I DIRITTI DEI SOFFERENTI PSICHICI
Come possiamo organizzare leggi, istituzioni, associazioni e SSN per garantire l'emancipazione
di Manlio Converti

DIRITTO alla TRASFORMAZIONE

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10 gennaio, 2014 - 08:08
di Manlio Converti
La società ha sempre bisogno di capri espiatori, così come di darsi una ragione di quanto non è ancora scientificamente comprensibile, e con i ritmi feroci della vita moderna, l’omologazione di massa, la disoccupazione generalizzata e la crisi di nervi della politica italiana, provinciale e bigotta, a farne le spesse sono spesso anche i sofferenti psichici.
 
Si è tenuto l’otto gennaio a palazzo Serra di Cassano, simbolo della libertà e delle idee d’uguaglianza che ci derivano dalla rivoluzione napoletana, il convegno dell’Associazione Sergio Piro, con graditi ospiti anche psicotici da altre realtà italiane, che ha provato a coinvolgere un centinaio di operatori, troppo giovani, ma più spesso troppo anziani, nessuno in ruoli istituzionali significativi, in un discorso sul tema complesso della DIADROMICA.
 
Sergio Piro è stato il rappresentante campano del movimento di Basaglia, che ha permesso nel ’92 la definitiva chiusura e superamento dei Manicomi Pubblici, l’apertura dei Centri di Salute Mentale ma anche una più complessa riflessione antropologica e fenomenologica, sociologica e politica,  e in somma della cosiddetta area dell’anti-psichiatria, fin dal lontanissimo dopoguerra.
 
Dovendo rendere attuale un discorso altrimenti superato l’associazione Sergio Piro ha precisato bene che continua a definirsi anti-psichiatrica là dove per psichiatrico si intende ancora l’abuso del trattamento sanitario obbligatorio, l’uso dell’elettrochock, l’abuso degli psicofarmaci, l’uso della contenzione fisica, l’abbandono della relazione trasformazionale, l’abbandono delle buone pratiche territoriali, la chiusura dei Centri di Salute Mentale, l’abbandono dei sofferenti psichici e dei loro familiari nel proprio disagio, la reclusione nei Manicomi Privati, l’abuso delle case farmaceutiche che controllano direttamente i professori universitari e la formazione dei nuovi professionisti, l’abuso della politica che sta aumentando le spese sanitarie spostando i fondi ai Manicomi Privati, la trasformazione degli OPG in tanti piccoli OPG-Manicomi Privati, l’assenza di supporto da parte dei Comuni, l’assenza di assistenza sociale e via dicendo…
 
A questi criteri, non condivisi dagli psichiatri campani e neanche dalle associazioni mediche generali, tanto meno dalle forze politiche che governano la Regione, per motivi che non voglio sindacare in questa sede, fa riscontro purtroppo un grave atto di arroganza ed ipocrisia da parte dell’Associazione Sergio Piro: il diretto riferimento esclusivo ed escludente non tanto ad una fenomenologia nominalista complessa (da cui deriva il termine DIADROMICA, che ovviamente non avete ancora capito) quanto da una antiquata e persecutoria visione anti-storica che fa riferimento ancora a capisaldi ideologici propri del comunismo italico.
 
Alcuni momenti di luce, che non sono stati colti dagli organizzatori, ma solo esposti come trofei, sono stati gli interventi degli ospiti modenesi e romani, che hanno segnalato il MAD-PRIDE di Torino, l’esperienza del dormitorio pubblico ai Banchi Nuovi a Napoli, l’esperienza modenese dei sofferenti psichici nelle scuole pubbliche per ridurre alla radice lo stigma sociale (giovani all’arrembaggio), la possibilità di un vademecum per la stampa affinché eviti titoli e commenti stigmatizzanti e falsi, una profonda riflessione sul tempo necessario, anche nel silenzio, nella creazione della relazione terapeutica con il sofferente psichico, una riflessione meno profonda sulla necessità di storicizzare le esperienze italiche, anche quelle negative, per poi produrre un’ulteriore riflessione quanto meno nazionale e poco più.
 
Nel pomeriggio c’è stato invece il delirio: esegesi della diadromica, tecnica della liberazione, l’”Erlebnis” di unicità e identitarietà, le due linee interne ed esterne alla realtà umana, una politropica ed olidentitaria l’altra più semplicemente oscura ed arretrata, facilmente tacciabile di fascismo, fino all’apoteosi della possibilità di avere due terapeuti per lavorare sulle contraddizioni esterne ed interne, unificabili solo nell’uomo nuovo dell’Antropologo Trasformazionale, che era da sempre il sogno anti-psichiatrico di cui parlava Sergio Piro.
 
Ho voluto molto bene come uditore a Sergio Piro e credo profondamente nelle motivazioni etiche di una psichiatria che deve uscire però dal guado delle due anti.psichiatrie attuali, entrambe le quali si relegano alla politica fallimentare del secolo passato, questa perché comunista, l’altra perché fascista, questa perché pretende una rivoluzione sociale come premessa al miglioramento dei servizi offerti ai sofferenti psichici ed ai loro familiari, quella perché sta agendo attualmente in modo violento solo la distruzione dei Centri di Salute Mentale, impedendo ogni possibile emancipazione dei sofferenti psichici che vengono per conseguenza solamente abbandonati, espulsi e reclusi nei Manicomi Privati…con aggravio della spesa pubblica…
 
Non ho nessuna intenzione di spiegarvi il termine DIADROMICA, ma vi consiglio di leggere online almeno il breve trattato http://www.iisf.it/Trattato.pdf  La Foresta e Gli Alberi per poi passare a cercare in libreria testi più complessi del nostro compianto Sergio Piro e di restare in rete, per costruire insieme una nuova “deontologia professionale” che permetta ed incentivi la dignità e l’emancipazione dei sofferenti psichici, chiudendo definitivamente ogni esperienza violenta di oppressione, reclusione ed esclusione sociale, con la speranza che in questo discorso ognuno di noi si impegni a far partecipare direttamente gli innocenti… i diretti interessati, insomma, i sofferenti psichici e tutti quelli che li amano.

 
 
 

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