Riflessioni (in)attuali
Uno sguardo psicoanalitico sulla vita comune
di Sarantis Thanopulos

Informazione, demenza e “negazionismo”

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21 novembre, 2020 - 15:17
di Sarantis Thanopulos

Dialogo tra Sarantis Thanopulos e Ginevra Bompiani



 
Ginevra Bompiani: “La signora Barbara Gallavotti, biologa, ha detto a Di Martedì che il negazionismo è come la demenza: il cervello del negazionista “prova a dare un senso a informazioni false” perché il “negazionista è in buona fede: non distingue tra fondato e infondato”.
Poiché sono stata accusata di negazionismo per aver espresso critiche e dubbi sul modo di affrontare il virus, vorrei capire le definizioni di questa signora, che definisce “demente” chi ragiona su informazioni false. Durante una lunga e dolorosa vicinanza a questa malattia, ho visto che non consiste nel “ragionare su informazioni false”, ma nel cercare di congiungere informazioni non più collegate fra loro. Nel cervello del malato non è intaccato il giudizio. Quando afferra una notizia, la reazione è adeguata, sebbene spezzata. Non è infine né in buona né in cattiva fede.
La signora biologa, a quanto pare, non sta parlando di ‘demenza’, ma di imbecillità.
Attualmente, molti articoli sparsi sui giornali rilevano le stesse anomalie che alcuni dei cosiddetti “negazionisti” ripetono da mesi: come la politica, secondo l’uso italiano, sia tutta di emergenza anziché di prevenzione; e come, pur avendo prospettato fin da maggio una seconda ondata virale, non siano stati aggiunti sufficienti posti letto, precettate le strutture private, banditi concorsi per medici, infermieri, insegnanti, e così via..
Ora sono scese in piazza le bambine a prendere la parola. Il mondo sarà salvato dalle ragazzine? O dagli imbecilli?
Sì, ora lo dicono tutti. Quel che non dicono ancora è perché, pur sapendo che l’inquinamento e le polveri sottili sostengono il virus, non si provi a ridurre traffico e smog, a incentivare i veicoli ibridi o elettrici, ad accrescere il trasporto pubblico, ma ci si limiti a colpevolizzare i cittadini e a trattarli con minuziosa severità.
Per non parlare del nuovo tricolore italiano, dove una regione povera di letti e di malati come la Basilicata viene tinta in arancione, mentre per tingere di rosso la Campania, dove la situazione è catastrofica, si è dovuta colorare mezza Italia..
Sì, signora biologa, se vuole parlare di buona e mala fede, è qui che deve guardare, e anche nel successo delle sue parole, accolte dalla stessa buona fede che purtroppo anima anche lei.”
Sarantis Thanopulos: “Il termine “negazionismo” è impiegato strumentalmente per mettere nello stesso sacco gruppi eterogenei di persone: coloro che affrontano la paura denegando il pericolo rappresentato dalla pandemia, i neofascisti/populisti che usano la rabbia, reattiva all’angoscia, per colpire la democrazia e le persone che temono la probabilità di ammalarsi, ma sono più prese dalla certezza di diventare indigenti. Dulcis in fundo, nel sacco finiscono anche persone come te e me che non sfidano il pericolo. Usano la prudenza e la solidarietà civile con gli altri, nel senso di reciproca cura e protezione, ma non interiorizzano l’emergenza come modo di essere e si preoccupano di una politica in perenne stato d’eccezione.
Si perde di vista che anche l’eccesso di paura è una forma di diniego che ricusa il piacere del vivere e conduce all’isolamento psichico, la vera causa della nostra difficoltà di prevenire le catastrofi e di affrontarle. La battaglia contro il “negazionismo” è ingannevole, confonde il nostro sguardo. Camminando ho fatto caso a coloro che corrono per le strade della mia città senza mascherina. Con lo sguardo fisso nel vuoto, catturati dal proprio movimento, non si accorgono degli altri e non vedono dove sono. “Negazionisti”, in apparenza, sono, in realtà, avulsi dal mondo, cavie che vagano nel loro labirinto. La biologa che parla a vanvera di demenza, appartiene alla schiera degli “esperti” che attribuiscono a ogni manifestazione umana incongrua un difetto della macchina biologica, così il nemico vago di turno non è “cattivo”, ma “malato” da curare.”

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