Metafore per Internet

Share this
28 ottobre, 2012 - 21:07

La metafora della connessione multipla
La metafora della connessione multipla, che ci riporta al concetto di mente di gruppo. Ma, seguendo le note di Yerushalaim, è forse il caso di ricordare che il concetto di mente di gruppo, e tanto più di mente di massa, non esiste se non come espressione metaforica.
Ciò perché il gruppo manca di unità organica e di continuità. Come vita di un popolo è metafora biologica, memoria di un popolo è metafora psicologica.
Il gruppo e il popolo ricorda ciò che gli viene trasmesso e di cui riconosce il significato, e dimentica ciò che non gli viene tramandato (tradizione) ed anche il processo non è simultaneo perché il gruppo non ha omogeneità biologica né omogeneità psicologica (non avendo cervello non può avere la mente).
Non c'è mai nei popoli ritorno del rimosso (contrariamente a ciò che sosteneva Freud nel Mosé), ma ci sono alcuni che ricordano e che, ogni tanto, in condizioni particolari, si impongono e rimettono in atto ciò che gli altri avevano dimenticato.

La metafora degli spiriti mediocri
La metafora degli spiriti mediocri. Questa espressione proustiana, che ben si adatta al vissuto adolescenziale in genere ed al particolare vissuto adolescenziale che la connessione multipla simultanea induce, nasce dal bisogno di definizione di identità e dalla sfiducia di fondo sull'identità propria e sulla definizione di stile autonomo. La comunità di spiriti mediocri di Proust nasce qui dalla fantasia del tutti insieme e tutti uguali, che unifica e burocratizza gli stili, come le mode unificate del vestire e del parlare degli adolescenti, e ostacola la creatività, attraverso la formazione di stilemi, gerghi, linguaggio stereotipato.

La metafora del "sito"
La metafora del "sito", che in effetti sta per luogo, o contenitore. E' difficile dimenticare che il sito, o luogo, o spazio contenitivo, o anche oggetto cavo visto dall'interno, non può scostarsi nelle risonanze profonde dall'idea di utero, o se si vuole di braccia o contenitore materno, in un secondo tempo. Ne deriva che l'idea della condivisione del sito è in realtà difensiva, così come l'impossibile condivisione dell'utero. Al di sotto dell'affermazione "ci sto coi fratelli" e della retorica della condivisione universale sta molto spesso la fantasia grandiosa di essere soli e incontrastati, e di fatto una fantasia espulsiva: questa può essere facilmente misurata dal tono di litigiosità, e dal tributo in aggressività verbale da pagare a questa condivisione.

La metafora della concretizzazione del transfert
La metafora della concretizzazione del transfert, che ha un sapore fantascientifico. Il concetto psicoanalitico di transfert, che è un trasloco di emozioni e sentimenti, trasloco spaziale e temporale, qui diventa in realtà concreto e ci riporta più alla transmaterializzazione, cara alla science-fiction, che alla comunicazione: questo concetto, che allontana dalla psiche e che si riferisce al corpo, o alle "things in themselves" di Bion, potrebbe accentuare un dualismo e limitare fortemente la comunicazione, mettendo in funzione il dato o la notizia, o anche l'opinione, come cosa in sé più che come elemento di comunicazione che esiste in quanto esistono coloro che comunicano.

La metafora dell'immediatezza della relazione
La metafora dell'immediatezza della relazione è bene espressa dalla strana espressione di "tempo reale" usata spesso specialmente dai giornalisti. In realtà sembra essere il contrario, dato che il tempo reale dovrebbe essere quello che decanta, "passa" come si conviene al tempo, "dà tempo", in altre parole utilizza i periodi di vita per superare gli spazi, ritmare gli interventi per affinare, modificare, adeguare, limitare o ampliare.
Il ritmo ossessivo di una serie di atti, come sanno bene i chirurghi, o di una serie di passi, come sanno bene cantanti lirici o ballerini, serve per rimodellare la realtà in schemi e condizioni necessarie. Il salto di questi anancasmi (il viaggio, il trasporto, l'invio tramite ufficio postale, l'esigenza che l'altro, finito di parlare, mi guardi corrucciato o mi sorrida) potrebbe limitare i rapporti mentali, oltre che favorirli rendendoli immediati.
Li limita, paradossalmente, proprio perché li rende immediati: "certi rapporti armonici si creano e durano grazie a un sistema complesso di menzogne, di rinunce, una sorta di balletto complice di gesti e atteggiamenti", per dirla con José Saramago, il che, per inciso, si adatta assai bene al rapporto medico-paziente, permeato di silenzi, di scheletri nell'armadio, di negazioni, di attenuazioni, omissioni e cambi di registro, con buona pace dei bioetici e dei loro comitati.

La grande metafora : uno schermo vuoto
E infine, la grande metafora: uno schermo vuoto, entro cui sono potenzialmente tutte le comunicazioni che da tutto il mondo vengono inviate, che non si vedono, e che con un semplice gesto ricompaiono tutte assieme.
Freud nel 1922 si era acceso di stupore entusiasta di fronte ad un semplice stratagemma come quello del Notes magico, che faceva scomparire e ricomparire gli appunti: ma se egli considerava il Wunderblock come il prototipo metaforico dell'inconscio, sarebbe rimasto esterrefatto di fronte a questi nostri strumenti, che sono la più precisa e perfetta metafora dell'inconscio. L'avvicinamento di queste modalità all'invenzione della scrittura è d'obbligo, ma ci ritorneremo più avanti.

Conclusioni
Abbiamo comunque capito che c'è nella psiche umana un programma, un software di sistema, che non è solo il destino genetico dell'uomo, ma anche il suo destino sociale ed ambientale: potremmo riportarci all'ultima metafora, che è quella del "genetically preprogrammed child" atto a ricevere e a iscrivere la "emotional developing care": l'interazione tra i due pone le basi dello sviluppo, non solo psichico, ma biologico, dell'individuo. Questo prendersi cura, à rebours, dell'hardware, è fare ciò che distingue la macchina biologica. Platone, forse, l'avrebbe chiamato il Daimon, oppure Eros, nato dall'incontro improbabile di Poros e Penia (la vivacità creativa e la miseria della materia). Queste cose contribuiscono non poco al fascino indubbio della rete.
Riporto qui un pezzo di dialogo socratico, inventato da Jean Guitton, tra lui stesso e Socrate:

Socrate: "Guitton, che cosa pensa di Internet?"
Guitton: "La tecnica fa esistere concetti puri. Già oggi, qualunque essere umano ha virtualmente accesso in un minuto a tutte le informazioni aperte da tutti gli altri membri della comunità umana. Domani, dentro una tessera magnetica da cento franchi, si avrà tutta la biblioteca del Congresso. Per 50 centesimi, si potrà ricaricarla e aggiornarla in tutti i distributori automatici. In un'altra tessera magnetica ci sarà il sistema di gestione per orientarsi in un attimo in questo universo ed estrarne, subito, ciò che ci interessa".
Socrate: "Ci saranno conseguenze?"
Guitton: "Enormi Socrate. Cos'era, un tempo, un vero filosofo? Un originale come lei Socrate, che passava le sue giornate a chiacchierare con il primo venuto per le strade di Atene. Era Spinoza che ripuliva le sue lenti astronomiche continuando a limare la sua etica. Era Pascal quando inventava la macchina per calcolare le sue ore perdute. Era Descartes quando meditava sulla sua filosofia sparando in eserciti imperiali che facevano la guerra solo metà dell'anno. E Nietzsche, lampo di genio in una vita da vagabondo...."
E' qui messo in evidenza il fatto che il potere uniformante e burocratizzante dell'accesso simultaneo virtuale può porre in un piano secondario il mondo dei sogni: "flectere si nequeo superos, Acheronta movebo", questa è la risorsa che restava a Freud, di fronte ai momenti di aridità e di inaccessibilità della mente che calcola, ma non dimentichiamo, anche Freud si incantava di fronte ad un semplice Wunderblock.
In sintesi possiamo concludere, a proposito dei nostri nuovi strumenti:

La tecnica permette la mobilitazione immediata di tutto il capitale intellettuale esistente.
L'accumulazione costante degli scritti fa crescere la quantità di materiale al di là di quanto è possibile umanamente seguire.
Il lavoro di memorizzazione specializzata da parte degli individui risulta inutile.
I progressi della tecnica annullano il prestigio della specializzazione legata alle funzioni mnesiche e associative personali e dell'erudizione.
L'accumulo dei dati può diventare detrito senza adeguata sintesi, e possiamo pensare che l'intuizione, la critica, la meditazione e l'invenzione rimangano risorse vere e insostituibili.
L'esempio che possiamo tornare a fare è quello dell'invenzione della scrittura. Non c'è dubbio che l'aedo omerico, che narrava le epopee omeriche a memoria, rappresentava un mondo culturale immenso e meraviglioso, custodendo versi formulaici, passi di archeologia linguistica, possibilità di variare e di affinare il poema a seconda dell'ascoltatore, riempendo il vuoto di memoria in base al suo estro del momento, facendo dei poemi omerici cosa viva e cangiante: l'invenzione della scrittura ha spento tutto questo, e ci ha consegnato poemi congelati: ma gli antichi non avevano scelta, come non ne abbiamo noi.

Occorrerebbe per chiudere ricordare Stravinsky, che notava come il rispetto per la musica e il godimento di essa doveva essere ben maggiore quando l'ascoltare la musica era frutto di notevole elaborazione e talora fatica individuale (attesa di un concerto, viaggi per raggiungere la sede del concerto in un'altra città, imparare da sé la musica e l'uso di uno strumento, la costituzione con amici di un quartetto d'archi), piuttosto che un ascolto di Mozart facilissimo da conseguire attravero una radio, una cassetta, in mezzo a distrazioni, a rumori, o addirittura in automobile, mentre si suona il clacson. C'è, in questa nota, una certa vena masochistica tipica dello studioso e dell'intellettuale, che ritiene in fondo che senza sofferenza non si ottiene vera cultura, ma non posso dimenticare, come psicoanalista, che ogni acquisizione è pur sempre il frutto di un processo separativo.

Yerushalaim M.: Il Mosé di Freud. Einaudi, 1996.
Sanemago J.: L'assedio di Lisbona. Bompiani, 1995.
Proust M.: A la recherche du temp perdu. Gallimard, 1954.
Freud S.: (1924): Nota sul notes magico. OSF vol. X, Boringhieri, 1972.
Guitton J.: Il mio testamento filosofico. Mursia, 1997. 

> Lascia un commento


Totale visualizzazioni: 3565