"Un dì si venne a me malinconia ..." L'interiorità in Occidente dalle origini all'età moderna

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9 aprile, 2013 - 22:42
Autore: Antonella Mancini
Editore: Franco Angeli
Anno:
Pagine: 250
Costo:

E' un vero piacere presentare questo raffinato testo di Antonella Mancini, di taglio storico e letterario, che già nel titolo citando i verso di Dante,ci richiama alla tradizione letteraria classica a cui tanto dobbiamo comestudiosi della psiche umana. 
Nella ricostruzione storica del concetto di melanconia veniamo riportati indietro nel tempo,con un balzo di quasi duemilacinquecento anni: malgrado la veneranda età, il termine melanconia si sottrae abilmente ai compilatori di definizionie riesce a scoraggiare con disinvoltura anche i più tenaci studiosi.
L'autrice ci ricorda nel capitolo Melanconia: una definizione irrealizzabileche il termine nasce non più tardi del V. Secolo a.C. in Greciae in ambito medico dall'unione di due parole: mélas, nero,e kholé, bile. Il termine suggestivamente quindi rimandaalla bile di colore nero, nella migliore tradizione della medicina ippocraticadegli umori, a designare con un'immagine efficace e pregnante, il veroe proprio umore dell'organismo vivente. 
 
Viene poiricostruito dall'autrice in modo molto dettagliato sia l'etimo che i successiviriferimenti che designeranno più tardi il concetto di melanconiacome malattia mentale. Quante volte capita ancor oggi di sentir dire anchenel linguaggio quotidiano è un tipo di carattere melanconico?Questa espressione apparentemente innocua rappresenta un ulteriore sedimentoculturale del millenario dibattito fra medici, filosofi, e teologi sulladottrina umorale dei temperamenti e delle complessioni dell'uomo di derivazionemedico umorale.    L'autrice,passando in rassegna attraverso summe e dizionari in cui si è sedimentatoil sapere, osserva come la oscillazione della melanconia tra sentimentoe patologia, proposta con ingenua quanto imbarazzante oggettività,copre la formazione intellettuale di coloro ai quali è affidatoil compito di definirla: cultori della lingua parlata gli uni, specialistidi medicina gli altri.  
Anche fuoriuscendodall'ambito medico-psichiatrico, in campo letterario il black-umor,l'umorismo nero, potrebbe avere una stretta parentela con la melanconia,dal momento che già il termine umorismo deriva dalla anticadottrina degli umori. 
Croceviadi incongruenze epistemologiche che non sta ai dizionari né alleenciclopedie risolvere, l'autrice illustra con molta efficacia come la parola melanconia si presta altrettanto mirabilmente a illustrare iparadossi semantico-linguistici che attraversano i codici adoperati perdefinirla e la contrapposizione dei loro obiettivi, mostrando i limitidelle operazioni che sottendono all'opera teorica dei dizionari sia sulversante della definizione che su quello interpretativo del concetto tipicodel sapere enciclopedico.

Dal puntodi vista figurativo la melanconia si presta a molteplici rappresentazionisia iconografiche che pittoriche: nel mondo ellenico vestiva i panni delladea Atena, provvista di alcune caratteristiche che rimarranno nei secolipiù o meno invariate nelle loro linee fondamentali. E' un' Atena pensierosa, leggermente prona in avanti con la fronte china sul dorso della mano sinistra, appoggiata alla sua lancia, in posizione di rinuncia aisuoi attibuti guerreschi. Nel mondo ellenico la melanconia si declina alfemminile, ma non è nessariamente femmina: in tutte le situazioni melanconiche l'individuo in qualche modo si piega o èpiegato di fronte a qualcosa che lo colpisce nella persona, e al riguardola Mancini sottolinea come la genesi del concetto di persona o megliola  genesi della nozione di individuo si colloca in modo crucialenella civiltà greca nel momento del passaggio dalla civiltàdi vergogna alla civiltà di colpa

Questo concettofondamentale di nozione di individuo rimane il fondamento della nostra cultura contemporanea. E' questa idea, insieme con quelladi coscienza e di quella di mondo interiore che inizia adelinearsi e a prendere forma, non appena ci addentriamo nelle complesse vicende del concetto di melanconia.  
In un'iconografia romana viene rappresentata con uno scheletro che giace con attegiamento sarcastico con l'indice puntato al suolo. La scritta  gnòthisautòn - conosci te stesso - di reminiscenza socratica, rimanda suggestivamente al destino della morte inevitabile, ma rappresenta soprattutto un chiaro ammonimento a una riflessione sulla vita e sulla vanità degli appetiti terreni.

Il concettodi melanconia si trova quindi nel crocevia di incongruenze epistemologichec he non sta ai dizionari né alle enciclopedie risolvere: l'autrice illustra con molta efficacia come  la parola melanconia si presta altrettanto mirabilmente a illustrare i paradossi semantico-linguisticiche attraversano i codici adoperati per definirla e la contrapposizione dei loro obiettivi, mostrando i limiti delle operazioni che sottendono all'opera teorica dei dizionari sia sul versante della definizione che su quello interpretativo del concetto tipico del sapere enciclopedico.

Dal Seicentoad oggi quindi queste tematiche legate all'universo della melanconia sicollocheranno sul confine dell'intersezione tra il somatico e lo psichico.  
Il singolo,ormai definitivamente solo alle soglie del mondo moderno, dovràtrovare risposte risposte ai dubbi esistenziali  - che un tempo erano frutto di un'elaborazione collettiva - sul piano della introspezione individuale: si apre quindi per la coscienza moderna, la dimensione individuale del malessere e la possibilità di trovare un nuovo confine tra normalità e patologia. 

 

INDICEDEI CAPITOLI

  1. Melanconia:una definizione irrealizzabile
  2. Sul confinetra cielo e terra
  3. Alienatiomentis
  4. Pedagogiadell'anima contro melanconia
  5. La melanconianon scritta 
  6. Melanconialaica: folli per amore
  7. Le lacrimedella penitenza 
  8. L'ossessionedel sublime: tra fantasia e melanconia.
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