Intervista a A. Liberati

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26 novembre, 2012 - 13:51

D: Ci si aspetterebbe che gli enti regolatori debbano supportare al massimo la ricerca non sponsorizzata,riguardo farmaci che non interessino un'industria farmaceutica o misure non farmacologiche, invece succede il contrario. Numerosi Comitati Etici continuano a bloccare la ricerca spontanea con richieste burocratiche, assicurazioni e quant'altro ignorando tra l'altro un Decreto Ministeriale che supererebbe questi problemi e di fatto ancora passa per l'80% solo la ricerca sponsorizzata. Da un lato ci sono questi problemi, dall'altro non ci sono grossi vantaggi per chi volesse fare della ricerca non sponsorizzata in termini di qualifica professionale etc..Vorrei chiederLe come si può fare a modificare questa situazione?

R: Io credo che in Italia si sia cominciato a mettere le basi per un sostegno alla ricerca indipendente in modo più efficiente. Tu hai citato il decreto che forse non tutti conoscono di qualche anno fa che dichiara, e lo si capisce anche nella recente riorganizzazione dei Comitati Etici, il principio che la ricerca indipendente debba essere supportata da risorse proprie del Servizio Sanitario Nazionale. Peraltro sapete anche che da due anni, questo è il secondo, c'è un programma specifico che si chiama "programma per la ricerca indipendente sul farmaco" finanziato dalla Federagenzia italiana per il farmaco che mette a disposizione circa 30 milioni di euro all'anno. Questa non è una cifra irrisoria nel panorama nazionale per la ricerca clinica che affronti i temi che la ricerca sponsorizzata non affronta, come tipicamente i confronti testa a testa tra strategie farmacologiche, la farmacovigilanza e quant'altro. Però devo anche dire, a costo di essere impopolare, che ricerca spontanea non significa sempre ricerca di qualità. Devo dire, come ho citato prima, che quando si vanno a vedere le differenze tra gli studi sponsorizzati o meno e si cerca di attribuire la maggior tendenza degli studi sponsorizzati a produrre risultati positivi a difetti metodologici si è ottenuto esattamente il contrario, perché gli studi sponsorizzati sono risultati formalmente meglio organizzati. Questo significa, lo dico alla società scientifica, che bisogna migliorare fortemente la capacità degli operatori di disegnare studi clinici. Per fare un buon progetto di ricerca non basta avere una buona idea, bisogna conoscere la metodologia, abbandonare l'idea che se fatto su un gruppetto di dieci pazienti risolva qualcosa, bisogna creare Enti cooperativi di ricerca, ci vuole in altre parole uno sforzo strutturale per innalzare i livelli. Si è creato un clima di passività culturale che bisogna smuovere.

(A cura di M. Sancilio e S. Ottaviano)

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