PSICHIATRIA E RAZZISMI
Storie e documenti
di Luigi Benevelli

la storia di Ada Jucke

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13 agosto, 2014 - 18:39
di Luigi Benevelli

Marcello Ricci, assistente alla cattedra di Zoologia all'Università di Roma, scrisse su la  «Difesa della razza», del 5 ottobre 1938 l’articolo Ereditarietà ed eugenia. Di seguito alcuni passi citati da V. Pisanty, La difesa della razza- antologia 1938-1943, Bompiani, 2006.

 
In ultima analisi l’unico grande beneficio al miglioramento di una razza può essere dato dalla eliminazione dei tarati, se razionalmente condotta per più generazioni successive, in quanto in tal modo per la mancata continua immissione di nuovi eterozigoti portatori  nascosti del carattere di malattia, con conseguente diminuzione delle probabilità di incontro di due di essi si verrebbe via via, per quanto lentamente e sia pure senza mai raggiungere l’assoluta scomparsa, ad una sempre maggiore rarefazione  dei casi anomali e patologici.
Quanto alla opportunità allora, ai fini di un vero miglioramento della razza, basato cioè sulla effettiva diminuzione  delle tare genetiche, dell’applicazione di opportune provvidenze  tendenti alla limitazione dell’attività riproduttiva degli individui nocivi alla razza, ci appare che essa debba essere il giusto corollario di una semplice e serena riflessione su quanto abbiamo scritto.
Un ultimo pratico esempio veramente tragico di quanto costi la sentimentale conservazione dell’attività riproduttiva di individui tarati in seno alla società, vogliamo ancora citare. Tale è il caso di Ada Jucke, ben noto a medici e a quanti  si interessano di questioni ereditarie, ma sconosciuto alla massa del pubblico.
Ada Jucke, ladra, vagabonda, ubriacona, nacque nel 1740 e morì dopo il 180. 834 individui si sono potuti accertare suoi diretti discendenti; di 709 si sono conosciute le condizioni di vita; tra esse si contano:
« Figli illegittimi 106, prostitute 181; mendicanti 142; ricoverati in ospizi di carità 64; malfattori (di cui 7 assassini) 76. I malfattori passarono 116 anni in prigione. Vennero sostenuti per 734 dalla pubblica carità. Alla quinta generazione tutte le donne erano prostitute e gli uomini malfattori…»
 

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