da molti altri studiosi, che mettono in luce come i dispositivi digitali apportino un tipo di funzionamento mentale diverso da quello in presenza come disattenzione, difficoltà di memoria ed incoraggino il multitasking. Questo può portare a due diverse e contrapposte modalitàdi cui occorre tenere conto: un’eccessiva concentrazione rimando “attaccati” allo schermo o, per contro, un’attenzione “distolta” che può portare il terapeuta a lasciarsi fluire in altre attività. Pertanto l’interrogativo che prende vita è possibile nella modalitàonline avere un’attenzione digitalmente fluttuante?
Un altro problema di cui occorre tenere conto è che attraverso le tecnologie è possibile conoscere il mondo personale del paziente che non avviene nel metodo tradizionale e dobbiamo interrogarci su come tali informazioni incidono nel processo terapeutico e se queste informazioni possono avere una funzione saturante sugli aspetti inconsci bloccando il sogno (Ferro, 2014) che il terapeuta fa del proprio paziente e dei suoi spazi. Ci domandiamo, dunque, se vedere i luoghi abitati possa in qualche modo saturare la creazione di un terzo spazio condiviso dalla coppia paziente e terapeuta. Un altro aspetto che può essere, in parte, perso sono tutte le considerazioni del paziente, compresi gli elementi di transfert, sull’ambiente non umano. Ci domandiamo come tali aspetti possano influire sulla creazione dello spazio potenziale tra analista e paziente e quali, invece altri elementi tipici della modalitàschermo a schermo possano crearsi. Lo schermo, inoltre, permette una visuale ridotta non c’è il paziente che entra dentro la stanza e che con il suo corpo parla implicitamente, abbiamo solo un volto che sembra richiamare l’oggetto parziale di kleniana memoria. Che tipo di uso il paziente può fare dell’analista in quest’ultima modalità?
Un elemento importante dello scrigno che subisce una profonda mutazione è il luogo fisico in cui il processo si dispiega, non ci sono più due persone che parlano dentro ad una stessa stanza, ma piuttosto due persone che si trovano in due luoghi diversi che parlano attraverso uno schermo. Oramai sappiamo quanto il luogo svolga la funzione di ambiente facilitante e nelle terapie online tale aspetto viene completamente delegato al paziente a cui viene richiesto di crearsi un ambiente privato, intimo e riservato chiedendogli una certa responsabilità. La necessità che tocchi al paziente di mantenere i confini di sicurezza e pensare alle proprie esigenze di contenimento si profila come un grosso cambiamento di un aspetto del setting. Da comprendere se tale cambiamento ha ripercussioni anche sul livello di cura in quanto il terapeuta non può offrire alla persona un’esperienza di sicurezza da intrusioni esterne. Infatti, tra i rischi insiti della modalità online è, non solo, che l’ambiente può essere soggetto ad intrusioni esterne ma che possono verificarsi problemi legati al collegamento che interrompono la comunicazione.
Come è noto la continuità e regolarità nel setting svolgono un’azione silente sull’organizzazione mentale primitiva riuscire a mantenere il medesimo giorno ed orario è un’aspetto strutturante.
In questa specifica situazione mondiale di precarietà una difficoltà che si è presentificata, ma che non è una caratteristica della modalità online, è che alcuni pazienti per sopraggiunte nuove necessità di privacy hanno fatto in modo di poter cambiare giorno ed orario che in alcune terapie con bambini ed adolescenti viene continuamente rimodulato di settimana in settimana a causa di esigenze della realtà come le videolezioni scolastiche che subiscono una variazione settimanale. Questo sicuramente ha creato una maggior difficoltà nel creare stabilità rendendo i confini del setting molto più elastici e fluidi.
La funzione del setting, come scritto sopra, è quella di permettere che il processo si dispieghi cogliendo le comunicazioni inconsce che avvengono nel campo analitico-digitale. Dall’esperienza di questo passaggio abbiamo potuto intravedere quanto il processo avviato nella stanza di terapia continua a prendere forma e svilupparsi nell’online; tuttavia, tali terapie hanno una base di legame nella “reale realtà” da cui partono e si appoggiano con la relativa introiezione da parte del paziente del setting. Quello su cui è necessario riflettere è se le terapie circoscritte alla realtà virtuale presentano, con i dovuti aggiustamenti del setting, le medesime possibilità o possibilità equiparabili alla terapia in presenza.
Da tale esperienza, che ha coinvolto tutti i terapeuti, possiamo estrapolare dalle riflessioni delle considerazioni preliminari e generali su tale modalità tenendo a mente che alcune di esse possono essere viziate dall’emergenza.
Non si può negare che tali trasformazioni, con il tempo, essendo in atto una metamorfosi socio-culturale, entreranno ed influenzeranno la pratica terapeutica analiticamente orientata, altrimenti il rischio è di prendere una distanza eccessiva dalla riflessione su tali strumenti che blocca la costruzione di un pensiero binoculare sulle loro conseguenze.
Nel corso del movimento psicoanalitico sempre si sono svolti dibattiti sull’identità della psicoanalisi e la sua specificità, vale a dire cosa è la psicoanalisi e cosa non lo è ed anche riflessioni sugli accorgimenti tecnici che rendono possibile il lavoro psicoanalitico. Tuttavia possiamo pensare che, riprendendo le parole di Fiorentini et al. (1995) che “l'imposizione di regole del setting definite una volta per tutte, rivelerebbe una identità fragile, che cerca in regole formali una unità e una sicurezza introvabili altrimenti” (p.70) e che avendo fiducia nella psicoanalisi come teoria e come metodo terapeutico possiamo tentare di pensare a degli accorgimenti e cambiamenti che possono mallearsi alla realtà online senza snaturare il metodo stesso. Infatti, le teorizzazioni dovrebbero essere concepite come un “tentativo provvisorio ed incompleto di interpretare gli elementi operativi e le valenze trasformative della prossimità specifica della situazione psicoanalitica e del dialogo che in essa si svolge” (Barnà, 2003).
La riflessione da portare avanti, pertanto, è come integrare la modalità online nella nostra pratica senza perdere i parametri essenziali propri del nostro metodo facendo un attento esame delle implicazioni terapeutiche. Per fare ciò è necessario, in parte, assimilare tali novità per inquadrarle adeguatamente concentrandosi su domande fondamentali: cosa succede quando pratichiamo un trattamento online? Come funziona? Quali sono i suoi usi e quali i suoi limiti? Cosa ci si perde e cosa ci si guadagna? Quali sono gli elementi distintivi del campo digitale? Quale effetto ha sull’intimità della relazione la riduzione della comunicazioni non verbale implicita?
Infine la questione davvero centrale a cui è necessario rispondere riguarda le condizioni che consentono, in questo specifico contesto, l’attivazione e lo sviluppo dei processi trasformativi, nonché la costruzione di una sintonia e di un ambiente relazione che favorisca l’evoluzione dell’individualità e soggettività del paziente (Brosio e Vigna Taglianti, 2010).
Bibliografia
Barnà C.A. (2003). Transfert e assetto analitico. Seminario presentato 11 Aprile 2003 presso il Centro di Psicoanalisi Romano.
Bauman, Z. (2012). Modernità liquida. Roma: Laterza
Bellagamba E., Scaglioso C. (2020). Adolescenti della post-modernità e formazione. Alla ricerca del Sé sconosciuto. Roma: Armando Editore in corso di stampa
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