La nascita della moderna psichiatria
La psichiatria ,com'è oggi intesa e praticata, nasce all’incirca a metà dell’Ottocento.
Essa nei secoli passati, non aveva avuto, infatti, dignità di disciplina autonoma.
Prima della fine del secolo scorso, com’è ovvio, molti furono coloro che si interessarono, a vario titolo, delle malattie mentali e dei malati mentali, ma non mai all’interno di una specifica sistematizzazione, bensì vuoi all’interno della medicina, che entro pratiche di caritatevole assistenza, che, infine, come speculazione filosofica o per focalizzare dei criteri giuridici ( ad esempio la capacità di intendere e di volere rispetto ad un atto penalmente perseguibile o civilmente responsabile).
Mi si consenta un attimo di ricordare che, nei secoli passati, come ora, l’interesse per la psichiatria si orientava su tre settori :
1. l’interesse per l’ammalato, nel tentativo di lenire le sue sofferenze (testimoniato dal dedicarsi di varie religioni, cito quella cristiana ed islamica, al paziente psichiatrico),
2. l’interesse per la speculazione sul funzionamento della psiche (gestita in ambito medico che su basi filosofiche),
3. la riflessione sulla condizione dell’ammalato nella società (in relazione alle leggi).
La psichiatria, ancora più che la medicina, è legata e modulata intimamente alla società da cui deriva. E se pure anche la medicina deve almeno la metà dei suoi progressi non tanto e solo alle ricerche tecnologiche, ma anche alla messa a punto nella società di meccanismi a garanzia della salute collettiva (vedi i libri di Cosmacini , ), la psichiatria, a paragone, si evidenzia assai più dipendente dai meccanismi e dal sentire sociale.
La psichiatria ha una gestazione, come scienza, tra la fine della Rivoluzione Francese e l’apogeo dello Stato Liberale, situato attorno agli anni 1860-1870.
Dal 1870 al 1900 vi è la nascita della psichiatria come scienza autonoma, strettamente connessa alla neurologia e permeata dalla nascita dei sistemi. L’imperialismo europeo è in espansione e foraggia questa disciplina. E’ l’era della sistematizzazione nosografica.
Dal 1900 alla prima guerra mondiale compaiono la psicoanalisi (1899), la fenomenologia (1913) e il comportamentismo ( o "behaviorismo") (1913, Watson), che si contrappongono alle rigide classificazioni iniziate nell’era precedente. Questo accade nel periodo 1905-1914, chiamato "belle époque", durante il quale si afferma la seconda rivoluzione industriale, con una intensa vitalità della vita e della cultura, assai raffinata. E’ l’era dei nuovi sistemi.
Dal 1919 al 1939 vengono usate su larga scale le terapie biologiche, soprattutto i metodi di shock e vi è un' organizzazione dei ricoveri che abbandona via via gli stilemi asilari per orientarsi progressivamente a copiare un modello medico. E’ l’epoca del travagliatissimo dopoguerra e dell’affermazione dei totalitarismi. E’ l’era dell’organicismo.
Dal 1939 al 1968 si scoprono i farmaci neurolettici e si abbandonano le terapie di shock, vi è il progressivo ed iniziale disgregarsi dell’orientamento basilare. E’ l’età d’oro dell’Occidente, che uscito dalla catastrofe della guerra, si dedica a ricostruire ed a svecchiare. E’ l’era della psicofarmacologia.
Dal 1968 si perfezionano i farmaci ed inizia la fine, su scala mondiale, del periodo asilare : si affermano orientamenti, sia scientifici che giuridici, di sempre maggiore ampiezza, scientificità e tutela dell’individuo. E’ l’era della psichiatria sociale.
Ritengo che la storia di qualsiasi disciplina serva principalmente a spiegare la disciplina stessa e, per questo, anche se in maniera un poco schematica, ma ritengo, efficace ai fini didattici, ho identificato, del tutto arbitrariamente, dei periodi di storia che possono essere rintracciati, nella loro componente pratica ed ideologica, nella nostra psichiatria contemporanea.
Com’è l’attuale panorama della psichiatria, ovvero, in termini di lettura storica, quanto ritroviamo nell’odierna psichiatria che è possibile far risalire ad uno od all’altro periodo ?
Quando visitiamo una città siamo portati a leggerla in termini di periodo storico. Ad esempio la lettura di Venezia — città principe per l’arte — offre pochissimo di bizantino, un po’ più di gotico bizantino, una buona quota di Rinascimento, una quota inferiore di Barocco (che si è sviluppato da Roma in giù), un discreto apporto settecentesco, quasi nulla di neoclassico, molto dell’Ottocento e molto del Novecento.
In altri termini l’immagine di Venezia è il sovrapporsi, come del resto quella di ogni altra città, di diverse stratificazioni, che vanno lette ed interpretate.
La psichiatria è attualmente una disciplina composita in cui si assiste al convivere di vari diversi elementi, che hanno origini storiche e dialettiche assai diverse. Questo non è sempre chiaro neppure allo psichiatra che spesso, senza saperlo, mescola ed usa criteri provenienti da diversi orientamenti ideologici e da diverse epoche. Lo è ancora meno, com'è ovvio, a chi non pratichi la psichiatria, ma di essa si avvalga, come lo psicologo od il giudice.
L'attuale psichiatria è al 40 % nosografica, ovvero postkraepeliniana, al 15 % psicoanalitica, al 5% fenomenologica, al 5 % istituzionale, al 20 % farmacologica, al 15 % sociale.
Ognuno di questi indirizzi, come già detto, ha una sua sorgente ed un suo periodo storico e spesso essi si sovrappongono od interagiscono (ad esempio la psichiatra nosografica si accoppia alla psichiatra farmacologica, la psichiatria fenomenologica alla psichiatria istituzionale e sociale).
Andiamo ad esaminare i vari periodi in cui questi orientamenti si sono formati e vediamo perché la psichiatria contemporanea, quella "in uso", si sia strutturata in tal modo.
La nascita della psichiatria : vale a dire si" inventano" le nuove malattie (attuale 40%)
Non sono io a situare la nascita della psichiatria attorno al 1870, ma l’autorevole, benché fino a qualche tempo fa misconosciuto in Italia, Gregory Zilboorg .
Claude Bernard aveva pubblicato nel 1865 "L’introduzione allo studio della medicina sperimentale" e Cesare Lombroso in "Genio e Follia" (1864) aveva posto le basi per una dipendenza genetica delle malattie mentali.
In questi anni termina l’apogeo dell’Europa liberale, la Francia perde la guerra con la Prussia e con essa la supremazia scientifica, in Germania inizia il Reich, in Italia vi è la presa di Roma e Porta Pia.
Emil Kraepelin (1855-1926), che verrà chiamato il Linneo della psichiatria, sostiene l’esame di Stato il 15 Marzo 1878 nell'antica città di Würzburg in Baviera.
Jean Martin Charcot (1825-1893), che diverrà il primo maestro di Sigmund Freud (1856-1939), dopo il 1882 (quando gli verrà data la Cattedra di Neurologia) comincia ad interessarsi all' isteria.
Si delimitano ed inquadrano già, circa centoventi anni or sono, quegli inquadramenti che ritroviamo tutt’ora nell’attuale psichiatria.
Emil Kraepelin scriverà nel 1883 la prima edizione del suo celebre "Trattato di psichiatria"[che avrà ben nove edizioni, fino all’ultima, quella del 1927] affermando in tal modo quella psichiatria classificatoria e nosologica che esiste tutt’ora e che vede negli attuali DSM-IV e ICD-10 il seguito di queste concezioni che mirano, con lo studio del procedere della malattia e dell’ammalato, a differenziare sempre più finemente una malattia psichiatrica dall’altra.
Lo statalismo bismarckiano e l’orientamento sociale creano in Germania delle condizioni ottimali per gli studi di Kraepelin che nel 1904 diviene direttore della Clinica Psichiatrica di München e Cattedratico nella medesima città.
Tanto interessanti appaiono le pagine di Kraepelin sulla nosografia psichiatrica, tanto deludenti sono le sue prescrizioni terapeutiche, pur prendendo atto della totale mancanza di sussidi farmacologici che consistono sostanzialmente in alcool, paraldeide, cloralio idrato, te, caffé, morfina.
Non senza impressione si legge nelle sue "Memorie" che egli tenne una donna tre giorni consecutivi a bagno per sedarne la mania .
In Francia, di converso, assieme al grande sviluppo della neurologia, vi è una sorta di minor interesse per le psicosi e ci si orienta di più allo studio delle nevrosi e, in particolare, dell’isteria.
L’ipnotismo si diffonde e le due scuole di Nancy (Ambroise Liébeault (1823-1904) e Hyppolite Bernheim (1840-1919) e della Salpétrière (Charcot) si fronteggiano. L’isteria e l’ipnotismo sono strumenti per scoprire l’inconscio, anche se questa parte della psiche era già stata intuita prima di Freud . Il primo Congresso sull’ipnotismo sarà tenuto in Francia nel 1889.
Freud sarà influenzato da Charcot, di cui ascolterà le lezioni, al punto tale da chiamare il suo primogenito con il nome, Jean-Martin, del Maestro. Il suo soggiorno a Parigi nel 1885 e 1886 durerà pochi mesi, quattro, ma questi saranno sufficienti a lasciargli un imperituro ricordo . Il celebre libro dello svedese Axel Munthe (1857-1949) "Storia di San Michele" (1929) è la trascrizione letteraria di questo clima della psichiatria francese nella seconda metà dell’Ottocento.
In Inghilterra prevale, allora come ora, più che un orientamento teorico, un approccio sociale con l’applicazione diffusa della teoria del "no restraint", anche se vi sono psichiatri, come Henry Maudsley (1835-1918) che hanno un orientamento biologico.
Negli USA si segue vuoi la psichiatria asilare francese, vuoi lo studio delle nevrosi.
E’ George Miller Beard (1839-1883), a coniare il termine "nevrastenia" che rimase in uso fino a qualche decennio fa e che ora ha assunto una connotazione peggiorativa e dispregiativa.
Come prevalenza internazionale e, quindi, soprattutto in Italia, ha diffusione la psichiatria tedesca, la psichiatria nosografica, che segue Emil Kraepelin che può, a buona ragione, essere considerato il vero interprete di questo periodo storico. Sono presenti ed attivi Andrea Verga (1811-1895) che diverrà parlamentare e sarà il rinnovatore della psichiatria italiana, ma anche Carlo Livi (1823-1877) direttore del manicomio Giudiziario di Reggio nell’Emilia che diverrà caposcuola di Enrico Morselli (1852-1929) e di Augusto Tamburini (1848-1919).
Cesare Vigna, primo direttore del Manicomio di San Clemente a Venezia (inaugurato nel 1873), era anche celebre critico musicale, fu curante di Giuseppina Strepponi e passò alla storia per essere stato l’unico critico che non stroncò "La Traviata" alla prima rappresentazione a "La Fenice" (6 Marzo 1853).
Nomi una volta assai conosciuti, ora rapidamente sommersi dall’oblio di una storia che non perdona, come i suoi successori Giambattista Colbachini e Luigi Cappelletti (il cui nome arriverà fino agli anni 50 con l’ammonizione comune tra i veneziani "Guarda che ti porto da Cappelletti").
Gli anni 1900-1919 ovverossia la nascita di raffinate inutili teorie (attuale 20%)
Mentre si diffonde la psichiatria nosografia tedesca, nascono e si sviluppano tre approcci psichiatrici di grande importanza culturale e di minima importanza sociale e legislativa.
Nel 1900 compare il libro fondamentale di S. Freud "L’interpretazione dei sogni" e si organizza il primo Congresso del movimento psicanalitico nel 1908 a Salzburg. La psicoanalisi porta all’attenzione degli psichiatri che buona parte del mondo psichico è sommerso, cioè inconscio, ed esplorabile solo attraverso determinate tecniche. Pur con il suo enorme impatto culturale la psicoanalisi rimane però al di fuori dell’area psichiatrica, che è ancorata alle concezioni asilari (è del 1904 la famosa relazione Belmondo su San Servolo che provoca la legge sugli Ospedali Psichiatrici del 22 Febbraio 1904 - che rimarrà in voga, in Italia, fino al 1978 - e del 1903 il famoso studio di raffronto della situazione psichiatrica in Europa di Paul Sérieux ) E, infatti, è questa l’epoca in cui vicino a vedute di libertà ed individualismo propugnate, a diverso titolo, dalla psicoanalisi, dal comportamentismo e dalla fenomenologia si assiste, in Europa alla riorganizzazione asilare, sotto la luce di un preponderante positivismo.
Alcuni psichiatri divengono psicoanalisti, ma molti psichiatri rimangono nella loro veste di "guardiani dell’ istituzione" ove l’ineluttabilità della malattia mentale viene sentita come condizione necessaria e sufficiente per un sostanziale nichilismo terapeutico.
In Francia brilla l’opera di Pierre Janet (1859-1949) che cerca di portare in psichiatria delle vedute psicologiche assieme a Théodule Ribot (1836-1916).
Negli Stati Uniti — quasi una risposta al movimento psicanalitico — compare il comportamentismo (o "behaviorismo") nel 1913 (Watson), teoria influenzata dal pragmatismo americano di Charles Sanders Peirce e William James. E’ interessante che in contemporaneità in Russia prende sempre maggiore espansione la riflessologia di Ivàn Petrovic Pavlov (1849-1936), Vladìmir Michàilovich Bèchterev (1857-1927) (e, più tardi, di Kornilov e Vigotskij). Il comportamentismo definisce e cura ciò che si vede, la condotta, cercando di modificarla e non interessandosi per nulla di quelle che potrebbero essere le leggi o le organizzazioni psichiche che sottostanno al comportamento e lo dirigono.
E, infine, sono anni assai fertili, compare un terzo importante movimento, la fenomenologia, ovvero lo studio/comprensione dei malati mentali operata introducendosi all'interno del mondo degli stessi (una rivoluzione copernicana).
E' l’interpretazione del mondo come viene visto da parte del paziente, nella riduzione su di lui operata della capacità di vivere e conoscere . I suoi fondatori sono il filosofo Edmund Husserl (1859-1938) che ebbe come discepoli Max Scheler (1874-1928) e Martin Héidegger (1889-1976).
Tre movimenti che opereranno, ma a distanza di almeno cinquanta anni, delle modifiche essenziali sulla psichiatria, modifiche che, in questo periodo, rimangono però appannaggio di pochi e sostanzialmente teoriche.
Dal 1919 al 1939 ovverossia l’era del manicomio e degli shock (attuale 5%)
Con molta difficoltà si espandono le idee e le teorie della psicoanalisi, che restano appannaggio di pochi. Ma si rafforza e costituisce un agguerrito gruppo di psicoanalisti ( Alfred Adler, Carl Gustav Jung, Sandor Ferenczi, Otto Rank, Ernest Jones ) mentre la fenomenologia vede comparire i nomi di Ludwig Binswanger ed Eugène Minkowski.
Il comportamento rimane un fenomeno legato agli Stati Uniti, così come la riflessologia rimane una scienza di sola utilizzazione russa.
L’orientamento della psichiatria ufficiale d’Europa è organicista e nosografista, ma anche asilare.
Viene dedicata molta attenzione all’organizzazione degli Ospedali Psichiatrici i quali, grazie all’introduzione di svariate terapie, ma sostanzialmente terapie di shock, di cui parleremo tra poco, assumono un aspetto sempre più medicalizzato, iniziando ad abbandonare l’aspetto meramente contentivo.
Per questo, oltre ad affrontare sostanziali cambiamenti architettonici negli Ospedali Psichiatrici, si inizia, in maniera più o meno raffinata, a tentare di dare un’istruzione al personale in servizio. In Francia, a differenza che in Italia, si arriva perfino a confezionare un diploma che permetta all’interessato di accedere a tutti gli Ospedali della nazione, mentre in Italia il diploma - o patentino — valeva solo se l’infermiere voleva praticare dentro l’Ospedale Psichiatrico dove l’aveva acquisito .
Mentre, paradossalmente, si afferma nella psichiatria privata ed extra asilare la cura della malattia mentale con la psicoterapia, all’interno delle istituzioni prende corpo e si sviluppa la terapia biologica.
La principale malattia da curare è la schizofrenia. La schizofrenia è una malattia relativamente nuova, che prima veniva diagnosticata abbastanza raramente ed aveva un altro nome (demenza precoce), ma che dopo la pubblicazione di un libro di un celebre psichiatra svizzero, Eugen Bleuler (1857-1939), viene diagnosticata anche troppo frequentemente. Kraepelin aveva, fondamentalmente, distinto due principali malattie : la schizofrenia e la psicosi maniaco-depressiva. In ambedue vi sono manifestazioni allucinatorie e deliranti, ma mentre la psicosi maniaco-depressiva tende a guarire con l’età, la percentuale di guarigione per la schizofrenia era assai minore. E pertanto, per giustificare la prolungata ospedalizzazione, spesso a vita, la diagnosi più frequente era quella di schizofrenia.
Nel 1922 viene introdotta la "terapia del sonno", in uso tutt’ora, in cui il paziente viene tenuto assopito per parecchio giorni. L’ inventa Jacob Klasi, svizzero, che va anche a Chicago e che la utilizza su delinquenti psicotici.
Gli Ospedali psichiatrici hanno attrezzati laboratori anatomopatologici e spesso alla loro direzione vengono inviati neurologi .
Lo psichiatra ungherese Laszlo von Meduna nel 1933 aveva ipotizzato che vi fosse un’antagonismo tra epilessia e schizofrenia e, perciò, rendeva epilettici gli schizofrenici con il cardiazol (il pentametilentetrazolo) un farmaco che induceva da 15 a 30 attacchi epilettici alla volta (con relativa frattura di ossa). Il contributo italiano è fin troppo noto ed è dovuto ad Ugo Cerletti ( di Conegliano) che introduce l’elettroshock nel 1938. Contemporaneamente o quasi il neurochirurgo portoghese Antonio Caetano de Abreu Freire (che, molto modestamente, aveva preso il "nom de plume" di Egas Moniz de Ribadouro, mitico eroe della guerra contro i mori nel 1100!) nel, 1936, introduceva la lobotomia prefrontale, che sarà poi adottata in Italia da A.M. Fiamberti, direttore a Varese, nel 1948.
Queste terapie di shock, cruente e pericolose, avevano però un vantaggio: abbastanza spesso guarivano o miglioravano gli ammalati.
L’epoca della farmacologia e del determinismo dal 1939 al 1968 (attuale 15%)
La guerra, dal 1939 al 1945 , assorbe le energie di tutti. L’interesse per la salute mentale è in netta diminuzione ove non fosse per quegli eroici psichiatri che si sacrificarono per evitare la deportazione dei pazienti psichiatrici, attuata dai nazisti .
Terminata la guerra, distrutta la Germania, assai mal ridotte le altre nazioni europee (tranne la Svizzera, accortamente neutrale) la ricerca fiorisce negli Stati Uniti ed in Svizzera.
Seymour S. Kety, nel 1948, stabilisce che il consumo di ossigeno di un cervello schizofrenico è del tutto analogo a quello di un cervello "normale"
Viene coniata la parola "psicofarmaco". Nel 1945 si scopre che alcune sostanze, usate ancora dal 1930 come antielmintici ed antiseptici, hanno anche un’azione antistaminica. Poiché queste sostanze sono tossiche si confeziona un derivato non tossico, la prometazina, che ha forti proprietà sedative (la prometazina è ancora in uso sotto il nome di "Fargan").
Da questa verrà elaborata una molecola, la cloropromazina, che sotto il nome di Largactil, grazie ad Henri Laborit diventerà il neurolettico principe, il farmaco di elezione contro la schizofrenia: si calcola che nel decennio 1959-1969 almeno cinquanta milioni di malati abbiano assunto la cloropromazina. E, di converso, dal 1956 al 1966, crolla il numero di pazienti ricoverati negli Ospedali psichiatrici (numero che era, inversamente, cresciuto dal 1946 al 1956).
Nel 1958, quasi casualmente, un medico belga, divenuto poi miliardario, e nominato barone, il dott. Paul Jannssen, scopre il butirrofenone aloperidolo (Serenase) il miglior farmaco antipsicotico, mai trovato. Jannssen rimase per tutta la vita un uomo modesto e lavoratore,e, negli ultimi anni cedette l’azienda ai gruppi americani
Sempre nel 1953 si scopre in Francia che un farmaco antitubercolare, l’iproniazide, aveva proprietà antidepressive (Ivan Selikoff e Jean Delay). Ma l’iproniazide, benchè attiva, è assai tossica e va usata con estrema attenzione.
Nel 1957 uno psichiatra svizzero, Roland Kuhn, scopre che una molecola simile alla cloropromazina, l’imipramina, ha un ottimo effetto antidepressivo senza essere tossica. Si inizia, così ad usarla come antidepressivo, tutt’ora in auge, il Tofranil.
Ma la reale esplosione farmacologia avviene nel 1960 con la scoperta delle benzodiazepine che rapidamente soppiantano i meprobamati (introdotti nel 1957). Le benzodiazepine (Librium, Valium) non sono per i veri malati mentali, gli psicotici od i depressi, ma per quei malati inquieti e nervosi, i nevrotici, che costituiscono dal 10 al 20 % della cosiddetta popolazione sana. Presto diventano e di larghissimo uso, vengono distribuite assai largamente anche dai medici di base e contribuiscono al benessere generale della popolazione.
In questo ventennio, quindi, nasce e si sviluppa e prospera la psichiatria farmacologica, a tutto vantaggio non solo dell’ammalato, ma anche delle ditte farmaceutiche e degli stessi medici psichiatri (una volta disprezzati come strani paria della medicina) ed ora vezzeggiati ed adulati per via delle grandi possibilità di mercato che si offrono con la loro collaborazione.
Nel 1959 un neurologo di Gallarate, Carlo Lorenzo Cazzullo (1915) già allievo di Besta e di Bumke, fonda la prima cattedra di psichiatria italiana a Milano. Cazzullo fu non solo un geniale clinico, ma anche un abilissimo politico (schierato con la DC ed amico di don Sturzo) ed instancabile ed infaticabile organizzatore, che ha lasciato in Italia una vasta ed apprezzata scuola. Dopo la cattedra di Milano verranno fondate quelle di Roma, Torino, Firenze, Bologna e, infine, Padova. Egli, tuttavia, fedele ad un illuminato conservatorismo [non a caso fu chiamato il Cavour della psichiatria italiana], perse la grande occasione che fu invece del veneziano Franco Basaglia. La perse perché non la seppe percepire, come testimonia l’angusta anedottica del suo libro autobiografico, affondato com'era in un mondo accademico che perdeva via via colpi nello sterile gioco del mantenimento del potere.
La cultura, intesa come Kultur e non come Bildung, paga infatti solo se viene vissuta talora anche a caro prezzo e questa non è mai stata una dote dei cattedratici italiani.
Il nome di Carlo Lorenzo Cazzullo si inserirà con quelli dei suoi predecessori (Verga, Morselli, Tamburini) in un desertico Olimpo frequentato solo dai cultori della materia.
Ma, e contestualmente, l’adozione della psicoanalisi diviene, soprattutto negli Stati Uniti, una regola. Su sei psichiatri specializzandi negli Stati Uniti, almeno uno diveniva psicoanalista ; più tardi, subito dopo la guerra, la percentuale di coloro che avevano una preparazione psicoanalitica fu di uno su tre. Del pari in Italia si inizia a trovare tra gli psichiatri — tutti rigorosamente di derivazione neurologica- qualcuno orientato verso le discipline emergenti.
La scuola italiana guidata da Cesare Ludovico Musatti di Dolo (Venezia) (1897-1989) combatté contrò la reintroduzione nel dopoguerra di una psicoanalisi di importazione americana, richiamandosi alle vere sorgenti culturali della materia.
Nel 1945 la Società di psicoanalisi contava sei membri, nel 1955 ne contava venti e nel 1963 trenta .
E, in effetti, la preparazione psicoanalitica predispone il giovane psichiatra all’ascolto ed all’interpretazione, mentre, rapidamente, i meccanismi istituzionali, allora come ora, fanno diventare lo psichiatra solo un — sagace o meno — organizzatore/funzionario (ciò è accaduto non solo con gli psichiatri dell’Ospedale psichiatrico, ma anche con gli odierni psichiatri del territorio).
Vi è una sorta di antinomia, un’ intolleranza, una incompatibilità tra lo psichiatra che cura ed ascolta e quello che organizza e gestisce. Questa antinomia, questa contraddizione, questa incompatibilità, incongruenza, è alla base di molti fallimenti di vari esperimenti "democratici" di collegamento ed inserimento di un servizio pubblico sul territorio..
E' rarissimo, infatti, trovare uno psichiatra "vir bonus "(ovvero congruente con il sistema) e "dicendi peritus" (ovvero competente nella materia tecnica specifica).Il che viene generalmente scotomizzato. Anche se, a dire il vero, si dovrebbe usare la dizione "competenti nelle materie specifiche" per l'enorme allargamento delle conoscenze che non possono più essere compendiate, in psichiatria, in una sola figura.
Ai vecchi Direttori di Ospedale Psichiatrico, nosografi o biologisti, se non anatomopatologi, si preferisce in questi anni in Italia uno psichiatra od orientato verso la psichiatria di settore, come Edoardo Balduzzi (Tortona) o addirittura uno psicoanalista come Giorgio Sacerdoti a Venezia.
A Gorizia viene mandato, in punizione, uno psichiatra fenomenologo, Franco Basaglia, discepolo di quel Giambattista Belloni (neurologo) che, a sua volta, era stato allievo di Belmondo (quello del rapporto del 1902).
A questi tre tipi nuovi ed acculturati di psichiatri la carica e le incombenze di Direttore andranno strette, essi erano uomini colti ed all’avanguardia, ma le strutture ed i politici che li avevano nominati risentivano di vecchi impianti e condizionamenti sociali. Il loro rapporto con i politici, in tutti e tre i casi, sarà disastroso, con l'eccezione forse di Basaglia che era riuscito a connettersi ai livelli più elevati del PCI (ma entrò pur sempre in conflitto con i politici locali).
Dal 1968 ad oggi, l’era delle rivendicazioni psichiatriche(attuale 15%)
Il 1968 è l’anno delle contestazioni studentesche e dell’affermarsi di nuovi concetti sociali.
Non poteva mancare in questo anche una profonda riflessione sulla psichiatria.
Facilitati dalla presenza di maggiori conoscenze sulle malattie mentali, sulle diverse diagnosi e sui vari andamenti (il vecchio filone della psichiatria kraepeliniana), rafforzati dall’uso abbondante di farmaci neurolettici, tranquillanti od antidepressivi, indottrinati da un approccio sempre più fine e percettivo della malattia mentale (quale quelli che si ottenevano vuoi con la psicoanalisi che con la fenomenologia) gli psichiatri tentavano nuove vie.
La psichiatria si afferma sempre di più come psichiatria sociale, sul modello inglese, rielaborato in Italia da Basaglia e dalla sua scuola (Pirella, Jervis), ma, pur guadagnando terreno, essa perde via via anche di incisività, divenendo essa stessa, lentamente, una pratica istituzionale ed uno stilema politico. La necessità di dover allargare i servizi a tutti e di dare comunque una risposta ha pesato in maniera negativa, appiattendo il livello delle prestazioni agli stili manicomiali.
In alcune regioni d’Italia si copia il modello francese, in altre ci si orienta verso modelli inglesi. Il modello francese era quello del "settore" in cui vi era una larga parte dedicata alla prevenzione, alla postcura ed alla riabilitazione.
Il modello inglese risente, e fortemente, di stilemi psicoanalitici, ma, in Italia, è fortemente caricato di valenze sociali. E tanto più caricato quanto maggiormente le sinistre capivano che il vecchio impianto democristiano, focalizzato pressoché unicamente sulle strutture ospedaliere, aveva fatto il suo tempo.
Per la cronaca va sottolineato che i partiti di centro e di destra avevano sempre dato scarsissima attenzione alla psichiatria.
L’approccio inglese viene fortemente politicizzato ed organizzato, il Partito Comunista (ed all’inizio anche il Partito Socialista) mettono a disposizione le loro strutture ed i loro uomini e si addiviene alla formulazione d’una legge, la famosa "180", che di fatto, legislativamente, se non praticamente, chiude i manicomi (operazione che non è ancora conclusa ai giorni nostri). I democristiani, che avevano propugnato blande, ma non prive di buon senso, teorie riformiste, inseriscono all’ultimo momento nella formulazione della legge anche un loro uomo, il senatore e psichiatra dott. Bruno Orsini di Genova (1929).
La "180" servì a politicizzare in maniera estrema il mondo psichiatrico italiano e la battaglia fu resa ancora peggiore dalla morte precoce del suo capo carismatico, Franco Basaglia (1924-1980), perché il suo posto non fu più preso da nessuno e coloro che tentarono di portare avanti la sua opera mancavano di quelle ampie impostazioni filosofiche e tecniche che Basaglia aveva innegabilmente dimostrato.
La 180, tuttavia, in un periodo di intensa rielaborazione nosografico/farmacologica di importazione statunitense e di diffusione della cultura psichiatrica apportò un taglio particolare ed indiscusso, non solo alla psichiatria italiana, ma all’intera psichiatria mondiale che, gradualmente , la adottò (con l’eccezione della Russia e degli Stati Uniti ).
Nel 1971, su netta spinta cattolica furono create le facoltà di psicologia a Roma ed a Padova. Lo psicologo, come la psicologia, studia le funzioni normali della psiche, non le funzioni patologiche (Jervis,) e tuttavia viene arruolato nell’arena psichiatrica. Avrà in realtà la funzione di accrescere le conoscenze testistiche e riabilitative degli psichiatri stessi, anche se la sua presenza, il più delle volte, costituisce un momento di arresto — e non da poco — nell’iter diagnostico dell’ammalato mentale. La popolazione stenta a riconoscere le differenze e le competenze specifiche di psichiatri, psicologi e psicoterapeuti (una dizione, quest’ ultima, che si può applicare sia agli uni che agli altri, in quanto denomina una funzione, non una laurea né un Albo professionale).
Nel 1991 l’onnipresente Cazzullo, per frenare il dilagare di "Psichiatria Democratica" , l’organo dei basagliani, rivitalizzò la vecchia "Società Italiana di Psichiatria" (erede della vecchia "Società Italiana di Freniatria", fondata nel 1873 da Andrea Verga) costringendo ad iscriversi ad essa tutti gli psichiatri dei servizi pubblici.
Attualmente in Italia vi è un agguerrito gruppo di psicoanalisti, soprattutto al Nord ; uno sparuto gruppo di fenomenologi, molti psichiatri clinici ad orientamento prevalentemente psicofarmacologico. Ma le ultime leve sono state tutte arruolate con una selezione politica ferrea, che, ove fosse stata applicata dal centro o dalle destre avrebbe fatto strappare le vesti ai democratici. I posti di Assistente e Primario sono stati assegnati in base a rigide valutazioni politiche, con il che è chiaro che la qualificazione professionale non è stata mai una preoccupazione. L’ultima — e più ridicola — trovata di queste assunzioni è stato affermare che i Dirigenti di Secondo Livello non sarebbero medici, ma manager, facendo loro masticare malamente alcuni sconnessi criteri di bilancio. Ma facendo in modo che essi dicessero sempre e comunque sì alle migliaia di miliardi che sono state, spesso assai malamente, investite in ridicoli e tenui progetti di deospedalizzazione e recupero.
Di pari i terreni degli ex-Ospedali Psichiatrici sono stato oggetto di compravendite e di investimenti che hanno fatto la fortuna di grossi gruppi industriali.
Le cattedre di psichiatria si sono moltiplicate a dismisura in una inflazione medica che vede cinque medici ogni mille abitanti nel Veneto e sei medici ogni mille abitanti in tutta Italia. Una cifra ed un rapporto che non ha nessun’altra nazione d’Europa.
E’ questa una soluzione soddisfacente ? Se la consideriamo storicamente dobbiamo dire di sì, ma, ahimé, l’istituzione negata si è riprodotta al di fuori degli asili e dei manicomi con un forte connotato di preteso ed assolutista controllo sociale così che non mi sembra inappropriato citare quanto scriveva un illustre psichiatra, novantanove anni fa :
" La psichiatria francese sta morendo, questo è il grido che di anno in anno risuona con sempre maggior forza. Di qual malattia essa è stata colpita ? Come mai, visto che vi sono stati tra i nostri padri ed i nostri nonni, lavoratori così motivati, ingegni così fecondi, siamo arrivati a questo grado di inerzia e di sterilità ? Vi siamo arrivati perché vi è stato un massivo reclutamento ed una conseguente organizzazione di personale medico-amministrativo "
"Gli alienisti vengono reclutati tra i non-valori della professione medica...più fragile è il loro bagaglio scientifico più flessibile la docilità del funzionario ".
Trattasi di Marandon de Montyel nome noto ai cultori della storia della psichiatria, rinomato e nobile psichiatra di Ville-Evrard che scriveva queste note nel 1903.
Penso che non si possa dire diversamente al giorno d'oggi in Italia.
Schizzi biografici
Andrea Verga Treviglio (Bergamo) 1811- Milano 1895 |
Anatomico di buona reputazione (il suo nome resta legato al "ventricolo di Verga" formazione che si trova talora all'interno del setto pellucido), si dedicò agli studi psichiatrici. Diviene quindi direttore del manicomio milanese della Senavra*. e dell'Ospedale Maggiore di Milano, dove, a partire dal 1865, insegnò "Clinica delle malattie mentali". Nel 1852 dette vita alla prima rivista specializzata "L'Appendice psichiatrica" della "Gazzetta medica italiana". Nel 1864 fondò, insieme a Cesare Castiglioni e Serafino Biffi, l' "Archivio Italiano per le malattie nervose e più particolarmente per le alienazioni mentali". Tra le sue opere: Studi anatomici sul cranio e sull'encefalo. Psicologici e frenatrici, Milano, Manini-Wiget, 1896-97. Fu nominato senatore nel 1887. *(il nome Senavra è una storpiatura di "San Pietro in scaena aurea", chiesa e casa religiosa erette dai Gesuiti nel 1600 come luogo di villeggiatura e di ritiro in mezzo al verde delle marcite (a sud di Milano). Dopo la soppressione degli ordini religiosi (XVIII secolo) ad opera di Giuseppe II, esse furono confiscate ed adibite a casa di cura per malati di mente.La Senavra fu pubblico manicomio per poveri, istituito nel 1780 dall'imperatrice Maria Teresa d'Austria.Nel 1865, con l'arrivo dei primi trenta malati provenienti dalla " Pia Casa della Senavra" di Milano, nasce, a villa Crivelli-Pusterla, il manicomio di Mombello |
Johann Bernhard Aloys von Gudden, Kleve 1824— Lago di Starnberg 1886
Egli è più noto per essere annegato assieme al suo paziente Ludwig der II. Wittelsbach nel lago di Starnberg a 45 anni nel 1886, ma fu psichiatra visionario in cui l'interesse biologico era connesso al saldi principi umanitari. Per la famiglia reale di Baviera, i Wittelsbach, fu ben più di uno psichiatra di fiducia quanto un perenne consulente ed amico. Studiò a Bonn, Berlino e ad Halle, dove si laureò nel 1848 con una tesi sui movimenti oculari. Lavorò in seguito nei due maggiori Ospedali della Germania a Siegburg (con Karl Wiegand e Maximilian Jacobi) ed a Illeanu (con Christian Friedrich Wilhelm Roller). A trentun anni fu direttore dell'Ospedale Werneck, costruito sul prototipo dell'Ospedale di Illenau, divenendo pioniere del principio della non contenzione in un periodo in cui l'otoematoma, le fratture delle costole e le neuriti atrofiche erano di comune osservazione negli Ospedali Psichiatrici, per la carenza di sorveglianza od anche violenza diretta sui pazienti. Nel !869, a 45 anni, divenne direttore del nuovo Burghölzi a Zurigo, succedendo a Wilhelm Griseinger, del e nel 1872 si trasferì a Monaco come Direttore dell' Oberbayerische Kreis-Irrenanstalt nonché titolare della cattedra di psichiatria. A Monaco proseguì gli studi cominciati a Werneck e Zurigo. Franz Nissl, Emil Kraepelin, Auguste-Henri Forel, e Oskar Panizza lavorarono nel laboratorio di von Gudden. Egli applicò la sua tecnica di degenerazione secondaria (Metodo di Von Gudden) per studiare le relazioni tra la corteccia e le strutture sottocorticali. Brillante insegnante era, tuttavia, carente di un' organizzazione generale del discorso.Von Gudden inventò un microtomo per la sezione completa del cervello e descrisse centri neuro anatomici molto importanti (tra cui la commessura di von Gudden nel telencefalo).Nominato consulente di casa Wittelsbach, prima di curare il re Ludwig der II, ebbe in cura anche per molti anni il Principe Rodolfo.
Augusto Tamburini Ancona 1848 - Riccione 1919 |
Laureatosi in medicina a Bologna nel 1871, si dedicò alla psichiatria sotto la guida di C. Livi nel manicomio di Reggio Emilia, di cui diviene direttore nel 1877. Nel trentennio della sua direzione, grazie alle innovazioni da lui introdotte in ambito assistenziale e nella ricerca scientifica, il manicomio divenne il luogo per eccellenza della formazione psichiatrica. Notevole impulso diede alla "Rivista sperimentale di freniatria" e alla sua diffusione internazionale. Tra i primi ad affrontare in Italia lo studio dell'afasia, si fece notare a livello internazionale per un lavoro Sulla genesi delle allucinazioni(1880). Nel 1905 ricoprì a Roma la cattedra di psichiatria lasciata da Ezio Sciamanna. |
Otto Ludwig Binswanger Kreuzlingen 1852 — 1929
Figlio di Ludwig Binswanger (1820-1880) , fondatore di una Casa di Cura , di cui il fratello Robert diventò a sua volta Direttore. Il figlio di questi, Ludwig Binswanger junior, (1881-1960) introdusse il concetto dell'analisi esistenziale (Daseinanalyse) che ebbe un forte impatto sulle basi teoriche della psichiatria e fu connessa con le filosofie di Edmund Husserl e Martin Heidegger. Otto Binswanger studiò medicina ad Heidelberg, Strasburgo e Zurigo. Nel 1880 dopo aver lavorato come neuropatologo a Breslau, accettò l'invito di Carl Westphal e si trasferì alla Clinica "La Charité" di Berlino. All'età di trent'anni fu nominato professore di psichiatria e direttore del manicomio di Jena, carica che avrebbe mantenuto per trentasette anni (1882-1919). In questo periodo egli attirò nomi di collaboratori come Theodor Zlehen (1862—1950), Oskar Vogt (1870—1959), Korbinian Brodmann (1868—1918 ed Hans Berger (1873—1941). Ritiratosi nel 1919 morì a Kreuzlingen a 76 anni. Binswanger si dedicò agli studi anatomo-patologici, molto attirato dal modella della paralisi progressiva. Pubblicò un libro sull"Epilessia" (1891) e diversi studi sulla neurastenia (1896) e sul'isteria (1906). Il suo nome rimane legato all' "encephalitis subcorticalis chronica progressiva" cui verrà dato il nome eponimico di malattia di Binswanger (1894). Pubblicò nel 1904 un libro di Psichiatria con Ernst Siemerling di Jena, nel quale il capitolo di sua mano su "Psichiatria Generale" dà un approccio non dogmatico del problema basandosi su argomenti psicopatologici e metodologici.
Enrico Morselli Modena 1852- Genova1929 |
Direttore del manicomio di Macerata e, in seguito, della clinica psichiatrica dell'Università di Torino e di Genova, fu particolarmente attivo nel campo della pubblicistica partecipando alla fondazione di molti periodici: "Rivista sperimentale di freniatria", "Rivista di filosofia scientifica", "Rivista di patologia nervosa e mentale". Autore di opere di psichiatria, tra cui il rinomato Manuale di semiotica delle malattie mentali, scrisse nel 1926 due volumi su La psicoanalisi, che costituiscono una testimonianza dell'atteggiamento mentale con cui la psichiatria italiana di quegli anni prese in considerazione le concezioni freudiane. |
Oskar Panizza , Bad Kissingen 1853— Monaco 1921
Oskar Panizza nasce nel 1853 a Bad Kissingen, Baviera, da una famiglia ugonotta. Laureatosi nel 1880 in medicina all'Università di Monaco di Baviera, lavora come psichiatra in un istituto per due anni la prima esperienza psicotica si formerà partecipando agli esperimenti (crudeli) di von Gudden sulle vie ottiche. Lasciata la clinica, si dedica alla letteratura. Pubblica il volume di poesie Düstere Lieder (Canti malinconici, 1885) in parte ispirato a Heinrich Heine e Ludwig Tieck. Durante un soggiorno di un anno in Inghilterra scrive e pubblica i Londoner Lieder (Canti londinesi, 1887), a cui segue un terzo volume di poesie intitolato Legendäres und Fabelhaftes (Sul leggendario e il fiabesco, 1889). Nel 1890 scrive Dämmerungsstücke (Racconti crepuscolari), influenzato dall'opera di Edgar A. Poe. Altre sue opere sono: Genie und Wahnsinn (Genio e pazzia, 1891), Aus dem Tagebuch eines Hundes (Dal diario di un cane, 1892) e Der Illusionismus und die Rettung der Persönlichkeit (L'illusionismo e la salvezza della personalità, 1895). Nel 1885 Panizza è condannato dal Tribunale Reale di Monaco a un anno di prigione per "oltraggio alla religione". Dopo la sua reclusione emigra prima in Svizzera, poi a Parigi, dove pubblica la raccolta di poesie "Parisjana". Gli fu diagnosticata paranoia e sindrome di Capgras. Tornato a Monaco nel 1901 viene imprigionato per quattro mesi con l'accusa di "lesa Maestà". Ritorna quindi a Parigi dove conclude la sua attività pubblicistica, soffrendo di allucinazione acustiche e cenestesiche e dove resta fino al 1904. Dopo il suo definitivo ritorno a Monaco ; il suo caso stimolerà Kraepelin a coniare il concetto di "parafrenia". Panizza verrà internato in diversi ospedali psichiatrici (dove riuscirà a scrivere un' Autobiografia) fino alla sua morte nel 1921.
Eugenio Tanzi Trieste 1856- Firenze 1934
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Svolti gli studi medici a Padova e a Graz, per via dei suoi sentimenti patriottici italiani gli fu impedito di esercitare la professione a Trieste, sua città natale. Si spostò quindi a Reggio Emilia, dove iniziò la sua attività sotto la direzione di A. Tamburini. Professore di psichiatria a Cagliari nel 1893, successe nel 1895 a Tamburini a Firenze, dove restò fino alla conclusione della sua carriera. Nel 1896 fondò la "Rivista di patologia nervosa e mentale". Tra i suoi scritti più noti quello condotto con Riva sulla paranoia (1884) e il Trattato delle malattie mentali (1905), d'ispirazione kraepeliniana. |
Ernesto Lugaro Palermo 1870 - Salò 1940
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Compiuti gli studi medici a Palermo, iniziò l'attività presso la Clinica psichiatrica di Palermo diretta allora da Eugenio Tanzi. Nel 1895 seguì Tanzi, trasferitosi al San Salvi di Firenze. Redattore, fin dalla fondazione, della "Rivista di patologia nervosa e mentale", svolse la sua attività scientifica e didattica nelle Università di Sassari, Messina, Modena, Torino.
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Ugo Cerletti Conegliano 1877 — Roma 1963
Ugo Cerletti era figlio di Giovanni Battista Cerletti, illustre enologo di Chiavenna stabilitosi a Conegliano per dirigere la locale Scuola Enologica. Frequentò la facoltà di medicina a Roma e Torino, dove studiò con Giovanni Mingazzini e Ezio Sciamanna (docenti di neuropatologia il primo e di psichiatria il secondo), specializzandosi in neurologia e psichiatria. Approfondì i suoi studi con i più eminenti neurologi del suo tempo, prima a Parigi, con Pierre Marie ed Ernest Dupré, e poi a Monaco, con Emil Kraepelin (il "padre" della psichiatria scientifica moderna) e Alois Alzheimer (scopritore della demenza senile, malattia che porta oggi il suo nome). Successivamente studiò a Heidelberg, con il neuropatologo Franz Nissl.Terminati gli studi, fu nominato direttore del laboratorio neurobiologico dell'Ospedale psichiatrico di Mombello, a Milano. Nel
Paul Adriaan Jan, Barone Janssen (Turnhout, 1926 � Roma, 2003) si laure� in medicina all'Universit� di Ghent , magna cum laude nel 1951 . Lavor� all'Istituto Farmacologico di Colonia (Germania) e poi, part time, all'Istituto Farmacologico di Ghent dal premio Nobel (1938) Corneille Heymans. Ricevuta la Libera Docenza in Farmacologia nel 1956 (Venia legendi) lasci� l'Universit� e con un fondo datogli dal padre fond� l'Istituto Farmaceutico che porta il suo nome, dedicandosi allo studio degli analgesici scoprendo l'ambucetamide (un antispastico) e studiando i composti del tipo del fentanile (droperidolo, etomidato). Nel corso della vita scopr� 80 nuovi farmaci di cui cinque sono considerati dal WHO farmaci essenziali (un record mai raggiunto). Nel 1985 fond� uno stabilimento farmaceutico in Cina e nel 1995 il Centro per la progettazione molecolare.
Carlo Lorenzo Cazzullo �Storia breve della psichiatria in Italia vista da un protagonista�, Masson, 132 pg.
Silvia Vegetti Finzi � Storia della psicoanalisi�, pg. 259, Mondadori, Cles, pg. 259, 1990.
Giovanni Jervis �Il buon rieducatore�, Feltrinelli, Milano, 1977, 153 pg.
E� significativo che il bel testo statunitense di Edward Shorter �Storia della psichiatria� non citi mai il nome di Basaglia, n� lo citino, nella prefazione, Claudio Mencacci e Federico Durbano ( Milano, Masson, 408 pg. 2000).
Luciano Mecacci �Psicologia e psicoanalisi nella cultura italiana del Novecento� , Laterza, pg. 82, Bari, pg.105, 1998.
Giovanni Jervis �La depressione�, pg.87, Il Mulino, Bologna, pg. 123, 2002.
Vedasi anche : Marandon de Montyel," La nouvelle hospitalisation des ali�n�s", in "Annales M�dico-psychologiques", 1896, t.I, p. 60.