Intervista al Prof. A. Virzì, organizzatore del congresso

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30 novembre, 2012 - 16:32

Da cosa nasce la Società Italiana di Psichiatria Residenziale?
La SIPRe nasce dalla urgente e ormai improcrastinabile necessità di creare uno spazio per il dibattito tra residenzialità privata e pubblica superando le ideologie che hanno caratterizzato queste realtà. Il termine residenzialità prima stava ad indicare ospedale psichiatrico e quindi rivedere la legge 180 e quindi un ritorno all'antico. Ma grazie al contributo di Bruno Commodori, fondatore di questa società e prematuramente scomparso, siamo riusciti a “puntare i riflettori sul problema della residenzialità”, espressione questa molto cara a lui. Siamo riusciti a superare il pregiudizio della residenzialità anche come fatto solo imprenditoriale e da qui le nostre iniziative.
Cosa è l'abitare in psichiatria residenziale?
L'abitare è un modo peculiare di relazionarsi con l'ambiente: non è il risiedere, freddo e distaccato e amministrativo senza alcun coinvolgimento emotivo ed affettivo, ma il vivere pienamente la realtà in una situazione analoga a quella di un soggetto normale.
D'altronde la residenzialità odierna presenta un target di popolazione che per buona parte non è più il residuo manicomiale, ma sono dei soggetti che possono partecipare alla vita delle comunità. La residenzialità rappresenta una tappa transitoria e non finale per il reinserimento ambientale e sociale dell'individuo contraddistinguendo già da solo in senso terapeutico l'”intervento residenziale”.
Quale potrebbe essere l'impatto della nuova riforma della legge 180 sulla residenzialità?
C'è il rischio che la trasformazione che ne potrà conseguire diminuisca le potenzialità di intervento sul paziente e le possibilità di azione dello psichiatra e tutto ciò a scapito della salute dell'utente.

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