Intervista a T. Metzinger, Università di Mainz, Germania
Background Un gruppo internazionale di neuroscienziati e di filosofi sta studiando come il contenuto di esperienza soggettiva sia correlato agli eventi nel cervello. Il problema metodologico fondamentale nella ricerca di coscienza è la soggettività di un fenomeno obiettivo, il fatto che l' esperienza cosciente, in condizioni standard, è legata sempre ad una prospettiva individuale in “prima-persona”. La domanda empirica centrale è se e come gli stati fisici del sistema nervoso umano possono essere “mappati” con il contenuto dell'esperienza cosciente. La ricerca delle componenti neurali della coscienza (NCC) si è trasformata in un ambito molto attivo di ricerca. I metodi quali la registrazione unicellulare - in scimmie - e il brain imaging e l'elettrofisiologia del cervello - in esseri umani -, applicati allo studio di fenomeni come il blindsight, alla cognizione esplicita/implicita e all'antagonismo bioculare, hanno generato una ricchezza dei dati. Quest'ultimo periodo ha visto anche lo sviluppo di un certo numero di teorie circa la localizzazione degli NCC.
Domanda: Quali sono i correlati neurali della coscienza (NCC)?
Risposta: Siamo ancora solo all'inizio di questi studi. Nessuno sa quali essi siano. Ci sono dei risultati molto promettenti. Per quanto mi riguarda, come filosofo, le domande sono interessanti: per esempio si può studiare ogni tipo di contenuto fenomenico, per cui potremmo parlare del contenuto della coscienza di blue, rosso o vaniglia facendo corrispondere a questo un correlato neurale ben preciso.
Domanda: In cosa consistono questi NCC?
Risposta: Sono un set di proprietà nel cervello che determinano la coscienza. E' importante riuscire trovare il correlato fisico minimo di questi, ovvero gli elementi neurali sufficienti ad avere la proprietà della coscienza. La macchina può emulare questo processo, ma non avremo mai un correlato neurale, ma un correlato della macchina.
Domanda: La teoria del caos può spiegare parte dei misteri della coscienza?
Risposta: Il cervello è un sistema ultracomplesso e pertanto ogniqualvolta si tenti di misurare la sua attività, contemporaneamente si introduce un errore che rende pertanto impossibile la realizzazione di un efficace modello matematico per ragioni pratiche e non teoriche. Potremmo realizzare un modello anatomico, ma rimarrebbe insoluto comunque il problema funzionale!
Domanda: Qual è l'importanza della filosofia nella psichiatria?
Risposta: Posso giudicare solo gli psichiatri tedeschi, per la mia esperienza diretta. Il lavoro teorico è scarso ed anacronistico. Si fa un'analisi fenomenologia, utilizzando nozioni che si rifanno al 1920, e ci si rivolge ai pazienti con un approccio letterario, non rispettando la loro sofferenza! Nel mio paese, solo pochi psichiatri hanno aggiornato la loro pratica in considerazione dei nuovi ritrovati delle neuroscienze cognitive e della filosofia analitica della mente. Forse sono poco amichevole con loro, ma quando i miei studenti mi chiedono della psicoanalisi io la definisco come una sorta di religione: nella pratica clinica non funziona (in Germania ci sono statistiche scandalose: la psicoanalisi di breve durata funziona meglio di quella di maggiore durata); la teoria è anacronistica e confonde il livello personale e quello sub-personale. Ritengo pertanto assurdo oltre cinico da parte dello psichiatra non adeguarsi alle nuove teorie delle neuroscienze cognitive (anche Freud se fosse nato in questo secolo l'avrebbe fatto).
Spero che in futuro ci possa essere una maggiore cooperazione tra psichiatria, filosofia teorica e neuroscienze cognitive, poiché è vivo negli psichiatri l'interesse verso la filosofia (un po' meno quello dei filosofi per la psichiatria): comunque occorrerebbe una maggiore attenzione verso i filosofi contemporanei
“The subjectivity of subjective experience: a representationalist analysis of the first-person perspective” In T. Metzinger (2000) [ed.], “Neural Correlates of Conscoiusness – Empirical and Conceptual Questions”. Cambridge, MA:MIT Press.