INTERVISTA A N.C. ANDREASEN
Secondo Lei, l'etiopatogenesi della schizofrenia è di natura biologica o psicosociale?
Penso che l'evidenza preponderante suggerisca che essa sia una patologia del neurosviluppo del cervello. Ma una domanda ancor più interessante sarebbe “A quale punto del neurosviluppo si ha l'esordio della schizofrenia”: le prime fasi dello sviluppo, lo sviluppo neurale o una combinazione di entrambi o addirittura nell'adolescenza o nella prima età adulta (es. il testosterone influenza la maturazione del cervello e raggiunge un picco nell'adolescenza). Non bisogna escludere l'importanza di fattori psicosociali quali le esperienze di vita: molto spesso gente che ha raggiunto grandi successi, è all'università, va in viaggio in un paese straniero sviluppa un franco episodio psicotico, deve rientrare in patria e diventa schizofrenico. Chiaramente sviluppa in viaggio una patologia per la quale era già predisposto. Quindi direi che c'è una preponderanza di fattori biologici: intrinseci, quali un'insieme di genetica e l'alterazione dello sviluppo cerebrale ed estrinseci quali l'esposizione a virus, tossine, fattori nutrizionali e altro.
Cosa la ha portato a cambiare opinione sul ruolo della psicoterapia nel trattamento delle malattie mentali?
Dal penultimo libro “The Broken Brain” al recente “Brave New Brain” non ritengo di aver cambiato opinione sul ruolo della psicoterapia , ma quella che è cambiata è l'enfasi. Il primo libro è stato scritto in un periodo in cui la psicoterapia era dominante e quindi sentivo la necessità di sottolineare l'esistenza di un aspetto biologico molto importante che sottende queste patologie; adesso il pendolo si è spostato dalla parte opposta e da ciò deriva il mio atteggiamento. Un altro motivo importante che mi ha spinto a dare enfasi al ruolo della psicoterapia è il fatto che questa si sia portata fuori dalla psichiatria e venga attualmente praticata da personale non medico, almeno negli USA. Mentre sarebbe auspicabile che lo psichiatra che tratta il paziente prescriva farmaci e sia contemporaneamente il suo psicoterapeuta, permettendo un “fine tuning” della terapia.
Quale dovrebbe essere, secondo Lei, il tipo di terapia da usare preferibilmente nei pazienti?
Dipende dalla patologia considerata: il morbo di Alzheimer e la Schizofrenia, ma specialmente la prima, non potrebbero trarre giovamento da un trattamento psicoterapico, mentre i Disturbi Affettivi e quelli d'Ansia necessitano questo tipo di terapia che in talune condizioni può anche diventare quella esclusiva.
Quale tipo di psicoterapia è da prediligere?
Ritengo che il tipo di psicoterapia da usare sia una scelta del paziente e che dipenda principalmente da fattori culturali: ad esempio, in Italia ed in Francia si predilige la psicoanalisi che invece trova meno spazio negli USA ed in Germania e addirittura nessuno in Cina. In alcuni paesi ci si aspetta un determinato tipo di psicoterapia e bisogna pertanto tenere in considerazione i bisogni ed i desideri del singolo paziente.
Qual è il possibile “ruolo” dei due sessi in un'ottica teleologica alla luce delle differenze funzionali riscontrate con l'Imaging in una prospettiva evoluzionistica?
Bisogna considerare come era l'uomo fino a 5-6000 anni fa: il maschio aveva il ruolo di perpetuare la specie e la donna quello di allevare i figli. Anche se sono passate alcune migliaia di anni tutto ciò si fa ancora sentire: il maschio guarda la gente in modo più primitivo usando la parte più affettiva ed emozionale del suo cervello, la donna per i suoi compiti psicosociali usa la parte più analitica. Mentre le funzioni più recenti nella filogenesi dell'uomo quali il linguaggio (TV, Internet, Teatro, etc.) si sono sviluppate allo stesso modo in entrambi i sessi.
Ha senso considerare una terapia differenziale per genere?
Da un punto di vista farmacologico, la farmacocinetica nei due sessi è diversa; nella pratica clinica purttroppo viene considerato come parametro medio di riferimento il maschio con le sue caratteristiche antropometriche standard, ignorando a torto le peculiarità dei due sessi.
Anche dal punto di vista psicoterapico, sussistono delle differenze che nella pratica quotidiana vengono trascurate: lo psicoterapeuta è più spesso un uomo e pertanto ha una maggiore difficoltà a capire in profondità le esigenze, le differenze e il modo di sentire di una donna. Lo stesso Freud creò un modello centrato sulla figura maschile.
Quali sono gli obiettivi futuri delle sue ricerche?
Ovviamente continuerò a fare ricerche per migliorare la nostra comprensione dei meccanismi cerebrali che sottostanno alla Schizofrenia.
Un altro dei miei interessi attuali è quello della Creatività e Malattie mentali e in modo particolare il tema della creatività matematica nella Schizofrenia, ritratto egregiamente nel film Beautiful Mind (biografia di John Nash, matematico americano che si ammalò all'età di 30 anni circa e successivamente ricevette il premio Nobel per l'economia nel 1994 per la sua teoria dei giochi).