Riflessioni (in)attuali
Uno sguardo psicoanalitico sulla vita comune
IL RE NUDO: le competenze psicoterapiche di un laureato in psicologia
L’uso corretto delle parole -il rispetto del loro reale significato ma anche la loro appropriata collocazione nel contesto in cui vengono usate- è molto importante per una comunicazione fondata sulla chiarezza e non sulla mistificazione. Nel campo della cura psichica la mistificazione si è fatta strada. Il linguaggio spesso e volentieri si piega all’interesse di mercato delle categorie professionali. Sarà pure vero (tesi molto discutibile) che è il linguaggio a farci conoscere la realtà, ma usarlo per inventarla è un’altra cosa.
Il significato di “psicologia” è: discorso, sapere sulla psiche (la rappresentazione erotica, affettiva e ideativa di noi e del mondo che dà senso alla nostra esistenza). Per estensione ha finito per significare la configurazione d’insieme dell’assetto psichico grazie alla conoscenza che se ne ha. Dire “psicologia delle masse” o “psicologia individuale” è corretto. Dire “colloquio psicologico”, che implica una relazione, è vago, ambiguo, ma comunque corretto, a condizione che significhi: colloquio con uno psicologo. L’ambiguità occupa lo spazio della significazione quando invece di dire ascolto, disagio, benessere “psichico”, si dice: ascolto, disagio benessere “psicologico”. L’uso ambiguo delle parole mira a spostare l’attenzione dal mondo psichico del soggetto alla categoria professionale dello psicologo che deve farsi carico del suo benessere o disagio mediante il suo ascolto. La qualità di questo ascolto non è più in relazione con la particolarità del mondo psichico con cui chi ascolta deve entrare in contatto profondo, ma è garantita a priori dalla sua “competenza” professionale.
L’uso interessato delle parole punta a creare un modo di pensare: vai dallo “psicologo” per farti aiutare nei problemi e nelle scelte della tua vita. Quali sono la formazione specialistica del laureato in psicologia e la sua capacità di collocarsi in una relazione paritaria di cura, piuttosto che somministrare le sue ricette di esperto, è irrilevante. Assistiamo alla campagna pubblicitaria di una categoria professionale (in sé legittima) che tende a distorcere il senso della cura psichica a favore di un interesse di parte (cosa illegittima).
Davide Lazzari presidente della Consulta Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) è intervenuto alcuni giorni fa su “quotidianosanita.it” per perorare la causa di una massiccia immissione di psicologi (non specialisti) nel SSN. Ha indicato le varie aree in cui l’assunzione di psicologi sarebbe necessaria: coppie con problemi di sterilità, donne in gravidanza o che interrompono una gravidanza, donne che vanno in menopausa, persone affette di malattie fisiche con risvolti “psicologici” ecc. Queste funzioni di sostegno psichico primario dovrebbero essere svolte dallo “psicologo di base”, cioè da un laureato in psicologia. Non richiederebbero la formazione in psicoterapia o una formazione specifica necessarie per questo tipo di sostegno che è sì primario, ma complesso. E non sarebbero accessibili ai medici formati come psicoterapeuti, in barba al buon senso e alla Costituzione.
Dell’assistenza dovrebbe far parte anche la “promozione di comportamenti e stili di vita”. Qui il terreno si fa molto scivoloso: nel nome del “benessere psicologico” (un nuovo spazio di mercato) si profila un’invasione da regime totalitario dello spazio privato dei cittadini.
Il titolo dell’intervento di Lazzari è emblematico: “Malattia mentale e disagio psicologico richiedono risposte specifiche e diverse”. C’è un rapido accenno all’utilità della psicoterapia accanto ai farmaci, ma la sostanza è questa: ai biomedici la “malattia mentale”, ai psicologi il “disagio”. Questa chiara divisione del mercato dei posti di lavoro, fatta da coloro che con l’esperienza umana di chi soffre non hanno una relazione diretta, è un progetto di occupazione del sistema della Salute Mentale, la strada più rapida per distruggerlo definitivamente.