"LA DOPPIA MORTE DI GEROLAMO RIZZO": un secondo incontro tra noi...

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30 luglio, 2020 - 06:36

Ha chiamato lui.  Non me l’aspettavo, dopo due settimane .. 

  • Massimo, Massimo Tronti … Non mi hai fatto sapere più niente … Non mi hai fatto sapere più niente … 

  • Sì, sono Massimo, ma chi è?  

  • Sono Gerolamo, Gerolamo Rizzo, ti ricordi?  Non mi hai fatto sapere più niente. Dicevi che mi avresti chiamato tu, o quel dottore, come si chiama, Di Petto, Di Petta … Non mi hai fatto sapere più niente …  

Lo ripete per la terza, quarta volta … un attimo di perplessità,  poi mi ricordo, mi ricordo subito … 

  • Sì, come non mi ricordo! Gerolamo, stavo aspettando che il dottore mi desse una risposta … Quando gliel’ho detto, gli ho raccontato il nostro incontro, è stato contento,  ma per ora non ha tempo e non se la sente di fare quest’incontro con te … Dice che questa è una mia creazione, una mia idea,  l’ho pensata e voluta io, è meglio che continuo io … Gli ho detto che io non sono un medico, un suo intervento specialistico sarebbe stato meglio, io non sono … 

  • … insomma ha voltato le spalle, si è lavate le mani, come Ponzio Pilato, che fece andare Gesù Cristo in croce … come tutti, insomma, parlano, parlano … parlate, parlate, ma poi vi voltate dall’altra parte … Pure tu  parli solo con la bocca, ma poi quando veniamo ai fatti ti volti dall’altra parte, ti sei dimenticato, fai finta di non ricordarti … Ti sei dimenticato di me … Mi avevi chiamato tu, poi non ti sei fatto più sentire … Come tutti, come tutti … lo dicevo io che era meglio non fidarmi, non sperare in niente, io non ci credevo ai miracoli, e avevo ragione … Parole, parole, solo parole, parole false … parole traditrici … quando arriviamo ai fatti ci smerdiamo tutti, ci pigliamo a pesci in faccia … se possiamo, cerchiamo di fottere anche il padreterno …  

Dall’altra parte del telefono si sentiva  che Gerolamo era eccitato, fuori controllo … Non l’avevo mai sentito così alterato, nemmeno nei momenti più difficili, due settimane fa, al primo incontro allo chalet … Ho avuto un po’ di paura … ho  messo io  in mezzo questa cosa … ma chi me l’ha fatto fare … come me ne tiro fuori  ora … Per un attimo ho pensato di aver messo su una faccenda più grande di me, che non so gestire,  non potrò gestire, è al di sopra delle mie forze … sono stato ingenuo, come sempre … mi faccio trasportare dall’impulso, di voler aiutare tutti … voglio salvare il mondo … E’ un’ingenuità colossale, che mi fa male, che fa male agli altri,  non lascia  niente di buono … Adesso riattacco, lo mando a …   … No, è un attimo, cerco di rispondere, di spiegare …  

  • No, Gerolamo, non è così … Te l’avevo detto che avrei dovuto chiederlo, non sapeva niente della mia proposta di incontrarti … è stata una mia idea … Ha altre cose da fare , altri impegni … non ritiene opportuno incontrarti, dobbiamo rispettare il lavoro  degli altri … 

  • … sì, gli impegni del cazzo … dicono sempre così, dite sempre così voi … aspetta, aspetta, aspetta … avete sempre qualche altra cosa da fare, voi … e a me chi mi pensa, quanto devo aspettare ancora, altri cent’anni … chi devo aspettare … il padreterno … Mi sono rotto il cazzo … andate tutti a farvi fottere … lo dicevo io che era una fregatura, una stronzata, un’enorme stronzata … chi me l’ha fatto fare di venire qua … 

     



     

     

Adesso basta, ha superato i limiti, non ce la faccio più, son riesco a contenerlo … basta …  

 

  • No, no, no, … non puoi parlare così  … non ti rendi conto di quello che dici … Se non era per questo dottore, e l’altro, Bollorino,  che ha trovato il tuo scritto, in mezzo a mille, diecimila altre carte del manicomio dove sei stato, ora non saresti qua, il tuo scritto sarebbe ancora sepolto insieme ad altre centomila carte … sotto la polvere e i pidocchi di altri centomila scritti … sono loro due, questi due medici  che hanno fatto stampare il libro che … 

  • … sì, lo so … 

  • come lo sai, che cosa sai? … 

  • lo so … 

 

Sono veramente incazzato, sto alzando la voce come Rizzo, più di Rizzo … Non m’importa più mantenere il controllo, non ce la faccio più, mollo tutto …  Ho chiuso … 

Passano alcuni secondi, nessuno di noi due parla, … si sente la tensione … silenzio … un silenzio pesante …  Poi parla: 

  • Va bene, vengo … 

  • Come … 

  • Va bene, vengo … 

  • Dove? 

  • Dove dici tu. Vengo … 

Un attimo di perplessità … non avevo capito bene … Mi riprendo …  

  • Va bene, vedo … ti richiamo io … mi organizzo e ti faccio sapere … 

  • Ma mi fai sapere senz’altro, non ti dimentichi e mi fai aspettare un’eternità come hai fatto prima? 

  • Non ti ho fatto aspettare un’eternità …  no, no,  ti richiamo io fra  mezz’ora,  un’ora,  e ti faccio sapere dove ci vediamo, e quando … mi devo organizzare … 

  • Va bene … va bene …  

Avevo perso il controllo, pensavo di aver rotto tutto, mi ero messo in una faccenda più grande di me … Poi tutto è cambiato … vuole parlare … 

Dopo mezzora richiamo:  

  • Ci vediamo a Napoli, a Piazza Vittoria, domani alle sette, di sera. 

  • Va bene … 

  • Sai dov’è? 

  • Non c’è problema … 

Dimenticavo, non c’è problema … Non so come fa, ma  per lui non c’è problema … 

 

Il giorno dopo ci vediamo alle sette, sotto la statua di Giovanni Nicotera. C’è un bel fresco … 

  • Andiamo verso il mare … 

  • Che mare è questo, che strada è … 

  • Via Caracciolo, e di là via Partenope …  

Per  un po’ c’è silenzio fra noi due, c’è un po’ di tensione in me … Che dico, che facciamo, il primo incontro è stato più facile, ma questo? … Non me l’aspettavo, così presto …  

Mi rilasso, non devo preoccuparmi di niente, sarà quel che sarà, anche perché Rizzo è rilassato, più di me, cammina lento, guarda il mare, guarda i bambini che giocano, quelli che vanno in monopattino, in bicicletta, le ragazze e i ragazzi che corrono, in pantaloncini e magliette leggere, coppie di ogni età che passeggiano …   

Noi siamo vestiti normali, Rizzo con il vestito di sempre … un po’ meno trasandato … Un bambino anche lui … un bambino cresciuto … 


 

Incontriamo un “Pulcinella” che si mette a ballare davanti a Rizzo, con tutte le formule magiche e i riti contro la superstizione, balla e canta: “Sciò, sciò, ciucciué, ciucciué, vattene fora da casa mia” … con tutti e’ cuorni e gli amuleti contro e’ maluocchi,  …  canta e balla: “agli e fravaglie, fattura ca nun quaglia, corne e bicorne, cape ‘e alice e cape d’aglio …”  … Rizzo rimane incantato, si stacca a forza da questa figura, un  insieme di colori,  suoni, canti, sogni … 

  •  Dottò, due calzini, senza busta paga … 

È un venditore ambulante di calzini, fa di tutto per attaccare discorso … la ‘busta paga’ è un trucco per strappare un sorriso e iniziare un dialogo … Rizzo non sorride, non parla, ma è molto interessato ai calzini, calzini nuovi, puliti, un pacco … Li guarda, li prende, li tocca … Non si stacca … Do al venditore quanto chiede … Rizzo prende i calzini, mi guarda senza parlare, li mette in tasca … Arriviamo alla pizzeria.  

 

Alla Pizzeria “Fresco”  … Alfredo, un artista della pizza, il pizzaiolo cavaliere, con tre, quattro collane multicolore al collo … dà allegria … Un po’ pazzo, ma porta allegria … il suo Ristorante – Pizzeria aveva come sottotitolo “Fondata nel 2020”.  Ora ha cambiato insegna “Pizzeria Trattoria dal 2050” … Lo vedo da lontano, Alfredo, non sono sicuro che è lui, da lontano non si vede bene …  Mi saluta … lo saluto …   

Questa trattoria me l’ha fatta conoscere Marino Niola, l’antropologo, sul giornale …  “ è un ambiente familiare, come a casa “.   È vero, si sta bene … Si mangia bene, con il valore aggiunto del posto straordinario, via Partenope, vista mare, la brezza marina, il Vesuvio. C’è poca gente, ci sediamo ad un tavolo più appartato, ma dove si vede tutto: il mare, Castel dell’Ovo, e sullo sfondo il Vesuvio, maestoso.  

  • Io prendo una pizza, una margherita 

  • Anch’io 

  • Da bere una birra alla spina da 40 

  • Anche a me … 

Sta un po’ soprappensiero, guardando il mare, poi mi dice: 

  •  Perché da 40, che cos’è? … 

  • È il boccale di birra, abbastanza grande, quasi mezzo litro. Con questo caldo e con la pizza, la birra si beve bene … 

  • Sì … la pizza a Napoli non l’ho mai mangiata, forse nemmeno a Genova, non mi ricordo … Avevo altre cose per la testa,  altre cose in testa … 

Il tempo passa, in silenzio, guardiamo la gente che passa, va e viene … guardiamo il mare,  il Vesuvio … Non sentiamo il bisogno di parlare … Stiamo bene … 

Arriva la pizza, la birra … Un primo sorso di birra, fresco, è il più buono … Rizzo mi imita … Un sorriso disteso, di piacere …  

Con la pizza è più complicato. Rizzo la guarda, appare perplesso. Comincia a scartare le foglie di basilico, tutte, una ad una, poi scarta in un angolo tutti i pezzetti di mozzarella, poi tutte le bruciature del cornicione … dieci, quindici minuti … Ho  guardato con un po’ di insistenza queste operazioni di scarto minuzioso, attento, concentrato … Rizzo se ne accorge: 

  • Queste cose non mi piacciono … la mozzarella … è  bianca, non mi piace …  

  • Perché? 

  • Non lo so, non mi piace, mi fa schifo … Le macchie nere ancora peggio  … E anche queste foglie verdi …                   

Poi mangia tutta la pizza, fino all’ultimo, soddisfatto. 

  • Va bene … Io prendo un’insalata mista … E un’altra birra da 20 … 

  • Un’altra birra anche a me. Io vorrei una frittura di pesce, come l’hanno portata a quello  là …  

Indica al cameriere il cliente che sta mangiando il pesce … 

Va bene … La cena si conclude poco dopo, Rizzo mangia il pesce con molta voluttà, ci mette una gran spremuta di limone, più volte … E’ soddisfatto, si vede … 

Di lì a poco fa un rutto, poi un altro più forte, non si dà pensiero, nessuno ci fa caso  … Stiamo bene, tutti  presi a sentire la brezza che ci viene dal mare, il vento che ci sfiora, leggero … 

Il cameriere: 

  • Tutto bene?  

  • Benissimo, ottimo. Per me un limoncello ghiacciato, grazie. 

  • Anche per me. 

Rizzo vuol sapere cos’è il limoncello, glielo spiego, gli piace anche il limoncello … Il cameriere ci dice che lo fanno loro, con i limoni dei loro giardini, non è quello industriale …   

Ne ordiniamo un altro. Veramente buono. La degna conclusione di una bella cena, una bella serata. 

Rimaniamo per un po’ di tempo così, senza parlare, a guardare il mare di sera, qualche barca a vela, il rumore di qualche motoscafo rompe il silenzio … 

  • Mezzo Garibaldi? 

Gli offro mezzo sigaro, lo guarda mentre lo taglio … 

  • Cos’è? 

  • È un sigaro, non si aspira … ci sta bene dopo cena … 

  • Va bene … Non l’ho mai fumato … 

Un altro quarto d’ora a fumare, in silenzio … Anche Gerolamo mostra di gradire questo sapore amaro e forte, dopo il dolce del limoncello. Ce lo godiamo, in silenzio …  

È passata quasi mezzora, in silenzio, una serata rilassata … 

  • Tu perché m’hai chiamato, m’hai fatto venire qua … 

  • Te l’ho detto,  ho letto il tuo … 

  • Sì, ho capito, hai letto il libro, volevo sapere perché tu solo, non altri, mi hai chiamato, mi hai fatto   venire qua … 

  • Ho visto la tua storia quasi uguale alla mia … Poteva capitare anche a me … Non riuscire a parlare con nessuno … parlare e non capirsi … due lingue diverse … il bianco che diventa nero, come dicevi tu … s’imbrogliano le lingue … una torre di Babele … Poteva succedere anche a me, un poco è capitato anche a me … E’ capitato a mio fratello, meno grave di te, anche lui è stato male, più di me … 

  • Tu sei pazzo … 

  • Un poco sì … 

  • Sei pazzo perché mi hai chiamato, ti sei interessato a me, a cose successe cent’anni fa … forse non hai niente da fare … 

  • … un poco pazzo sì, come quei due dottori che hanno scovato il tuo scritto nel tuo manicomio, in mezzo ad altri mille scritti, sotto la polvere, i pidocchi … 

  • … sì, è vero, e lo hanno fatto stampare, ora è un libro … 

Prende dalla tasca della giacca il suo libro, con la copertina sdrucita, consumata ai lati … 

  • … come l’hai avuto … 

  • … l’ho avuto …  

  • … l’hai letto molte volte … 

  • … l’ho letto dieci, cento volte, l’ho imparato a memoria, quasi … 

  • … ti è piaciuto … 

  • … sì, mi sono ricordato tante cose, me l’ero quasi dimenticate … Mi sono ricordato anche di altre cose che qui non avevo scritto … 

  • … perché non le scrivi … 

  • … poi  stampate un altro libro? 

  • … non lo so … tu scrivi quello che ti ricordi, poi si vede … 

  • … io non sono uno scrittore … 

  • … scrivi come hai scritto questo libro … va benissimo così … 

Rimane in silenzio per un po’ di tempo … rimaniamo in silenzio … Gli offro un altro mezzo sigaro … 

  • Tu sei pazzo … 

  • … me l’hai già detto … un poco è vero … 

  • … no, tu sei pazzo vero, più di me … 

  • … perché dici questo … 

  • … ti stai interessando a me, ce ne sono altri centomila di pazzi come me, che hanno scritto cose più importanti di queste … qua dentro stanno scritte cose di nessun conto, anche cose brutte, i pensieri cattivi, l’omicidio … 

  • … però sono interessanti … sono cose comuni, ne succedono tante tutti i giorni … tu le hai raccontate bene … 

  • … ma tu sei pazzo … ti stai interessando a me … come un fratello … 

  • … come un fratello, hai detto bene … come mio fratello Tino …  

  • … pure lui era malato, malato di mente … 

  • … sì, era malato di mente, ma è stato aiutato, c’erano medicine più moderne, l’abbiamo aiutato noi fratelli … 

  • … anche i miei fratelli mi hanno aiutato, hanno cercato di aiutarmi … 

  • … la sorella, la madre … 

  • … la madre, la madre, chi l’ha conosciuta la madre … io non ho avuto mai una madre, mia madre, non la conosco, non l’ho mai avuta … 

Comincia ad alzare la voce, a gesticolare, qualcuno si volta dalla nostra parte … Cambio discorso …  

  • Tu scrivi nel libro, in questo scritto, quello che vuoi, quello che ti ricordi, quello che ritieni più importante … anche le fantasie, i pensieri più strani … 

  • … anche le cazzate?  

  • … anche le cazzate … anzi quelle a volte sono le più importanti … 

  • … tu sei pazzo … più di me … 

  • … va bene,  me l’hai detto già dieci volte, sono pazzo più di te … essere un po’ pazzi fa bene, l’importante è non far male a nessuno e nemmeno a se stessi … 

  • … io ho ucciso un prete … e poi sono stato messo in prigione e in manicomio … 

  • … e hai fatto male a te stesso … hai sofferto … 

  • … ho sofferto le pene dell’inferno … prima e dopo, sempre … Se non era per queste voci assassine che mi strappavano il cuore e  non uccidevo quel prete, potevo campare altri  cent’anni, anche se ero pazzo … 

  • … certo, l’importante è non farsi male e non far male agli altri … Ho letto da una parte, l’ha detto un medico specialista, uno psichiatra, non mi ricordo come si chiama … “Aiutiamo i malati ad essere folli”, cioè a liberare la pazzia buona, quella non pericolosa,  quella  creativa, che fa vivere meglio … 

 

  • … Ma tu che fai tutti i giorni?  Non hai niente da fare?  Non lavori? … 

            -     Niente da fare no … non lavoro, sto in pensione … ma faccio le cose che mi interessano … 

  • E che cosa ti interessa … 

  • Ho la famiglia … poi mi piace leggere, camminare, viaggiare, e anche scrivere …  

  • E che scrivi … 

  • Quello che  mi sembra importante, una specie di diario … 

  • Come quello che ho scritto io … 

  • Quasi, ma non è così tragico, tu sei stato più sfortunato … 

  • Si, sono stato sfortunato, sfortunatissimo … nessuno mi voleva … tutti mi avevano respinto, mi invitavano di farla finita, mi dicevano che era meglio per me  che me ne andassi dal mondo dove nessuno mi voleva, nessuno mi voleva … 

  • Ma i tuoi fratelli ti hanno aiutato, i tuoi genitori … 

  • … io non ho avuto genitori, te l’ho detto, te l’ho già detto, non ho genitori … per me non esistono i genitori … solo i miei fratelli, e mia sorella, mi hanno fatto da genitori … mi hanno aiutato veramente, mi hanno difeso contro i nobili e il Re d’Inghilterra, sono loro che mi hanno protetto contro i nemici, i Cardinali della Chiesa, il Papa, perché anche lui, il Papa rideva di me dietro le spalle … Anche mia sorella  è stata tradita, offesa, segregata … nessuno l’ha capita, come me, prima di me … 

Ora Rizzo sta alzando di nuovo la voce, un po’ di più, qualcuno lo nota, si volta dalla nostra parte … Don Alfredo sta più in là,  si avvicina, con un sorriso bonario … 

  • Tutto a posto?  Volete qualche altra cosa? 

  • Tutto bene, don Alfre’ … la pizza era ottima, la frittura di pesce … e poi il limoncello, eccezionale … 

  • Eh, quello lo faccio con i limoni miei, del  mio giardino, la mia campagna … Ve ne porto un altro? 

  • No grazie don Alfre’, ne abbiamo già presi due … Un’altra volta … 

  • Allora buona serata … 

  • Buona serata, don Alfre’ … 

Gerolamo è stato in silenzio ad ascoltare, attento, e si è un po’ rasserenato. Ora sembra più calmo …  

  • Ho alzato un po’ troppo la voce … 

  • Un poco … non ti preoccupare, sono tutti amici … 

  • Quando penso alle ingiustizie che ho subito, alle malefatte che gli altri mi hanno tramato contro, alle carognate che gli infami mi hanno inflitto … mi viene il sangue alla testa, non ragion più … I genitori, i genitori, chi li conosce i genitori, chi li ha visti, non ne voglio parlare più … solo i miei fratelli mi hanno difeso, mi hanno difeso sempre, anche quando mi assentavo da scuola perché stavo male, nessuno mi diceva niente, nemmeno il Direttore … Mi rispettavano tutti,  per i miei fratelli … 

Squilla il mio cellulare, rispondo. Rizzo è molto interessato a questa ‘macchinetta’, la guarda meravigliato,  ne ha già visti tanti in giro, ogni persona ne ha uno, anche più di uno, anche i ragazzini …  

  • Ma queste sono come le ‘macchinette Marconi’, avevo ragione io, come i ‘macrocacofoni’ … non erano mie fantasie, mie invenzioni … 

  • Un po’ avevi ragione … 

  • … legge anche nel pensiero, influenza le vostre azioni? … 

  • … in un certo senso sì … Conosce i nostri pensieri perché gli diamo noi le nostre informazioni, o se le prende direttamente, senza che noi gliele diamo … Influenza le nostre azioni perché ci fa fare e ci fa comprare delle cose, anche se non abbiamo bisogno, anche se non le vogliamo … 

  • … vi dirige, vi costringe … 

  • … in un certo senso sì … 

  • … come il macrocacofono con me … 

  • … quasi … 

  • … avevo ragione io … 

  • … un poco sì … 

  • … questa è una cosa che mi piacerebbe scrivere in questo mio nuovo libro, se  comincerò a scriverlo … queste nuove invenzioni, queste nuove macchinette … che ti dirigono, ti fanno pensare quello che vogliono … Ai miei tempi c’era anche la macchina Electro-Vigor, me la ricordo bene, c’erano i disegni sul giornale, sulla Domenica del Corriere, che io compravo tutte le settimane, un signore se la metteva sulla pancia, e uscivano raggi elettrici, ultravioletti … dava energia a tutto il corpo e la mente … faceva diventare più giovani,  anche alla parte più maschile … mi hai capito … anche là ti faceva diventare più uomo, vero uomo … 

Riprende il mio smartphone, lo gira, lo rigira tra le mani … Gli faccio vedere le immagini dei posti più importanti di Genova: l’Acquario, via Garibaldi, piazza De Ferrari … 

  • … me li ricordo tutti questi posti, ci andavo tutti i giorni a camminare, per distrarmi , e poi mi piacevano le cose artistiche, i monumenti, le chiese … 

Gli faccio vedere la chiesa di San Matteo, quella di San Donato, la Cattedrale di San Lorenzo … 

  • … questa la conosco bene, San Lorenzo, ci andavo tutte le mattine, prima che mi venissero le voci, prima di andare a scuola, alle sette del mattino, facevo la comunione, chiedevo a Cristo Gesù di aiutarmi, a tutti i santi, alla Madonna vera madre di tutti noi, di togliermi quelle idee e quei pensieri che già cominciavano a tormentarmi … ma nessuno mi ha aiutato, nemmeno il Padreterno … nessuno …  

Rimane incantato da queste immagini, continua a girare sui vari siti … Gli faccio ascoltare un po’ di musica, qualche canzone, qualche brano d’opera … Apro sull’Aida, la marcia trionfale … 

  • … ma questo è il concerto che la banda suonava in Piazza Matteotti, quella mattina, quando uccisi il prete che passava di là … proprio quella … 

Continua a sentire, guardare, leggere … glielo devo togliere di mano … Rimane un po’ in silenzio, assorto … 

  • Me lo dai? 

  • Che cosa? 

  • Questo coso, questa macchinetta … 

  • Non posso, ci sono delle informazioni mie personali, delle notizie, indirizzi … E’ troppo personale, non te lo posso dare … 

  • Me lo posso comprare, quanto costa …  

  • Molti soldi … 

  • …  duecento franchi, trecento franchi, io ce li ho, ce li avevo … Se scrivo il libro, i soldi posso guadagnarmeli e te li do … 

  • … tu comincia a scrivere, poi vediamo … 

 

Ci avviamo verso la fine di quest’incontro … siamo stati bene … sono stato bene … Facciamo tutta via Partenope, arriviamo a Piazza Plebiscito, la Basilica di San Francesco di Paola …  Poi Piazza Trieste e Trento, la fontana del carciofo,   Gambrinus, il caffè dei poeti, degli artisti … 

Sono passate più di tre ore … Non abbiamo incontrato persone che ridevano al passare di Gerolamo, per il suo abbigliamento trasandato, antiquato, per il suo aspetto goffo, strano … come al primo incontro allo chalet. Qui ci sono tanti Rizzo, agli angoli delle strade, all’uscita dei caffè, che chiedono qualche soldo, che vogliono venderti qualcosa, qualsiasi cosa, che fanno i pazzi, o si fingono pazzi … Fingono o lo sono … è il loro modo per scansare il dolore, la miseria, la pazzia vera … 

  • Ci vediamo, un’altra volta … 

  • Ci vediamo … chiamami quando vuoi …  

  • Ti chiamo io … Siamo stati bene … 

  • Siamo stati bene … 

  • Voglio vedere un po’ queste strade, questa strada … via Toledo, la Galleria … 

  • Ci vediamo, ci vediamo …  

 

Si volta verso le vetrine, io m’incammino per ritornare a casa … Mi volto per salutarlo, non mi vede,  è fermo davanti a una vetrina. La stessa immagine dei giornali del 1908 “L’uccisore”. Ma ora ha un’aria meno spavalda, sembra  più un bambino, un bambino cresciuto … In mano non ha più un giornale, ma la copia sdrucita e consunta del suo libro “La doppia morte …” E’ come se quel libro gli avesse dato la possibilità di un’altra vita, “una doppia vita … “    

Un’altra vita … Una doppia vita …  

O forse questa è una mia costruzione, una nostra illusione,  per allontanare la  paura  della morte, della nostra morte …             

*** 

** La notizia della pubblicità della ‘miracolosa terapia elettrica Electro-Vigor”, apparsa sulla Domenica del Corriere (agosto-settembre 1908),  la riprendo dall’analisi del prof. Pierpaolo Martucci nel libro”La doppia morte di Gerolamo Rizzo” (pag. 81).    

Dalla stessa analisi del prof. Martucci, a pagina 86, avevo ripreso nel mio primo “Incontro impossibile”  la coincidenza della data dell’uccisione di Gerolamo Rizzo (11 febbraio 1932) con l’anniversario delle apparizioni a Lourdes della Madonna Immacolata Concezione (11 febbraio 1858).

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